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giovedì 4 settembre 2025

Popolazione, Religione e Occulto: dal XVIII secolo all’inverno demografico del XXI #300denari

L’alchimia si trasformò gradualmente in filosofia durante l’Illuminismo, ma mantenne i suoi profondi legami con le pratiche occulte, come dimostra l’ascesa dello spiritismo tra la borghesia e la popolarità di libri di magia come Le Grand Albert tra la gente di campagna. Questa commistione di razionalismo e occultismo indebolì l’autorità cattolica tradizionale e portò a un calo della pratica religiosa, strettamente legata al declino della natalità: proprio quel cambiamento demografico che rimodellò la Francia alla fine del Settecento. Per migliaia di anni la crescita del PIL era stata trainata quasi esclusivamente dalla crescita della popolazione, ma a partire dal XIX secolo anche l’innovazione e i guadagni di produttività divennero motori dell’espansione. Nel XXI secolo, però, le popolazioni occidentali hanno smesso di crescere e il PIL ristagna di conseguenza. I tentativi di rilanciare la crescita attraverso politiche keynesiane e immigrazione sono falliti: hanno prodotto soltanto debito e bolle speculative. Come sottolineano le riflessioni di “300 denari” sul blog di MiL, i trasferimenti finanziari non possono risolvere la crisi più profonda della natalità. Allo stesso modo, le analisi delle politiche statali per la natalità ne mostrano i limiti quando manca un rinnovamento culturale e spirituale. Il crollo della fertilità è legato a una più ampia crisi culturale, mentre il ricorso a immigrazione e carità si è rivelato insufficiente a invertire il declino demografico. Come mette in evidenza il più recente avvertimento sull’“inverno demografico”, l’Europa si trova ora non solo davanti a un rallentamento economico, ma a una sfida di civiltà radicata nella perdita della crescita demografica come fondamento della prosperità.

La popolazione come motore della crescita pre-moderna
Per migliaia di anni, la crescita del PIL fu quasi interamente demografica. Nel “mondo malthusiano” delle economie preindustriali, la crescita della popolazione era il motore dell’espansione economica. Più persone significavano più lavoratori, più produzione e più consumo. Quando le popolazioni diminuivano — a causa di carestie, pestilenze o guerre — anche il PIL si riduceva. Fino al 1800, il cambiamento tecnologico era troppo lento e marginale per elevare stabilmente i redditi pro capite. Solo popolazioni più ampie permettevano di accrescere la ricchezza complessiva.
La Francia del XVIII secolo ne è un esempio emblematico. In quanto Paese più popoloso d’Europa, la sua forza demografica sosteneva potere economico e politico. Ma negli anni 1760 la Francia entrò in declino demografico. Gli storici notano che tale calo non fu dovuto a catastrofi, bensì a un mutamento culturale: la pratica religiosa diminuì, la contraccezione si diffuse e la fertilità scese. L’indebolimento delle norme cattoliche che avevano regolato per secoli la vita familiare segnò l’inizio della prima transizione demografica europea.

Alchimia, filosofia e persistenza dell’occulto
Le radici di questa trasformazione non stavano solo nel declino della religiosità, ma anche nel modo in cui visioni del mondo alternative colmarono il vuoto. L’alchimia, un tempo intesa come forma di filosofia naturale, durante l’Illuminismo si trasformò in filosofia vera e propria — senza però recidere del tutto i legami con l’occulto. Tra la borghesia fiorì lo spiritismo, che offriva nuovi modi di contatto con mondi invisibili. Nella Francia rurale, libri di magia e grimori come Le Grand Albert o il Petit Albert erano letture popolari.
Questa continuità tra alchimia, pratiche occulte e filosofia mostra come il sacro sopravvisse in forme nuove, anche mentre la religione istituzionale declinava. Ma il mutamento culturale ebbe conseguenze economiche: con l’indebolirsi delle norme religiose che regolavano la natalità, le famiglie iniziarono a limitare le nascite. Di fatto, la fusione di razionalismo e occultismo minò l’autorità religiosa tradizionale e, con essa, l’alta natalità che aveva sostenuto la crescita per secoli.

La transizione demografica e la crescita moderna
La transizione demografica significò che, per la prima volta, la crescita economica non poteva più basarsi solo sull’espansione della popolazione. A partire dal XIX secolo, la crescita fu sempre più trainata da innovazione e produttività: la Rivoluzione industriale liberò macchinari, tecnologie e nuovi modelli organizzativi che consentivano di produrre di più anche senza più persone.
Eppure anche questo modello è storicamente limitato. Nel XXI secolo la crescita della popolazione in Occidente si è arrestata. Come osservano le precedenti riflessioni di MiL sull’“inverno demografico”, l’Europa si trova davanti a un futuro di popolazioni in contrazione ed economie stagnanti. Lo stesso blog sottolinea che non si tratta soltanto di una crisi economica, ma anche culturale: il crollo della natalità riflette una perdita di significato e di continuità nella famiglia e nella fede.

Immigrazione, keynesismo e l’illusione della crescita
I governi occidentali hanno tentato di affrontare la stagnazione demografica con politiche keynesiane e immigrazione. Eppure, come rilevato dalla critica di 300denari in MiL alle politiche per la natalità e dalla sua analisi dell’immigrazione come falsa soluzione, questi strumenti non hanno ripristinato una crescita sostenibile. Al contrario, la spesa pubblica espansiva ha prodotto accumulo di debito e bolle speculative senza invertire il declino demografico.
L’immigrazione, a sua volta, non ha compensato il calo della fertilità autoctona e ha introdotto nuove tensioni culturali. Gli appelli alla carità non possono nascondere la realtà che senza un rinnovamento della famiglia le società sono destinate alla contrazione. Come osservato dalla rubrica 300denari, la crisi della natalità non può essere risolta con trasferimenti finanziari o soluzioni temporanee: richiede un più profondo rinnovamento culturale e spirituale.

Conclusione: dalla fertilità alla produttività fino alla stagnazione
La storia della crescita del PIL è la storia di motori che si spostano. Per millenni, la sola crescita della popolazione sostenne l’espansione economica. Nel XIX secolo, il progresso tecnologico permise di crescere anche mentre la natalità calava. Ma nel XXI secolo entrambi questi motori si stanno spegnendo: le popolazioni diminuiscono, l’innovazione rallenta e le politiche basate sul debito mostrano i loro limiti.
Il caso francese del XVIII secolo mostra come i mutamenti culturali — il declino della religione, la diffusione delle pratiche occulte e la trasformazione della filosofia — potessero rimodellare la demografia e, con essa, la crescita economica. Oggi l’Europa si trova di nuovo davanti a una crisi demografica e culturale. Senza un rinnovamento della vita familiare, dei valori spirituali e della visione a lungo termine, l’“inverno demografico” descritto dagli osservatori contemporanei rischia di trasformarsi in una duratura era glaciale economica.

François-Marie Tardo-Dino
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