Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1274 pubblicata da Paix Liturgique il 22 settembre, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique (contact@veilleurs-paris.fr), anche a seguito delle dichiarazioni in merito alla liturgia tradizionale contenute nell’intervista a Papa Leone XIV (QUI), riflette sulla necessità che il Santo Padre «sia confortato nelle sue intenzioni di pacificazione e acquisisca una solida informazione sulla questione della liturgia tradizionale».
L.V.
Le sentinelle continuano per la 209ª settimana le loro preghiere in difesa della Santa Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (in rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30
Cari amici, la buona notizia della Santa Messa che sarà celebrata nella Basilica di San Pietro in Vaticano a Roma dal card. Raymond Leo Burke, Patrono emerito del Sovrano Militare Ordine di Malta, sabato 25 ottobre alle ore 15:00, nell’ambito della 14ª Peregrinatio ad Petri Sedem, si è diffusa in tutto il mondo. Gli articoli sui giornali e sui social network si sono moltiplicati, a volte sfavorevoli (il quotidiano La Repubblica, 11 settembre), spesso neutri e annuncianti una notizia degna di interesse, entusiasti nel mondo tradizionale. La questione liturgica torna ad essere una questione pubblica di importanza, cosa che purtroppo non era stato possibile ottenere durante la preparazione del conclave, nel mese di maggio.
Il quotidiano La Repubblica cita ampiamente l’inimitabile prof. Andrea Grillo, che rifiuta di accettare la libertà per la liturgia tradizionale, che secondo lui introdurrebbe «il principio della dissoluzione dell’unità ecclesiale» e equivarrebbe a «ridurre la liturgia a un supermercato dove ognuno può scegliere ciò che preferisce» [QUI: N.d.T.]. Dichiarazioni che non mancano di ironia, se si pensa che la nuova liturgia assomiglia più a un ipermercato che a un supermercato di quartiere e offre costantemente una moltitudine di opzioni à la carte. E il prof. Grillo riprende il tema: se si vuole, si può usare il Missale Romanum postconciliare in latino lasciando spazi di silenzio ecc.
Opinione che non è condivisa da tutti i Cattolici italiani di sensibilità «progressista», come il card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo metropolita di Bologna e Presidente della Conferenza episcopale italiana, che aprirà la 14ª Peregrinatio ad Petri Sedem presiedendo i Vespri pontificali del 24 ottobre. Ciò che il prof. Andrea Grillo ritiene «problematico» e persino «incomprensibile e ingiustificabile».
Al contrario, il card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo emerito di Genova, ex Presidente della Conferenza episcopale italiana, prelato classico e di grande cultura, ma che non ha mai celebrato la Santa Messa tradizionale, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Roma il 13 settembre [QUI; QUI su MiL: N.d.T.], sul tema: Papa Leone XIV vuole riunire e pacificare una Chiesa divisa. Gli chiede il giornalista:
Tra le iniziative per riunire e pacificare include anche un allentamento delle restrizioni imposte alla Santa Messa tradizionale?
Sono stato per diversi anni alla Congregazione per le Chiese Orientali, e ho verificato che nella Chiesa cattolica ci sono più di trenta riti liturgici. Non ho mai visto e non vedo ora come la forma straordinaria del Rito Romano, che è unico, come ha chiarito Papa Benedetto XVI, possa, come accade per il Rito Ambrosiano, creare problemi. Non vedo né rischi né pericoli se le cose si fanno serenamente e con benevolenza da parte di tutti.
Ma cosa ne pensa Papa Leone XIV stesso su questo argomento? Lunghi estratti dal libro di interviste di Papa Leone XIV con la giornalista Elise Ann Allen Léon XIV. Ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI (Penguin Peru, 2025, QUI) sono ora disponibili sul sito web di Crux (QUI).
Ecco cosa dice Papa Leone XIV sulla liturgia tradizionale (è importante precisare che queste dichiarazioni risalgono allo scorso luglio) [QUI su MiL: N.d.T.]:
Per quanto riguarda il gruppo di studio sulla liturgia, cosa si sta studiando? Quanto della ragione per cui è stato istituito era legato alle divisioni che circondano la Santa Messa tradizionale, per esempio, o a questioni come il nuovo rito amazzonico?
La mia comprensione di ciò che ha portato alla creazione del gruppo deriva principalmente da questioni che hanno a che fare con l’inculturazione della liturgia. Come continuare il processo di rendere la liturgia più significativa all’interno di una cultura diversa, all’interno di una cultura specifica, in un luogo specifico in un dato momento. Penso che questa fosse la questione principale.C’è un’altra questione, anch’essa molto delicata, sulla quale ho già ricevuto numerose richieste e lettere: la questione della «Messa in latino». Beh, oggi è possibile celebrare la Messa in latino. Se si tratta del rito del Concilio Vaticano II non c’è alcun problema. Ovviamente, tra la Santa Messa tradizionale e la Messa del Concilio Vaticano II, la Messa di San Paolo VI, non sono sicuro di come andrà a finire. È ovviamente molto complicato.So che parte di questa questione, purtroppo, è diventata – ancora una volta, parte di un processo di polarizzazione – che le persone hanno usato la liturgia come scusa per promuovere altri argomenti. È diventata uno strumento politico, e questo è molto spiacevole. Penso che a volte l’abuso della liturgia di quella che chiamiamo Messa del Concilio Vaticano II non sia stato d’aiuto per le persone che cercavano un’esperienza più profonda di preghiera, di contatto con il mistero della fede che sembravano trovare nella celebrazione della Santa Messa tradizionale. Ancora una volta, ci siamo polarizzati, così che invece di poter dire: «Beh, se celebriamo la liturgia del Concilio Vaticano II in modo corretto, trovate davvero tanta differenza tra questa esperienza e quell’esperienza?», non ho avuto la possibilità di sedermi davvero con un gruppo di persone che sostengono il rito tradizionale. Presto ci sarà un’occasione e sono sicuro che ci saranno altre opportunità per farlo. Ma questo è un tema che, secondo me, forse con la sinodalità, dobbiamo affrontare e discutere. È diventato un tema talmente polarizzato che spesso le persone non sono disposte ad ascoltarsi a vicenda. Ho sentito Vescovi parlarmi di questo, mi hanno detto: «Li abbiamo invitati a questo e quello, ma non vogliono nemmeno ascoltarci». Non vogliono nemmeno parlarne. Questo è un problema in sé. Significa che ora siamo entrati nell’ideologia, non siamo più nell’esperienza della comunione ecclesiale. Questo è uno dei temi all’ordine del giorno.
I nostri amici del blog MiL-Messainlatino.it (QUI), parlano di «una doccia fredda», rammaricandosi che Papa Leone XIV abbia equiparato il Novis Ordo Missae in latino alla Santa Messa tradizionale, che sembri condividere la tesi del suo predecessore sull’ideologizzazione del dibattito e che, tutto sommato, cerchi solo un compromesso al ribasso.
Il mio naturale ottimismo mi porta invece a considerare il bicchiere mezzo pieno. È chiaro che Papa Leone XIV non aveva mai affrontato il problema della liturgia tradizionale, che ha scoperto quando è arrivato al Dicastero per i vescovi (ad esempio, occupandosi del caso della Diocesi di Fréjus-Tolone), e che ora è responsabile dell’intera questione. Il suo desiderio evidente è quello di pacificare. È stato incaricato dal conclave di medicare le ferite e salvare l’unità dei Cattolici. Ammette francamente che la questione è molto difficile e complicata da risolvere e che vuole sedersi a un tavolo con le persone che difendono il rito tradizionale. Questa volontà di pacificazione l’ha già dimostrata con l’autorizzazione nella stessa Basilica di San Pietro in Vaticano.
Bisogna convenire che questo argomento è di estrema importanza nella Chiesa: nel dibattito tra la Santa Messa preconciliare e la Messa postconciliare, in un modo o nell’altro, è in gioco il Concilio Vaticano II stesso. In altre parole, nella Chiesa di oggi, è in gioco tutto. Sono convinto che ci troviamo in una situazione provvisoria in cui è necessario cercare una pace che permetta di respirare e di vivere la fede cattolica. Non è un compromesso chiedere una transizione: che cessi la guerra contro di noi e che possiamo usare la Santa Messa e il Catechismo tradizionali.
E nel frattempo, a Parigi, continua la follia bellica: padre Guénolé Feugang C.M., Rettore della Chapelle Notre-Dame de la Médaille Miraculeuse, ha pubblicato una «informazione» provocatoria e incendiaria in cui ricordava che ogni celebrazione della Santa Messa tradizionale era vietata nella Cappella di rue du Bac, e persino ogni celebrazione «dalle spalle al popolo», come dice lui. Sembra che, vista l’agitazione provocata, l’informazione in questione sia stata prontamente ritirata dal sito.
La nostra «vigilanza» è quindi più utile che mai. Pregheremo questa settimana affinché tali atti non si ripetano e, soprattutto, affinché Papa Leone XIV sia confortato nelle sue intenzioni di pacificazione e acquisisca una solida informazione sulla questione della liturgia tradizionale. Pregheremo in modo particolare per questo intento nei nostri Santi Rosari davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, e anche nell’Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar, 114, nel XIX arrondissement), il mercoledì e il venerdì alle 17:00, la domenica alle 18:15.
Echi della veglia: «Bravi!» ci dice un padre di famiglia accompagnato dalla moglie e dai suoi tre figli. Dopo averne discusso, capiamo che vengono dal Messico, dove lamentano la perdita del senso del sacro nella liturgia. Pur non conoscendo la liturgia tradizionale, ci esprimono comunque il loro sostegno e la loro unione di preghiera per il rinnovamento della Chiesa.
In unione di preghiera e amicizia.

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