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mercoledì 24 settembre 2025

Papa Leone XIV, ascoltateci! Siamo orfani!

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1275 pubblicata da Paix Liturgique il 23 settembre, in cui, attraverso l’intervista a Christian Marquant, Presidente del Coetus internationalis Summorum Pontificum, si approfondisce la riflessione iniziata ieri (QUI; QUI su MiL) sulla importanza e necessità che il Papa Leone XIV, nella sua intenzione di pacificazione liturgica, rinnovi il dialogo – attraverso il competente Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti e nelle Diocesi – con i rappresentanti dei gruppi di fedeli legati alla liturgia ed al catechismo tradizionali.

L.V.


Conoscerci? Certo, ma come conoscerci senza incontrarci né parlarci?

Nel libro di interviste con Elise Ann Allen Léon XIV. Ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI (Penguin Peru, 2025, QUI), Papa Leone XIV si esprime sulla liturgia tradizionale e sui suoi difensori [QUI; QUI su MiL: N.d.T.]. Egli dichiara di non conoscerci bene e di non aver ancora avuto l’occasione di incontrare fedeli della nostra sensibilità.

Abbiamo chiesto a Christian Marquant, Presidente del Cœtus internationalis Summorum Pontificum, che ogni anno in ottobre organizza un pellegrinaggio a Roma, di condividere con noi le sue riflessioni e le sue esperienze nel campo del dialogo con le autorità ecclesiastiche sia in Vaticano che in Francia con la Conférence des évêques de France o i cosiddetti «Sinodi diocesani».

Paix Liturgique – Caro Christian, come interpreta l'osservazione del Santo Padre?

Christian Marquant – Innanzitutto bisogna ringraziare Papa Leone XIV per l’interesse che ha dimostrato nei nostri confronti e per questa questione. Poi, se mi permetti, dobbiamo tornare alla realtà attuale.

Qual è questa realtà?

È molto semplice: nella Chiesa si fa di tutto per renderci inascoltati e far credere che non esistiamo… Purtroppo i nemici della pace lo fanno da molto tempo, ma in particolare da quattro anni, perché prima, anche se la situazione non era idilliaca, ci permetteva di mantenere un legame diretto e reale con le autorità della Chiesa.

Può precisare?

Facciamo un esempio: dal 1988 al 2021, a Roma esisteva la Pontificia Commissione «Ecclesia Dei». Teoricamente, la sua missione era quella di «facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi, comunità o singoli religiosi e religiose finora in vario modo legati alla Fraternità fondata da Mons. Lefebvre». Un obiettivo un po’ ristretto, che faceva dire alla Fraternità sacerdotale San Pio X che si trattava di una macchina per «raggruppare»… In realtà, era competente per le comunità tradizionali. Ma concretamente, era diventata anche per noi laici un autentico luogo di incontro e di dialogo molto libero.

In che modo?

I laici potevano rivolgersi ad essa per posta e, di passaggio a Roma, incontrare i suoi responsabili e i suoi membri per sottoporre loro le nostre difficoltà.

L’avete fatto?

Moltissime volte! Sia ai tempi del card. Paul Augustin Mayer O.S.B., che era Presidente della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei», sia dei Segretari della Commissione, mons. Camille Perl, che era un grande uomo di ascolto, sempre molto aperto, mons. Guido Pozzo, mons. Patrick Descourtieux e naturalmente tutti i loro collaboratori.

È finita?

Dal 19 gennaio 2019 la Pontifica Commissione «Ecclesia Dei» è stata soppressa.

Ma ci sono altri possibili interlocutori a Roma?

Un tempo esisteva un’abitudine molto cattolica e molto caritatevole di ricevere nelle Congregazioni, per noi in quella per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.

I cui responsabili vi accoglievano?

Amichevolmente, si può dire. È così che da circa trent’anni penso di essere stato ricevuto da tutti i Prefetti della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, dal card. Jorge Arturo Medina Estévez al card. Francis Arinze al card. Antonio Cañizares Llovera al card. Robert Sarah, per sottoporre loro le nostre difficoltà.

Ed è stato utile?

Utilissimo! È grazie a questi contatti che abbiamo potuto essere ricevuti dal card. Joseph Ratzinger e da molti altri Cardinali o funzionari della Curia Romana. È anche così che abbiamo potuto invitare, ad esempio, il card. Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, a celebrare la Santa Messa nella Basilica di San Pietro in Vaticano a Roma in occasione del 1º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum nel 2012, e che abbiamo potuto affrontare una moltitudine di altri argomenti.

Ma questo non è più possibile?

Da quando il card. Robert Sarah ha lasciato la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, non mi è più stato possibile incontrare il suo successore, il card. Arthur Roche.

Ci ha provato?

Ho contattato il card. Arthur Roche per posta e per e-mail numerose volte, sono passato nei suoi uffici ancora più spesso… invano. Il card. Roche è molto impegnato…

È un peccato?

È semplicemente drammatico. Siamo come orfani. Nei Dicasteri e negli uffici si parla della liturgia tradizionale e di coloro che vi sono legati, ma senza conoscerci, senza avere il minimo contatto con noi.

Nessun dialogo?

No, nessun dialogo, in un’epoca in cui questo viene quotidianamente proposto come una carità indispensabile.

Ma c’è il Sinodo dei Vescovi e le sue assemblee…

Il Sinodo dei Vescovi a Roma, come i Sinodi diocesani, moltiplicano le loro assemblee, ma ci ignorano come se non esistessimo.

Non sta esagerando un po’?

Potrei scrivere un vero e proprio libro sull’ultimo Sinodo della Diocesi di Versailles, al quale molti gruppi avrebbero voluto partecipare, ma che sono stati tutti esclusi. Il dialogo esiste solo con coloro che condividono più o meno gli stessi punti di vista!

Ma a livello delle Conferenze episcopali?

La mia esperienza si limita alla Francia, ma anche lì ci troviamo di fronte a un ripiegamento autistico. Mentre molti gruppi sono rappresentati al suo interno, non esiste alcuna rappresentanza, nemmeno informale, che rappresenti i fedeli tradizionali presso i nostri Vescovi e stabilisca un contatto con loro. Non è per mancanza di richieste, che sono state fatte più volte. Nemmeno contatti ufficiosi. Niente. È una cosa che si vede solo nella Chiesa: sarebbe inimmaginabile nel mondo politico o in quello imprenditoriale.

Ma non esiste un gruppo di riflessione Conférence des évêques de France / Tradizione all’interno della Chiesa di Francia?

La Conférence des évêques de France conosce solo le comunità ex Ecclesia Dei, che parlano solo a nome proprio, e bisogna vedere con quanta sufficienza le tratta. Eppure ci sono molti sacerdoti diocesani che celebrano la Santa Messa tradizionale. E soprattutto c’è la massa dei fedeli laici che, per la Conférence des évêques de France, non esiste.

Perché i laici costituiscono una realtà particolare?

Avevo capito che fosse teoricamente così dal Concilio Vaticano II. Questo non deve riguardare tutti i laici, ma solo quelli che aderiscono alle nuove idee.

Quindi siete orfani?

Siamo orfani, ignorati e, diciamolo, accuratamente allontanati dalla vita ecclesiale. Almeno le parole di Papa Leone XIV ci lasciano sperare che le cose possano cambiare. Questo sarà l’oggetto delle nostre preghiere durante la 14ª Peregrinatio ad Petri Sedem a Roma dal 24 al 26 ottobre prossimo [QUI; QUI, QUI, QUI e QUI su MiL: N.d.T.].

1 commento:

  1. Sono orfani per loro scelta, non dimentichiamolo mai.
    Tira e tira la corda, finisce che si rompe.
    Poi fanno le vittime!

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