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mercoledì 8 gennaio 2025

Porfiri. L’importanza dei cori diocesani

Grazie al maestro Aurelio Porfiri per questa riflessione sulla musica liturgica.
Luigi C. 

2-1-25

Nella difficile situazione che riguarda la liturgia e la musica liturgica, un ruolo in positivo o in negativo lo svolgono alcune realtà: i cori delle cattedrali e i cori diocesani.
Dei cori delle cattedrali ci si è già occupati implicitamente in varie altre parti, mentre ora vorrei dire qualcosa sui cori diocesani, che a me sembra possano svolgere un ruolo importante nella vita di una diocesi, nel bene e nel male.
Che cos’è un coro diocesano? Innanzitutto capiamo cosa non è. Esso non è il coro di una particolare chiesa della diocesi, ma può partecipare in funzioni che coinvolgono la diocesi in quanto tale, e non una istituzione della stessa in particolare. Possono cioè andare nelle diverse chiese della diocesi per cerimonie che coinvolgono la diocesi, come ad esempio liturgie che coinvolgono il Vescovo (o, nel caso di Roma, il Vicario del Papa o il vicegerente).

Questi cori possono essere composti da elementi presi dai vari cori della diocesi o da persone comunque competenti e preparate nel canto e nel suo ruolo nella liturgia. Mi sembra strano anche il doverlo specificare, ma il coro diocesano naturalmente deve cantare bene. Proprio perché è chiamato a cantare in occasioni particolari in cui sono presenti vari organismi diocesani, deve essere un modello di vero canto liturgico. Mi è capitato di ascoltare in youtube cori diocesani che cantano oggettivamente male, che sono sgraziati e che urlano senza ritegno. Che esempio offrono agli altri cori della diocesi? Ma soprattutto, che esempio offrono di canto liturgico? E questo non accade solo in diocesi minori.

Se si vuole dare un esempio per fare in modo che gli altri cori lo seguano, bisogna curare veramente bene il canto. Il coro diocesano dovrebbe essere affidato ad un maestro di coro che sia sensibile alla liturgia, e non è necessario che questa persona sia un prete o un religioso. Quello che è necessario è che sia veramente preparato a svolgere questo compito (uomo o donna che sia) e che abbia una conoscenza approfondita della tradizione musicale cattolica. Solo chi ha i fondamenti nella tradizione, può promuovere il vero progresso.

Un coro diocesano promuove il meglio che esiste nella musica liturgica anche in lingua volgare e se ha un direttore che è anche compositore, può promuovere nuovi canti ma facendo in modo che il coro non divenga l’espressione della creatività di una singola persona, cosa che ha più senso in una Cattedrale. Il direttore deve essere esperto nella direzione e esperto nel canto. Deve avere buon gusto, perché se non ce l’ha lui, tanto meno lo avranno i suoi cantori.

A volte mi viene da chiedermi come mai i Vescovi non sappiano mettere provvedere a persone competenti per i propri cori diocesani. Non riesco a credere che non ci siano persone competenti in ogni diocesi che possano fare meglio di quello che, attraverso i video in rete, ci è dato di sopportare.

Il problema è che a volte anche i Vescovi sono carenti nel loro gusto musicale e non sanno distinguere un canto aggraziato da persone che urlano come ossessi. Purtroppo nessuno (o quasi) ha il coraggio di dire la verità e le situazioni spiacevoli si protraggono per decenni. Questo non riguarda solo i cori diocesani: ci sono cori storici di Basiliche e Cattedrali da decenni in mano a persone inadeguate mentre i canonici se li fanno andare bene per indolenza o, quello che è peggio, torpore spirituale.