Catholic World Report – Anne Hendershott: "I vescovi africani e la colonizzazione culturale: “…Sebbene la dichiarazione del SECAM neghi esplicitamente che Papa Francesco stia tentando di imporre "qualsiasi forma di colonizzazione culturale in Africa", è difficile sostenere una tale affermazione quando la Fiducia Supplicans ha essa stessa i tratti distintivi della colonizzazione culturale - un tentativo di imporre il potere statale coloniale del Vaticano attraverso la subordinazione culturale di un quadro concettuale o di un'identità culturale rispetto a un'altra in Africa…”
OnePeterFive – Henry Sire: Il più grande tradimento: “[…]Laddove avremmo dovuto avere dei difensori saggi e coraggiosi, siamo stati guidati troppo spesso da timidi sprovveduti il cui vangelo è un accomodamento alle abitudini del mondo, che parlano della necessità di essere pastorali e di riconoscere la realtà delle situazioni umane, e che addirittura si rivoltano contro la Chiesa stessa accusandola di bigottismo e intolleranza storica come base del suo insegnamento morale. Quello che abbiamo ora con la Fiducia Supplicans è questo tradimento elevato al rango di magistero papale […]”
Ad oggi molti vescovi hanno già dichiarato che non applicheranno il documento vaticano, lo vietano ai loro sacerdoti e rifiutano di impartire le benedizioni indicate dalla Fiducia Supplicans:
Luigi C.
Roberto de Mattei, Corrispondenza Romana, 24 Gennaio 2024
La Conferenza episcopale della regione del Nordafrica (Cerna) riunita a Rabat, in Marocco, dall’11 al 15 gennaio, ha approvato la Dichiarazione Fiducia supplicans (vedi qui), stabilendo, a proposito della «pratica pastorale delle benedizioni», che è possibile dare la benedizione non solo individualmente, ma anche alle persone «in una situazione irregolare», che si presentano insieme domandandola, purché questo «non crei confusione per gli interessati stessi o per altri». Questa presa di posizione ha incrinato l’unanimità che si era creata attorno al comunicato del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar, firmato dal cardinale Fridolin Ambongo, in cui i vescovi africani manifestavano una netta opposizione al documento del cardinale Víctor Manuel Fernández (vedi qui: https://www.vaticannews.va/en/church/news/2024-01/cardinal-ambongo-secam-africa-blessings-homosexual-couples.html).
Il cardinale Robert Sarah, in un messaggio del 6 gennaio, aveva incoraggiato le«conferenze episcopali nazionali o regionali e ogni vescovo del mondo a seguire l’esempio dei vescovi africani: “Facendo così – spiegava – non ci opponiamo a papa Francesco, ma ci opponiamo fermamente e radicalmente a un’eresia che mina gravemente la Chiesa, Corpo di Cristo, perché contraria alla fede cattolica e alla Tradizione».Il cardinale Ambongo, che oltre ad essere presidente della Conferenza episcopale dell’Africa, è anche membro del gruppo di cardinali (G9) che consiglia il Pontefice, in un incontro avvenuto il 16 gennaio con papa Francesco e con il cardinale Fernández, ha ribadito l’opposizione dei vescovi africani a ogni forma di benedizione di devianze sessuali (https://blog.messainlatino.it/2024/01/il-card-ambongo-non-possiamo-essere.html).
Il Simposio delle conferenze episcopali dell’Africa e Madagascar raccoglie 35 conferenze episcopali nazionali o interregionali, per un totale di 669 vescovi e 256 milioni di fedeli. E’ stato giustamente osservato che i vescovi nordafricani sono solo dieci presuli in quattro Stati e tutti praticamente europei (https://lanuovabq.it/it/fiducia-supplicans-si-dai-vescovi-europei-del-nordafrica). Il loro presidente è il cardinale spagnolo Cristóbal López dal 29 dicembre 2017 arcivescovo di Rabat.
Non si può peraltro immaginare che, quando sono sul tappeto questioni dottrinali, si formino blocchi continentali omogenei: più logico immaginare l’esistenza di fratture all’interno di questi schieramenti. Molto più significativa di quella africana è, a questo proposito, la faglia che si è creata, dopo Fiducia supplicans, all’interno di quella che negli anni del Concilio Vaticano II veniva definita l’“Alleanza Europea”, costituita principalmente dai vescovi di Germania, Austria, Francia, Olanda, Belgio e Svizzera. Ciò che fornisce lo spunto a una seria riflessione è soprattutto la divaricazione che si è manifestata tra i vescovi belgi e quelli olandesi, tenendo conto delle affinità storiche, geografiche, linguistiche e culturali tra i due paesi.
I vescovi belgi hanno infatti preso una posizione favorevole al documento del Dicastero della Fede, mentre i vescovi olandesi hanno espresso, con prudenza ma con chiarezza, la loro contrarietà, fin nel titolo del loro comunicato del 4 gennaio: “Risposta a Fiducia supplicans”. In particolare, in nessuna parte della dichiarazione dei vescovi olandesi si fa riferimento a “coppie dello stesso sesso” né a “benedizioni”, ma solo a preghiere che dovrebbero essere offerte alle singole persone, «affinché possano comprendere la volontà di Dio sulla loro vita e continuare a crescere». La Conferenza episcopale dei Paesi Bassi utilizzando attentamente la terza persona singolare (“lui/lei” e “suo/a”), sottolinea che il matrimonio è possibile solo tra un uomo e una donna, che è indissolubile e che «le relazioni irregolari, quali esse siano, trovano obiezioni morali intrinseche».
La Conferenza episcopale del Belgio, oggi presieduta dall’arcivescovo Luc Terlinden, è stata guidata per diciotto anni, dal 1961 al 1979 dal cardinale Leo Jozef Suenens e poi, per oltre trent’anni dal 1979 al 2010 dal cardinale Gofried Danneels (1933-2019). Il cardinale Primate del Belgio, Léon-Joseph Suenens (1904-1996), capeggiò nel 1968 la contestazione dell’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI.Quando Suenens nel 1979 si ritirò, designò come suo successore l’arcivescovo, da lui consacrato, Godfried Daneeels, che ne proseguì la linea ultra-progressista. Il cardinale Danneels arcivescovo di Malines-Bruxelles è stato il principale leader di quel gruppo, definito la “mafia di San Gallo”, che appoggiò in due conclavi la candidatura dell’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio. Non ci riuscì nel 2005, ci riuscì, otto anni dopo nel 2013. In totale, tra Suenens e Danneels, la Chiesa belga è stata guidata per cinquant’anni da due cardinali che l’hanno devastata. Oggi nel Regno del Belgio, una volta cattolicissimo, le chiese sono abbandonate e l’Islam è la prima religione del paese. Il 20 settembre 2022 i vescovi fiamminghi hanno pubblicato un documento dal titolo: Essere pastoralmente vicini alle persone omosessuali. Il loro portavoce Geert De Kerpel, il 19 dicembre 2022, ha dichiarato al quotidiano Het Nieuwsblad: «Si tratta di una svolta molto grande perché proviene dal più alto organo della Chiesa e perché dice anche esplicitamente che le coppie dello stesso sesso possono quindi avere la benedizione».
Un itinerario molto diverso è stato seguito dalla Chiesa dei Paesi Bassi, dove si stanno manifestando segni fiorenti di rinascita, nel quadro di attuale decomposizione del cattolicesimo europeo. La Conferenza episcopale olandese, dopo aver avuto alla sua testa i cardinali progressisti Bernard Jan Alfrink (1966-1975) e Johannes Willebrands (1976-1983), fin dal 1983, per volontà di Giovanni Paolo II, è stata guidata dal cardinale Adrianus Johannes Simonis (1983-2008), dal vescovo Adrianus Herman van Luyn (2008-2011), dal cardinale Willem Jacobus Ejick (2011-2016) e, dal 2016, dal vescovo Johannes Harmannes Jozefus van den Hende.
Il cardinale Simonis fu scelto da Giovanni Paolo II come arcivescovo di Utrecht proprio per frenare la deriva secolarista della chiesa olandese. Il cardinale Ejik, consacrato vescovo di Groninga dal cardinale Simonis nel 1999 ed elevato nel 2007 da Benedetto XVI ad arcivescovo metropolita di Utrecht, è da vent’anni la figura dominante dell’episcopato olandese e uno degli uomini di Chiesa di maggior prestigio in Europa. Nel 2021 partecipò a Roma a un convegno internazionale organizzato da Voice of the Family sul tema Salute dei malati e salvezza delle anime. Chiesa e società in un periodo buio della nostra storia (https://www.corrispondenzaromana.it/salute-dei-malati-e-salvezza-delle-anime-chiesa-e-societa-in-un-periodo-buio-della-nostra-storia/) con un intervento di forte spessore teologico e scientifico. Il suo programma può essere riassunto in queste parole, pronunciate a Verona il 6 ottobre 2022: «La nuova Evangelizzazione non può implicare un adattamento del Vangelo alla cultura, nemmeno a quale post-moderna, cui non piacciono certamente molti elementi della fede cristiana. L’opposto deve succedere: la cultura deve essere cristianizzata» (https://www.tempi.it/ce-un-futuro-per-la-chiesa-in-olanda-e-altrove/)”. Un programma antitetico a quello proposto della Dichiarazione Fiducia Supplicans, secondo cui la Chiesa dovrebbe benedire la scristianizzazione della società contemporanea. L’esistenza di un forte contrasto tra vescovi e cardinali all’interno della Chiesa è ormai una realtà che non si può negare (https://www.sabinopaciolla.com/un-mese-di-fiducia-supplicans-lopposizione-non-accenna-a-diminuire/). Tuttavia, la polarizzazione che oggi si sta creando è un fatto positivo, se porterà a una chiarificazione dottrinale, che potrebbe avere il suo punto culminante nel prossimo conclave.