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martedì 7 gennaio 2025

Scherzi da prete ad Aosta. Sconcerto per il pessimo show di 4 sacerdoti

Preti da trivio in Val d'Aosta.
QUI e sotto il video della trasmissione di Aosta.
Almeno  in questa occasione il Vescovo  di Aosta Mons. Franco Lovignana, in qualche modo, è intervenuto (QUI il Comunicato Stampa  del 31 dicembre scorso).
Luigi C.

Eusebio Episcopo, Lo Spiffeo, 5-1-25

 Nei giorni precedenti il Natale, la diocesi di Aosta è stata scossa da un episodio di cronaca che in sé non avrebbe alcun particolare significato, se non segnalasse lo stato in cui versa quello che rimane di un clero che un tempo era famoso per pietà e cultura. Alcuni sacerdoti valdostani sono stati ospiti del popolare podcast “Illumina Aosta”, condotto da Luca Dodaro, che al suo format invita spesso i rappresentanti di varie categorie professionali. Questa volta è toccato a un quartetto di preti locali che non si sono fatti pregare di sicuro per dare sfoggio della loro resa al mondo e al suo più vieto mainstream. Il titolo era già indicativo: “Lo Show dei preti”, dove don Daniele Borbey, parroco di Introd, Valsavaranche, Rhêmes-Saint-Georges e Rhêmes-Notre-Dame, don Alessandro Valerioti, parroco di Saint-Denis, Chambave e Diémoz di Verrayes, don Jean-Claude Bizindavyi, parroco di Charvensod e Pollein e don Diego Cuaz, parroco di Sarre e Chesallet hanno affrontato, tra sguaiataggini, grossolanità e sghignazzando in continuazione, vari temi ecclesiali quali i funerali in cui dimenticano i nomi dei defunti, Nostro Signore e il suo uso del dentifricio, i Sacramenti ecc. dando per scontato che insulsaggini e doppi sensi, siano ormai il vissuto quotidiano dei pochi fedeli che ancora frequentano le chiesa e vi si debba quindi adeguare.

Il video ha avuto sui social un successo strepitoso, (oltre 500 mila visualizzazioni) tanto da essere ripreso da “Striscia la notizia” che sostituisce ormai, per una buona parte della popolazione, i notiziari televisivi, con la messa in onda di alcuni spezzoni dello show dei pretacchioni. In particolare, nella rubrica “I nuovi mostri” del 21 dicembre, ha destato una certa impressione il momento in cui uno di loro prende in giro una signora che si era andata a confessare ricevendo come risposta: «Ma che caxxo sei venuta a fare». Insomma, i Sacramenti sono vecchiume sui cui scherzare, occorre rinnovarsi con un linguaggio e un contenuto adatto ai tempi e ai giovani.

Lo stesso giorno, sul quotidiano della Cei Avvenire Guido Mocellin, si sperticava in lodi al conduttore del podcast (oggettivamente bravo) e dei suoi ospiti preti i quali, «tra candore, disincanto e realismo, restituiscono una nitida immagine di fedeltà alla propria vocazione». Ci sono volute le domande sorprese dei fedeli “indietristi” – mentre il video diventava virale – perché Sua Mellifluità, monsignor Franco Lovignana, vescovo di Aosta, decidesse di esprimersi sul fatto nel suo messaggio del 31 dicembre. Lo ha fatto con il suo stile, quello tipico dei documenti del Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana degli anni che furono, dove ogni interpretazione era sempre possibile. Così fra le altre cose, ha fatto un cenno anche allo show dei suoi preti dicendo che essi vi hanno partecipato in buona fede cercando di mostrare «un volto simpatico della fede». Tuttavia, «le risate scomposte, il linguaggio volgare e grossolano sono direttamente offensivi verso la sacralità della vita ecclesiale» e per questo motivo si è scusato con chi si fosse sentito urtato nella sua sensibilità. Troppo poco e troppo tardi.

A proposito di giovani, una domanda sorge spontanea, al di là di qualsiasi giudizio morale o moralistico: perché mai un giovane dovrebbe intraprendere la via della vita cristiana o quella accidentata del sacerdozio cattolico per poi ridursi – inutili a Dio “e a’ nemici sui” – a una simile coglionaggine? C’è infine poi da domandarsi per quale motivo l’8 per mille debba essere devoluto dai fedeli per il sostentamento di una “professione” che non appare molto diversa, stando al podcast, da quella del tronista o del partecipante ai talk show e che, per dirla con monsignor vescovo, non rinvia a nulla di sacrale, ma solo al desolatamente umano. Diverso ancora è il problema della formazione sacerdotale, ma qui il tema travalica di gran lunga i confini della Valle d’Aosta.
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