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Presentazione del colloquio
Prof. Rubén Peretó Rivas
Il Centro Internazionale di Studi Liturgici (CIEL) si è dedicato, nel corso della sua storia quasi trentennale, a incoraggiare e promuovere lo studio della liturgia, intesa non solo come parte integrante della vita e della spiritualità cristiana, ma anche come disciplina scientifica.
Uno degli aspetti della liturgia che è stato studiato con interesse negli ultimi anni è la sua dimensione sensibile. Più avanti presenteremo un progetto di ricerca in tal senso nel quale participiamo.
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Rabano Mauro fornisce una definizione della liturgia che ne sottolinea il carattere sensoriale, costituito da tutti gli elementi che la compongono, compresa la dimensione sonora. Qui, tutti questi elementi appaiono come “luoghi” di espressione del sacro, destinati a servire come
mezzo per esprimere il sacro e come modello per coloro che partecipano alla liturgia, incoraggiandoli a diventare “immagine” del tempio di Dio e a coltivare gli ornamenti del loro cuore, che si riflettono nel rito, in particolare nel suono e nelle immagini. Per Rabano Mauro, la liturgia non deve essere considerata semplicemente in termini di testi sacri, ma anche nel suo aspetto “multidimensionale”, con la sua sensorialità e la sua realtà “performativa”, in cui i vari elementi visivi e sonori appaiono come elementi costitutivi del rito.Il rito diventa allora l'espressione della costruzione del tempio interiore che ogni cristiano e ogni uomo deve intraprendere nel profondo del suo essere per diventare “immagine” del tempio di Dio e contribuire alla realizzazione del piano divino, cioè alla costruzione del tempio della Chiesa. Così, l'uomo che costruisce il proprio tempio interiore sulla base dei vari elementi sensoriali del rituale sta imitando o seguendo le orme del “Saggio Architetto”, in parole del autore.
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I teologi del Medioevo hanno espresso una concezione molto particolare della dimensione sonora della liturgia attraverso la nozione di “buona tonalità” o “giusta tonalità”. Nel IX secolo, Walafrido Strabone, nel suo grande trattato sulle “cose liturgiche” - uno dei principali commenti alla liturgia del periodo carolingio, insieme agli scritti di Amalario di Metz - propone una lettura della dimensione sonora della liturgia in stretta relazione con l'allegoria biblica, una lettura fortemente segnata dalla concezione performativa dei riti in generale e dei “diversi modi di pregare e della diversità delle voci”, per usare le parole dell'esegeta carolingio.
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Questo tipo di studi, come quello che ho appena citato relativo alla dimensione e all'importanza degli elementi sonori nella liturgia, ci mostrano la necessità e l'importanza del lavoro che ci siamo prefissati al CIEL. Proprio per questo motivo, vi ringraziamo per esservi uniti a noi in questa occasione.