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martedì 18 marzo 2025

Che cosa significa il messaggio del card. Arthur Roche, Prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti?

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1176 pubblicata da Paix Liturgique il 17 marzo, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique (contact@veilleurs-paris.fr), analizza l’intervista che il card. Arthur Roche ha rilasciato lo scorso 7 marzo al settimanale Catholic Herald ed in particolare commenta il passaggio in cui il Prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti parla della Santa Messa tradizionale, confondendola con la Messa moderna celebrata in lingua latina (ne abbiamo già scritto QUI su MiL).

L.V.


Le sentinelle continuano per la 182ª settimana le loro preghiere per la difesa della Santa Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (rue du Cloître-Notre-Dame, 10) dal lunedì al venerdì dalle ore 13:00 alle ore 13:30

Cari amici, avrete sicuramente letto alcuni commenti dell’intervista che il card. Arthur Roche, Prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, ha concesso, in occasione del suo giubileo sacerdotale, al settimanale londinese Catholic Herald, lo scorso 7 marzo (QUI) [QUI su MiL: N.d.T.]. In questa intervista, uno dei prelati romani più impegnati nella repressione della liturgia tradizionale dalla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 sembra mettere un po’ d’acqua nel suo vino. Vorrei ritornare sull’argomento cercando di analizzare al meglio le intenzioni di questo messaggio manifestamente molto studiato. Ricordo innanzitutto il contenuto delle parole del Cardinale.

Catholic Herald: Uno dei fenomeni che è diventato evidente nella Chiesa moderna è la devozione che i giovani hanno per la Santa Messa tradizionale, il Missale Romanum del 1962 promulgato da San Giovanni XXIII. Che consiglio darebbe a coloro che vogliono rimanere membri fedeli della Chiesa e amano la Santa Messa tradizionale, ma si trovano limitati nella partecipazione?
Card. Arthur Roche: Naturalmente è positivo che le persone vogliano far parte della Chiesa e non c’è motivo per cui non possano farlo. Non c’è nulla di sbagliato nel partecipare alla Santa Messa celebrata con il Missale Romanum del 1962. Questo è stato accettato fin dai tempi di San Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e ora papa Francesco.
Ciò che Papa Francesco ha detto nella lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes è che non è la norma. […]
Quello che mi interessa è il motivo per cui la gente si arrabbia quando gli altri celebrano la Santa Messa tradizionale. Penso che sia stato un errore. Mons. William Gordon Wheeler, Vescovo di Leeds, ha insistito affinché in ogni Decanato si celebrasse almeno una volta alla settimana una Messa in latino secondo il Novus Ordo. Ciò ha dimostrato una notevole saggezza.
Dal mio punto di vista, la celebrazione dell’Eucaristia, qualunque sia il Messale che si usa, dovrebbe essere molto nobile e caratterizzata da nobile semplicità.
Sento spesso dire: «Il card. Roche è contro la Messa in latino». Beh, se solo sapessero che la maggior parte dei giorni celebro la Messa in latino perché è la lingua comune per tutti noi qui. È la Messa del Novus Ordo in latino. Sono stato addestrato come chierichetto fino all’età di vent’anni, servendo la forma tridentina.

Diciamo prima che appare, ciò che già si sapeva, vale a dire: da un lato, che il card. Arthur Roche, che mette in primo piano la Messa in latino del nuovo ordinamento, non ha capito nulla o non vuole capire nulla del problema di fondo di questa discussione sulla riforma liturgica, che è dottrinale; e dall’altro, che è un «classico», che ama la liturgia celebrata correttamente (e che soffre molto per il menefreghismo di papa Francesco in questa materia). A ciò si aggiunga che il card. Roche qui parla solo della Santa Messa tradizionale, tollerata dalla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes, e non dei sacramenti, proibiti da Traditionis custodes.

Mi sembra che in questa intervista invii tre segnali. In primo luogo, è certamente ferito dall’essere preso di mira dai difensori della liturgia tradizionale che lo opprimono dalla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes e vorrebbe far loro sapere che non è così cattivo come si crede.

Inoltre, in questo periodo pre-pre-conclave che la Chiesa sta vivendo da quando papa Francesco è stato colpito da una grave malattia polmonare, vuole far sapere, per ogni evenienza, che lui stesso è «in riserva della Chiesa». E in ogni caso, è pronto a mettersi d’accordo con un nuovo Pontefice che sarebbe un liberale di sinistra, del tipo del card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo metropolita di Bologna e Presidente della Conferenza episcopale italiana, che si sa lascerebbe ampie libertà alla tradizione. «Non c’è nulla di sbagliato nel partecipare alla Santa Messa celebrata con il Missale Romanum del 1962», dice ora il card. Arthur Roche, senza aggiungere immediatamente come ieri che, se ci si trovasse in questo caso, bisognerebbe istruirsi senza indugio e formarsi per rientrare nei ranghi della liturgia del Concilio Vaticano II.

Infine, e questo mi sembra il più interessante, il card. Arthur Roche sembra prendere atto, in modo realistico, dell’esistenza incomprimibile della Santa Messa tradizionale. Il motivo della riforma liturgica è espresso da lui in modo debole:

Per ottime ragioni, la Chiesa, attraverso la legislazione conciliare, ha deciso di allontanarsi da quella che era diventata una forma eccessivamente elaborata di celebrare la Santa Messa.

Si è ben lontani dalla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes, che afferma che la nuova liturgia è «l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano», contraddicendo direttamente la lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum, che diceva il contrario. Siamo soprattutto al di sotto di ciò che ha detto lo stesso card. Arthur Roche, spiegando, durante una trasmissione dell’emittente radiofonica BBC Radio 4, che le restrizioni alla Santa Messa tradizionale rispondevano a un cambiamento nella teologia della Messa [QUI: N.d.T.]:

Sapete che la teologia della Chiesa è cambiata. Prima il prete rappresentava, a distanza, tutto il popolo. Erano incanalati, per così dire, attraverso questa persona che celebrava da sola la Santa Messa. Non è solo il prete che celebra la liturgia, ma anche coloro che sono battezzati con lui. E questa è un’affermazione enorme.

Tutto sta accadendo oggi come se, facendo buon viso a cattivo gioco, il card. Arthur Roche ritenesse che ci stessimo realisticamente dirigendo verso una tregua inevitabile. Proprio ieri sono state vietate numerose Sante Messe tradizionali, in particolare quella della 4ª Peregrinación Nuestra Señora de la Cristiandad - España (da Oviedo a Covadonga) nella Basílica de Santa María la Real di Covadonga il 29 luglio 2024. Ma oggi, dopo che mons. Philippe Maurice Marie Joseph Christory, Vescovo di Chartres, ha consultato Roma, la Santa Messa del lunedì di Pentecoste del 43ᵉ Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres) è consentita. E il card. Roche dice e pubblica, non stiamo sognando: «Non c’è nulla di sbagliato nel partecipare alla Santa Messa celebrata con il Missale Romanum del 1962».

E se prendessimo alla lettera l’Eminentissimo Cardinale responsabile della liturgia conciliare? Formato come chierichetto fino all’età di vent’anni alla Santa Messa tridentina, ritenendo che la Messa in latino nuovo Ordo valga la Santa Messa in latino antico Ordo – e di conseguenza, logicamente, che la Santa Messa antico Ordo valga la Messa nuova – perché non dovrebbe celebrare la Santa Messa tradizionale in qualche occasione? Forse è troppo pericoloso, perché come molti sacerdoti che hanno fatto questa forte esperienza, ci prenderebbe gusto e non potrebbe più celebrare la nuova Messa… In ogni caso, senza scherzare affatto, prendiamo buona nota per il futuro delle parole pronunciate dal card. Arthur Roche.

Perché se «non c’è nulla di sbagliato nel partecipare alla Santa Messa celebrata con il Missale Romanum del 1962», questa Santa Messa è ancora vietata a Parigi nell’Église Notre-Dame-du-Travail, nell’Église Saint-Georges di La Villette, nell’Église Saint-François-Xavier ecc. Per questo motivo, Eminenza, vegliamo e preghiamo davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, nell’Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar 114, nel XIX arrondissement), il mercoledì alle ore 17:00, davanti all’Église Notre-Dame-du-Travail (rue Vercingétorix 59, nel XIV arrondissement).

Echi della veglia: Una grazia di Quaresima? Una delle nostre sentinelle si è trovata di fronte a un Vescovo che usciva dalla casa diocesana… e per una volta un Vescovo si è mostrato sorridente e semplicemente normale, come se fossimo Cattolici «come gli altri», il che è piuttosto raro: grazie per le vostre preghiere e per il vostro sorriso, mons. Maurice Le Bègue de Germiny [Vescovo emerito di Blois].

In unione di preghiera e amicizia.

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