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martedì 1 marzo 2011

Dossetti


don Giuseppe Dossetti

In una recente lettera scritta dal vescovo di Castellaneta. Mons. Pietro Fragnelli, ed indirizzata al preside della facoltà teologica pugliese, possiamo leggere come il suddetto prelato indichi come profeti del nostro tempo don Tonino Bello e don Giuseppe Dossetti. Circa don Tonino Bello, è già aperta la discussione su non pochi aspetti problematici, se non erronei, del suo insegnamento, contenuto nei volumi pubblicati dalla diocesi di Molfetta; piuttosto qualche  perplessità possiamo manifestarla nei confronti di don Giuseppe Dossetti, che di certo non può essere considerato un'esempio positivo, ma anzi lo si può considerare  un esempio negativo, essendo a capo di quella “scuola” che ha promosso incessantemente l’ermeneutica “della rottura” del Concilio Vaticano II.
Il cardinale Giacomo Biffi nelle sue “Memorie” ci espone ciò che pensava il grande don Divo Barsotti su Dossetti: “Don Giuseppe nutriva grande stima per don Divo Barsotti e aveva iniziato a coinvolgerlo nella sua vita spirituale oltre che nella sua presenza attiva entro il mondo cattolico. Don Divo però, che era teologo (oltre che geniale) autentico e di solida formazione, si rese conto ben presto delle lacune e delle anomalie del pensiero dossettiano. Conformemente al suo temperamento “toscano” (insofferente degli equivoci e amante delle posizioni chiare) si risolse a un certo punto a prendere apertamente le distanze, traendo lo spunto da una precisa situazione nella quale la linea di don Giuseppe non gli pareva encomiabile”.

Come possiamo ancora leggere, don Divo aveva delle “riserve” nei confronti di don Dossetti, infatti Biffi ci dice: “Come ho appreso dalla viva voce di don Divo negli ultimi suoi anni di vita, c’erano invece delle riserve sostanziali ed erano due: prima di tutto disapprovava un’ossessione primaria e permanente per la politica, che alterava la sua prospettiva generale; in secondo luogo deprecava l’insufficiente fondazione teologica di Dossetti. E mi confidava, alla fine dei suoi giorni, di essere ancora molto preoccupato degli influssi che la “teologia dossettiana” continuava a esercitare su certe aree della cristianità. Anch’io, devo dire, mi sono reso conto che la sua apprensione non era priva di fondamento. Nei contesti dove ci si richiama all’eredità e all’ispirazione di Dossetti non sempre ritroviamo la serietà e la sufficiente competenza, doverose quando si discorre su argomenti che attengono alla “sacra doctrina” e alla vita della Chiesa.
Giuseppe Dossetti, partecipò anche al Concilio, essendo perito del cardinale Giacomo Lercaro, e nella seconda sessione era lui a scrivere i quesiti su cui i padri conciliari dovevano pronunciarsi. Il 16 ottobre 1963 scrisse quattro quesiti sulla questione della collegialità episcopale che furono pubblicati sul giornale di Bologna "L'Avvenire d'Italia" diretto da Raniero La Valle, amico strettissimo di Dossetti e Lercaro. Irritato, Paolo VI ordinò il ritiro delle 3000 copie di questo giornale che, come ogni mattina, stavano per essere distribuite gratuitamente ai padri.
Sempre nelle memorie del card. Biffi possiamo trovare un'attenta analisi critica alla “Teologia” di Dossetti ed al suo pensiero, presente ancora oggi. Dossetti infatti era portatore di un Ecclesiologia politica, che era riflesso della sua esperienza politica, svoltasi anche in seno all'Assemblea Costituente. Ma era anche portatore di una “Cristologia improponibile” infatti leggiamo:
Alla fine di ottobre del 1991 Dossetti mi ha cortesemente portato da leggere il discorso che gli avevo commissionato per il centenario della nascita di Lercaro. "Lo esamini, lo modifichi, aggiunga, tolga con libertà", mi ha detto. Ed era certamente sincero: in quel momento parlava l’uomo di Dio e il presbitero fedele. Purtroppo, qualcosa che non andava ho effettivamente trovato. Ed era l’idea, presentata da Dossetti con favore, che, come Gesù è il Salvatore dei cristiani, così la Torah, la legge mosaica, è anche attualmente la strada alla salvezza per gli ebrei. L’asserzione era mutuata da un autore tedesco contemporaneo, ed era cara a Dossetti probabilmente perché ne intravedeva l’utilità ai fini del dialogo ebraico-cristiano. Ma come primo responsabile dell’ortodossia nella mia Chiesa, non avrei mai potuto accettare che si mettesse in dubbio la verità rivelata che Gesù Cristo è l’unico Salvatore di tutti. [...]
"Don Giuseppe, – gli  dissi – ma non ha mai letto le pagine di san Paolo e la narrazione degli Atti degli Apostoli? Non le pare che nella prima comunità cristiana il problema fosse addirittura quello contrario? In quei giorni era indubbio e pacifico che Gesù fosse il Redentore degli ebrei; si discuteva caso mai se anche i gentili potessero essere pienamente raggiunti dalla sua azione salvifica". Basterebbe tra l’altro – mi dicevo tra me – non dimenticare una piccola frase della lettera ai Romani, là dove dice che il Vangelo di Cristo “è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del giudeo prima e poi del greco” (cfr. Rm 1, 16). Dossetti non era solito rinunciare a nessuno dei suoi convincimenti. Qui alla fine cedette davanti alla mia avvertenza che, nel caso, l’avrei interrotto e pubblicamente contraddetto; e accondiscese a pronunciare questa sola espressione: "Non pare che sia conforme al pensiero di san Paolo dire che la strada della salvezza per i cristiani è Cristo, e per gli ebrei è la Legge mosaica". Non c’era più niente di errato in questa frase, e non ho mosso obiezioni, anche se ciò che avrei preferito sarebbe stato di non accennare nemmeno a un parere teologicamente tanto aberrante. Questo “incidente” mi ha fatto molto riflettere e l’ho giudicato subito di un’estrema gravità, pur se non ne ho parlato allora con nessuno. Ogni alterazione della cristologia fatalmente compromette tutta la prospettiva nella “sacra doctrina”. In un uomo di fede e di sincera vita religiosa, come don Dossetti, era verosimile che l’abbaglio fosse conseguenza di una ambigua e inesatta impostazione metodologica generale.”
Dossetti era quindi un Teologo autodidatta: “Dossetti ha avuto uno svantaggio iniziale: è stato teologicamente un autodidatta. Qualcuno domandò una volta a san Tommaso d’Aquino quale fosse il modo migliore di addentrarsi nella "sacra doctrina" e quindi di diventare un buon teologo. Egli rispose: andare alla scuola di un eccellente teologo, così da esercitarsi nell’arte teologica sotto la guida di un vero maestro; un maestro, soggiunse, come per esempio Alessandro di Hales. La sentenza a prima vista meraviglia un po’. [...] E invece ancora una volta il Dottore Angelico rivela la sua originalità, la sua saggezza, la sua conoscenza dell’indole sia della "sacra doctrina" sia della psicologia umana. Nella sua concretezza egli vedeva il rischio non ipotetico degli autodidatti: quello di ripiegarsi su se stessi e di ritenere fonte della verità le proprie letture e la propria acutezza; più specificamente il rischio di finire col compiacersi di un sapere incontrollato, e perfino di arrivare a un’ecclesiologia incongrua e a una cristologia lacunosa.
“scientia Dei, Christi et Ecclesiae” non ha avuto maestri.A chi gli avesse chiesto da dove avesse preso le sue idee, le sue prospettive di rinnovamento, le sue proposte di riforma, egli avrebbe ben potuto rispondere (e non facciamo che usare le sue parole): "Dalla mia testa e dal cuore”.

È stato appunto il caso di don Giuseppe Dossetti, che nell’apprendimento della
Le parole del card Biffi, sono chiarissime e non meritano spiegazioni; è evidente che Dossetti non può essere considerato un “maestro del pensiero”, né tanto meno un “profeta del nostro tempo”   ma anzi, va considerato come portatore di un pensiero che è in contrasto e in rottura con la tradizione millenaria e con il vero pensiero della Chiesa; fa specie vedere come taluni vescovi, ed ora il vescovo di Castellaneta mons Fragnelli, il più delle volte anziché ispirarsi e prendere esempio dai grandi testimoni del nostro tempo o dai grandi Dottori della Chiesa, vengano ispirati dai vari “Dossetti” e dai vari “ Tonino Bello”, dimenticando che il pensiero della Chiesa è Uno solo in conformità con l'Unica e Vera Dottrina, peccato che mons. Fragnelli, preso da pensieri più politici che sacri, si sia dimenticato tutto ciò.


Aurelio Cassiodoro

26 commenti:

  1. Solitamente quando si da l'epiteto di dossettiano,  siamo difronte a qualcosa di erroneo, di modernista, di negativo, almeno a me capita così, se sento dire: "pensiero dossettiano"..... mi immagino subito qualcosa di strano, erroneo, fuori dalla Chiesa. Mica faranno santo pure lui, vero?

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  2. <span>La malafede "partigiana" che ha animato lo spirito dell'opera attuata da Giuseppe Dossetti nell'ambito dei lavori del Concilio è stata addirittura ammessa dallo stesso interessato, il quale, per propria confessione, esplicitamente ebbe aa affermare di essere ivi ricorso ai medesimi espedienti tattici che già aveva avuto ad utilizzare  (su suggerimento del costituzionalista Costantino Mortati, suo compagno di Partito) in sede di Assemblea Costituente, riuscendo così, « … nel momento decisivo …», a coronare l’intento di capovolgere « … le sorti del Concilio stesso … » (così in </span><span>ELIA, A colloquio con Dossetti e Lazzati: intervista di Leopoldo Elia e</span><span> Pietro Scoppola, 19 novembre 1984</span><span>, Bologna, 2003, p. 106). Tutto questo, senza voler poi ulteriormente considerare, nel contesto della stessa intervista, anche le ingenerose critiche mosse al Pontefice, in relazione all'istituzione dell'Ordinariato dell' Opus Dei.</span>
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  3. Don Dossetti non ha mai sostenuto che vi sia una via di salvezza per gli Ebrei al di fuori di Gesù Cristo.

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  4. In ogni caso, in sede di Assemblea Costituente, Dossetti si prodigò moltissimo, affinché nella nostra vigente Costituzione, anziché la "dottrina sociale della Chiesa", avesse piuttosto a manifestarsi un'impostazione favorevole al marxismo (si veda anche in <span>MELLONI, L’utopia come utopia, in DOSSETTI, La ricerca costituente 1945-1952, Bologna, 1994, p. 33, nonché, fra le numerose, per una più specifica esplicazione del disegno, cfr. </span><span>DOSSETTI, in </span><span>La Costituzione della repubblica nei lavori preparatori dell’Assemblea Costituente</span><span>, vol. VI, Roma, 1971, p. 485).</span>
    Pertanto, l'intento di mons. Fragnelli, se non dettato da assoluta ignoranza, altro non può rappresentare, se non un assai poco commendevole tentativo di voler assolutamente benedire addirittura ciò che dovrebbe piuttosto costituire oggetto di netta riprovazione, in quanto evidentemente confliggente rispetto alla morale cristiana: l'espressione di quel connubio identificativo, di radice gnostica, fra la Città celeste e quella terrena che, nella specie, anticipando la c,d. "teologia della liberazione", ha tentato addirittura di tradurre la lettura maritainiana del marxismo quale forma di "cristianesimo secolarizzato", in una pratica specie di sottoordinazione (esplicitamente vietata dal Magistero della Chiesa) dell'attività sociale dei cattolici; ciò attraverso le forme di un servizio politico, precipuamente rivolto alla realizzazione dei disegni terreni promossi dalle ideologie social-comuniste.

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  5. ha già detto tutto il card. Biffi. Ora riusciamo a comprendere meglio cosa rappresentava Dossetti

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  6. Accostare Dossetti al marxismo come teoria o prassi politica è semplicemente ridicolo. Tutta la sua azione nella DC era appunto rivolta a una maggiore attenzione alle tematiche sociali proprio per non lasciar campo libero ai comunisti. Senza ricordare l'azione durante la Resistenza, in cui Dossetti lottò più volte per l'autonomia delle formazioni partigiane cattoliche e contro le violenze gratuite spesso messe in atto dalle formazioni comuniste. Del resto, fu proprio Dossetti - per volere del card. Lercaro - a candidarsi a sindaco di Bologna per la DC contro il PC, con proposte di grande intelligenza.

    Ma su tutto questo ci sarebbero da spendere interi scaffali di volumi.

    Visto il luogo, faccio una proposta molto più semplice. Vorrei che un tradizionalista, uno qualunque - diciamo, almeno, di quelli che non considerano peccaminoso frequentare una messa Novus Ordo - frequentasse una messa della comunità dossettiana, per esempio nella chiesa di Monte Sole. Anche una volta sola. E poi riferisse qui le sue impressioni. Chi ci sta?

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  7. Per estrema sintesi: che la democrazia cristiana abbia finto di "superare sulla sinistra" il Fronte "social-comunista" per prevenirne una presa sulle masse costituisce un luogo comune, alla quale quella formazione politica ha ufficialmente ricorso, per quasi cinquant'anni, onde potersi appropriare del voto moderato - quando non di destra - per utilizzarlo in favore dei programmi sociali caldeggiati dalle sinistre (in questo senso, fra gli altri, <span>Così MUSELLA, Il trasformismo, Bologna, 2003, p. 135, nonché FONZI, Mondo cattolico, Democrazia Cristiana e sindacato (1943-1955), Milano, 1981, p. 787 .); infatti come osserva anche il maggiore storico della D.C., essa </span><span>nacque «… a sinistra, convinta di doversi realizzare come alternativa alla sinistra, ma ad essa omologa … », in ogni caso, non escludendo di principio l’opportunità (che, ben presto, si sarebbe rivelata divenire prassi di precipuo momento) di «… mutare la prospettiva di alternativa con quella di collaborazione, trovando nell’intesa con la sinistra la legittimazione della sua figura progressista …» (</span><span><span> </span>BAGET BOZZO, L’intreccio. Cattolici e comunisti 1945 - 2004, Milano, 2004, p. 50); ciò per il fatto di </span><span>fatto di essersi posta detta formazione – analogamente alle altre compagini della sinistra social comunista – nel medesimo solco della democrazia sociale : una concezione politica che, poggiandosi « … sulla pressione delle minoranze anonime sul governo in modo da ottenere i massimi vantaggi economici settoriali, al di là di ogni partecipazione attiva<span>  </span>alla gestione pubblica … », si trova quindi a trapassare le classiche figure che attengono alla democrazia rappresentativa (</span><span>ANTONELLI, Critiche e proposte di riforma della Costituzione (con particolare riguardo all’opera di Giuseppe Menotti De Francesco), in Studi Urbinati, anno XLIII, 1974 - 1975, p. 117</span><span>), sino a poter raggiungere, nelle sue esplicazioni più mature, una « … forma di comunismo politicamente realizzato … » (</span><span>COMPOSTA, I cattolici di ieri e di oggi di fronte alla morale politica, in Questione cattolica e questione democristiana, Padova, 1987, p. 9 s.)</span><span>; anche da ciò, quindi, la rilevata « … resistenza della Dc a lasciarsi definire come partito moderato ….», giacché « … un conto è il processo di aggregazione attorno alla Dc di ceti e gruppi moderati, un altro quello del significato culturale e politico di quest’operazione. Spesso si fa confusione tra i due piani, per cui ne vengono fuori interpretazioni intellettualistiche, che fanno della collocazione storica della Dc più un campo di pii desideri, che di realtà … » (</span><span>DE ROSA, La Democrazia Cristiana del secondo dopoguerra, in DE GASPERI - DE ROSA, I cattolici dall’opposizione al Governo, Roma - Bari, 1985, p. 598). Non è quindi un caso che Pio XII considerasse la democrazia cristiana esclusivamente quale </span><span>« … male minore … » (si veda GEDDA, </span><span>18 aprile 1948. Memorie inedite dell’artefice della sconfitta del Fronte Popolare</span><span>, Milano, 1998, p. 140).</span>
    <p></p>

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  8. <span>Per estrema sintesi: che la democrazia cristiana abbia finto di "superare sulla sinistra" il Fronte "social-comunista" per prevenirne una presa sulle masse costituisce un luogo comune, al quale quella formazione politica ha ufficialmente ricorso, per quasi cinquant'anni, onde potersi appropriare del voto moderato - quando non di destra - per utilizzarlo in favore dei programmi sociali caldeggiati dalle sinistre (in questo senso, fra gli altri, c<span>osì anche MUSELLA, Il trasformismo, Bologna, 2003, p. 135, nonché FONZI, Mondo cattolico, Democrazia Cristiana e sindacato (1943-1955), Milano, 1981, p. 787 .); infatti come osserva anche il maggiore storico della D.C., essa </span><span>nacque «… a sinistra, convinta di doversi realizzare come alternativa alla sinistra, ma ad essa omologa … », in ogni caso, non escludendo di principio l’opportunità (che, ben presto, si sarebbe rivelata divenire prassi di precipuo momento) di «… mutare la prospettiva di alternativa con quella di collaborazione, trovando nell’intesa con la sinistra la legittimazione della sua figura progressista …» (</span><span><span> </span>BAGET BOZZO, L’intreccio. Cattolici e comunisti 1945 - 2004, Milano, 2004, p. 50); ciò per il fatto di </span><span>fatto di essersi posta detta formazione – analogamente alle altre compagini della sinistra social comunista – nel medesimo solco della democrazia sociale : una concezione politica che, poggiandosi « … sulla pressione delle minoranze anonime sul governo in modo da ottenere i massimi vantaggi economici settoriali, al di là di ogni partecipazione attiva<span>  </span>alla gestione pubblica … », si trova quindi a trapassare le classiche figure che attengono alla democrazia rappresentativa(</span><span>ANTONELLI, Critiche e proposte di riforma della Costituzione (con particolare riguardo all’opera di Giuseppe Menotti De Francesco), in Studi Urbinati, anno XLIII, 1974 - 1975, p. 117</span><span>), sino a poter raggiungere, nelle sue esplicazioni più mature, una « … forma di comunismo politicamente realizzato … » (</span><span>COMPOSTA, I cattolici di ieri e di oggi di fronte alla morale politica, in Questione cattolica e questione democristiana, Padova, 1987, p. 9 s.)</span><span>; anche da ciò, quindi, la rilevata « … resistenza della Dc a lasciarsi definire come partito moderato ….», giacché « … un conto è il processo di aggregazione attorno alla Dc di ceti e gruppi moderati, un altro quello del significato culturale e politico di quest’operazione. Spesso si fa confusione tra i due piani, per cui ne vengono fuori interpretazioni intellettualistiche, che fanno della collocazione storica della Dc più un campo di pii desideri, che di realtà … » (</span><span>DE ROSA, La Democrazia Cristiana del secondo dopoguerra, in DE GASPERI - DE ROSA, I cattolici dall’opposizione al Governo, Roma - Bari, 1985, p. 598). </span></span>
    <span><span>Non è quindi un caso che Pio XII considerasse la democrazia cristiana esclusivamente quale </span><span>« … male minore … » (si veda GEDDA, </span><span>18 aprile 1948. Memorie inedite dell’artefice della sconfitta del Fronte [...]

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  9. C'è il rischio che diventi Arcivescovo

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  10. Basterebbe guardare all'eredità perpetuata dai suoi degni "figli" spirituali......mah!!

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  11. Consiglio a tutti la lettura di "Dossetti - La Costituzione come ideologia politica" di Baget Bozzo - Saleri.
    Per me è stata una lettura rivelatrice.

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  12. Non ho esaminato la letteratura specifica, perciò il mio parere va preso con beneficio di inventario. la mia impressione è questa:
    1) Giuseppe ( don ) Dossetti era una "persona di buona volontà" che intendeva spendersi per la causa della Chiesa, da laico e da sacerdote; per cui non starei a questionare sulla sincerità delle sue intenzioni;
    2) Il nodo problematico a cui si riferisce l'autore dell'articolo è in ultima analisi quello relativo alla "dialettica" ( incontro, confronto, scontro ) fra "mito" del progresso ed "economia della salvezza" attraverso il sacrificio dell'Uomo-Dio.
    Il mito portante della modernità, a partire dall'Illuminismo, è quello del progresso verso una società umana perfetta. Il senso dell'agire umano, individuale e di gruppo, è di contribuire a questa costruzione; il "superamento della morte" è costituito dal fatto che ogni generazione, per così dire, "passa il testimone" alla generazione successiva, in una specie di staffetta che consente di "eternizzare" i contributi parziali, come mattoni dell'individuo nell'edificio collettivo. Il sacrificio dei singoli ( ad es, morti della Resistenza ) non ha valore per sè, ma costituisce solo un "effetto collaterale" dell'impegno, che si pone come testimonianza ed esempio per i posteri.
    La "soteriologia" ( dottrina della salvezza ) cristiana classica ha di per sè una struttura ben diversa. Essa ha un sottofondo pessimistico: nel passato arcaico, lo sconvolgimento provocato dal Peccato Originale, che ha separato l'umanità ( e forse anche l'intero mondo ) dalla pienezza divina; nel futuro, alternarsi di periodi di pace con conflitti e cataclismi, culminanti nella finale Apocalisse, insieme catastrofe e rivelazione, in cui Dio stesso farà rivivere ogni minimo contributo positivo, ricomponendo il tutto nella Città Celeste discesa dall'alto, non innalzata dal basso.
    La prima visione è ottimistico-pelagiana: l'umanità si "tira su"" sostanzialmente da sè, quindi ciascuno sforzo religioso, avendo come nocciolo una tensione filantropica, è valida di per sè. Per la tendenza cristiano-progressista il Cristo che conta in modo decisivo non è il Gesù storico, ma il Cristo-Pleroma futuro alla Teilhard de Chardin.
    La seconda visione è pessimistico-agostiniana: l'umanità, in ultima analisi, può essere "tirata su" solo da un Potere che dall'alto, si piega verso il basso. E' questa l'azione dell'uomo-Dio, l'unico essere capace di ESPIARE LA COLPA ORIGINALE. Proprio qui sta il centro della questione: la cultura contemporanea non accetta il concetto per cui una colpa debba essere ESPIATA con una sofferenza corrispondente. Il concetto di un Dio Padre irato da placare sembra abnorme; quello di "riscatto" da pagare al Demonio appare scolorito ( il Demonio probabilmente non esiste ); bisognerebbe forse fare appello a una specie di "legge dell'essere", a cui lo stesso Dio non vuole o non può sottrarsi, per cui ogni colpa deve essere controbilanciata da una "sofferenza meritoria". Il Peccato Originale nella nostra cultura appare come una specie di favoletta divertente, buona per vignette e spot pubblicitari; se invece la si concepisce come una terribile catastrofe antropologico-cosmica, appare più evidente l'opportunità o necessità che sia espiata da una potenza suprema. Quanto al progresso, nessuno garantisce che esso sia continuamente ascendente; potrebbero esserci anche involuzioni e cadute, anche provocate da sistemi tecnologici impazziti, secondo lo schema di Icaro o dell'"apprendista stregone".
    Scusate la complicazione, ma a me sembra che al di sotto dei problemi di schieramento politico ci siano questioni teologico-antropologiche estremamente più gravi, che forse gli stessi "protagonisti" non colgono.

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  13. Riprendo un concetto espresso dal Card Caffarra riferito alla condanna di Gesù da parte degli Ebrei: "Lo hanno ucciso perchè lo hanno scambiato per un politico." Proprio come ha fatto Dossetti ed il cattolicesimo democratico, il cui destino verso l'ebreo Marx è inevitabile.

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  14. Mi sembra molto ben detto. Il problema non è infatti neanche solo politico, ma proprio antropologico. Purtroppo gran parte del cosiddetto "mondo cattolico" non vuole capirlo e si limita a inseguire la moda corrente, con l'unico correttivo del "sì, però...". Il guaio è che anche molti pastori fanno così (anche Bagnasco non di rado si limita a rincorrere l'opinione dominante per poi aggiungere qualcosa di "cattolico"). Tutto questo per il solito motivo del "venire incontro al mondo", "non condannare", "misericordia" ecc. ecc. Mentre in realtà l'unico scopo degno di vita e che salva veramente gli uomini è cercare la Grazia di Dio e dunque la santità.

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  15. Magistrale il giudizio del card. Biffi le cui pagine su Dossetti sono - a mio giudizio - tra le più riuscite del suo bel volume di Memorie. Con un cristallino esempio di distinzione tra l'errore e l'errante Biffi, pur mettendo doverosamente in guardia contro le carenze e le distrorsioni teologiche del pensiero di Dossetti, ne riconosce anche la statura di asceta e di uomo di Dio.

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  16. A proposito di D.Tonino Bello ricorderò sempre il suo livore e il suo sguardo accigliato in una vecchia trasmissione di santoro.Lo stesso è quello delle poesie e riflessioni considerate mistiche e  trasmesse talvolta da R. Maria. A me sono sembrate solamente delle menate irnestiche tipiche del periodo delle marcette Perugia frati di Assisi.

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  17. Visto che ho ricevuto almeno un consenso, mi permetto di proseguire.
    - Nonostante la sua astuzia di Dossetti come conoscitore dei meccanismi legali, continuo a pensare alla sua buona fede: il suo viso, nella foto riportata, è quella di un santo asceta spagnolo della Controriforma. Ci sarebbe comunque da chiedersi quale fosse, oltre a quella giuridica, la sua preparazione filosofica, solitamente molto importante per integrare e sostenere quella teologica.
    - Di "don"Tonino Bello so poco, avendo letto solo alcune pagine. Mi è sembrato un sant'uomo, ma anche un pacifista ingenuo-seraficamente ottimista nella sua proposta di abolire le spese militari per dare tutto ai poveri. In una visione agostiniana-pessimistica le guerre ci saranno fino alla fine del mondo, e noi abbiamo nel Mediterraneo vicini pericolosi. Non apprezzo il voler rifiutare i titoli che competono come "monsignore": non usarli dà l'impressione di considerare secondario l'ordine gerarchico, che è utile in primis ai fedeli. Diceva il card. Siri:"Io sono cardinale e vesto da cardinale; poi, entrato in quella porta, sono un monaco". Persdonalmente da "prof" ho amato svisceratamente gli alunni, senza mai farmi dare del tu.
    - Il problema cruciale che sta dietro alla tendenza progressista è quello della tecnica: l'uomo moderno si sente in grado di "smontare" gli elementi dati del mondo e di "rimontarli" prometeicamente in complessi prima inesistenti e a lui vantaggiosi. L'attacco a Benedetto XVI si riassume nell'idea che egli, come già Paolo VI, per misoneismo rifiuti i prodotti del progresso tecnico ( preservativo, pillola... ) che migliorano la vita degli individui, oppressi dal lavoro quotidiano. Da qui l'ostilità anche a livello popolare.
    L'unica risposta che mi sono dato è questa: le possibilità distruttive della tecnica crescono simmetrixamente a quelle costruttive, diciamo "a forbice": corsa in bici / sbucciatura, in moto / rottura della testa, in automobile / incidente molto grave, in aereo / disastro energia atomica / bomba H...
    Preservativo e pillola hanno portato al disfacimento della famiglia tradizionale... I nostri "sistemi" ultracomplessi e intrecciati fra loro, in caso di rottura possono portare a crisi catastrofiche ( come quella del '29 ). Immaginiamo che cosa potrebbe succedere se un virus ultrapotente danneggiasse tutti i sistemi informatici: una catastrofe mondiale!
    Credo che dietro il mito del PROGRESSO IRREVERSIBILE, che tanto contribuì a determinare lo "spirito del (post ) concilio" ( ehi, non siamo più attardati, ci siamo anche noi! ) ci sia questa mancata considerazione della tecnica come "arma a doppio taglio".
    Si pensò: abbiamo avuto la crisi di Cuba, in cui il mondo è stato sull'orlo dell'abisso. Bene, d'ora in poi il "supplemento d'anima" pacifista del Cristianesimo riuscirà a rintuzzare le cattive volontà e a garantire che il progresso tecnico non deragli.
    Hans Urs Von Balthasar in "Chi è il cristiano?": "Si possono spremere i testi biblici quanto si vuole: non ne viene fuori la più piccola goccia di evoluzionismo ( progressista )."

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  18. Ma Lei conosce le persone per sentito dire?

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  19. Perchè? Quando mai il figlio è uguale al padre...???

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  20. La prego di essere sincero: ha mai letto qualcsoa di più di due righe di don Dossetti? NON "SU" ma "DI"?????

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  21. Fragnelli! Lo conosco MOLTO bene, è stato padre spirituale e Rettore del Seminario Romano nei tempi dell'apice del Pontificato di Giovanni Paolo II. Rettore mediocre anche se alcuni, visto il suo successore, mons. TANI - che ha svuotato di vocazioni il Seminario del PAPA - lo rinpiangono... (il che è tutto dire).

    In Seminario aveva il terrore di seminaristi in odore di "tradizione", l'amare il latino o recitare in latino privatamente il breviario, era motivo di reprimenda a non finire... però cercava di essere più o meno tollerante... ma il MP era ancora lontano, e i cripto-tradizionalisti NON facevano paura come ora! In Seminario non era un fans nè di Bello nè di Dossetti, ma lui sapeva bene cavalcare il cavallo che gli veniva dato... memorabile una "immagine" (quante "immagini" ci siamo sorbiti) proposta in una omelia domenicale dove ci diceva con il giornale sotto il braccio "in giovinezza entravo in chiesa sempre dalla porta DESTRA, ora con il tempo ho capito... ed entro sempre dalla SINISTRA"...

    Insomma il suo proporre questi personaggi mi fa capire che LUI respira intorno a se una certa aria di promozione... allora vuole rassicurare o forse confermare la sua linea "politica"...

    Povera Chiesa!

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  22. @Mazzarino
    E non a caso, circa il fatale destino da lei accennato, proprio nel corso della sua prima allocuzione pubblica successiva all'occupazione tedesca di Roma, tenutasi presso il Teatro Brancaccio<span> il 23 luglio 1944, lo stesso Alcide </span>de Gasperi ebbe ad esplicitamente concludere: <span>« … Ma lassù sull’erta, e mi par di vedere con gli occhi della fede la Sua luminosa figura, cammina un altro Proletario, anch’Egli israelita come Marx; duemila anni fa egli fondò l’Internazionale basata sull’eguaglianza, sulla fraternità universale …<span>  </span>», così come risulta anche in </span><span>DE GASPERI, La Democrazia Cristiana e il momento politico, in ID., Discorsi politici 1923-1954, (a cura di Allara e Gatti), Roma, 1990, p. 100.</span>
    <span> .</span>
    <span> 
    </span>

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  23. MI scusi, ma non ho capito: Dossetti è stato padre spirituale e Rettore del seminario Romano??? Ma dove????????? In quale secolo???? Ma riporti le fonti per favore!!!!!!!!!!!!!

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  24. <span><span>I primo commento di questo post è di annarita e dice:</span> 
    <span>"Solitamente quando si da l'epiteto di dossettiano,  siamo difronte a qualcosa di erroneo, di modernista, di negativo, almeno a me capita così, se sento dire: "pensiero dossettiano"... mi immagino subito qualcosa di strano, erroneo, fuori dalla Chiesa. Mica faranno santo pure lui, vero?". </span></span>

    <span><span>Fosse per me, santo subito!</span></span>

    <span><span>Ad Annarita, dopo aver letto il suo post, vorrei dirLe sommessamente di pedalare con la crescita in Cristo se le succede tutte quelle cose quando sente parlare di don Dossetti.</span></span><span> </span>

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  25. ospite molto ingrato31 marzo 2011 alle ore 16:07

    Baget Bozzo ti rivelava Barbara? Come siamo agli antipodi pur essendo cristiani.
    Dossetti e Ciotti sono dei rivelatori.
    Stammi sana. 

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  26. ospite molto ingrato31 marzo 2011 alle ore 16:09

    Io penso che chi dice quelle cose su Dossetti è un cristiano ingrato.

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La Redazione