Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo del vaticanista Edward Pentin, pubblicato il 25 agosto sul sito National Catholic Register.
L’autore – attraverso una intervista a Louis Renaudin, organizzatore delle Sentinelles pour la défense de la messe traditionnelle – ripercorre la straordinaria storia ormai biennale (dalla pubblicazione del motu proprio Traditionis custodes) delle veglie di preghiera settimanali davanti alla Nunziatura apostolica di Parigi, che MiL segue sin dall’inizio senza soluzione di continuità.
Si tratta di un movimento spontaneo che raccoglie decine di «padri e madri di famiglia» i quali «prima di obbedire ciecamente [devono] capire cosa ci viene proposto, per il bene nostro e dei nostri figli» e «[perseverano] nella nostra fede e nelle nostre convinzioni, aiutando anche i nostri sacerdoti».
Insomma, fedeli che si trovano a recitare il Rosario, semplicemente e con determinazione, perché gli organizzatori dell’iniziativa dicono che «continueranno per anni, se necessario».
L.V.
PARIGI - I fedeli laici francesi che hanno pregato pacificamente fuori dagli uffici della Chiesa di Parigi in seguito alla soppressione della Santa Messa tradizionale nella città raggiungeranno una pietra miliare il 26 agosto, quando si riuniranno per la loro centesima settimana.
Il gruppo, chiamato «Sentinelles pour la défense de la messe traditionnelle» [Sentinelle per la difesa della Messa tradizionale: N.d.T.], ha iniziato a riunirsi ogni sabato nel luglio 2021, prima davanti alla Nunziatura apostolica e poi alla sede dell’Arcidiocesi di Parigi.
La protesta di preghiera del gruppo è stata innescata dal motu proprio di papa Francesco Traditionis custodes (Custodi della Tradizione) che ha imposto restrizioni alla Santa Messa tradizionale celebrata prima delle riforme liturgiche degli anni Settanta, nota anche come usus antiquior, e ha portato alla soppressione della Santa Messa tradizionale in alcune zone selezionate della capitale francese.
Nei commenti del 24 agosto al sito National Catholic Register, Louis Renaudin, uno degli organizzatori, spiega meglio l’iniziativa, chi è coinvolto e quali sono i suoi obiettivi. Sostiene che lui e altri fedeli stanno lottando per capire perché «vogliono cambiare la nostra fede cattolica» e dice che finché non capiranno il perché e non si convinceranno delle loro ragioni, difenderanno la Santa Messa tradizionale «per il nostro bene e per il bene dei nostri figli» e continueranno questa azione «per gli anni a venire, se necessario».
Monsieur Renaudin, le «Sentinelles pour la défense de la messe traditionnelle» si saranno riunite sabato per cento settimane. Qual è la causa precisa di questa azione e cosa volete ottenere da essa? Come è iniziata?
La causa principale è stata la pubblicazione del motu proprio Traditionis custodes, e la causa secondaria è stata l’inizio dell’applicazione di questo testo a Parigi da parte di mons. Michel Christian Alain Aupetit, allora Arcivescovo di Parigi. Da qui i luoghi scelti per le nostre preghiere.
Inoltre, difendiamo l’usus antiquior perché è l’espressione perfetta della nostra fede cattolica, che oggi è gravemente minacciata, ed è importante per noi proteggere questo mezzo che ci dà la certezza di trasmetterlo intatto ai nostri figli e nipoti.
L’ex Arcivescovo ha abolito tutte le celebrazioni tradizionali a Parigi?
Non tutte. Curiosamente, si limitò ad abolire le Sante Messe tradizionali che si celebravano nelle Parrocchie periferiche, socialmente povere e multiculturali – cioè in due Parrocchie popolari, Notre-Dame-du-Labor e Saint-Georges de la Villette – mentre non toccò le celebrazioni nei quartieri alti e piuttosto giovani, dove avrebbe dovuto affrontare una reazione violenta.
Quindi le Sante Messe tradizionali continuarono nelle zone di lusso?
Assolutamente sì, e non credo che mons. Laurent Bernard Marie Ulrich, il nuovo Arcivescovo metropolita di Parigi, rischierà di sopprimerle, a meno che non voglia – e non sembra che voglia farlo – trovarsi di fronte a una rivoluzione, cosa in cui i Francesi sembrano essere particolarmente bravi.
È a conoscenza di azioni di resistenza simili in corso, sia in Francia che altrove?
In Francia, ci sono state altre reazioni militanti in città come Digione o Annecy, e in generale i pastori hanno capito piuttosto rapidamente che sarebbe stato inutile fare una crociata contro i laici legati alla fede tradizionale della Chiesa.
Come si fa a saperlo?
Il movimento Paix Liturgique [un’organizzazione cattolica francese che sostiene la Santa Messa tradizionale e lavora per la pace liturgica] ha realizzato più di 25 sondaggi d’opinione in Francia a partire dall’anno 2000 (tre nazionali e 22 diocesani), che hanno dato quasi tutti le stesse risposte: un terzo dei Cattolici francesi [che vanno a Messa] è affezionato alla liturgia tradizionale – e se non la frequenta, è perché non gli viene proposta o offerta nel luogo in cui vive; più del 50 per cento desidera la pace e non si oppone al desiderio dei precedenti di beneficiare della liturgia tradizionale; e solo un misero 10 per cento dei Cattolici è militante della politica dell’apartheid, e inoltre questo 10 per cento è in genere piuttosto anziano, e i Vescovi francesi sono abbastanza consapevoli di tutto ciò, il che spiega la loro cautela.
Descriverebbe la sua azione come una protesta?
Il Concilio Vaticano II e alcune recenti dichiarazioni di papa Francesco sottolineano l’importanza dei laici nella Chiesa. Il nostro approccio è quindi quello di far conoscere ai nostri pastori le nostre esigenze e anche la nostra insoddisfazione. È per questo che da cento settimane veniamo a recitare il nostro Rosario davanti alla Nunziatura apostolica in Francia e oggi davanti agli uffici dell’Arcidiocesi di Parigi.
Quante persone si presentano a questa preghiera quotidiana? Quali sono le loro origini e le loro età?
Per ragioni di sicurezza, è importante che le nostre preghiere non siano considerate come atti di disordine. Così, ogni giorno, due o tre di noi recitano il Rosario per strada. Pregare è sufficiente: per le autorità, dimostra che non siamo «rivoluzionari» o «terroristi»; e, per l’Arcidiocesi, di Parigi è abbastanza per mostrare la nostra determinazione, perché continueremo così per gli anni a venire, se necessario.
Quanto è stata efficace la vostra azione finora?
Davanti alla Nunziatura apostolica, è stata una preoccupazione per il Nunzio. Davanti all’Arcidiocesi di Parigi, deve aver preoccupato anche l’Arcivescovo perché la polizia è venuta a dirci che eravamo stati denunciati come un grave rischio terroristico. Ma questo ha fatto solo sorridere la polizia! [Un funzionario dell’Arcidiocesi ha dichiarato al sito National Catholic Register il 25 agosto che «l’Arcidiocesi non è stata la fonte di questa denuncia, che può provenire da chiunque»].
Vorrebbe che i Cattolici di altre città francesi e del mondo adottassero misure simili? Se sì, che consiglio darebbe loro?
Sappiamo che in Francia altri gruppi faranno lo stesso se saranno perseguitati [sopprimere la Santa Messa tradizionale], ma a dire il vero la maggior parte dei Vescovi francesi è intelligente e, Deo gratias, non vuole scatenare una reazione che sarebbe certa.
Il nostro desiderio è quello di istituire liturgie tradizionali ovunque i fedeli ne abbiano bisogno, come quegli stessi fedeli avrebbero voluto se ci fosse stata una santa e pia applicazione delle decisioni del motu proprio Summorum Pontificum. Se i nostri Vescovi non lo capiscono, li aiuteremo a capirlo. Siamo laici liberi e retti… quindi, se le situazioni lo richiedessero, saremmo pronti a essere presenti ovunque ce ne fosse bisogno, come a Saint-Germain-en Laye, dove ogni domenica si celebra una Santa Messa tradizionale all’aperto, davanti alla porta chiusa di una chiesa sempre vuota, ma anche in molti luoghi d’Europa e persino in Africa o in Asia.
Attraverso il motu proprio Traditionis custodes, gli osservatori ritengono che papa Francesco voglia porre fine alla liturgia tradizionale, sulla base della sua dichiarazione che la liturgia riformata dovrebbe essere la «forma unica» del Rito romano.
Sì, ma nell’anno 2007 il suo predecessore Papa Benedetto XVI aveva parlato molto bene dell’usus antiquior e voleva stabilire una vera pace liturgica. Quindi, se il papa attuale non ha capito la posta in gioco, aspetteremo un prossimo Papa, sperando che altri lo consiglieranno bene affinché prenda misure per assicurare una vera pace secondo la fede. Ma è ovvio che non siamo noi ad essere cambiati – e su questioni così importanti. Non ha senso che si cambi idea ogni dieci anni a seconda del Papa o del Vescovo di turno. Se l’usus antiquior non è mai stato contrario alla fede, e sapendo che la fede stessa non cambia, qual è allora il problema nel seguirlo e sostenerlo, come hanno fatto i Papi precedenti?
I critici sosterrebbero che lei sta disobbedendo al Papa. Lei sarebbe d’accordo?
Certamente no. Inoltre, perché alcune autorità della Chiesa non hanno «obbedito» quando era in vigore il motu proprio Summorum Pontificum? Ma ripeto, questa non è disobbedienza: siamo padri e madri di famiglia e prima di obbedire ciecamente dobbiamo capire cosa ci viene proposto, per il bene nostro e dei nostri figli. Non si può mai parlare di abbandono della pratica cattolica – e, per quanto riguarda l’usus antiquior, di pieno rispetto della fede di tutte le epoche. Per il momento, però, non abbiamo ancora capito perché alcuni vorrebbero che cambiassimo la nostra fede cattolica. Quindi, per il momento, aspettiamo di essere convinti; e nel frattempo, perseveriamo nella nostra fede e nelle nostre convinzioni, aiutando anche i nostri sacerdoti.
Io quando prego non vado in strada con striscioni e cartelli…ma senz’altro quello sbagliato sono io.
RispondiEliminaNella chiesa del "todos, todos, todos" è scandaloso che ci siano fedeli emarginati e guardati con sospetto, alla stregua di pericolosi fuorilegge. Chiedono solo di poter pregare nella Casa di Dio, dove sta l'imbroglio?
RispondiEliminaAllez les gars......
RispondiEliminaAndassero ad aiutare la povera gente, invece di “battersi” per il latino e i manipoli!
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