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giovedì 27 marzo 2025

Ventotene. L’Europa che ci “rende liberi”. #300denari

Le recenti caricature della Presidente von der Leyen, con inquietanti richiami al passato, apparse anche nella satira di Fratelli di Crozza, riflettono un malessere europeo oramai conclamato. Al di là dell'ironia, emerge con forza e da più parti la critica a una politica percepita come centralista e socialista, distante dai cittadini e dalle nazioni, con la sensazione di un’imposizione ideologica dall’alto che evoca tristi passati. Ma partiamo dalla “gazzarra su Ventotene” (cit. Nuova Bussola Quotidiana), un teatrino che ha visto la nostra Presidente Meloni osare l’inosabile: mettere in discussione un testo sacro, un vero e proprio “feticcio per la religione europeista” (parola di Maurizio Belpietro, La Verità). Apriti cielo! Le sinistre, novelli sacerdoti del dogma spinelliano, si sono stracciate le vesti con la veemenza di un soprano alla Scala quando le steccano l’acuto. E noi, contribuenti beoti, abbiamo assistito all’ennesima liturgia europeista officiata da un Benigni in formato “estremista europeista" (suo copyright): 4 milioni e 400mila spettatori costati la modica cifra di un milione di euro. Un investimento, diciamocelo, che fa sembrare il sogno europeo più un incubo per le nostre tasche.

Ma veniamo al cuore della contesa, a quel “manifesto di una spaventosa distopia anti-democratica” (Luca Ricolfi, Il Timone). Leggendo quelle quattro paginette, ci si imbatte in una critica alle conquiste dell’Occidente talmente naif da far rimpiangere i tempi in cui si credeva che i bambini nascessero sotto i cavoli. “Il liberalismo ha partorito nazionalismo, imperialismo, militarismo e totalitarismo”, tuonano da Ventotene. Un sillogismo zoppicante che ignora elegantemente come proprio le derive stataliste e illiberali abbiano condotto ai totalitarismi del XX secolo. È come accusare il termometro di causare la febbre! Come chiosa argutamente Alessio Cotroneo, Presidente dell’Istituto Liberale. Con lui si può concordare che il liberal-conservatorismo non è il padre del mostro fascista: è la sua prima vittima quando lo Stato si gonfia e divora tutto. Chapeau. E che dire della loro ossessione per l’uguaglianza materiale? L’isonomia, la parità di diritti e di fronte alla legge, non basta a questi paladini del livellamento. No, loro vogliono “tutti ricchi uguali”, un'aspirazione che ricorda un po’ la celebre battuta di Flaiano: “Comunista è colui che ha letto Marx. Anticomunista è colui che lo ha capito”. A Ventotene, evidentemente, si sono fermati alla lettura. La proprietà privata e il diritto di successione vengono definiti “parassitari”. Poco importa se ti sei spaccato la schiena per costruire qualcosa: se non lo dividi con il prossimo, sei un “ladro”. Un’etica da Robin Hood riveduta e corretta da un contabile sovietico. Come sottolinea Cotroneo, “non importa se hai lavorato per i tuoi soldi: sei un ladro se non li dividi con me”. Un’affermazione che fa tremare i polsi a qualsiasi onesto lavoratore, ma che fa la gioia di ogni burocrate ansioso di mettere le mani sulla ricchezza altrui.

La soluzione proposta? Un mega-Stato europeo con poteri illimitati, una sorta di Leviatano continentale capace di regolare e decidere tutto. Non l’Europa di Einaudi e Adenauer, intrisa di pragmatismo e rispetto per le sovranità nazionali, ma un Moloch burocratico che ci coccolerà "dalla culla alla tomba", senza però degnarsi di spiegarci chi pagherà il conto. Nazionalizzazioni a pioggia (decise, ovviamente, da loro, gli illuminati), redistribuzione delle terre, stipendi uguali per tutti seguendo il mercato (un ossimoro degno di un trattato di ossimorologia comparata), un welfare onnicomprensivo... Ma perché l'Europa, se queste meraviglie possono farle anche gli Stati nazionali? Ah, già, perché gli Stati nazionali, anche se all'inizio sono socialisti, tornano sempre liberali e democratici. Colpa, ovviamente, dei "capitalisti, dei generali e dei preti", mica del fatto che il socialismo, nella sua applicazione pratica, si è rivelato un disastro di proporzioni bibliche e che la gente, appena ha potuto votare liberamente, lo ha gentilmente rispedito al mittente.

Come diceva Mises, “la cosa peggiore che possa capitare a un socialista è che il suo Paese sia governato da socialisti che non siano suoi amici”. Un’amara verità che spiega molte dinamiche politiche, ieri come oggi. Insomma, si continuano a vedere gli stessi orrori – oppressione, guerra, dittatura – ma la diagnosi è diametralmente opposta. Buon senso vuole che il problema sia il potere in sé, e che vada quindi limitato e distribuito; i “sinistri” credono invece che il problema sia che il potere non è “nelle mani giuste”, ovvero le loro. Un abisso ideologico incolmabile che nega le evidenze, che mistifica le verità. Caso emblematico, l’imbarazzante – quanto ingiustificabile – tirata di capelli che il professor Prodi ha dato ad una giornalista che ha osato chiedere chiarimenti sui dogmi della sinistra.

Ecco allora che chi oggi sventola il vessillo di Ventotene contro Meloni, dunque, non sta difendendo la libertà. Si trova “dal lato opposto della barricata”, dalla parte di chi ambisce a sottomettere un intero continente a una “sciocca utopia”. Un manifesto, conclude Belpietro, per un’Europa di “burocrati e livellatori, non di cittadini liberi”. Dunque, o Ventotene o questa Europa non s’ha da fare? In realtà, la storia contemporanea insegna diversamente. L'Europa per cui gli statisti del tempo si sono prodigati (se n’è parlato qui, qui e qui), affonda le sue radici in un terreno ben più fertile e realistico. Si ispira alla saggezza pragmatica dei “veri padri fondatori” come Schuman, Adenauer e De Gasperi, uomini che, memori delle tragedie del passato, compresero la necessità di un'integrazione graduale, fondata sul rispetto delle sovranità nazionali e sulla cooperazione economica. Una visione che trova un solido fondamento nella Dottrina Sociale della Chiesa, la quale, pur sostenendo l’unità europea, mette in guardia dai pericoli di un centralismo eccessivo e promuove il principio di sussidiarietà, secondo cui le decisioni devono essere prese al livello più vicino possibile ai cittadini (cfr. Quadragesimo Anno, Pio XI). Come ricordava San Giovanni Paolo II, l'Europa deve essere un’unità nella diversità, un concerto di nazioni sovrane unite da un patrimonio di valori comuni (cfr. Atto europeo del 9 novembre 1982). Un’Europa che non ceda alla “tentazione di un potere centrale troppo forte”, ma che si ispiri piuttosto a modelli federali più decentrati, come quello svizzero, dove l'autonomia delle singole entità è un pilastro fondamentale.

In definitiva, la “boiata pazzesca” (cit. Galli della Loggia) di Ventotene rappresenta un’utopia centralista che mal si concilia con l’idea di un’Europa di libertà, di iniziativa individuale e di rispetto per le identità nazionali. Un’Europa che affonda le sue radici nella civiltà occidentale, nella tradizione giudaico-cristiana e nel pensiero aristotelico-tomista, e che guarda al futuro con la consapevolezza che – e questa citazione la voglio proprio rubare alle sinistre – “la libertà non è star sopra un albero, non è neanche un volo di un moscone, la libertà è partecipazione” (Giorgio Gaber). Partecipazione di cittadini liberi in nazioni sovrane, unite da un progetto di prosperità e di pace, non sudditi di un super-stato burocratico e livellatore. Ecco l’Europa che i popoli – per reazione, sempre più a destra – oggi vogliono rivendicare. E chi sventola Ventotene come un amuleto ideologico, beh, forse dovrebbe rileggerselo con un pizzico di sano spirito critico e una buona dose di ironia. Ricordandosi che a “renderci liberi” non sono le pianificazioni imposte dall’alto, ma la vitalità dei corpi intermedi che agiscono in sussidiarietà rispetto allo Stato.



Roberto
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2 commenti:

  1. L'Europa affonda le sue radici nella civiltà greco-romana e cristiana.
    Oggi sta (ri)diventando, complice una deriva nichilista, pagana e barbara. Già il novecento ha dimostrato un deciso imbarbarimento del continente sotto l'influsso delle ideologie nefaste di ispirazione marxista e socialista (anche il nazismo era nazional-socialismo). La situazione attuale è in significativo deterioramento anche a causa delle infauste effusioni e affinità elettive con il mondo del nuovo corso vaticansecondista.

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  2. Davvero, questa Europa con cui crescono le nuove generazioni viene spiegata attraverso ideologie ormai molto deboli e viene vissuta concretamente per mezzo di prassi burocratiche. Ad esempio se viene a conoscere l'Europa attraverso bandi, opportunità di finanziamento, speciali tipi di documenti digitali, regole sovranazionali riguardanti l'istruzione o l'impresa eccetera... tutti questi strumenti dimostrano come l'Europa in realtà non esista in senso ideale ma entra nella vita delle persone attraverso obblighi e incentivi economici. Sarebbe bello se almeno la direzione in cui portano regolamenti e incentivi fosse davvero illuminata da una consapevolezza superiore a quella dei piccoli politici di quartiere, che invece se non altro ci mettono la faccia, in carne ed ossa... sarebbe anche bello se il potere della centralizzazione venisse usato per buttare istantaneamente fuori dal mercato le grandi aziende che maggiormente inquinano producendo artefatti di qualità velenosa verso l'essere umano e annientando la concorrenza di piccoli artigiani e agricoltori che hanno conservato quel che resta di tradizioni millenarie...

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