Il Distributismo è una progetto economico che si propone in primis l’applicazione dei principi di dottrina sociale della Chiesa cattolica, nato nel ‘900 dai noti pensatori cattolici: Gilbert Keith Chesterton, padre Vincent McNabb e Hilaire Belloc. In occasione del primo Festival Distributista (link al programma) che si terrà a Bergamo il prossimo fine settimana, abbiamo deciso di intervistare uno dei suoi protagonisti: Paolo Gulisano.
Paolo, anzitutto, chiediamo di condividere con i nostri lettori una breve presentazione del Distributismo. Quando nasce e in cosa consta.
La Distributist League, Lega Distributista, venne fondata nel 1926 in Inghilterra da un gruppo di straordinari intellettuali cattolici: Gilbert Chesterton, Hilaire Belloc, padre Vincent Mc Nabb O.P. e altri.
Il Distributismo si proponeva un ritorno alle forme di civiltà e ai principi basilari della società medievale che trovavano la loro estrinsecazione nelle gilde e nei terreni comuni, oltre che in un rigoglioso localismo, e cioè un ritorno del popolo ad una vita autonoma, alla diretta amministrazione dei propri interessi, affidati negli Stati moderni al controllo degli apparati statali o delle oligarchie economiche. Il motto coniato da Chesterton per il movimento fu: "La libertà attraverso la distribuzione della proprietà". Circoli distributisti vennero aperti in numerose città di Inghilterra e anche in Scozia, presso l'Università di Glasgow, trovando subito un notevole riscontro tra gli studenti. Il Distributismo possedeva tutte le caratteristiche per suscitare l'interesse di chi viveva in una fase di depressione economica, di delusione seguita ad una guerra che ci si era illusi sarebbe stata l’ultima e aveva invece lasciato tante ferite aperte. Era un movimento fuori degli schemi partitici, dei quali Belloc aveva direttamente sperimentato tutta l’incoerenza e la corruzione, che si proponeva di combattere i mali della modernità affidandosi non a modelli non più proponibili, ma riscoprendo le strutture sociali ed economiche di un concretissimo Medioevo, rilette alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa.
In che rapporti si pone rispetto alle maggiori correnti economiche che conosciamo? Mi aspetto che la principale differenza sorga dai sottesi antropologici…
Il Distributismo era (ed è ancora più che mai) una terza via alternativa al binomio liberalcapitalismo e marxismo, inoltre era anche anti-imperialista e localista, e riprendeva anche i temi della difesa della terra e del ritorno ad essa. Padre John McQuillan, distributista e docente al Seminario di Glagow, sostenne queste tesi sul giornale da lui diretto, Land for the People, la terra per il popolo. L'attività delle varie associazioni distributiste trovò sempre maggiori ostacoli sia da parte conservatrice, sia da parte della sinistra che temeva di vedersi sottrarre temi, argomenti e soprattutto consensi.
Per i distribuisti non esistevano molti dubbi su quale fosse la principale sfida che viene portata al cristianesimo dalla società moderna, e che rappresenta il maggiore impedimento allo sforzo di rievangelizzazione del nostro mondo: la risposta era il materialismo che permea le strutture economiche e politiche, le culture e le istituzioni e la pressione che essa esercita sulle persone, sia che si presenti con il volto del consumismo edonistico, sia quando in nome del progresso scientifico giustifica moderne aberrazioni aventi radici in antichissime eresie - come lo gnosticismo fondate sulla seduzione del diventare come déi
Perché la proposta distributista dovrebbe essere “più cattolica” rispetto alle altre teorie economiche?
La tesi distributista è che una delle conseguenze dello sviluppo economico è stato il crescere del male, del peccato, un egoismo che ha reso asfittica la vita spirituale, e che ha relegato nella scala dei valori quelli religiosi all'ultimo posto. La Chiesa è l’unica realtà che non è mai stata indifferente al problema della povertà, dando vita nei secoli a quelle opere che oggi chiameremmo di assistenza o di solidarietà, ma che essa ha sempre definito di carità, ossia espressione dell'amore di Cristo. Il Distributismo ha da sempre fatto della Dottrina Sociale della Chiesa, a partire dalla Rerum Novarum di Leone XIII, il fondamento unico delle proprie dottrine politiche ed economiche. La visione filosofica sottostante il distributismo è quella legata al pensiero forte della concezione aristotelica-tomista, che da 60 anni la Chiesa sembra aver messo da parte.
Ad oggi dove e in che forme sopravvive in maniera più forte il Distributismo?
Come ripete spesso il fondatore e presidente del Movimento Distributista italiano, Matteo Mazzariol, il distributismo in Italia esiste già, è rappresentato dalla spina dorsale della nostra economia, cioè dalle miriadi di piccole imprese, per lo più a conduzione familiare, in cui di fatto capitale e lavoro si uniscono in un’unica figura invece che essere separati come avviene nel liberal-capitalismo e nel social-comunismo. Il Distributismo è quindi di fondamentale importanza per sostenere concretamente un modello di sviluppo economico centrato sulla massima possibile diffusione della proprietà produttiva. A livello internazionale poi, il Distributismo esprime ricercatori e studiosi di grande spessore, come l’americano John Medaille che sarà presente al Festival di Bergamo
Come associazione, in Italia, quali sono le vostre attività? In Italia esistono politici e parlamentari sui quali potete fare affidamento per le vostre istanze?
ll Distributismo considera il sistema partitico in sé come strutturalmente incapace di attuare quella diffusa partecipazione politica che il Distributismo stesso auspica. Inoltre, una rigorosa analisi storica ci mostra come fin dall’inizio il sistema partitocratico sia nato come strumento al servizio di una ristretta oligarchia economico-finanziaria per controllare le leggi in base ai propri interessi. Vedasi il volume The Party System di Hilaire Belloc. Oggi questo si può vederlo nella totale sottomissione di tutti i partiti ai diktat di istituzioni privatistiche economico-finanziarie quali il World Economic Forum di Davos diretto da Klaus Schwab. Comunque, come dice sempre il dottor Mazzariol, siamo disposti a collaborare con tutti gli uomini di buona volontà che intendano rimane fuori dalla palude partitocratica.
Per i lettori di MiL che non possono venire a Bergamo sabato e domenica, possiamo promettere di fare seguire un riepilogo dei contenuti delle conferenze che si terranno?
Assolutamente sì, con un articolo in esclusiva!
Gabriele
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