Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1277 pubblicata da Paix Liturgique il 26 settembre, in cui si prosegue la riflessione sulla possibilità, sotto il Pontificato di Papa Leone XIV, di iniziare finalmente un confronto costruttivo che porti alla pace liturgica (QUI, QUI e QUI su MiL le lettere precedenti), attraverso il metodo che proprio il Sommo Pontefice ha indicato nella sua recente intervista alla giornalista Elisa Ann Allen (QUI su MiL).
L.V.
Dall’inizio del Pontificato di Papa Leone XIV, sembra soffiare un vento nuovo nella Chiesa, e in particolare nel cuore del suo motore, il Vaticano. Intendiamoci bene, un cambiamento d’aria/di era non significa necessariamente una rivoluzione copernicana. Le azioni e le parole di papa Francesco, con il loro carattere dirompente, con la sua volontà di infrangere le regole e di ribaltare la situazione, hanno profondamente sconvolto le convenzioni ecclesiali. All’interno, il turbamento è immenso e la confusione generalizzata. Inutile mentire, gli osservatori del pontificato di papa Francesco concordano sul modo in cui egli ha esercitato il potere. Il suo temperamento autoritario, il suo gusto per la sorpresa, il suo senso politico, a volte in spregio alla giustizia o alla verità, hanno contribuito, anno dopo anno, a creare nella Chiesa un’atmosfera fatta di paure, silenzi e ferite. Papa Leone XIV non può, anche se lo volesse, cancellarne gli aspetti più scottanti con un semplice schiocco di dita. Ci vuole sempre tempo per riparare. Ci vuole proprio del tatto. Fare i conti con l’eredità del suo predecessore è la prima sfida di un nuovo Pontefice, sia che si collochi nella sua linea o in una rottura più o meno pronunciata con essa.
Tuttavia, per quanto riguarda il cambiamento di clima, molti nei Dicasteri romani ammettono ora di poter finalmente tirare un sospiro di sollievo: «Finalmente possiamo respirare», «Aspettavamo, senza poterlo dire, un ritorno alla normalità». La normalità? Intendiamo con questo più sussidiarietà e meno sospetto. Chi ha letto l’opera Risques et dérives de la vie religieuse [edito in italiano: Schiacciare l’anima. Gli abusi spirituali nella vita religiosa; QUI: N.d.T.] di dom Dysmas de Lassus O.Cart., Priore della Grande Chartreuse e Superiore generale dell’Ordine certosino, non ha potuto fare a meno di notare, con rammarico e costernazione, quanto questo o quell’aspetto del funzionamento della volontà bergogliana corrispondesse precisamente ai pericoli individuati dall’autore: decisioni abusive, troppo spesso slegate dalla verità e prive di carità.
Con Papa Leone XIV, non è un mistero per nessuno che ci troviamo in un registro diverso. Messi insieme, i deboli segnali dall’inizio del suo Pontificato testimoniano, nel loro insieme, un cambiamento di stile nella forma. La sua recente intervista alla giornalista Elise Ann Allen, del sito cattolico americano Crux, lo conferma e induce persino a pensare che il cambiamento di stile non sia solo formale, ma suggerisca un potenziale cambiamento anche nella sostanza.
Per ora, a causa di ciò che ho già cercato di dimostrare e di mettere in pratica in termini di comprensione del mio essere Papa in questo momento storico, sto cercando di non continuare a polarizzare o promuovere la polarizzazione nella Chiesa.
confida [QUI; QUI su MiL: N.d.T.]. Papa Leone XIV sa che la Chiesa è frammentata da divisioni e ripete continuamente il suo desiderio di essere lo strumento – o almeno il servitore – di una pace da ritrovare. In nessun caso il suo ostacolo. Ricordiamo papa Francesco, sull’aereo che lo riportava dal suo soggiorno in Africa nel settembre 2019, che affermava, un po’ spavaldo e un po’ dilettante, di non avere paura degli scismi… [QUI: N.d.T.]
In questa intervista, come abbiamo letto, viene affrontato il tema della Santa Messa tradizionale e Papa Leone XIV si dichiara incline alla discussione. Per il momento,
Non ho avuto la possibilità di sedermi davvero con un gruppo di persone che sostengono il rito tradizionale. Presto ci sarà un’occasione e sono sicuro che ci saranno altre opportunità per farlo.
La questione liturgica interessa ovviamente in primo luogo il dinamismo della Chiesa, la preghiera rimane il polmone dello slancio missionario e la legge della fede. Ma ancora di più, è il modo di risoluzione suggerito da Papa Leone XIV che interessa: ricorrere al quadro di una sinodalità vissuta in atto per uscire da un dialogo tra sordi. In altre parole, integrare l’elemento più rivoluzionario del pensiero di papa Francesco, la sinodalità, come rimedio alle attuali difficoltà della Tradizione. Così sono fatti i cammini della provvidenza: deviazioni sorprendenti possono portare, potenzialmente, a esiti felici. Questa sinodalità promossa da papa Francesco per disegnare una nuova Chiesa sarà quindi forse quella strada inaspettata che permetterà alla Tradizione di ritrovare i suoi pieni diritti a beneficio di tutta la Cattolicità. Il futuro lo dirà. In ogni caso, questa è la posta in gioco nei mesi a venire.
Papa Leone XIV desidera instaurare un dialogo costruttivo. I più anziani, che hanno vissuto le prime battaglie liturgiche in seguito agli sconvolgimenti della riforma della Messa dopo il Concilio Vaticano II, riterranno senza dubbio che si tratti dell’ennesimo pio desiderio di pacificazione liturgica. È degno di nota il fatto che, sin dall’origine del fatto tradizionale, la richiesta di mons. Marcel François Lefebvre non sia cambiata di una virgola: «Lasciateci sperimentare la Tradizione». Sì, «lasciateci sperimentare la Tradizione» come tentativo di rimedio per i fedeli disorientati dalla crisi della Chiesa e dal famoso «fumo di Satana» evocato da San Paolo VI [QUI: N.d.T.].
Tuttavia, per costruire una discussione sinodale serena, sono necessarie alcune condizioni preliminari. Innanzitutto il coraggio di fare un bilancio, senza sotterfugi, dopo cnquent’anni di riforma liturgica. Quali sono i frutti della riforma liturgica? Perché i tradizionalisti hanno subito una vera e propria persecuzione da parte delle autorità ecclesiastiche quando gli «abusi liturgici» – evocati da Papa Leone XIV nella sua intervista – non sono stati trattati con altrettanta severità? Che male fanno i sacerdoti, i religiosi e i fedeli attaccati alla fede dei loro padri, a «un’esperienza più profonda di preghiera, di contatto con il mistero della fede» che Papa Leone XIV riconosce loro?
In secondo luogo, le condizioni di questo benvenuto dialogo sinodale dovranno proprio superare un approccio gerarchico discendente per concentrarsi sulla missione evangelizzatrice della Chiesa. In altre parole, scegliere una trasparenza indiscutibile contro la tentazione di manovre come quelle che abbiamo visto nell’indagine preliminare condotta tra i Vescovi prima della lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici anteriori al Concilio Vaticano II.
La sinodalità per uscire dalla guerra liturgica significa anche considerare la possibilità di modificare il proprio sguardo sui fedeli legati al rito tradizionale. Guardarli con benevolenza, uscire dalla caricatura affinché la discussione si svolga sotto il sigillo dello Spirito Santo.
In quanto figli e figlie della Chiesa, la nostra fiducia nel futuro è intatta e sappiamo fin dall’inizio che solo un ascolto autentico può portare a un modus vivendi vantaggioso per la Chiesa universale. Non si tratta di trovare compromessi o di accettare argomenti autorevoli, ma di tornare al buon senso della buona fede:
Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. (Papa Benedetto XVI) [QUI: N.d.T.]

Per dialogare bisogna essere in due. Quando una delle due parti strepita di essere migliore degli altri e pretende, pretende, pretende, nessun dialogo è possibile.
RispondiElimina(Ma i tradizionalisti non erano contrari alla logica del dialogo? O, come sempre, se lo fanno loro va bene?)