Il primo commento che si potrebbe fare è: siamo ormai giunti alla follia.
Ma – in mezzo, appunto, a tanta follia – per capire pienamente la gravità della situazione, occorre procedere con lucidità.
Da mercoledì 2 a domenica 27 ottobre 2024 si svolgerà la Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi per proseguire i lavori sul tema «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», iniziati ad ottobre dello scorso anno.
Come abbiamo documento in precedenti post (QUI e QUI), questo cosiddetto «Sinodo sulla sinodalità» – voluto ed indetto il 7 marzo 2020 da papa Francesco per celebrare, glorificare e cristallizzare, attraverso una sorta di plebiscito, la sua personale visione di neo-chiesa sulla quale ha investito tutto il suo pontificato – è destinato al fallimento, nel generale disinteresse – se non aperto fastidio – del «popolo di Dio» ed ormai ridotto ad un affare tra i partecipanti (membri, invitati speciali e delegati fraterni).
La preoccupazione che questo generale clima di disinteresse (o resistenza) possa contagiare anche i Padri sinodali è certamente forte e concreta, per cui si rende necessario ogni sforzo per «serrare i ranghi» ed evitare che qualche pensiero libero possa mettere in discussione la sceneggiatura predisposta dalla Segreteria generale del Sinodo.
E così ecco che gli organizzatori hanno pensato di far precedere questa seconda sessione da due giorni di ritiro spirituale, dal 30 settembre al 1° ottobre, che si concluderà (o troverà il suo culmine pubblico) con una celebrazione… eucaristica? Eh no, troppo cattolicamente scontato! In una «Celebrazione Penitenziale» (tutto maiuscolo) nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
Avendo ben chiare le premesse, il fine di tale iniziativa si comprende subito leggendo il comunicato-stampa di presentazione, districandosi tra l’ormai solito groviglio di parole affastellate in puro stile ecclesialese: «disporre i lavori sinodali verso l’inizio di un nuovo modo di essere Chiesa».
Insomma, un campo di rieducazione ideologica per evitare inopportune sorprese durante i lavori con il gran finale tipico dei campi di rieducazione cinesi (saranno un caso le parole di ammirazione e di rispetto per la Cina pronunciate da papa Francesco venerdì scorso nella conferenza stampa durante il volo di ritorno dal viaggio apostolico?): la pubblica confessione dei peccati.
Si badi bene: non il sacramento della confessione (troppo cattolico!), ma il «riconoscersi parte di chi per omissione o azione diventa causa di sofferenza, responsabile del male patito da innocenti e indifesi. Chi esprimerà la richiesta di perdono lo farà a nome di tutti i battezzati», per poi rivolgere «la richiesta di perdono a Dio e alle sorelle e i fratelli di tutta l’umanità».
E quali sarebbero, dunque, questi «parola, atto o desiderio contrari alla Legge eterna» (Sant’Agostino) per i quali i Padri sinodali devono riconoscersi pubblicamente peccatori, chiedendo pubblicamente perdono a nome di tutto il popolo di Dio? I sei peccati contro lo Spirito Santo? I quattro peccati che gridano vendetta contro Dio (tra i quali il peccato impuro contro natura)? I sette vizi capitali? Ancora una volta no: troppo cattolici, ed alcuni Padri sinodali, tra i quali il confermato signor Luca Casarini, poco avvezzi al «rigidismo morale» cattolico potrebbero rimanerne turbati!
Ecco, quindi, che la Segreteria generale del Sinodo, per abbattere qualsiasi residua velleità di resistenza cattolica, ha raggiunto l’apice della follia ideologica e ha inventato una serie di ridicoli (ebbene sì, ridicoli) slogan, peraltro pienamente coerenti con l’ideologia di stampo marxista-ambientalista-pauperista-qualunquista dell’attuale pontificato, sui quali verterà il pubblico «mea culpa» collettivo… e – non è difficile ipotizzarlo – l’intero risciacquo cerebrale pre-sinodale.
Tra questi neo-peccati ci permettiamo di soffermarci sull’ultimo dell’elenco – quello definito «contro la sinodalità / mancanza dell’ascolto, comunione e partecipazione di tutti» – con una speranza: che il riconoscimento del peccato «contro la partecipazione di tutti» possa preludere all’abrogazione della lettera apostolica Traditionis custodes, per permettere finalmente a tutti i fedeli di partecipare liberamente alla vita sacramentale della Chiesa cattolica.
Ma non illudiamoci: anche in questo caso, sarebbe troppo cattolico… e anche la sinodalità sinodale ha i suoi limiti!
L.V.
Basilica di San Pietro – 1º ottobre 2024 ore 18
Una Chiesa che vuole camminare insieme ha sempre bisogno di riconciliarsi. Il perdono costituisce l’attuazione fondamentale della Chiesa, perché ne sintetizza la sua natura e la sua missione. Sarebbe, tuttavia, riduttivo pensare la Chiesa solo come amministratrice e dispensatrice del perdono sacramentale. Papa Francesco ci ha insegnato che è necessario anche chiederlo, chiamando per nome i peccati, provando dolore e anche vergogna, perché siamo tutti peccatori bisognosi di misericordia: di quella misericordia di Dio che non si stanca di amare e di perdonare. Il perdono, allora, è come una resurrezione, permette a chi è caduto di rialzarsi, a chi teme di aver tutto compromesso, di ricominciare. Confessare di avere peccato è la condizione di un nuovo inizio.
Alla fine del ritiro spirituale (30 settembre-1 ottobre) di tutti i partecipanti alla XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, la Liturgia penitenziale vuole disporre i lavori sinodali verso l’inizio di un nuovo modo di essere Chiesa.
Nella Basilica di San Pietro, la celebrazione penitenziale, presieduta da Papa Francesco, prevede un tempo di ascolto di tre testimonianze di persone che hanno subito il peccato: il peccato degli abusi; il peccato della guerra; il peccato dell’indifferenza di fronte al dramma presente nel fenomeno crescente di tutte le migrazioni.
Successivamente, si procederà con la confessione di alcuni peccati. Non si tratta di denunciare il peccato degli altri, ma di riconoscersi parte di chi per omissione o azione diventa causa di sofferenza, responsabile del male patito da innocenti e indifesi. Chi esprimerà la richiesta di perdono lo farà a nome di tutti i battezzati. In particolare, si confesserà il:
- peccato contro la pace
- peccato contro il creato, contro le popolazioni indigene, contro i migranti,
- peccato degli abusi
- peccato contro le donne, la famiglia, i giovani
- peccato della dottrina usata come pietre da scagliare contro
- peccato contro la povertà
- Peccato contro la sinodalità / mancanza dell’ascolto, comunione e partecipazione di tutti
Al termine di questa confessione di peccati, il Santo Padre rivolgerà, a nome di tutti i fedeli, la richiesta di perdono a Dio e alle sorelle e i fratelli di tutta l’umanità.
La celebrazione penitenziale, organizzata congiuntamente dalla Segreteria Generale del Sinodo e dalla Diocesi di Roma in collaborazione con l’Unione dei Superiori Maggiori (USG) e l’Unione Internazionale delle Superiori Generali (UISG), è aperta a tutti, in particolare ai giovani, e potrà essere seguita sui Media Vaticani che ne assicureranno la trasmissione in diretta.
La liturgia rivolge lo sguardo interiore della Chiesa ai volti delle nuove generazioni. Saranno infatti i giovani presenti in Basilica a ricevere il segno che il futuro della Chiesa sono loro, e che la richiesta di perdono è il primo passaggio di una credibilità di fede e missionaria che deve essere ristabilita.
Mi pare che manchi il "peccato della cottolicità": chiedere perdono al neo-dio di essere cattolico. Forse è sottinteso in quello relativo alla Dottrina... Quando finirà questo scempio?
RispondiEliminaNell’elenco dei nuovi peccati istituiti da papa Francesco manca il peccato di essere missionari e di dare la vita a Cristo anche attraverso il martirio
RispondiEliminaSono così fuori di testa che non si accorgono di essere ridicoli. A partire dal titolo stesso di questo "sinodo dei vescovi": sinodo sulla sinodalità. Triste vedere la Chiesa cattolica ridotta all' ombra di sé stessa. Preghiamo
RispondiEliminaAnziani, lavoratori ed emarginati non pervenuti. Sarà per la prossima volta.
RispondiEliminaManca il peccato contro il riscaldamento globale e la raccolta differenziata
RispondiEliminaMa davvero credono con questa fuffa di avvicinare (non dico cinquistare) chi è alla ricerca di un senso, di qualcosa per cui valga la pena vivere, soffrire e morire? Io chiedo perdono per la tristezza e lo scoramento.
RispondiEliminaChe pagliacciata indicibile!
RispondiEliminaQuesti sono fuori come un balcone!!!
«Chi esprimerà la richiesta di perdono lo farà a nome di tutti i battezzati», TUTTI TRANNE ME. Sono battezzato cattolico e desidero non essere coinvolto in questa pagliacciata
RispondiEliminaViste le premesse, come Gran Cerimoniere sarà chiamato Cetto La Qualunque
RispondiEliminaFERMATE BERGOGLIO!!!!!!!!!
RispondiEliminaChiediamo noi perdono a Dio per questi inadatti, che, potenti, continuano a fare ciò che vogliono, smentendo quello che vorrebbero insegnare: la sinodalità. Essi assolutissimamente non conoscono dialogo, fanno solo quello che vogliono loro. Basta, non possiamo più perdere tempo.
RispondiEliminaÈ contemplato un peccato contro gli alieni? 👽👽👽
RispondiEliminaVoi non capite! L'esame di coscienza che abbiamo sempre fatto e' una cosa per gente qualunque, e' come un piatto di carbonara. Questo si che e' un esame di coscienza gourmet.
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