Il giornale online La Voce di Ivrea ha pubblicato qualche giorno fa questo interessante pezzo sul "pensionamento" di mons. Aldo Cerrato, ormai Vescovo emerito di Ivrea, la cui rinuncia per sopraggiunti limiti di età è stata prontamente accettata senza concedere nemmeno un pochino di proroga. Pensiamo che sia utile proporlo alla lettura dei nostri Amici, non solo per rendere omaggio ad un presule che, nel bene e nel male, forse avvalendosi di eccessiva prudenza, si è comunque mantenuto nel solco dell'ortodossia (il che, dati i tempi che corrono, non è poco), ma anche, se non soprattutto, perché offre utili spunti di riflessione che vanno ben oltre l'ambito della diocesi piemontese, e che ci consentono di comprendere meglio ciò che sta accadendo, ormai da anni, nella Chiesa.
Edoardo Cerrato, vescovo incompresoUn episcopato segnato dalla fedeltà al messaggio di Cristo, ma frainteso e ostacolato dalle correnti interne alla ChiesaDomenica 29 dicembre, monsignor vescovo Edoardo Cerrato ha aperto in cattedrale l'Anno giubilare e, nell'occasione, si è congedato dalla diocesi di Ivrea, nella quale aveva fatto il suo ingresso il 7 ottobre 2012. Si conclude così un episcopato per alcuni aspetti emblematico della situazione della Chiesa.In questi giorni, un amico ultrasettenne, vispo e arzillo, come molti suoi coetanei, già impegnato politicamente a sinistra e ancor oggi attivo e instancabile, un cattocomunista convinto e, ça va sans dire, un nostalgico bettazziano, mi diceva che, secondo lui, monsignor Cerrato non avrebbe lasciato traccia. Pertanto, è come se non fosse esistito, in quanto non è mai intervenuto nell'agone politico e non si ricordano suoi particolari gesti pubblici.In una Chiesa dove l'annuncio è ridotto a una serie di indicazioni per migliorare il mondo, la fede a un impegno socio-caritativo per risolvere i problemi del pianeta, e i dieci comandamenti scambiati con l'Agenda ONU 2030, vi è, in questo giudizio, non solo un'incomprensione totale del ministero del pastore eporediese che si congeda, ma, più in generale, di quello che dovrebbe essere la missione propria del vescovo quale successore degli apostoli.Qualche giorno dopo, in un'intervista, Massimo Cacciari, non quindi un «indietrista» qualunque o un tradizionalista, definiva «tragico» il pontificato di Francesco, il quale, dando la scristianizzazione per scontata, parla sempre di periferie e poneva una domanda: «D'accordo, ma come si fa? Che senso ha parlare di periferie se viene meno il centro?».Ma che cos'è il centro per un cristiano se non la fede, se non Gesù Cristo, unico e necessario Salvatore di tutti gli uomini?Ecco, annunciare Cristo in un contesto di avanzata secolarizzazione – anche nella Chiesa – e senza inginocchiamenti davanti al mondo, è stata la cifra dell'episcopato di monsignor Edoardo Cerrato. E proprio per questo, è stato assolutamente e pregiudizialmente non capito, sia ad extra che ad intra.Sotto questo profilo, si comprende l'ostilità sorda e implacabile nei suoi confronti, ingaggiata da quella frangia legata a una visione mitica del Concilio, declinata non come riforma nella continuità dell'unico soggetto Chiesa, ma come rottura e discontinuità (Benedetto XVI). Molti sarebbero, in proposito, gli episodi da raccontare, ma, per carità di patria – anzi, di Chiesa – ce ne asteniamo. Va però detto che, assediato dall'ala marciante dei nostalgici e dalle «suocere», mai prive di megafoni, monsignor Cerrato era diventato, negli anni, una specie di «sorvegliato speciale», accentuando quindi la sua circospezione e prudenza e anche, ci sia permesso, la sua ondivaghezza.Nel messaggio di congedo alla diocesi, egli cita due documenti di papa Francesco: il primo, all'inizio del suo servizio a Ivrea, è la Lettera Apostolica Porta fidei con le sue chiare indicazioni; il secondo è la recente enciclica Dilexit nos, nella quale il papa afferma che «non c'è nulla da aggiungere all'unico sacrificio redentore di Cristo, se non prolungarlo, attraverso la Chiesa, nei secoli». Alle menti obnubilate da un cristianesimo ridotto a prassi e a mera azione sociale, impegnato a «sognare eresie», queste parole suonano non solo oscure, ma prive di significato. Eppure esse sono il Centro, inteso come il fondamento della nostra fede, senza il quale ogni sforzo è vano.Ci pare questo – il ritorno a Gesù Cristo, Centro originario e sorgivo della fede – l'eredità che, pur con tutti i suoi limiti, monsignor Cerrato ci lascia.Frà MartinoChi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconta di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E non è una santa messa ma di sicuro una gran bella messa, Amen
Per gli uomini di chiesa e a qualsiasi titolo bisogna fare attenzione a non stuzzicare l’ira e la barbarie dei rapporti umani, di Bergoglio
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