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venerdì 17 maggio 2013

L'attualità immortale del Latino. Intervista a don Spataro, s.d.b.

Il Blog MissaGregoriana .it ha rispreso l'intervista di Ilaria Pisa (di Radici Cristiane) a don Roberto Spataro sdb, ottimo sacerdote salesiano e docente presso la Università Pontificia Salesiana, esperto di Patristica, di didattica delle lingue classiche e di Teologia dogmatica e Segretario del Pontificium Institutum Altioris Latinitatis.
A novembre 2012, don Spataro è stato nominato primo Segretario della Pontificia Academia Latinitatis, in accordo con Latina Lingua, la Lettera Apostolica emanata da Benedetto XVI in forma di Motu Proprio a tutela della dignità, dell’impiego e dello studio del Latino, in particolare all’interno delle istituzioni formative cattoliche.
Ogni martedì sull'Avvenire pubblica un articolo di attualità, scitto in latino nella rubrica, di cui è curatore, dal nome Hortensius (di cui si trova un link di rimando nella colonna di destra del nostro blog). 
Roberto 

L'attualità immortale del latino 
da MissaGregoriana del 02.05.2013
Grazie all'amico Luigi.

Oggi si usa qualificare il Latino come “lingua morta”. Sappiamo che Lei non concorda affatto con tale definizione. Perché?
Io preferisco affermare che il latino è una lingua immortale. Mi permetta di citare, a tal proposito, le parole del professor Luigi Miraglia, uno dei migliori latinisti contemporanei: “Il latino, morendo, è diventato immortale. Esso, non soggetto più alla trasformazione delle lingue vive, ma fisso nelle sue forme e incrementato quasi solo nel lessico, ha vinto la maledizione di Babele non con un miracolo pentecostale, ma creando per il mondo occidentale un mezzo di comunicazione che superasse insieme le barriere dello spazio e quelle del tempo”. Con la conoscenza del latino, possiamo entrare in dialogo, per fare solo alcuni nomi, con Cicerone, Seneca, Agostino, Tommaso d’Aquino, Erasmo da Rotterdam, Spinoza, e riflettere sui pensieri nobili ed alti che essi alimentano.
Tra la Chiesa cattolica e la lingua latina sembra esserci “da sempre” un rapporto privilegiato. È vero? Per quali motivi?
I Sommi Pontefici, da sempre grandi promotori dell’uso vivo della lingua latina, hanno indicato sostanzialmente tre motivi. Primo: la Chiesa Cattolica, in quanto istituzione universale, non può usare un idioma appartenente ad un bacino linguistico-culturale specifico, ma ha bisogno di una lingua sovranazionale. Ed il latino ha svolto sempre ed ottimamente questa funzione. In secondo luogo, certe caratteristiche della lingua latina, come la sua sobrietà e la sua chiarezza logica, la rendono particolarmente appropriata per esprimere l’insegnamento ufficiale della Chiesa in materia dogmatica, liturgica e giuridica. Infine, la Chiesa vive di Tradizione, raccoglie un patrimonio di fede e lo riconsegna di generazione in generazione: una parte cospicua di questo patrimonio è stato espresso in lingua latina.
I grandi maestri della teologia cattolica hanno composto in Latino le loro opere. Ma per un teologo nostro contemporaneo, sapere il Latino è davvero necessario?
La teologia elabora razionalmente i dati di fede che vengono dalle fonti. Gran parte di queste fonti sono in lingua latina, per esempio le opere dei grandi dottori del Medioevo, i pronunciamenti del Magistero. le editiones typicae dei libri liturgici, e in lingua greca, come le opere dei Padri greci. Un professionista della teologia non può perciò affidarsi a quelle “mediazioni culturali” che sono le traduzioni. Insomma, per un teologo latino e greco sono “ferri del mestiere”. Inoltre, la conoscenza e l’uso della lingua latina abilitano ad un rigore concettuale e ad una sobrietà lessicale di cui – a mio avviso – molta produzione teologica contemporanea difetta.
L’impiego del Latino liturgico viene sovente criticato in quanto “allontanerebbe” il fedele dal Mistero, menomandone la comprensione. Come confutare questa e simili critiche?
Penso che sia proprio il contrario: una lingua “sacra”, diversa da quella profana e quotidiana, aiuta a percepire il senso del Mistero di Dio in modo più adeguato. Inoltre, credo che ci sia un equivoco: il Mistero di Dio rimane sempre oltre la capacità di una completa comprensione razionale e, dunque, di essere comunicato in modo del tutto intellegibile, anche se si usa una lingua vernacolare. La comprensione delle “cose di Dio” è affidata non solo alla ragione ma anche al “cuore” che si nutre di simboli. Ed una lingua “sacra” appartiene al linguaggio simbolico, quello più appropriato alla liturgia. Del resto, fino alla Riforma liturgica postconciliare, generazioni e generazioni di santi hanno partecipato fruttuosamente alla liturgia anche se non “capivano” tutto quello che si diceva. In realtà, capivano molto bene che nella Liturgia avviene qualcosa di bello e grande: la presenza e l’azione di Dio.
tratto da: Radici Cristiane, n. 83 – aprile 2013

35 commenti:

  1. "Riguardo ai pani e ai pesci
    vorrei fare una precisazione: non si moltiplicarono, non è vero,
    semplicemente non finirono, come non finirono la farina e l'olio
    della vedova".
    Chi l'ha detto, Odifreddi? Augias?
    No..l'ha detto il vostro caro "papa" bergoglio

    http://www.ilmondo.it/politica/2013-05-16/papa-pani-pesci-non-moltiplicati-non-finiscono-come-amore-dio_256459.shtml

    Il (fantomatico) papa nega il miracolo dei pani e dei pesci. Quale sarà il prossimo oltraggio? Dirà che Lazzaro non era morto ma aveva mal di testa e Gesù si è limitato a dargli un'aspirina? Vergognatevi voi pavidi che non avete ancora realizzato cosa è successo quel maledetto giorno di Marzo!!

    Meo.

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    1. Ecco il grande esegeta Meo, addetto alla motorizzazione per dare la patente di cattolico al Papa. Sei un cabron!Te lo dico nella lingua del Papa. Ah! perdonami! Hircus!

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  2. ma vergognatevi tutti e due, due OT privi di discernimento, incapaci di dare un senso alle parole. E se ci tenete tanto alle parole, sappiate che la parola Moltiplicazione, nei vangeli non c'è : Matteo 14,13-21, Marco 6,34-44, Luca 9,11-17, Giovanni 6,11 , e anche Matteo 15,32-39, Marco 8,1-10.
    Anzi, quasi quasi, rileggendo questi brani mi viene da riflettere che anziché Moltiplicazione come si dice di solito, si dovrebbe dire Divisione: Gesù divide tra tutti il cibo, e il cibo non finisce perché, proprio come dice il Papa, il vero cibo è l'amore infinito di Dio, nel quale, come dice Dante " [non] è mestier di consorto divieto".

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    1. Però al momento della moltiplicazione dei pani,l'Eucaristia non era stata ancora istituita e Bergoglio ci affianca pure il miracolo di Elia per la vedova del pane , dell'olio e dei cavoli a merenda.
      Non credo che sia eretico quello che ha detto tuttavia considerando il seguito di Bergoglio presso atei devoti , hippies rintronati e vecchiette arcobaleno ,non mi sembra opportuno rivisitare gli episodi evangelici.
      atronge.

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    3. Che gente che frequenti........ che robbazza che vi fumate insieme??.manco le rime riesci a fare più!
      atronge

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    4. I criptosedevacantisti da bravi farisei schiumano rabbia per i successi di Papa Francesco: da bravi avvoltoi gufavano dai tempi della malattia di Papa Giovanni Paolo II per la totale deriva della Chiesa ma le cose stanno andando molto, molto diversamente. Grazie a Dio.

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    5. franz, fai le mie condoglianze a bergoglio per la morte di Videla. Sai se porterà il lutto al braccio domenica mattina durante l'Angelus? La morte di un amico è un durissimo colpo da digerire.

      Meo.

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    6. VERGOGNA,. VERGOGNA, TREMENDA VERGOGNA!!!!!!!!!!!!

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  3. Belle bellissime le parole di Spataro. Poi mi chiedo quanto fanno i nostri vescovi per promuovere anche solo nella liturgia la lingua della Chiesa e.... i conti non mi tornano più.
    Antiquario

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    1. peppe-pero-pepe-pepe-perooo

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    2. Ma se tutti si schermiscono e pregano Dio di NON essere eletti, perchè mai, prima, tutti vorrebbero essere eletti?
      Leggi il cardinale Scola che sarebbe stato invece "trombato", ad esempio|

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  6. Mentre qualcuno continua a spropositare pieno di livore e vuoto di grammatica, mi tornano in mente due episodi della vita di Don Bosco (San Giovanni Bosco per chi non lo sapesse). Durante una Santa Messa con centinaia di giovani confessati e da comunicare, si trovò con la Pisside semivuota per la dimenticanza del sacrestano; cominciò egualmente a distribuire la Santa Comunione, e la Pisside non si svuotò finche tutti i giovani furono comunicati. Più prosaicamente, ma la santità è fatta anche di prosa, in una festa dell' Oratorio distribuì ai suoi giovani un'abbondante porzione di castagne cotte: ma la sua santa mamma Margherita ne aveva cotte troppo poche, e i giovani erano come sempre centinaia; Don Bosco continuò imperturbabile a distribuire cappellate piene di castagne, rifiutandosi di ridurre la razione ai moltissimi ancora in fila, e il sacchetto delle castagne non si svuotò.

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  7. Un consiglio : non rispondete MAI a questo che si firma meo.
    Fate finta che non abbia mai scritto nulla.
    Indulgenza parziale di 100 giorni a chi non leggerà gli spropositi di questo fatiscente meo.

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    1. Eccolo il fenomeno, ha addirittura l'insolenza di promettere indulgenze. Meglio fatiscente che deficiente.

      Meo.

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  8. Per favore: va bene lo scontro verbale, ma evitare di scadere in insulti davvero intollerabili e in fuori tema degradanti e degradati.
    Mi rivolgo a Meo e a Linus.
    Ok?
    Grazie.

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    1. Insultare invece i cattolici apostolici romani definedoli gallicani-criptosedevacantisti-eretici è permesso?

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    2. Roberto, lei ha fatto benissimo a censurare la mia volgare replica al volgare commento di Linus. Lei capirà la frustrazione di chi viene qui sopra per esprimere la propria opinione e si ritrova ogni 2-3 questo linus/crociato/vivailapare/tradizionalista = simon che gli riversa addosso le solite accuse di sedevacantismo, gallicanesimo e altre criptocazzate. Come diceva Andreotti, se è vero che Nostro Signore ci ha insegnato a porgere l'altra guancia, è pur vero che di guance ce ne ha date solo due.
      Mi permetta di far notare che trovo molto scorretta la censura al mio post sull'esclusione del Card. Romeo dalla celebrazione della beatificazione di don Puglisi: un'esclusione imposta da Bergoglio e probabilmente suggerita da Bertone, che potrebbe essere collegata allo scoop del Fatto Quotidiano di qualche anno fa. Che Bergoglio e il suo compare Bertone abbiano voluto punire chi ha rischiato di rompergli le uova nel paniere rivelando il piano dell'uccisione di Benedetto XVI in quell'ormai famosa visita in Cina? Di certo, le coincidenze cominciano ad essere troppe. Perchè censurarmi su questo? Bah.

      Meo.

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    2. indegna omertà di roberto che con tanta solerzia era intervenuto contro meo in un'altra discussione. solidarietà a meo

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La Redazione