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martedì 25 marzo 2025

Da più di mezzo secolo i sacerdoti e i fedeli tradizionali sono vittime di violenze indicibili…

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1178 pubblicata da Paix Liturgique il 24 marzo, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique (contact@veilleurs-paris.fr), riflette sulle violenze psicologiche e sulle ingiustizie subite dai fedeli e dai sacerdoti legati alla liturgia tradizionale negli ultimi sessantanni.

L.V.


Le sentinelle continuano per la 183ª settimana le loro preghiere per la difesa della Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (rue du Cloître-Notre-Dame, 10) dal lunedì al venerdì dalle ore 13:00 alle ore 13:30

Cari amici, il sito della Conférence des Évêques de France ci ricorda che, dal 2021, su richiesta del Santo Padre, ogni anno, e d’ora in poi il terzo venerdì di Quaresima, viene organizzata una sorta di giornata di pentimento. Si tratta di «una giornata di preghiera per le persone vittime di violenza sessuale e di abuso di potere e di coscienza all’interno della Chiesa. Nel 2025 si terrà venerdì 28 marzo» [QUI: N.d.T.].

Le Diocesi e le Parrocchie sono invitate a organizzare, insieme ai fedeli, uno o più momenti forti di memoria e preghiera per tutte le vittime. Questo tempo di Chiesa sarà anche utilizzato per sensibilizzare tutti sulla necessità di prevenire e agire per evitare tutte le situazioni pastorali e umane che possono portare a tutte le forme di abuso sui più fragili.

Mi rendo conto che sono principalmente interessate le vittime di abusi, a volte criminali e sempre deplorevoli, da parte di persone consacrate a Dio. Può anche accadere il contrario, anche se se ne parla molto poco: le persone consacrate possono esse stesse vittime di fedeli. Così, lo scorso 18 marzo, presso il Tribunale di Versailles, una parrocchiana di quarantun anni è stata condannata a dodici mesi di reclusione con sospensione della pena per aver molestato per diversi mesi il Parroco del gruppo parrocchiale della Valle di Chevreuse [QUI e QUI: N.d.T.].

Ma perché non si pensa ai fedeli e ai sacerdoti legati alla liturgia tradizionale che subiscono nella Chiesa, soprattutto in Francia, e da decenni, vere e proprie violenze psicologiche? O anche di più. Penso a quei sacerdoti allontanati, a volte privati del ministero, messi al bando dalle loro comunità e dalle loro Diocesi.

Per quanto riguarda i fedeli, l’elenco dei torti che subiscono, Sante Messe tradizionali cancellate, sacramenti proibiti, anche oggi, è interminabile. Per non parlare della mancanza di compassione e persino del disprezzo che i loro pastori vescovili mostrano loro. Ne è la prova questa sconcertante intervista concessa al quotidiano La Nouvelle République du Centre-Ouest di Tours, lo scorso 26 febbraio, da mons. Vincent Alexandre Édouard Élie Jordy, Arcivescovo metropolita di Tours, Vicepresidente della Conférence des Evêques de France, che è, insieme a mons. Dominique Julien Claude Marie Lebrun, Arcivescovo metropolita di Rouen, incaricato delle relazioni con le comunità tradizionaliste [QUI: N.d.T.], articolo analizzato da Jean-Pierre Maugendre, Direttore Generale di Renaissance Catholique [QUI; QUI su Paix Liturgique; QUI su MiL: N.d.T.].

Il titolo dell’intervista, Messes en latin sous surveillance [Messe in latino sotto sorveglianza: N.d.T.], ne dava il tono.

Nella sua gentilezza, l’Arcivescovo metropolita di Tours tollerava la celebrazione del vecchio rito. Tuttavia, chiarisce: «Le omelie non sono monitorate, ma ricevo un feedback. Sono molto attento». Il lettore, ansioso, vorrebbe saperne di più. Non sarà che le verità della fede vengono messe in discussione, che le eresie vengono propagate e diffuse liberamente? Ma no! La difesa della fede non è una delle preoccupazioni di mons. Jordy. Ciò che gli interessa sono «le posizioni sociali […] e politiche». Il problema è «uno zoccolo duro che è ancorato a una scelta di società che ci riporta al 1950 e secondo la quale il Cristianesimo deve essere ricreato». […]
Dovendo trovare una ragione apparentemente razionale per questo «fenomeno tradizionalista», mons. Vincent Jordy ne ha una: «Queste persone hanno soldi, conoscenze e know-how». Che rispondano a una sete di sacro, a un bisogno di certezze, a una conversione miracolosa o a un desiderio di mettere radici non sembra essere venuto in mente ai Vescovi. […] Nella sua intervista mons. Jordy omette di sottolineare che nei confronti dei tradizionalisti sta portando avanti una rigida politica di apartheid e di confinamento della «riserva indiana». Nell’Arcidiocesi di Tours, ad esempio, è impossibile sposarsi o far celebrare un battesimo o una Santa Messa secondo il rito tradizionale al di fuori dei luoghi in cui la Messa viene abitualmente celebrata. Questo porta i richiedenti a cercare un’altra Diocesi, a rivolgersi alla Fraternità sacerdotale San Pio X o a far celebrare la Santa Messa in una sala comunale a cento metri da una chiesa che è… vuota.

La lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 è stata l’occasione per un’intensificazione di quella che va ben definita una persecuzione di una parte dei Cattolici attraverso restrizioni, divieti, perpetuo malumore. A Tolone, a Quimper, ieri a Grenoble ecc. Penso che si dovrebbe creare, su impulso ad esempio dell’Union Lex Orandi, una sorta di Commission indépendante sur les abus sexuels dans l’Église (CIASE) che censirebbe questo tipo di violenze da sessant’anni, dalla fine del Concilio Vaticano II, una commissione indipendente sulle violenze inflitte ai tradizionalisti (CIVIT). Potrebbe chiedere un risarcimento morale ai Vescovi che si sono resi colpevoli di questo tipo di violenza o che l’hanno coperta.

Quindi suggerisco a tutti coloro che sono consapevoli di queste ingiustizie di dedicare venerdì 28 marzo un tempo di preghiera per questi Cattolici di seconda categoria, disprezzati, ignorati, trascurati, disprezzati. Questo è ciò che faremo noi che vegliamo e preghiamo davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, nell’Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar, 114, nel XIX arrondissement), il mercoledì alle ore 17:00, davanti all’Église Notre-Dame-du-Travail (rue Vercingétorix, 59, nel XIV arrondissement).

Echi della veglia: un sacerdote che esce dalla casa diocesana ci dice sorridendo: «Lo sapete, anche il card. Arthur Roche [Prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti] ha detto che non aveva nulla contro la liturgia tridentina…? Questo forse lascia intendere che siete stati ascoltati» [QUI; QUI su Paix Liturgique; QUI su MiL].

In unione di preghiera e amicizia.

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