Si
traita, come è facile
intuiré, di un compito di selezione arduo,
poiché consiste nel selezionare, tra dieci volumi di grande spessore, le opere
che hanno un signifícate particolarmente rilevante, sia per i loro autori, sia
per l'argomento trattato o per la loro attualità.
In questo
caso, inoltre, abbiamo iniziato ad aggiungere le opere che sono state lette ai colloqui del
2022 e del 2024, e il
tema centrale
ma non esclusivo delle opere pubblicate è il posto dell'altare nelle
celebrazioni del culto litúrgico cristiano.
Il
volume che presentiamo ora - il secondo della serie - riunisce dodici
lavori che coprono vari argomenti legati alia liturgia. In primo luogo, in ordine alfabético,
troviamo la conferenza letta l'anno scorso da Padre Claude Barthe, noto liturgista e
prezioso amico del CIEL,
che presenta una storia dettagliata dell’evoluzione
della posizione
dell'altare nella Chiesa cristiana, dall'antichità
alia riforma del Concilio Vaticano IL Il suo scopo è quello di dimostrare che
molti degli argomenti utilizzati per giustificare la celebrazione versus
populum come un ritomo alie usanze
primitive sono discutibili da diversi
punti di vista.
Padre Jerome Bertram,
ex sacerdote dell'Oratorio di Oxford e membro della Société
Archeologica Britannica, sviluppa nel suo articolo
uno studio approfondito
sul luogo dell'altare secondo gli insegnamenti dei Padri e dei Maestri del Cristianesimo. In esso, mette in
relazione testi di autori paleocristiani come
Sant'Ignazio di Antiochia e San Cipriano con autorité
liturgiche medievali come Amalario di Metz, attraverso secoli di
riflessione sull'altare come elemento centrale
della liturgia.
Una teoría simile è discussa
nella seguente opera di Padre Emmanuel
de Butler, moñaco dell'abbazia di Le
Barroux. Si basa su un fatto preciso: fino all'edizione del 1962 del Messale
Romano, il sacerdote
rimaneva a capo dell'altare durante la prima parte della messa solenne. Li cantava
il Gloria
e il Credo,
oltre alie preghiere e dava la benedizione ai ministri. Dopo la riforma litúrgica,
si è verifícate
un cambiamento significativo: il celebrante
rimane seduto fino all'offertorio. Senza discutere l'opportunité di questa riforma, l'autore
cerca di verificare se questa nuova posizione del sacerdote abbia dei
precedenti nella storia della
liturgia.
Anthony Conten traccia
l'evoluzione del materiale con cui sono stati costruiti gli altari: dall'altare
di legno, simile a
un tavolo, nei primi secoli, all'altare di pietra, spesso costruito suite tombe
dei martiri, dimostrando che,
indipendentemente dal tipo di materiali utilizzati, la dignité dell'altare era sempre la
stessa.
Dom Hervé Courau, l'attuale abate
di Notre-Dame de
Triors, scrive
sul rito della consacrazione
dell'altare in
uno studio
esaustivo in
cui traccia in
dettaglio la storia di questo rito nei
primi secoli cristiani, e come si è affermato
e codificato nelle varie
tradizioni liturgiche,
sia orientali che occidentali.
Padre Finnegan traccia nel suo libro
lo sviluppo dell'uso del
latino, ma anche delle lingue
volgari, nella liturgia,
soprattutto nella
Santa Messa. Egli mostra che la presenza del latino nelle cerimonie della liturgia
cattolica occidentale era
quasi assoluta, anche se in certi casi e in certi luoghi, vi era la presenza di lingue proprie di ogni regione.
Brunero
Gherardini analizza il rifiuto di Lutero non solo della messa come
sacrificio, ma anche
del sacrificio
come opera buona, capace
in quanto tale
di esercitare un potere suH'equilibrio
della giustizia divina a favore dell'uomo.
Analizzando le opere di Lutero in
ordine cronológico, l'autore conclude che la lógica della liturgia luterana si
concentra su una risposta umana sotto forma di preghiera, desiderio e gratitudine, ma senza alcun riferimento
al carattere sacrifícale.
Joseph
Gribbin, storico degli ordini religiosi, nel
suo lavoro cerca di dimostrare che la partecipazione dei laici alia liturgia
medievale era reale ed effettiva. Inizia esaminando una serie di testi ed
esempi, che chiariscono che i fedeli, soprattutto durante l'elevazione,
partecipavano effettivamente ai riti e alie celebrazioni liturgiche.
Reinhardt
Knittel dimostra nel suo intervento che,
contrariamente a
quanto spesso si sostiene, il Concilio di Trento non procedette affatto
nei suoi decreti riguardanti la questione litúrgica con un'intenzione
centralizzatrice, ma che
la sua ricerca di unificazione era dovuta a una misura comune, presa per il bene della Chiesa nelle particolari
circostanze che stava attraversando, caúsate da una serie di veri e propri
abusi che andavano avanti da moho tempo e i cui precedenti tentativi di riforma
per correggerli erano falliti.
Pubblichiamo anche la
conferenza tenuta dal
professor Marc Levatois
al colloquio dello scorso anno.
In essa, egli propone di orientarsi verso una
lettura simbólica dello spazio sacro, esaminando in dettaglio la costruzione
e la posizione dell'altare nelle chiese paleocristiane, in particolare a Roma, per
dimostrare, in un
modo difficile da
confutare, che l'orientamento dell'altare si trova in tutte queste chiese.
Un tema particolarmente intéressante è quello sviluppato da Marcel Pérès al colloquio del 2020 e pubblicato in questo volume. Il rinomato musicólogo
riflette sul canto
romano antico e sostiene
che ci ricorda che
la Chiesa è universale,
sia nello spazio che nel tempo. Attraverso ció che questo canto ci trasmette, entriamo in comunione con
l'energia degli uomini che,
dal quarto secolo, hanno raggiunto una
sintesi tra la scienza
dei rituali precristiani e la rivelazione dell'alleanza spéciale che
Dio ha stretto con
l'umanità attraverso il sacrificio
di Cristo.
Infine,
il professor Robert Spaeman, filosofo di fama, offre una profonda analisi filosófica del concetto di sacrificio. Pariendo
dall'aífermazione che quando l'uomo offre
un sacrificio, entra in relazione con il mondo invisibile che è considerate
il fondamento
del mondo visibile, Spaeman mette
in discussione alcune posizioni razionaliste secondo le quali tutti i sacrifici si basano
sulla repressione del meccanismo che li sottende, ossia la nécessité di contrallare la violenza sociale
distruttiva. Infine,
l'autore si chiede
se sia possibile un
cristianesimo non sacrifícale. La domanda, risponde, non è se sia possibile, ma se sia
realizzabile.
Siamo convinti che questi studi, tutti di notevole serietà e interesse, contribuiscano allô studio e alla conoscenza della liturgia che, al di là degli approcci pastorali o 'militanti', è anche un oggetto culturale, che mérita approcci da prospettive scientifiche e discussioni in ámbito accademico.
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