Le nuove linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la formazione degli assistenti spirituali nei luoghi di cura segnano un cambiamento epocale e inquietante nella pastorale sanitaria. Queste direttive, sotto l'apparente auspicio di promuovere una maggiore professionalità e inclusività, di fatto cancellano ogni riferimento alla cattolicità e ai sacramenti. Il cappellano d'ospedale, figura storicamente radicata nel contesto sanitario, viene sostituito da un assistente spirituale laicizzato, che può esercitare solo previa una formazione standardizzata. Questa trasformazione non è solo una perdita per la Chiesa, ma anche un pericolo per la dignità spirituale dei malati.
Tutto è vita: spiritualità o caos?
Un esempio emblematico di questa deriva è il corso “Tutto è vita”, che rappresenta il nuovo standard per la formazione degli assistenti spirituali in Italia. Questo programma offre una visione sincretista della spiritualità, in cui tutte le religioni sono poste sullo stesso piano. Vi partecipano figure come Losan Gompo, monaco buddhista, e Guidalberto Bormolini, monaco, antropologo, tanatologo, ricercatore di Spiritualità, e che rappresenta un cristianesimo che va ben oltre l'ecumenismo. La spiritualità viene qui ridotta a una nebulosa indistinta, priva di riferimenti verticali o trascendenti. In un contesto in cui la maggioranza dei malati italiani è ancora cattolica, questa “inclusività” risulta essere un grave tradimento delle loro esigenze spirituali.
La pastorale sanitaria stravolta
La strategia dell'OMS appare chiara: sostituire il cristianesimo con un umanismo spirituale globalizzato. Questo processo avviene in cinque tappe:
1. Ridefinizione di Dio e sua reificazione.
2. Svalutazione della religiosità a favore di una generica spiritualità.
3. Emarginazione della Chiesa cattolica.
4. Sostituzione dei ministri della Chiesa.
5. Creazione di figure professionali laicizzate e standardizzate.
L’adozione di un modello olistico per rappresentare i bisogni del malato – non più una piramide che culmina nel bisogno spirituale, ma un grafico a torta che pone tutto sullo stesso piano – è un chiaro sintomo del relativismo contemporaneo. Questa “ordinalità” elimina ogni verticalità, negando implicitamente la trascendenza di Dio.
Il ruolo della Chiesa: tra indifferenza e complicità.
Di fronte a questa minaccia, la Chiesa cattolica ha dimostrato una preoccupante tiepidezza. Invece di opporsi fermamente, sembra accettare passivamente la marginalizzazione della sua missione essenziale nei luoghi di cura. Questa mancanza di resistenza si colloca in un contesto più ampio di ambiguità pastorale, già criticata nella "Centesimus Annus" di Giovanni Paolo II, che ricorda come “la libertà religiosa è il cuore stesso dei diritti umani” (n. 47). Non opporsi significa di fatto contribuire alla secolarizzazione del sacro.
Il bisogno spirituale depotenziato.
Il bisogno spirituale, che dovrebbe essere l’espressione di una relazione con un Dio personale e trascendente, è stato ridotto a una delle tante esigenze umane. La spiritualità diventa un semplice anelito individuale, privo di trascendenza, e Dio viene trasformato in una costruzione soggettiva. Questa visione relativista svuota i sacramenti del loro significato, eliminando la Confessione e l’Unzione come mezzi di grazia e riducendo il perdono a un esercizio di autogiustificazione. Come ricordato dalla "Caritas in Veritate", “Una società senza valori spirituali e morali sarebbe presto una comunità senza speranza” (n. 17).
La necessità di un risveglio.
È urgente che la Chiesa cattolica recuperi il suo ruolo profetico e denunci con forza questa deriva. L’assistenza spirituale non può essere ridotta a un protocollo standardizzato; deve restare un ministero sacro, che testimonia la presenza di Cristo accanto ai sofferenti. La pastorale sanitaria è una missione essenziale, non un'opzione accessoria. Come sottolineato nella "Evangelium Vitae", “Nessuno, di fronte al mistero del dolore e della morte, può rimanere neutrale” (n. 87).
La sfida della spiritualità senza trascendenza
L'evoluzione contemporanea nel rapporto tra spiritualità e religiosità pone interrogativi cruciali, soprattutto quando tali concetti vengono separati in maniera arbitraria e funzionale. Questa separazione, già consolidata in molte prassi sanitarie e culturali, tende a smantellare l'idea di una verità rivelata a favore di una spiritualità neutrale e universale, svuotata del riferimento a Dio. Come avvertiva Benedetto XVI nella "Deus Caritas Est", “La carità che non si radica in Dio diventa una solidarietà priva di anima” (n. 31).
La neutralità apparente: una trappola pericolosa
L’idea di una spiritualità "neutra" e inclusiva, per quanto affascinante, cela un rischio profondo: la progressiva erosione della dimensione verticale della vita umana. La neutralità, presentata come un valore, si rivela in realtà una forma di relativismo che indebolisce ogni riferimento alla verità assoluta. Le religioni vengono ridotte a strumenti culturali, private della loro natura salvifica e del loro ruolo di guida verso la trascendenza. La mancata denuncia di queste dinamiche da parte del Magistero attuale è fonte di sconcerto e di amarezza.
E noi ci chiediamo: ma la Chiesa, dov’è?
In questo scenario, la Chiesa è chiamata a una riflessione profonda e a un'azione coraggiosa. Ma tutto sembra tacere. È necessario riaffermare il ruolo insostituibile dei suoi ministri nell'accompagnare i morenti, non solo come portatori di conforto, ma come testimoni della speranza cristiana. La costruzione di Hospice cattolici, svincolati dalle logiche secolari e finanziati attraverso la carità e la Provvidenza, potrebbe rappresentare una risposta concreta a questa sfida. Come ricorda Michael Novak, “La libertà economica e religiosa sono gemelle inseparabili, necessarie per un ordine sociale giusto”.
Roberto
È terribile! Nei momenti di maggior bisogno di conforto, benedizioni, confessioni e in punto di morte l'estrema unzione ti piazzano un pinco pallino? Me ne sto bella e buona da sola con il buon Dio!
RispondiEliminaSia anche valido per il presidente del vaticano, anzi sopratutto, già che tutte le religioni per lui sono uguali.