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giovedì 7 ottobre 2021

7 ottobre: il S. Rosario e la vittoria di Lepanto contro l'islam

Nel giorno della vittoria di Lepanto e festa di Santa Maria della Vittoria (poi rinominata Madonna del Rosario, MiL QUI per la storia della grande vittoria cristiana), pubblichiamo un interessante riflessione di Peter Kwasniewski, tradotta il 1° novembre dell'anno scorso su Chiesa e post concilio.
Luigi

- Maria Auxilium christianorum, ora pro nobis
- Maria Regina Sacratissimi Rosarii, ora pro nobis 

*

L’ascesa e la discesa della scala di Giacobbe per mezzo del Rosario - Peter Kwasniewski

Nella nostra traduzione da LifeSiteNews (6 ottobre 2020) un articolo di Peter Kwasniewski che può esserci di grande aiuto in questa temperie oscura su tutti i fronti.
Per mezzo della potente arma della Nostra Signora si vincono tanto le battaglie spirituali come quelle temporali

Il 7 ottobre di ogni anno i cattolici celebrano la festa di Nostra Signora del Santo Rosario, ricordando la vittoria delle forze cristiane sui turchi nella battaglia di Lepanto del 1571. I membri degli equipaggi di più di 200 navi pregarono il Rosario per prepararsi alla battaglia — insieme ai cristiani di tutta l’Europa, esortati dal Papa a riunirsi nelle loro chiese per invocare la Vergine Maria contro le temibili forze turche. Alcune fonti riportano che Papa Pio V avrebbe ricevuto la grazia della visione miracolosa della magnifica vittoria della Lega Santa. Il Papa comprese certamente il significato degli eventi di quel giorno quando gli venne poi comunicato che solo 13 delle 300 navi turche si erano salvate: le altre erano state catturate o affondate. Ciò lo indusse a introdurre la festa oggi celebrata universalmente come festa di Nostra Signora del Rosario. [1]

Questo semplice evento storico ci ricorda che la cristianità, pur essendo di origine sovrannaturale ed essendo orientata alla vita futura, è nondimeno realista nella sua volontà di affrontare e sconfiggere i mali di questo mondo che costituiscono una minaccia per il bene delle anime redente dal Preziosissimo Sangue di Nostro Signore. Il Rosario è veramente un’arma per mezzo della quale si vincono battaglie spirituali e temporali.

Quali sono le origini storiche del Rosario, o rosarium, il cui nome deriva dall’attributo di Rosa Mystica di Maria? Hilda Graef, aderendo all’opinione del Padre Herbert Thurston, afferma che il Rosario sorse nei primi anni del Medioevo da un’ondata di devozioni popolari. La Graf ipotizza che il popolo incolto adottò il modello di recitare antifone tratte dai 150 salmi in una forma semplificata:
Le antifone, che si conoscevano a memoria o potevano essere lette in un libro, vennero abbandonate, e si cominciò a recitare semplicemente centocinquanta Ave Maria intercalate da Gloria e divise in tre gruppi di cinquanta preghiere. [...] Al più tardi nella prima metà del XII secolo, per contarle, si cominciò a utilizzare grani che originariamente servivano a contare i Pater Noster che venivano frequentemente fatti recitare come penitenza. [2]
Il fatto che ci sia una connessione tra il Salterio di Davide e le 150 Ave Maria che compongono il ciclo completo del Rosario è incontestabile: è il “salterio dell’uomo semplice” che, come l’Ufficio Divino, ci consente di meditare sui misteri principali cui il Libro dei Salmi reca testimonianza. Questa è una delle ragioni per cui alcuni cattolici non si sentono a loro agio coi Misteri Luminosi: non è che in sé essi abbiano qualcosa che non va, ma l’introduzione di un quarto ciclo fa salire il numero di Ave Maria a 200, il che distrugge il vincolo fondamentale con la preghiera liturgica della Chiesa nell’Ufficio Divino e, oltretutto, disturba la completezza triunitaria della sequenza che comincia con la gioia, passa attraverso il dolore e culmina nella gloria, uno schema già caratterizzato dall’alternanza di luce, tenebra e di nuovo luce o, più specificamente, di luce incarnata, di tenebra che inghiotte e di luce eterna. [3]

Pur non volendo mettere in discussione il valore degli studiosi moderni, non possiamo evitare di affermare che a volte gli storici esagerano nello sminuire il ruolo che San Domenico ha svolto nella storia del Rosario. Il fatto che il Rosario fosse diffuso in precedenza non è incompatibile con il fatto che Nostra Signora abbia potuto affidare la sua forma definitiva a San Domenico e al Suo Ordine di Predicatori, i quali sono stati i suoi diffusori principali. L’osservazione di Hilaire Belloc, dettata dal senso comune, è azzeccata:
Dietro la maggior parte delle leggende si cela la storia e, in linea di massima, è presente un grado di storicità molto più alto nelle leggende che nella pura fantasia. Ciò è ancor più vero nel caso delle leggende molto antiche. [...] Alcune di queste cose meravigliose o inverosimili possono perfettamente essere reali; infatti, nello studio della storia l’aderire fortemente alla tradizione è sempre una regola sicura. [...] In mancanza di documenti contemporanei, si possiede tuttavia una tradizione dalle radici molto profonde. E la gente che pensa che tradizioni di questo tipo nascano dal nulla è incapace di comprendere l’umanità e la sua storia. [4]
E nemmeno coloro che criticano il Rosario insinuando che sia troppo ripetitivo, “una ripetizione meccanica di preghiere vocali” comprendono l’umanità e la sua storia. Tanto nella cristianità orientale come in quella occidentale e persino al di fuori della cristianità, la ripetizione di preghiere vocali è stata percepita per millenni come uno strumento affidabile e — si può anche affermare — come una base necessaria per la meditazione e per la contemplazione.
La pedagogia dell’insegnamento scolastico sa perfettamente che le cose si ricordano meglio quando ci si applica in un’attività che coinvolge varie delle nostre facoltà, quando la comprensione e l’immaginazione interagiscono rafforzando vecchie associazioni di idee e ottenendo nuove ispirazioni. La ragione per cui possiamo ricordare la sequenza di 26 fenomeni non correlati tra di loro quali le lettere che compongono l’alfabeto inglese è il fatto che l’abbiamo vincolata a una melodia, utilizzando varie parti della nostra mente e del nostro corpo. L’apprendimento di una lingua straniera con gli occhi, con la bocca e anche con azioni fisiche dimostrative procede più velocemente e si imprime più profondamente rispetto al quieto apprendimento di una lingua per mezzo della lettura di un libro. A parità di condizioni, un’opera musicale si ricorda di più che un concerto di musica strumentale perché combina elementi di poesia, musica, dramma e balletto. Richard Wagner ha parlato spesso della sua visione dell’opera come di un Gesamtkunstwerk, “un’opera d’arte totale” che incorpora tutti i generi in un insieme coerente.

Prendendo spunto da Wagner, si potrebbe definire il Rosario un Gesamtgebetwerk, “una forma totale di preghiera”, perché coinvolge tanto le facoltà interiori della mente — l’immaginazione, la memoria, la comprensione, la volontà — come le facoltà esteriori del corpo: pronunciare e udire parole, toccare i grani, e perché no, anche osservare un’immagine o una statua (a seconda di come e dove si sta pregando). Il Rosario unisce tra di loro la preghiera vocale e quella mentale, facendo uso di immagini e di idee, di pensieri e sentimenti, dei sensi e dell’intelletto. Consente ai cattolici la libertà di recitarlo in vari modi: in ginocchio, seduti, camminando; a casa o in una chiesa, o viaggiando; le parole rappresentano una sfida per i bambini piccoli che le imparano e offrono conforto alle persone anziane che le hanno ripetute innumerevoli volte.

Per mezzo del Rosario, effettuiamo l’ascesa e la discesa della scala della visione di Giacobbe (Gen 28, 12), ascendendo verso Nostro Signore quando meditiamo i misteri e discendendo verso il nostro prossimo con la carità dell’intercessione. Si deve cominciare dalla base e sforzarsi di arrivare alla cima della scala. La gloria divina non opera salti istantanei, non fornisce ricette semplici per assaporare la bontà di Dio. Ci si deve avvicinare all’Onnipotente con passi di bambino. La liturgia romana tradizionale rafforza questo concetto presentandoci quattro passi evangelici sulla piccolezza nel periodo che va dal 29 settembre al 4 ottobre. Nella festività di San Michele e in quella degli Angeli Custodi (29 settembre e 2 ottobre rispettivamente) si legge il noto episodio di Matteo 18, 1-10:
“a child’s steps. The traditional Roman liturgy reinforces this lesson by presenting to us four Gospels of littleness in the period from September 29 to October 4. For St. Michael and the Guardian Angels alike (September 29 and October 2) is read the famous scene in Matthew 18:1–10: “Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: ‘In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli’.” Il 3 ottobre, nella festività di Santa Teresa del Bambin Gesù e del Sacro Volto, si leggono ancora una volta i primi quattro versetti di Mt 18, terminando con la frase: “Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli”. E il 4 ottobre, nella festività di San Francesco, si legge Matteo 11, 25-30, passo in cui udiamo Nostro Signore pregando così: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”.
Cerchiamo di far parte di questi “piccoli” che, con l’arma del Santissimo Rosario della Beata Vergine Maria, sconfiggono i fieri nemici della Croce — il mondo, la carne e il diavolo —, prendendo su di noi la nostra croce per raggiungere Cristo nella Sua gloria. 
_____________________________
NOTE
[1] Festività di Nostra Signora del Rosario, CNA, https://www.catholicnewsagency.com/saint/feast-of-our-lady-of-the-rosary-617.
[2] Mary: A History of Doctrine and Devotion (Westminster, MD: Christian Classics, 1985), I:232–33; vedi anche II:17.
[3] Tuttavia mi preme anche far presente a quanti sono perplessi riguardo ai misteri luminosi che in realtà i misteri che si sono meditati recitando il rosario sono variati nel tempo e nelle varie epoche, e che il grande teologo mariano San Luigi Maria de Montfort esorta persino i cattolici a variare i misteri su cui meditano. Si può opinare sul fatto che si tratti di una buona idea o no, ma mi sembra importante non pensare che l’attuale struttura di 15 misteri sia stata consegnata nella sua forma finale e definitiva sin dal primo momento e sia stata scolpita nella roccia, anche se, d’altro canto, si tratta ormai di una venerabile tradizione plurisecolare e la sua adeguatezza è fuori discussione, tanto che è legittimo obiettare a qualsiasi alterazione si voglia applicare ad essa.
[4] “On Legend”, in Essays of a Catholic (New York: The Macmillan Company, 1931), 167–68.

[Traduzione per Chiesa e post-Concilio di Antonio Marcantonio]

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