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venerdì 1 settembre 2017

Papa Francesco, Ratzinger e il problema della liturgia della messa

Riprendiamo con piacere dal sito Formiche.net questo bel pezzo di Ettore Gotti Tedeschi. Ve lo proponiamo con un caldo invito ad accorrere a Roma - ormai fra meno di quindici giorni - per il grande Pellegrinaggio del Populus Summorum Pontificum: il pellegrinaggio del decennale.

L'intervento di Ettore Gotti Tedeschi

L’attuale Pontefice (Francesco) ha recentemente affermato di considerare la riforma liturgica, avviata dal Concilio Vaticano II, “irreversibile”. Detta irreversibilità suona come una sfida, se non una censura, al precedente Pontefice (Benedetto XVI) che aveva autorizzato la celebrazione della messa preconciliare, con il motu proprio “Summorum Pontificum”. In questi giorni proprio il Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, il Card. Sarah, ha proposto (in una intervista al mensile La Nef) una riconciliazione liturgica orientata ad accorpare il rito liturgico preconciliare con quello conciliare. 
Bene, dirà il lettore di Formiche.net, ma a noi perché dovrebbero importare questi “conflitti clericali”? Con tutti i problemi che ci sono perché dovremmo occuparci di liturgia? Stiamo assistendo impotenti al crollo di una civiltà, di una cultura e di valori morali e ci fan perder tempo con discussioni sulla liturgia? Ma se fosse la liturgia della messa un elemento chiave di spiegazione di tutto? NOM (Nuovo Ordine Mondiale) e NOM (Novus Ordo Missae) coincidono nella sigla e nei tempi di attuazione. È bene riflettere su questa disputa, che non è sulla forma, bensì sulla sostanza (della liturgia), che non è affatto la stessa nei due casi sopra citati e la posta in gioco è sugli effetti conseguenti, sul comportamento (anche economico) del fedele, che interessano l’intera società, non solo i cattolici. 
Riferiamoci ora, per spiegare con un esempio, al rapporto liturgia/economia. Poiché l’economia è uno strumento di per sé neutrale che produce bene o male in funzione dell’uso che ne fa chi la usa, è importante non solo saperla usare, ma darle un senso, un fine. Questo senso è funzione del senso che si dà alla propria vita, funzione di ciò in cui crede, della fede che si ha e si vuole vivere. La fede di cui stiamo parlando si conquista e ravviva grazie al Magistero della Chiesa, alla preghiera e ai Sacramenti. Tra questi il primo è la Messa, il cui valore è funzione della liturgia utilizzata, diventando, o no, fonte di tutte le grazie necessarie alle opere del fedele. Per questa ragione la liturgia della Messa rafforza la fede e diventa “incubatrice” delle aspirazioni alla santità personale di cui beneficia l’intera società, inclusa la ricchezza morale che produce quella economica orientata al bene comune. 
L’economia dovrebbe saper soddisfare alcuni bisogni umani grazie ai consumi e agli strumenti di lavoro con cui l’uomo si realizza. Ma l’economia funziona se l’uomo ha individuato e sa soddisfare i suoi veri bisogni globali da soddisfare, che sono, oltre a quelli materiali, quelli intellettuali e quelli spirituali. Se ciò non avviene e si privilegia solo la soddisfazione materiale, il mezzo economico prende “autonomia morale” e degenera, provocando crisi economiche, queste sì, “irreversibili” e dannose. Come abbiamo visto negli ultimi decenni. 
Ho cercato di spiegare che il bisogno spirituale (per il cattolico) è soddisfatto soprattutto dai Sacramenti, la Messa è il più importante, la liturgia rende la Messa idonea o no al suo compito di produrre grazie, essendo la liturgia sostanza, non forma. “Corrompendo” la liturgia della messa, adattandola a supposte esigenze di semplificazione (come spesso avviene con il rito liturgico conciliare troppo lasciato alla “creatività” di singoli celebranti) e riducendo, relativizzando, spesso perfino confondendo, il valore del Sacramento, si rischia di privare chi partecipa del nutrimento spirituale citato, perché lo scopo della Messa non è di essere celebrata, ma cambiare l’uomo influenzandone il comportamento. 
La liturgia si può corrompere negli atti compiuti per celebrare la Messa, nelle parole pronunciate, nelle posizioni del sacerdote, nelle preghiere recitate, nei canti, nel ringraziamento, nelle intenzioni a rinnovare il Sacrificio, ecc. Tutto ciò genera la partecipazione interiore di chi assiste che da validità allo scopo della Messa. Dissacrando la Messa è evidente che si provoca crisi morale che genera crisi nei comportamenti, in specifico in quello economico, più sensibile alla guida morale. Da qui la miseria materiale generata da quella morale, non è infatti “l’economia che uccide”, bensì l’uomo che la usa male perché le dà un senso errato. 
La liturgia della messa che Benedetto XVI aveva concesso con il motu proprio non era per contentare “quattro tradizionalisti”, era per salvare e lasciare a disposizione un mezzo di valore certo per produrre ricchezza integrale per l’uomo. Vietarla significa produrre altri rischi di perdita senso della vita e rischi di povertà integrale. Senza senso della vita l’economia diventa lei stessa un fine, solo orientato a soddisfazioni materiali. Una etica economica senza fede forte e viva sta difficilmente in piedi. Perché infatti si dovrebbe fare il bene se il male da più vantaggi? Soprattutto se in più si lascia pensare che si è “giustificati”? 
Liturgia ed economia sono indirettamente correlate, l’elemento comune è il cuore dell’uomo che si nutre della prima e dà senso alla seconda. Il Convegno sul Summorum Pontificum, con la presenza anche del Card. Sarah e del Card. Muller, si terrà a Roma il 14 settembre (all’Angelicum).