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giovedì 17 marzo 2011

"Italiani e Cattolici" di L. Ornaghi

ITALIANI E CATTOLICI
di Lorenzo Ornaghi
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Si apre il tempo, per il cattolicesimo italiano, di manifestarsi con decisione "guelfo", se non già di originare da subito un nuovo, energico "guelfismo".
Il futuro dell’Italia, verosimilmente, sarà segnato ancora a lungo dalle persistenze della sua storia specifica e da alcuni dei nodi che l'unificazione del paese non è riuscita a sciogliere definitivamente e che in qualche occasione ha ulteriormente arruffato. Ma il futuro verrà soprattutto scandito dai grandi cambiamenti che stanno percorrendo il mondo intero e l’Occidente in modo del tutto particolare.
All’avanzare della tecnica e all’ampliarsi smisurato dei suoi campi di applicazione, occorre chiedersi quale sarà la propensione all’innovazione tecnologica.
Dentro le nuove onde lunghe dell’evoluzione storica del capitalismo, c’è da domandarsi quali rapporti legheranno i regimi politici e il loro sistema internazionale alle dinamiche e al potere di mercati sempre più globali.
Di fronte a rappresentazioni sociali plasmate senza sosta dai mezzi antichi e recentissimi di comunicazione di massa, è necessario interrogarsi su quali siano i valori culturali e le pratiche educative maggiormente in grado di orientare positivamente pensieri, convinzioni, azioni.
Tornare a essere con decisione "guelfi" comporta affermare l’idea e la realtà di italianità quale dato storico – insieme culturale e popolare – di cui gli essenziali e più duraturi elementi sono religiosi, cattolici.
E soprattutto richiede la consapevolezza che la perennità dell’Italia cattolica e la sua esemplarità nei confronti di altre nazioni, assai più che da una disposizione naturale, dipendono dall’energia e dal successo dell’azione dei cattolici di oggi.
Rispetto ad altre identità culturali che sono state protagoniste della storia dell'Italia unita, noi cattolici disponiamo di idee più appropriate alla soluzione dei problemi del presente. E siamo ancora dotati di strumenti d’azione meno obsoleti o improvvisati.
Ma anche una tale posizione, che questi nostri tempi fanno sentire migliore e più vantaggiosa nella comparazione con altre identità, non può essere considerata per sua natura un bene perenne. Né potrebbe restare a lungo una risorsa inesauribile, quando la visione cattolica della realtà stemperasse i propri elementi costitutivi, mischiandoli e omologandoli a quelli delle concezioni ideologiche del Novecento o dei loro scampoli attuali.
Essere "guelfi", oggi, implica la consapevolezza che la nostra posizione di vantaggio culturale va di giorno in giorno consolidata.
Consolidandola, saremo già pronti per ciascuna di quelle tante, nuove opere che – soprattutto per ciò che riguarda la rilevanza e la capacità attrattiva della nostra partecipazione alla vita politica del presente – il futuro prossimo già ci domanda.
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La rivista dell'Università Cattolica di Milano su cui è uscito l'editoriale di Lorenzo Ornaghi qui sopra in parte riprodotto: VITAePENSIERO


L'intervento di Ornaghi all'ultimo Forum del "progetto culturale" della Chiesa italiana, a Roma, il 2 dicembre 2010
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16 commenti:

  1. Uhm, uhm. Non siamo agli inizi del novecento, siamo alle porte del terzo millennio. Dagli anni sessanta. c'è un popolo cattolico. dai comuni valori cristiani, disposto a seguire il Papa? Esiste una morale cattolica condivisa almeno dai cattolici? Non sembrerebbe proprio. Comunque,speriamo.......

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  2. http://comitatiduesicilie.org/images//volantino-17%20marzo.jpg

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  3. <span>La Chiesa festeggia l'unità d'Italia!  
     
    Raglio d'asino non sale al cielo.  
     
    Mentre la chiesa conciliare festeggia questa repubblica d'ispirazione massonica, la Chiesa Cattolica e i suoi fedeli non dimenticano ciò che è stato.  
    Il 17 marzo festeggeremo quindi San Patrizio e listeremo a lutto i nostri cuori al grido di <span>Viva il Papa Re!</span> E che Papa Pio IX preghi per noi e per la nostra povera Italia.</span>

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  4. Niente da dire!

    Se questo è quanto passa il "progetto culturale" meglio dedicarsi al Sudoku!

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  5. 16-03-11
    150* UNITA': LE TRE LUCI SACRE DEL GRANDE ORIENTE ACCESE NOTTE 17 MARZO

    (ASCA) - Roma, 16 mar - Per l'intera notte del 17 marzo, in tutte le logge del Grande Oriente d'Italia rimarranno accese le tre luci sacre della Bellezza, della Forza e della Sapienza. A dare l'annuncio e' Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia (Goi), che sottolinea come l'iniziativa rappresenti un ''preciso messaggio di un rinnovato impegno etico e sociale, in ogni campo d'azione, contro una dolorosa poverta' di idee e di scelte e una crisi morale che trasforma tutto in fiction o in dramma''.

    ''Insieme alle iniziative che il Grande Oriente ha messo in campo per le celebrazioni - rimarca l'avvocato ravennate alla guida del GOI - questo pensiero simbolico vuole essere un sicuro segno di speranza che invita i cittadini alla comunione e al progetto, vegliando sulla nostra amata Italia.

    Le Luci che portiamo nel cuore facciano strada a un nuovo Risorgimento della Ragione, per per superare l'incompiuto illuminando le coscienze degli italiani per le battaglie di liberta' che ci attendono. La massoneria - conclude Raffi - e' forza morale e lievito per la societa': dara' il proprio contributo di pensiero e di azione per un nuovo racconto identitario. Dopo 150 anni, per restare insieme''.

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  6. <span><span><span><span>Nell'udienza concessa il 29 maggio 1876 ai rappresentanti delle 24 città della Lega Lombarda, Pio IX rivolse un discorso di capitale importanza che potrebbe essere definito, come ha sottolineato Antonio Monti, Il Risorgimento italiano giudicato da Pio IX. Pio IX ricorda in quel discorso le origini dei moti che sconvolsero l'ordine politico e sociale della Restaurazione: «Sorge allora una setta, nera di nome e più nera di fatti, e si sparse nel bel paese, penetrando adagio in molti luoghi (la Carboneria). Più tardi un'altra ne compare che volle chiamarsi giovane: ma per verità era vecchia nella malizia e nelle iniquità. A queste due altre ancora ne vennero dietro, ma tutte alla fine portarono le loro acque torbide e dannose alla vostra palude massonica». Questi agitatori e gli illusi da essi guadagnati, riuscirono al «trionfo del disordine e alla vittoria della più perfida rivoluzione». </span></span></span></span>

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  7. A giudizio dei Papi (prima del CVII) l’influenza massonica sulla morale sociale è particolarmente nefasta. Ecco cosa scrive Leone XIII nell’Humanum genus del 1884:

    “poiché quasi nessuno è disposto a servire tanto passivamente uomini scaltriti e astuti come coloro il cui animo è stato fiaccato e distrutto dal dominio delle passioni, sono state individuate nella setta dei Massoni persone che dichiarano e propongono di usare ogni accorgimento e artificio per soddisfare la moltitudine di sfrenata licenza; fatto ciò, esse l’avrebbero poi soggiogata al proprio potere arbitrario, e resa facilmente incline all’ascolto”.

    Fin dalle prime encicliche i Pontefici mettono in chiaro che non ci sono Logge buone e Logge cattive: sono tutte ugualmente accomunate nell’universale condanna: “condanniamo e proibiamo le predette Società, Unioni, Riunioni, Adunanze, Aggregazioni o Conventicole dei Liberi Muratori o des Francs Maçons, o con qualunque altro nome chiamate”.

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  8. <span>illuminando le coscienze degli italiani </span>
     ? 
    luci massoniche ?
    bella roba: se questo <span>  contributo di pensiero e di azione per un nuovo racconto identitario..... <span> doveva essere la ciliegina dei festeggiamenti, siamo sistemati per le "feste" che verranno.....</span></span>
    Ce lo diranno quei signori, QUALE sarà la vera identità degli italiani del "nuovo mondo che avanza", secondo la "loro" sapienza ecc. ecc.
    Che Dio ci aiuti,.....se un giorno che la Chiesa non avesse più la luce della Speranza cristiana da opporre a questa insinuante  <span>"......speranza che invita i cittadini alla comunione e al progetto...."</span>
    <span>(ma quale progetto ? poveri noi.....)
    :(</span>

    RispondiElimina
  9. <span><span>illuminando le coscienze degli italiani </span>  
     ?   
    luci massoniche ?  
    bella roba: se questo <span>  contributo di pensiero e di azione per un nuovo racconto identitario..... <span> doveva essere la ciliegina dei festeggiamenti, siamo sistemati per le "feste" che verranno.....</span></span>  
    Ce lo diranno quei signori, QUALE sarà la vera identità degli italiani del "nuovo mondo che avanza", secondo la "loro" sapienza ecc. ecc.  
    Che Dio ci aiuti,.....se un giorno che la Chiesa non avesse più la luce della Speranza cristiana da opporre a questa insinuante  <span>"......</span>speranza che invita i cittadini alla comunione e al progetto....<span>"</span>  
    <span>(ma</span> quale<span> progetto ? poveri noi.....)  </span></span>
    :(

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  10. è giunta l'ora (che non sia troppo tarda, per imparare la storia, e procedere doverosamente a <span>riscriverla, a onor del Vero</span>....) di cominciare a smitizzare la storia d' Italia così come fu scritta dai vincitori, e diffusa e riversata da tutte le cattedre scolastiche per 150 anni, circa questo capitolo "risorgimento italiano" .
    A tal proposito consiglio vivamente la lettura di una illuminante serie di articoli e contributi di studiosi sulla necessaria e improrogabile lettura del Risorgimento "ad occhi aperti" . Segnalo al suo interno alcuni temi emergenti:
    * La Chiesa e la questione risorgimentale italiana
    di Antonio Socci.
    La «rivoluzione italiana» del «risorgimento» fu un’«impresa coloniale» sabauda condotta da


    una élite liberale avversa alla Chiesa e al Papa.
    Antonio Socci fa l’elenco degli orrori e dei <span>danni le cui conseguenze ancor oggi patiamo.</span>
    [Da AA.VV., Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia, Piemme, Casale Monferrato 1994, pp.
    409-434].


    <span>* 1848: l'anno della Rivoluzione</span>
    di Massimo Viglione
    Il 1848 europeo segna una tappa fondamentale del processo rivoluzionario, preparata, coordinata e realizzata grazie all’apporto delle società segrete con uno scopo: sovvertire i fondamenti della civiltà cristiana. I suoi frutti avvelenati li vediamo anche oggi.
    [Da "Il Timone" n. 16, Novembre/Dicembre 2001]
    *Il Brigantaggio (1860-1870)
    di Francesco Pappalardo
    [Da G. Cantoni (a cura di), Voci per un «Dizionario del pensiero forte», Cristianità, Piacenza 1997]
    <span>1. Dai vandeani agli insorgenti italiani</span>
    Il termine "brigante", che comunemente designa chi vive fuori legge o comunque un nemico dell’ordine pubblico, ha acquistato nel tempo anche un significato ideologico e indica, in senso spregiativo, chi si è opposto con le armi al nuovo ordine inaugurato dalla Rivoluzione francese.
    Adoperato in Francia per designare i combattenti realisti e cattolici della Vandea, è impiegato negli anni seguenti anche in Italia per indicare gli "insorgenti", cioè i componenti delle bande popolari che si sollevavano in armi contro gli invasori francesi e i giacobini locali, loro alleati.


    ...

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  11. (....procedendo a smitizzare....)

    «1861, Chiesa nel mirino»
    di Angela Pellicciari
       «L’attacco al papato non fu un effetto collaterale del Risorgimento, ma il suo fine».

    «Tutte le fonti dell’800, sia di parte cattolica che di pare massonica, dicono la stessa cosa: che la
    fine del potere temporale del papato era l’obiettivo di forze internazionali legate al protestantesimo
    e alla massoneria per distruggere la Chiesa».
    (riportato anche su Avvenire del 6 marzo 2010: Dossier risorgimento):


    Angela Pellicciari, la studiosa che ha riportato alla luce negli ultimi anni una mole di documenti e fatti sulla violenza dell’utopia risorgimentale – da Risorgimento da riscrivere (Ares 1998) a I panni sporchi dei Mille (Liberal 2003) a Risorgimento anticattolico (Piemme 2004) – si dice sconcertata all’idea che ci sia ancora chi, anche nel mondo cattolico, neghi od occulti queste cose.
    -> Non fu dunque, quello contro la Chiesa, un conflitto collaterale all’obiettivo dell’unità
    d’Italia?
    «Pio IX lo disse in decine di interventi e così Leone XIII: la fine del potere temporale era
    strumentale al crollo del potere spirituale. Liberali e massoni erano convinti che togliendo al Papato
    le sue ricchezze questo sarebbe crollato anche spiritualmente. Perché proiettavano sulla Chiesa le
    loro categorie».
    ->Fu anticattolicesimo o piuttosto anticlericalismo, contro l’invadenza della Chiesa in ambito
    secolare?
    «Non si è trattato di anticlericalismo, ma di anticattolicesimo, che è cosa molta diversa. Una
    circolare del Grande Oriente del 1888 dice proprio questo ai fratelli: guardatevi bene dal non usare
    la parola anticattolicesimo, ma di <span>usare la parola anticlericalismo,</span> perché noi non siamo
    ufficialmente contro Cristo e la Chiesa, siamo solo contro i clericali che la snaturano».
    (un piano ben orchestrato, con evidente astuzia, che sono molti a non voler conoscere....poichè, come al solito "occhio  non vede, cuore non duole"....)

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  12. <span>(....procedendo a smitizzare....)  
     «1861, Chiesa nel mirino»  
    di Angela Pellicciari  
       «L’attacco al papato non fu un effetto collaterale del Risorgimento, ma il suo fine».  
     «Tutte le fonti dell’800, sia di parte cattolica che di pare massonica, dicono la stessa cosa: che la  
    fine del potere temporale del papato era l’obiettivo di forze internazionali legate al protestantesimo e alla massoneria per distruggere la Chiesa».  
    (riportato anche su Avvenire del 6 marzo 2010: Dossier risorgimento):  
     Angela Pellicciari, la studiosa che ha riportato alla luce negli ultimi anni una mole di documenti e fatti sulla violenza dell’utopia risorgimentale – da Risorgimento da riscrivere (Ares 1998) a I panni sporchi dei Mille (Liberal 2003) aRisorgimento anticattolico (Piemme 2004) – si dice sconcertata all’idea che ci sia ancora chi, anche nel mondo cattolico, neghi od occulti queste cose.  
    -> Non fu dunque, quello contro la Chiesa, un conflitto collaterale all’obiettivo dell’unità  d’Italia?  
    «Pio IX lo disse in decine di interventi e così Leone XIII: la fine del potere temporale era  
    strumentale al crollo del potere spirituale. Liberali e massoni erano convinti che togliendo al Papato le sue ricchezze questo sarebbe crollato anche spiritualmente. <span>Perché proiettavano sulla Chiesa le  loro categorie».  </span>
    ->Fu anticattolicesimo o piuttosto anticlericalismo, contro l’invadenza della Chiesa in ambito  secolare?  
    «Non si è trattato di anticlericalismo, ma di anticattolicesimo, che è cosa molta diversa.<span> </span><span>Una  circolare del Grande Oriente del 1888</span> dice proprio questo ai fratelli: guardatevi bene dal non usare  [voleva dire: "state attenti a NON usare"]
    la parola anticattolicesimo, ma di <span>usare la parola anticlericalismo,</span> perché noi non siamo  
    ufficialmente contro Cristo e la Chiesa, siamo solo contro i clericali che la snaturano».  
    (un piano ben orchestrato, con evidente astuzia, che sono molti cattolici ancor oggi a non voler conoscere....poichè, come al solito "occhio  non vede, cuore non duole"....)</span>

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  13. ecco gli artefici occulti:


    Un finanziamento della massoneria britannica dietro l'avventura dei Mille
    di Gian Maria De Francesco
    "Nel corso della commemorazione del «fratello» Garibaldi lo storico Aldo Mola rivela il dettaglio
    inedito. <span>Tre milioni di franchi donati dalla massoneria inglese consentirono l'acquisto dei fucili a</span>
    <span>Quarto. </span>L'appoggio non fu solo economico: il mito dell'«eroe dei due mondi» fu costruito per
    screditare il Papato. La conquista degli Stati che componevano la Penisola italiana e, in particolare,
    del ricco Regno delle Due Sicilie da parte dei Savoia non fu solo dettata dall'esigenza di rientrare
    dall'esposizione nei confronti di Banque Rothschild che aveva già investito parecchio nelle
    avventure belliche piemontesi.
    Nella spedizione dei Mille il ruolo della massoneria inglese fu determinante con un
    finanziamento di tre milioni di franchi ed il monitoraggio costante dell'impresa. A rivelare il
    particolare non trascurabile è stata la Massoneria di rito scozzese, dell'Obbedienza di Piazza del
    Gesù, che ha ricordato la data di nascita (4 luglio 1807) del nizzardo Garibaldi in una conferenza
    stampa ed un convegno alla presenza del Gran Maestro Luigi Pruneti e del Gran Maestro del
    Grande Oriente di Francia, Pierre Lambicchi. «Il finanziamento —ha detto il professor Aldo Mola,
    docente di storia contemporanea all'Università di Milano e storico della massoneria e del
    Risorgimento— proveniva da un fondo di presbiteriani scozzesi e gli fu erogato con l'impegno di
    non fermarsi a Napoli, ma di arrivare a Roma per eliminare lo Stato pontificio».

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  14. <span>Un finanziamento della massoneria britannica dietro l'avventura dei Mille  
    di Gian Maria De Francesco  
    "Nel corso della commemorazione del «fratello» Garibaldi lo storico Aldo Mola rivela il dettaglio inedito. <span>Tre milioni di franchi donati dalla massoneria inglese consentirono l'acquisto dei fucili a</span> <span>Quarto. </span>L'appoggio non fu solo economico: il mito dell'«eroe dei due mondi» fu costruito per screditare il Papato. </span>
    <span>La conquista degli Stati che componevano la Penisola italiana e, in particolare, del ricco Regno delle Due Sicilie da parte dei Savoia non fu solo dettata dall'esigenza di rientrare  </span>
    <span>dall'esposizione nei confronti di Banque Rothschild che aveva già investito parecchio nelle 
    avventure belliche piemontesi.  
    Nella spedizione dei Mille il ruolo della massoneria inglese fu determinante con un inanziamento di tre milioni di franchi ed il monitoraggio costante dell'impresa. A rivelare il particolare non trascurabile è stata la Massoneria di rito scozzese, dell'Obbedienza di Piazza del Gesù, che ha ricordato la data di nascita (4 luglio 1807) del nizzardo Garibaldi in una conferenza stampa ed un convegno alla presenza del Gran Maestro Luigi Pruneti e del Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, Pierre Lambicchi. «Il finanziamento —ha detto il professor Aldo Mola, docente di storia contemporanea all'Università di Milano e storico della massoneria e del  
    Risorgimento— proveniva da un fondo di presbiteriani scozzesi e gli fu erogato con l'impegno di  non fermarsi a Napoli, ma di arrivare a Roma per eliminare lo Stato pontificio».</span>

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  15. <span><span>Un finanziamento della massoneria britannica dietro l'avventura dei Mille    
    di Gian Maria De Francesco    
    "Nel corso della commemorazione del «fratello» Garibaldi lo storico Aldo Mola rivela il dettaglio inedito. <span>Tre milioni di franchi donati dalla massoneria inglese consentirono l'acquisto dei fucili a</span> <span>Quarto. </span>L'appoggio non fu solo economico: il mito dell'«eroe dei due mondi» fu costruito per screditare il Papato. </span> 
    <span>La conquista degli Stati che componevano la Penisola italiana e, in particolare, del ricco Regno delle Due Sicilie da parte dei Savoia non fu solo dettata dall'esigenza di rientrare  </span>  
    <span>dall'esposizione nei confronti di Banque Rothschild che aveva già investito parecchio nelle   avventure belliche piemontesi.    
    Nella spedizione dei Mille il ruolo della massoneria inglese fu determinante con un finanziamento di tre milioni di franchi ed il monitoraggio costante dell'impresa. A rivelare il particolare non trascurabile è stata la Massoneria di rito scozzese, dell'Obbedienza di Piazza del Gesù, che ha ricordato la data di nascita (4 luglio 1807) del nizzardo Garibaldi in una conferenza stampa ed un convegno alla presenza del Gran Maestro Luigi Pruneti e del Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, Pierre Lambicchi. «Il finanziamento —ha detto il professor Aldo Mola, docente di storia contemporanea all'Università di Milano e storico della massoneria e del    
    Risorgimento— proveniva da un fondo di presbiteriani scozzesi e gli fu erogato con l'impegno di  non fermarsi a Napoli, ma di arrivare a Roma per eliminare lo Stato pontificio».</span></span>

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  16. Mah, mi lascia un po' perplesso, almeno su un piano estetico, questa decostantualizzante riesumazione di un concetto di guelfismo che, da un punto di vista storico, è quanto meno discutibile. Ci furono ottimi cattolici ghibellini e pessimi cattolici guelfi. Il nome di Dante dice nulla?. Oltretutto fatta da Ornaghi, Rettore di una Università che si dice Cattolica (certo, meglio dei precedenti, quanto meno è allievo del Miglio) ma che non è certo Padre Gemelli.

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