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lunedì 2 gennaio 2023

Il cardinale Müller parla di Benedetto XVI #benedettoxvi

Pubblichiamo qui di seguito la nostra traduzione dell'intervista che il Card. Gerhard Müller, già prefetto dell'allora Congregazione per la Dottrina della Fede, ha rilasciato a Edward Pentin poche ore dopo la scomparsa di Benedetto XVI. L'intervista originale è stata pubblicata dal National Catholic Register.

Il cardinale Müller: Benedetto XVI sarà ricordato come un "vero dottore della Chiesa di oggi".

Parlando con il Register, il cardinale teologo tedesco riflette sulla profonda eredità del defunto Papa emerito.

CITTA' DEL VATICANO - Il cardinale Gerhard Müller ha reso omaggio al defunto Papa emerito Benedetto XVI, descrivendolo come un "grande pensatore" e un "vero Dottore della Chiesa di oggi".

Il prefetto emerito del Dicastero per la Dottrina della Fede ha anche descritto il defunto Joseph Ratzinger, morto il 31 dicembre alle 9.34 a Roma, come un uomo di grande sensibilità, umorismo e umiltà che possedeva "una profonda saggezza come partecipe dell'amore di Dio".

In questa intervista con il Register, il cardinale teologo tedesco - che ha fondato l'Istituto Benedetto XVI per rendere disponibili le opere raccolte di Joseph Ratzinger - parla dell'eredità di Benedetto XVI per la Chiesa, risponde ad alcuni dei suoi critici e riflette su come la sua scomparsa potrebbe influenzare il criticatissimo Cammino sinodale tedesco.

Eminenza, qual è la più grande eredità di Benedetto XVI in termini di teologia e dottrina?

I libri migliori sono l'Introduzione al cristianesimo e l'Escatologia: Morte e vita eterna e la sua trilogia su Gesù per un pubblico ben istruito, mentre i libri su Agostino e Bonaventura richiedono una formazione teologica accademica per una migliore comprensione. Leggibili per tutti sono anche le sue numerose omelie, edificanti e rafforzanti la fede, che sono facilmente accessibili anche negli Scritti raccolti (16 volumi).

Come vorrebbe che fosse ricordato, sia dal punto di vista dottrinale che, più in generale, come sacerdote, vescovo, cardinale e papa?

In tutte le sue posizioni e in tutti i suoi compiti, è stato un grande pensatore e personalmente un cristiano credente. È un vero Dottore della Chiesa di oggi.

Quale delle sue encicliche è, secondo lei, la più profonda e utile, e quella che risuona con i nostri tempi?

Penso alla sua prima enciclica Deus Caritas Est (Dio è amore), perché qui la somma e il culmine dell'autorivelazione del Dio trino nella sua essenza, e la relazione delle tre persone divine, è presentata all'uomo contemporaneo al più alto livello magisteriale.

Joseph Ratzinger è stato un grande sostenitore dell'"ermeneutica della riforma e della continuità", sostenendo che il Vaticano II non ha rappresentato una rottura radicale, ma una riformulazione più pastorale di vecchie verità e dottrine precedenti, applicando gli insegnamenti dei primi padri della Chiesa al mondo contemporaneo. Quanto è stata utile, secondo lei, questa percezione del Concilio?

È evidente, perché nessun Concilio ha il compito di fondare una nuova Chiesa o di integrare, correggere o completare la rivelazione unica e completa di Dio in Gesù Cristo. Basta leggere le introduzioni alle due Costituzioni dogmatiche sulla Rivelazione divina e sulla Chiesa. Si vede allora come il Concilio stesso si inserisca nell'intera tradizione dottrinale cattolica e, soprattutto, affermi che il magistero del Papa e dei Vescovi, e quindi anche i Concili, non sono al di sopra della Parola di Dio, ma ne servono la vera interpretazione (Dei Verbum 7-10).

Alcuni critici di Joseph Ratzinger hanno sostenuto che la sua teologia poteva essere a volte incoerente, in quanto cercava di conciliare posizioni contraddittorie (ad esempio la modernità con la tradizione), mentre altri dicono che era troppo rigido e conservatore, non disposto ad adattare la Chiesa ai tempi. Cosa risponde a questi critici?

Solo gli ignoranti dalla mentalità ideologicamente ristretta possono dire questo. Sant'Ireneo di Lione, che Papa Francesco ha dichiarato "Doctor Unitatis" (Dottore dell'Unità), parla contro gli gnostici di tutti i tempi che vogliono imprigionare il mistero di Dio nelle loro menti limitate, e che con e in Cristo tutta la novità e l'ineguagliabile modernità di Dio è venuta nel mondo. La modernità non è identica all'immanentismo antimetafisico dell'Illuminismo e alle ideologie antiumane degli ateismi filosofici e politici degli ultimi tre secoli. Solo la fede cristiana è moderna, cioè all'altezza delle vere domande fondamentali sul senso della vita e sui principi morali della sua formazione. Infatti, nessuna teoria e nessun essere umano può redimerci e offrirci sostegno nella vita e nella morte se non il Verbo di Dio, che nel suo Figlio ha assunto la nostra umanità e con la sua croce e la sua risurrezione ci ha riscattati dal peccato e dalla morte e ci ha dato la speranza della vita eterna (Gaudium et Spes 10; 22).
Non siamo schiavi, ma cittadini della città di Dio, figli e figlie del Padre celeste in Cristo e amici di Dio nello Spirito Santo.

Com'era Joseph Ratzinger come persona? Quali attributi e qualità personali ricorderete meglio?

Era una persona molto fine, molto sensibile, spiritosa, umile e soprattutto un uomo di profonda saggezza, partecipe dell'amore di Dio.

Che effetto pensa che avrà, se ne avrà, la morte di Benedetto XVI sul cammino sinodale tedesco?

Temo che questi protagonisti di un'antropologia lontana da Cristo non saranno impressionati da uno dei più grandi studiosi cristiani del nostro tempo, perché con loro, se lo Spirito Santo non provoca direttamente una profonda conversione dei cuori, un'ideologia atea soffoca ogni seme di fede soprannaturale e rivelata.