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giovedì 16 maggio 2024

Europee di giugno. Tutte le ragioni per lo scetticismo #300denari

Diamo seguito ai due punti di vista sul voto delle europee: 1) quello di Roberto, della scorsa settimana, più propositivo e 2) quello di Gabriele, più scettico, con il post di oggi.

Per capire le elezioni che si terranno a giugno, leggere i giornali è inutile oltre che imbarazzante. Piuttosto, è utile leggere 4 libri di cui vi riportiamo di seguito alcuni brevi stralci che ci aiutano a delineare: 1) cos’è il pensiero unico del politicamente corretto la cui agenda verrà applicata a prescindere dall'esito delle elezioni [Giuseppe Reguzzoni], 2) come viene inculcato ed imposto alla popolazione [Janne Haaland Matláry], 3) perché, in queste condizioni il voto è inutile se non dannoso [Ernst Jünger] e 4) come può agire di conseguenza un cristiano [Rod Dreher].

Tutti i concetti del politicamente corretto non sono altro, infatti, che luoghi comuni di una nuova forma di religione civile, per lo più implicita, anche se fortemente sostenuta dai grandi centri di potere mediatico. […] Il Politicamente Corretto è, nella prassi sociale di ogni giorno, un elenco implicito di divieti o, se si vuole, di dogmi indimostrabili. […] Il sacerdote del Politicamente Corretto non mira ad argomentare, ma a puntare il dito”.
Mentre l'Europa e l'Occidente lodano il resto del mondo quando rispetta i diritti umani e arrivano persino a porre il rispetto di questi ultimi come condizione per fornire aiuti umanitari e cooperazione, i politici europei si rifiutano di stabilire in maniera obiettiva quali siano i contenuti reali di questi diritti e, soprattutto, quale la sia la forma di diritto che essi implicano”.

Come si delinea il politicamente corretto? Le ONG aprono la strada con pressioni che potremmo chiamare “soft law”. I giornali danno clamore a questi organismi e “per riuscire a fare questo, sono preferibilmente necessarie sia delle basi scientifiche (che oggigiorno si possono avere per qualsiasi argomento), sia del testo in un documento internazionale. […] Pertanto, ci sono essenzialmente tre fonti di autorità per le argomentazioni politiche su norme e valori: l’approvazione internazionale; approvazione popolare e interna; e prove scientifiche. […] Nel periodo successivo al riconoscimento internazionale della norma in alcuni testi, le reti di advocacy lavorano intensamente per creare una “cascata”: di modo che la norma sia vista e dibattuta ovunque”.
Il numero di arene internazionali per la creazione di norme è aumentato in modo significativo negli ultimi dieci anni. Si sono tenute numerose conferenze delle Nazioni Unite su questioni normative: sull’ambiente, sulla popolazione e lo sviluppo, sulle donne, sulla politica sociale, sulle armi leggere e di piccolo calibro e sul razzismo. Inoltre, ci sono moltissimi altri forum in cui le norme internazionali vengono dibattute e sviluppate: nell'intera "famiglia" di organizzazioni delle Nazioni Unite, nell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), nel Consiglio d'Europa (COE), nell'OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), ecc”.

Per l’elettore di un regime, “le sue risposte sono gravide di conseguenze; spesso decidono il suo destino. […] L'essere umano è ridotto al punto che da lui si pretendono le pezze d'appoggio destinate a mandarlo in rovina. E oggi bastano delle inezie a decidere la sua rovina. […] L'arte del comando [da parte del dittatore] non consiste semplicemente nel porre la domanda nel modo giusto, essa si rivela altresì nella messa in scena, nella regia di cui detiene il monopolio. […] Per le dittature è importante dimostrare che con esse non è venuta meno la libertà di dire no. […] Ma il nostro [eventuale] due per cento [di oppositori] offre anche un secondo vantaggio: tiene vivo quel movimento incessante di cui le dittature hanno bisogno. […] Per questo le dittature si presentano sempre come «partito», anche quando ciò è del tutto privo di senso. […] La propaganda ha bisogno di una situazione nella quale il nemico dello Stato, il nemico di classe, il nemico del popolo sia già stato messo fuori combattimento e quasi ridicolizzato, e però non sia ancora scomparso del tutto. Il semplice consenso non basta alle dittature: per vivere esse hanno bisogno altresì di incutere odio e, per conseguenza, di seminare il terrore”.

Invece di sprecare energie e risorse combattendo battaglie politiche impossibili da vincere, dovremmo invece lavorare sulla costruzione di comunità, istituzioni e reti di resistenza che possano superare in astuzia, sopravvivere e infine superare l’occupazione. […] La politica dell’Opzione Benedetto inizia con il riconoscimento che la società occidentale è post-cristiana e che in assenza di un miracolo non c’è speranza di invertire questa condizione nel prossimo futuro. Ciò significa, in parte, che ciò che i cristiani ortodossi possono realizzare attraverso la politica convenzionale si è notevolmente ridotto. La maggior parte degli americani [non parliamo degli europei!] non solo rifiuterà molte cose che i cristiani tradizionali considerano buone, ma le definirà addirittura malvagie. […] Se siamo veramente ordinati verso Dio, non dobbiamo preoccuparci dei risultati immediati e questa è una buona cosa. […] Questa è la politica al suo livello più profondo. È la politica in tempo di guerra, e noi stiamo combattendo niente di meno che una guerra culturale su quella che C. S. Lewis chiamava ‘l’abolizione dell’uomo’”.



Gabriele

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