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sabato 15 maggio 2010

Per difetto d’amore : il disprezzo per la Musica Sacra


“Non mollare ! Se la Madonna salverà il latino e la musica sacra, Le canteremo il più grande e solenne Magnificat! Ma io non ci sarò. A Lei, presidente, l’augurio di non mollare” Monsignor Ernesto Dalla Libera- Vicenza , marzo 1966 (citazioni da: Augusto Castellani, 25 anni di Polifonia Sacra a Loreto – Ente Rassegne Musicali “N.S. di Loreto” Editori 1986, pag.46).

Come non estendere l’augurio che il benemerito Monsignor Dalla Libera fece nel 1966 al Comm. Castellani, padre della Rassegna delle Cappelle Musicali di Loreto, anche agli amici del Coro della Parrocchia di San Paolo di Vicenza e a tutti coloro che stanno soffrendo, soprattutto in Italia, a causa della fedeltà alla vera musica sacra?

La musica sacra: questa grande sconosciuta ormai purtroppo viene coltivata, quasi esclusivamente, dalle istituzioni concertistiche.

In Italia , ancor più che all’estero, è stata strangolata dalle incompetenti Commissioni Liturgiche, nazionali e diocesane, oltre che dal cattivo gusto imperante nelle Parrocchie.

Nei Seminari non si studia più musica e, tanto meno, canto gregoriano.

A pagina 51 del libro citato, già nel 1967 il Comm. Castellani lamentava: “ La rappresentanza straniera – di Scholae Cantorum NDR – ormai schiaccia inesorabilmente quella italiana: si fa fatica a rintracciare una formazione del nostro paese. …solo tre corali italiane su 12 ammesse. Non c’è da godere. …”

L’azione ministeriale dei cantori venne distinta dalle Scholae Cantorum formate dalle sole voci maschili . Nel 1973, dopo diverse polemiche, vennero ammessi i cori “misti” con voci femminili al posto dei bambini.

Nel capitolo intitolato “ ANNI DIFFICILI “ pagine 40 e 41 del libro citato, Augusto Castellani, riferendosi all’anno 1965, scriveva:

“ Il problema della rinascita dell’amore per la polifonia si pone con sempre maggiore insistenza…” ( Edoardo Guglielmi in Musica d’oggi , Milano, Luglio 1965).

L’entusiasmo di chi, spettatore od esecutore, ha la fortuna di venire a Loreto per la manifestazione è grande e va al là del fatto artistico e culturale ch’essa rappresenta. E’ quasi una “presenza” polemica, una specie di rivincita, una posizione di schieramento, dopo che la promulgazione della Costituzione Liturgica, investendo anche la musica sacra, ha dato la stura alle più impensate sperimentazioni. La Rassegna di Loreto mette addosso a tanti l’argento vivo e sono tanti quelli che si fanno premura di scrivere, esprimendo consigli, elargendo ringraziamenti ed esternando i propri sentimenti . … (l’Autore riferendosi ad una lettera di ringraziamento pervenuta dal Movimento Apostolico Ciechi, conclude) …L’ho citata … per creare un contrasto ideologico fra queste persone, nella condizione di gente priva del grandissimo dono della vista che sente e gode di queste esecuzioni di musica che eleva e commuove, ed altri ciechi che sono terribilmente sordi al grido di dolore che si eleva da più parti verso lo scempio che si sta perpetrando nei confronti della musica da chiesa, che si vorrebbe inesorabilmente al macero“.

Nel 1968 per la seconda volta Papa Paolo VI volle ricevere in udienza il 22 aprile 1968 i Cantori e gli Organizzatori della Rassegna ( pagina 61). “ …Basterebbe il successo di questa manifestazione, che per la sua serietà si è imposta all’attenzione e alla stima del pubblico, per giustificare l’odierno Nostro incontro coi suoi promotori e partecipanti. Incontro che Ci offre la gradita occasione di rallegrarci con voi, di dirvi l’interesse con cui seguiamo le vostre nobili iniziative, e di riaffermare tutto il rispettoso affetto che nutriamo verso coloro che, come voi, sanno impiegare così bene il loro talento artistico a servizio della gloria di Dio” (link).

Appena sotto il discorso del Pontefice, sempre a pagina 61 il Comm. Castellani introduce un nuovo capitolo : MARASMA GENERALE

“Se il Papa ha creduto di parlare, non c’è dubbio che le sue parole vanno al di là del fatto contingente e che è noto alla Sua Augusta Persona il marasma che ormai circonda le Cappelle Musicali e la Musica Sacra, soprattutto in Italia, dove le sperimentazioni non conoscono più remore. In questo filone si può innestare ancora quanto scrive Domenico Celada (Mons. Domenico Celada, Teologo, Gregorianista e brillante scrittore, sfidò coraggiosamente dalle pagine de Il Tempo, diretto allora la Renato Angiolillo, coloro che stavano distruggendo la Liturgia : … la Curia si sfogò togliendo ogni incarico al sacerdote-scrittore, insegnava musica e storia del gregoriano all’Università Lateranense, riducendolo alla più nera indigenza, avendo i genitori a carico. Si ridusse a vivere con la madre in una casetta di Ostia. Dopo poco più di un anno, si ammalò e morì giovane tra il compianto di tutti quelli che lo avevano conosciuto e , negli ultimi tempi, aiutato. Cfr. Carlo Belli, Altare deserto, Breve storia di un grande sfacelo, Giovanni Volpe Editore, 1983 Prefazione) riferendosi al Pontificale di chiusura della Rassegna del 1968 con l’esecuzione collettiva della Messa del Palestrina: “Un oceano di voci è risuonato sotto le volte della vetusta basilica snodandosi negli intrecci polifonici; è stata una cosa grandiosa, indescrivibile, tanto che alla prime note del Kyrie ci siamo trovati con le lacrime agli occhi. Lacrime di gioia o di tristezza ? Difficile dirlo. Forse tristezza e gioia insieme. Abbiamo pensato in quel momento ai sedicenti liturgisti del giorno d’oggi che vorrebbero seppellire il più grande patrimonio musicale della Chiesa Cattolica, agli squallidi organizzatori di messe “beat” e relativi faccendieri, ai diseducatori di mestiere, ai profanatori del tempio, al manipolo di quegli “utili idioti” che stanno servendo egregiamente la causa del demonio e della dissacrazione dell’animo giovanile. E avremmo voluto che fossero lì a vedere e udire quell’imponente massa di giovani , dalle voci sicure e possenti. E abbiamo pensato che dopotutto, fintanto che al mondo si potranno ancora vedere e udire cose come queste, vi è sempre speranza per le nuove generazioni e per la civiltà del futuro” – Giornale di Bergamo 30 Aprile 1968 –

Sono passati 42 anni dagli articoli che ho sottoposto alla Vostra attenzione.

Non mi pare che le cose siano migliorate … anzi, per difetto d’amore, l’auto-osannato e costoso “Progetto Culturale” della CEI pare essersi dimenticato delle Scholae Cantorum che da secoli in Italia, come altrove, hanno servito la Liturgia producendo schiere di musicisti e di cantanti.

Bello è rileggere il discorso che Paolo VI indirizzò ai Cantori e agli Organizzatori della IX Rassegna Internazionale di Cappelle Musicali, Lunedì, 14 aprile 1969, ne traggo un frammento : “la musica sacra ha il suo grande valore perché esprime più dolcemente la preghiera, favorisce l’unanimità, e arricchisce di maggior solennità i riti sacri” (link)

Andrea Carradori

7 commenti:

  1. <span><span>il<span> marasma è generale</span>, riguarda tutto il SACRO, non solo la musica, e tutto il disastro che vediamo nel suo insieme risale ad un unico immane sfacelo: lo stravolgimento della S. Liturgia operato nel '68-69, l'abbattimento spietato dell'ANTICO EDIFICIO , con tutto quello che di sacro e divino vi era contenuto, con quell'operazione che qualcuno ha chiamato: "Il SACCO della Messa"!</span></span>

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  2. Poi ci chiediamo qual è il terzo segreto di Fatima... ;)  
    Ridurre in miseria un sacerdote perchè ha avuto il coraggio della verità... Questo non vi sembra poter rientrare nella categoria "peccato nella Chiesa" di cui parla il nostro amato Santo Padre? Aver distrutto il bello e l'impegno vero e nobile di molti "competenti" a favore degli incompetenti... anche questo non mi sembra molto "carino"... Eppure ci sono delle isole felici, fidatevi. Ci sono musicisti e cantori che lottano, che resistono, ma anche esperienze molto positive. Io mi sento molto vicina ai coristi vicentini per esserci in qualche modo passata... Però fino a quando non ci sarà un nuovo motu proprio simile a quello di San Pio X, poco potremo sperare in concreto. Anche se, vista l'attuazione del SP, poco ci spero anche in un Motu Proprio. Il fatto è che nella Chiesa si è persa di vista la virtù dell'obbedienza, l'ossequio della coscienza alla verità e il coraggio di andare anche controcorrente (ma sul serio, non alla "Don elvis", per intenderci...).

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  3. Con tutto il rispetto per il latino e per la MUSICA Sacra e Classica, ho potuto notare che molti  non credenti o non praticanti si sono avvicinati alla Chiesa proprio per la musica meno impegnata. Non difendo certi canti che non hanno un minimo di melodia, ma l'orecchiabbilità e la dolcezza di un canto possono toccare il cuore di un non praticante avvicinandolo al Signore più che un canto gregoriano, per me non disprezzabile. Anche la messa si può seguir meglio nella lingua del luogo. A  tal proposito in alcune chiese vengono celebrate messe per gli extra comunitari nella loro lingua d'origine da sacerdoti loro conterranei.
    Indubbiamente il Santo Padre ha fatto bene a non proibire la celebrazione in latino non certo perchè favorisca la concentrazione, ma lo vedo come un incoraggiamento a risvegliare quella lingua per molti morta che in realtà è solo dormiente essendo  la base  dell'italiano e di altre lingue. Tornando alla musica avendo vissuto il periodo pre conciliare non posso ricevere la benedizione solenne con Gesù Eucaristia, senza il canto del Tantum Ergo  <span>in LATINO. </span>
    Pace e bene

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  4. Federico. Non confondere la musica popolare devozionale, che per la maggior parte è stata prodotta, in alcuni casi direi con l'assistenza dello Spirito Santo, prima del Concilio.
    Pensa per sempio ai canti eucaristici o a quelli mariani : degli autentici capolavori della pietas popolare !
    Dalla devozione sono nati come : t'adoriam, inni e canti sciogliamo fedeli, dell'aurora tu sorgi più bella, l'ave di Lourdes, andrò a vederla un di' ecc ecc
    Dopo il Concilio abbiamo pure dei canti rispettabili come : ti ringrazio o mio Signore ( in realtà un vecchio canto messicano), Pane del cammino, simbolum, salga da questo altare, al tuo santo altar e... pochi altri.
    Dalla buona teologia nascono dei beni canti, dallo spirito relativistico... le contaminazioni di cui soffriamo attualmente.
    Tu sbagli quando affermi che il Papa non ha proibito la messa in latino.
    La messa in latino, nel venerabile rito antichissimo e post apostolico, non è stata mai abrograta.
    Il recente Motu proprio l'ha veicolata verso nuove stazioni pastorali per il futuro : un nuovo senso di marcia ma di per se' la messa antica gode di un binario sempre libero.
    Per l'universalità della lingua latina furono gli stessi vescovi africani che durante il Concilio si rifiutarono di accettare le tesi di pochi sulla liturgia solo nella lingua corrente.
    Tu ha scritto bene riconoscendo l'urgente ritorno all'adorazione ed al raccoglimento.
    In realtà la messa, detta in latino, non è dialogata, solo in pochi punti, ed è sottovoce : auspicio questo che sembrerebbe indispensabile per il prossimo futuro affinchè si riscopra quel sensus ecclesiae e quel sacrum di cui parlava tante volte il Servo di Dio Giovanni Paolo II.
    Poi sai tot capita tot sententiae ...
    Io non voglio sentenziare, non lo posso fare, e non posso giudicare la validità di questo o quel modo di fare liturgia.
    Io voglio rispettare il Magistero e debbo voler scorgere quanto la Provvidenza insegna attraverso la storia della Chiesa.
    L'albero va giudicato dai frutti, dice il vangelo.
    Purtroppo i frutti post conciliari ci hanno fatto giudicare l'albero.
    Grazie per la paziente attenzione. Buona festa dell'Ascensione.

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  5. Federico, come avrebbe detto la mia insegnante di latino al liceo, "un cià capito nulla": chiediamoci a che cosa è funzionale questa maleolente mole di "immondizie musicali" (F. Battiato). Direi in questo caso "Lex canendi Lex credendi".

    Il problema -oggi- è che la musica sacra è coltivata solo in ambienti "scientifici". Ho incontrato, per esempio, persone preparatissime nella lettura, nella prassi esecutiva e nell'analisi musicologica del canto cd. gregoriano, ma che non hanno il minimo interesse a eseguire o applicare il loro sapere alla liturgia.
    E poi: la preparazione tradizionale di un sacerdote è una cosa seria; dai seminari tradizionali escono sacerdoti dotati di un bagaglio culturale nutrito e pesante.
    Dalla quasi totalità dei seminari modernisti escono -salvo lodevolissime eccezioni- dei disgraziati impreparati che soccombono alla morale e alla "cultura" del mondo. Normale che questi ignoranti poi voglian sentirsi contornati da sbiaditi ritmi pseudo etnici piuttosto che dal repertorio classico di musica sacra.
    Altra cosa: prima si investiva pure nella musica con compositori e esecutori "professionisti" ora c'è il giro mentale di utilizzare i rabberci (e non alludo certo alle formazioni amatoriali che hanno il merito di tener vivo un grande repertorio altrove disertato). Anche così s'espone l'ignudo deretano alla finestra convinti di essere bravi.

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  6. Si dice che Verdi abbia tratto l'ispirazione per 'La Vergine degli angeli', che è un canto profano, da un quadro della Chiesa dove si raccoglieva in preghiera. Ora mi chiedo dove abbiano trovato l'ispirazione gli autori dei brani che ogni domenica vengono eseguiti nelle nostre Chiese... 

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  7. Welcome

    Tieniti per te la domanda e non cercare di approfondire il ( valido ) concetto !
    Meglio non dare risposte al tuo quesito.
    Buona festa dell'Ascensione.

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La Redazione