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sabato 6 agosto 2022

Alla scoperta dei membri del Coetus internationalis Summorum Pontificum (CISP) #8 Una Voce Italia #sumpont2022

La preparazione dell’11º Pellegrinaggio internazionale Populus Summorum Pontificum (QUI l’annuncio su MiL, QUI il secondo articolo) continua e speriamo di vedervi in molti a Roma il 28, 29 e 30 ottobre 2022.
Dopo aver conosciuto l’associazione Nuestra Señora de la Cristiandad - España (QUI), la Fœderatio Internationalis Una Voce (FIUV) (QUI), il blog Senza Pagare (QUI), l’associazione Una Voce France (QUI), l’associazione Latin Mass Society (QUI), l’associazione Notre Dame de Chrétienté (QUI) ed il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum (CNSP) (QUI), continuiamo la presentazione dei membri del Coetus internationalis Summorum Pontificum (CISP) e oggi – con l’intervista di Christian Marquant, presidente del CISP – diamo la parola al nostro grande amico Fabio Marino che ci presenta l’associazione Una Voce Italia, organizzazione fondatrice del pellegrinaggio romano che opera in Italia per la difesa della lingua e della musica tradizionale nella liturgia cattolica e per la libertà di la tradizionale Messa in Chiesa.

L.V.

Può presentarci Una Voce Italia?

Una Voce Italia, associazione per la salvaguardia della liturgia latino-gregoriana, è stata fondata a Roma il 7 luglio 1966, nell’ambito del movimento Una Voce che aveva visto la nascita di analoghe associazioni in Francia e altri paesi.
La fondazione fu ispirata, promossa, sostenuta dalla poetessa Cristina Campo (Vittoria Guerrini) che rivendicò la grandezza dello spirito italiano a fronte della decadenza civile, morale e religiosa del secolo XX.
Il duca Filippo Caffarelli, primo presidente dell’associazione, partecipò alla fondazione della Foederatio Internationalis Una Voce (FIUV), formalizzata nel 1967.
Presto si costituirono sezioni dell’associazione romana in alcune tra le principali città d’Italia.
Lo scopo di Una Voce Italia, secondo l’articolo 1 dello Statuto, era “di difendere la lingua e la musica tradizionali nella liturgia della Chiesa romana, e fuori di essa in piena conformità con le costituzioni liturgiche e conciliari”.
Dopo la riforma liturgica che portò all’ordo Missae di Paolo VI, è stato precisato in assoluto il proposito di difendere “la tradizione liturgica latino-gregoriana della Chiesa cattolica”, quindi promuovere l’uso del messale e di tutti i libri liturgici antichi, della musica sacra e di ogni altra forma ed elemento liturgico tradizionale (articolo 3 dello Statuto attuale).
L’associazione ha sempre rivendicato che i cristiani possano celebrare e partecipare alla Messa e alla liturgia tradizionale, ha promosso e organizzato ove possibile la celebrazione della Messa tridentina, ha coordinato nelle diocesi italiane la richiesta dell’applicazione dell’indulto di san Giovanni Paolo II del 1984 e del Motu proprio Ecclesia Dei del 1988, ha promosso la effettiva applicazione del Motu proprio Summorum Pontificum del 2007 di Benedetto XVI e continua a sostenere oggi il diritto alla Messa tridentina nella attuale vigenza del Motu proprio Traditionis custodes di Francesco.
Una Voce Italia dal 1970 ha pubblicato e pubblica ininterrottamente un notiziario per informare i suoi soci e tutti gli interessati alla Messa tridentina sulla possibilità di parteciparvi e delle iniziative del movimento Una Voce per la sua salvaguardia e promozione. Nel maggio 2022 è stato presentato un numero speciale del periodico per il cinquantesimo anniversario di Una Voce Notiziario.


Perché siete attaccati alla liturgia tradizionale?

La liturgia romana tradizionale garantisce la piena fedeltà alla dottrina cattolica, in particolare alla dottrina eucaristica ribadita dal Concilio di Trento, perché la legge della preghiera stabilisce la legge della fede. Questa liturgia è appartenuta e appartiene all’esperienza religiosa e spirituale di milioni di persone, ciò che per generazioni è stato ritenuto sacro non può essere del tutto proibito o giudicato dannoso (Benedetto XVI).
Inoltre la Messa romana tradizionale appartiene alla cultura universale non meno di quanto appartenga alla Chiesa e ai fedeli: si andrebbe incontro a una tremenda responsabilità di fronte alla storia dello spirito umano se non si consentisse a lasciar vivere questa Messa romana tradizionale, sia pure a fianco di altre forme liturgiche.


Perché siete membri del CISP?

Nel luglio del 2012 fu chiesto a Una Voce Italia di partecipare e dare accoglienza a una riunione in Roma per organizzare un pellegrinaggio internazionale con la celebrazione della Messa tridentina alla basilica di S. Pietro in Vaticano.
La riunione, infatti, ebbe luogo in una sala messa a disposizione da Una Voce Italia in prossimità della sua sede.
In quell’occasione fu deciso di organizzare il pellegrinaggio a San Pietro a novembre dello stesso anno e fondare un comitato internazionale che lo organizzasse anche negli anni avvenire. Tale comitato è il Coetus Internationalis Summorum Pontificum (CISP).
Una Voce Italia ha ritenuto e ritiene molto importante fare celebrare annualmente la Messa tridentina in S. Pietro e consentire a pellegrini di tutto il mondo di venire in pellegrinaggio al centro della Cristianità con la liturgia tradizionale.
Tale pellegrinaggio ad Petri sedem si riconnette idealmente al Pellegrinaggio SS. Pietro e Paolo, tenutosi nell’Urbe il 28 e 29 giugno 1970 con la partecipazione di migliaia di cattolici da vari paesi dell’Europa e del mondo (cfr. QUI, pp. 4 ss.).
Allora non fu consentito ai pellegrini di entrare nella basilica di San Pietro per assistere alla Messa tridentina e neppure solo per pregare; essi parteciparono allora in massa a una veglia notturna nella Piazza, e la Messa fu celebrata al Colosseo.
Negli anni successivi si svolsero per Pentecoste altri pellegrinaggi internazionali tradizionali in Roma.


Qual è il vostro punto di vista sulle notizie della Chiesa sul tema della Messa tradizionale?

Riteniamo nostro compito precipuo ed essenziale, anche quale membro della FIUV, continuare a operare per la celebrazione della Messa tridentina in qualsiasi circostanza, anche a fronte di divieti e persecuzioni.
La pretesa di non ammettere più il rito tridentino, manifestatasi nella sua maggiore virulenza negli anni immediatamente seguenti la riforma del 1970, storicamente si è rivelata perdente.

3 commenti:

  1. Associazione ormai inutile, poco coraggiosa, incapace di farsi sentire.

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  2. Una miriade di gruppi e gruppetti, tutti con a capo un laico. E poi vi lamentate dei modernisti! Il movimento tradizionalista è composto da laici che, in pratica, comandano ai preti.

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La Redazione