
Ottima intervista del Vescovo di San Remo-Ventimiglia mons. Antonio Suetta.
Luigi C.
Nico Spuntoni, Il Tempo, 06 gennaio 2025
I disordini del Capodanno milanese, tra insulti all’Italia e grida di «Allah akbar», hanno riportato d’attualità il tema dell’integrazione degli immigrati islamici. Un problema che torna a ripresentarsi sempre più frequentemente e che interroga anche la Chiesa cattolica. Ne abbiamo parlato con chi di frontiere se ne intende, essendo vescovo di Ventimiglia – San Remo: monsignor Antonio Suetta.
Eccellenza, diversi commentatori hanno ridotto a «ragazzate» i comportamenti visti a fine anno nel capoluogo lombardo. Giova davvero all’integrazione questa tendenza a minimizzare quando c’è di mezzo l’islam?
«Non sono d’accordo con chi minimizza. Mi pare lo stesso atteggiamento di chi, dal punto di vista religioso, sostiene che tutte le religioni sono uguali. Quest’affermazione va di moda ma è un insulto all’intelligenza: come si può pensare che identità diverse tra loro siano uguali? La fede parla alla ragione e dire che una religione vale l’altra vuol dire non dare il giusto valore all’esperienza religiosa stessa».
Nel 2000 il cardinale Giacomo Biffi fu criticato quando invitò le autorità civili a prestare «particolare attenzione» all’integrazione dei musulmani e a «preoccuparsi seriamente di salvare l'identità propria della nazione» ospitante. Si può dire che aveva ragione?
«I fatti dopo di lui confermano che la sua visione era corretta. Tra cristianesimo ed islam non c’è prossimità né tantomeno identità. Esistono, invece, molte differenze che vanno riconosciute se si vogliono mettere le basi di un dialogo vero. La nostra fede si fonda sul mistero dell’incarnazione di Dio, mentre nella visione teologica islamica questo è assolutamente incomprensibile. Di conseguenza, da parte loro c’è un modo di vedere Dio nel rapporto con l’uomo che è lontanissimo dal nostro. La loro visione teologica è completamente diversa da quella cristiana che è a fondamento della civiltà occidentale. Questo ha conseguenze concrete nel modo di concepire la gestione dell’esperienza umana e sociale, determinando significative differenze in molteplici ambiti».

Sarà "dimissionato" anche lui?
RispondiEliminaSono molto contento che un vescovo dichiari di non essre d'accordo con chi afferma l'equivalenza di tutte le religioni, ed in particolare dell'islam, per arrivare a Dio.
RispondiEliminaRicordo che proprio in questo blog - e sono immensamente grato a Roberto e a Casalini di averla pubblicata - è apparsa la mia lettera al Papa, scritta il 15 settembre 2024, due giorni dopo l'incontro del Santo Padre con i giovani del Catholic Junior Center di Singapore.
E torno a chiedermi: capisco che un vescovo sia restio a dichiararsi in disaccordo con il Papa - e mons. Suetta è unameravigliosa eccezione - ma perché nessun fedele cattolico prende carta e penna, come si dice, e scrive una bella lettera a Sua Santità (email = dsm@org.va)? risponderà, non risponderà? quasi certamente i segretari paticolari non faranno leggere la lettera al Papa, ma non importa, perché, se le email saranno decine e centinaia, non potranno essere ignorate.
Vedete come il Papa raccomanda non solo di pregare per lui, ma di pregare a suo favore e non contro, perché tiene molto al consenso.
Con ripetuti appelli cerco di stimolare i miei fratelli cristiani a comunicare direttamente al Papa che la fede che essi praticano in Gesù Cristo, in Dio e nella Chiesa non ammette dichiarazioni come quella di Singapore, o l'altra sull'inferno nella trasmissione TV di Fabio Fazio, e tante altre.
Assistiamo ad un'esplosione di posizioni contrarie all'azione pastorale del Papa, come quelle pubblicate da Aldo M. Valli sul blog Duc in altum, ma come mai nessuno ha il coraggio di entrare in rapporto diretto e personale con lui? Temono forse di essere scomunicati? e perché dovrebbe farlo, se il commento alla sua azione è filiale e fraterno, se non c'è risentimento nella propria comunicazione, se c'è, in una parola sola, una correzione evangelica?
E' lo stesso Francesco che incoraggia tutti a dire la propria: quando invita a pregare per lui, anche se chiede di pregare a favore, lo Spirito Santo gli fa dire, fra le righe: fatemi sapere come la pensate, anche se siete contrari a quello che io dico.
Questa è la verità, cari amici: scrivete al Papa, come fareste con Noè, ubriaco e nudo. Tra i fumi dell'alcool vi ascolterà, e forse cambierà idea, e adorerà il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, e di Gesù Cristo.
Angelo Di Marzo