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giovedì 9 gennaio 2025

Il mondo “liberal” condanna il Natale: teme che l’uomo possa conoscere la Via della salvezza #300denari

Cari amici del blog “300 denari”, la new wave ecologista – ampiamente sostenuta dal c.d. mondo “liberal” e che trova sempre più spazio in ambienti ecclesiastici – è tanto green quanto il Grinch (noto personaggio di fantasia della penna Theodor Seuss Geisel): oltre al colore, li accomuna l’odio per il Santo Natale, facendo di tutto per eliminare i relativi simboli, regali e momenti di familiare convivialità. Simboli che ci ricordano che Dio stesso ha donato il proprio Figlio per la salvezza dell’umanità e che l’uomo da solo non si salva ma ha bisogno dei propri familiari e fratelli (oltre, ovviamente, che della grazia di Dio).

Non si tratta di accuse gratuite o mere congetture.

Come illustrato in un recente scritto di Stefano Magni (su La Nuova Bussola Quotidiana – qui), svariati giornali liberal di matrice anglo-americana nel corso del passato mese di dicembre hanno dato vita a una corale critica al Santo Natale con plurime argomentazioni:
  • si principia da quelle di matrice “ecologista-green” (che non possono mai mancare) con un articolo del Guardian secondo cui «almeno nel Regno Unito nel giorno di Natale le emissioni pro-capite di CO2 aumentano di 23 volte.
    Lapidario il giudizio sin dalle prime parole: “Questo carnevale dei consumi ha un costo”. In termini di emissioni: “Le emissioni generate da ogni adulto per tutti i viaggi, i regali, l'energia, le decorazioni, il cibo, le bevande e i rifiuti associati al culmine del carnevale annuale del consumismo ammontano a 513 kg di CO2 equivalente (CO2e), secondo l'analisi. Le emissioni medie giornaliere di un adulto del Regno Unito sono di circa 22 kg di CO2e”. Dunque circa 23 volte quel che si emette in un giorno qualsiasi nel resto dell’anno. Il Natale “scalda” e per questo l’ambiente scientifico lo maledice, nel nome della sostenibilità. Il Guardian sottolinea che “I regali sono i maggiori contributori del totale, pari al 93% delle emissioni”. La conclusione: guai a fare regali a Natale, lo dicono anche i “cattolici contro il cambiamento climatico” intervistati, per i quali il vero spirito del Natale è la povertà, non l’acquisto di doni»;
  • per proseguire con quelle di matrice psicologico-sociale (offerte dal Washington Post) secondo cui il Natale è «meglio festeggiarlo da soli, lontano dal parentado, per “dedicare un po’ di tempo al proprio benessere personale”»;
  • financo a spingersi, infine, a dare voce a trite tesi teologiche (così il New York Times) volte a mettere in discussione la Verginità della Madonna sostenendo che «Gesù sarebbe nato da una violenza carnale ad opera di un soldato romano chiamato “Pantera”».
Le critiche “green” (rectius, “Grinch”) al Natale, sebbene non nuove, hanno una valenza e finalità ben più profonde.

Chiariamo che il Santo Natale non è la festa dei regali, tuttavia, è giusto che ci siano. Come segnalato in un recente post del blog Messa in latino (qui), ne “La teologia dei regali di Natale” Gilbert Keith Chesterton ci chiarisce il tema: «La più enorme e originale delle idee alla base dell’Incarnazione è che una buona volontà s’incarni; che venga, cioè, messa in un corpo. Un regalo di Dio che può essere visto e toccato: se l’epigramma del credo cristiano ha un punto essenziale è questo. Lo stesso Cristo è stato un regalo di Natale. Una nota a favore dei regali materiali di Natale è stata buttata giù persino prima della Sua nascita, con i primi spostamenti dei saggi dell’Oriente e della stella: i Tre Magi giunsero a Betlemme portando oro, incenso e mirra. Se avessero portato con sé solo la Verità, la Purezza e l’Amore non ci sarebbero state né un’arte né una civiltà cristiana». L’indistinto j'accuse ai regali di Natale per un “mondo (pretesamente) più sostenibile”, al fondo, ha il chiaro scopo di farci scordare che con il Natale facciamo memoria del più grande regalo che l’uomo abbia ricevuto.

Ancora, criticare la convivialità del Natale indirizza l’uomo sempre più verso una triste e autoreferenziale esistenza monade, il cui obiettivo sarebbe quello di una ricerca del miglior “benessere personale”.

Infine, mettere (rectius, provare a mettere) in dubbio la Verginità di Maria mira a negare la divinità di Gesù, quale figlio di Dio-Padre incarnatosi per la salvezza dell’uomo.

Perché il Natale e la sua simbologia sono segno di grande scandalo per l’uomo moderno, tant’è che ogni scusa è buona (anche quella green) per eliminarlo?

Domenico Airoma in una profonda riflessione natalizia (pubblicata dal Centro Studi Rosario Livatino – qui) ha osservato: «Cosa ci racconta il Natale se non un incrocio abbacinante, fra la storia e l’Eterno, fra il tempo dell’uomo e quello di Dio?
Cosa affascina credenti e non credenti se non quel mistero di un Dio che si fa uomo – e piccolo d’uomo! – assumendo su di sé ogni debolezza umana, tranne il peccato, insomma, incarnandosi?
Ebbene, è proprio questo incarnarsi che è scandalo per questo tempo.
Se c’è una dominante, infatti, in questo cambio d’epoca che stiamo vivendo, essa è proprio la dis-incarnazione.
L’uomo occidentale – e con esso tutti quei mondi che ne hanno subito l’influenza – sperimenta oggi gli esiti di un lungo processo di scarnificazione dell’umano, di progressivo esilio dell’uomo dal reale e dal suo stesso corpo.
L’esaltazione dell’autodeterminazione ha ridotto la libertà a liberazione da ogni limite, il gender ha cancellato il sesso, la ricerca della vitalità autosufficiente ha rimosso le vite deboli, la divinizzazione dell’ambiente ha esiliato l’uomo, l’intelligenza artificiale rischia di separare mente e cuore. (…)
Cosa ci dice, infatti, quel Bambino se non che perché l’amore sia vero e credibile non può che immedesimarsi con la persona amata, assumendosene tutte le angosce? Cosa ci testimonia se non che ogni strada verso l’autentica felicità non può mai essere percorsa in solitudine? Cosa ci ricorda se non che abbiamo bisogno gli uni degli altri? A cosa ci invita, dunque, se non a ripartire da quel che siamo? Cosa ci rammenta, in definitiva, se non la verità sull’uomo?
Il Natale è allora anche l’invito ad una rinascita.
Dinanzi a quel Bambino siamo chiamati a “reincarnarci”. A riassumere, cioè, in pienezza tutta la nostra umanità, a partire proprio dal nostro corpo».

Disvelate le vere finalità dei maître à penser dell’ideologia liberal-green, è di tutta evidenza, parafrasando un noto passo del Sacre Scritture che nessuno può pretendere di servire tali maestri e Dio «perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro».



Filippo
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