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mercoledì 23 novembre 2022

Il “conservatorio” della Santa Sede, fucina di musicisti

Un'utile istituzione vaticana.
"Come disse Benedetto XVI, visitando questa benemerita istituzione il 13 ottobre 2007: «Numerosi studenti, qui convenuti da ogni parte del mondo per formarsi nelle discipline della musica sacra, diventano a loro volta formatori nelle rispettive Chiese locali. E quanti sono stati nell'arco di quasi un secolo!»".
Luigi

Massimo Scapin, La Nuova Bussola Quotidiana, 22-11-2022

Cent’anni or sono, il 22 novembre 1922, il novello Papa Pio XI († 1939) emanava il motu proprio Ad musicæ sacræ restitutionem, con cui sistemava definitivamente quello che oggi è il Pontificio Istituto di Musica Sacra, in Roma.
«Il "conservatorio" liturgico-musicale della Santa Sede, quello che ha per compito di formare i musicisti di Chiesa di tutto il mondo» (S. Magister, Musica liturgica) è il frutto principale del motu proprio di san Pio X, Tra le sollecitudini, datato 22 novembre 1903, con il quale Papa Sarto «operò una profonda riforma nel campo della musica sacra, rifacendosi alla grande tradizione della Chiesa contro gli influssi esercitati dalla musica profana, specie operistica» (Benedetto XVI, Lettera al Gran Cancelliere del Pontificio Istituto di Musica Sacra in occasione del 100° anniversario di fondazione dell'Istituto, 13 maggio 2011). San Pio X, in quel documento che è «quasi un codice giuridico della musica sacra», esortava a «sostenere e promuovere in ogni miglior modo le scuole superiori di musica sacra dove già sussistono, e di concorrere a fondarle dove non si possiedono ancora. Troppo è importante che la Chiesa stessa provveda all’istruzione dei suoi maestri, organisti e cantori, secondo i veri principii dell’arte sacra» (Pio X, Tra le sollecitudini, n. 28).

Il 4 novembre 1911, Papa Sarto erige la «Scuola Superiore di Musica Sacra» con il breve Expleverunt desiderii, inviato al cardinal Mariano Rampolla († 1913), protettore dell’Associazione Italiana di Santa Cecilia: in esso il Papa si congratula «grandemente con la novella istituzione» aperta a Roma dalla stessa Associazione fin dal 3 gennaio di quell’anno (in Acta Apostolicæ Sedis, 1911, p. 654). Il 10 luglio 1914, con un rescritto della Segreteria di Stato, la Scuola è dichiarata «pontificia» e ha la facoltà di conferire i gradi accademici. Dopo un incendio scoppiato la sera del 22 novembre 1914 nella sua prima, modestissima, sede di via del Mascherone, 55, nei pressi di Piazza Farnese, la Scuola, grazie a Benedetto XV, si trasferisce, forse il 15 marzo 1915, al Palazzo dell’Apollinare, allora sede del Vicariato di Roma.

Pio XI, con il motu proprio di cento anni fa, stabilisce solennemente la magna charta di questa Scuola musicale, dandole gli statuti, la stacca dall’Associazione in seno alla quale era nata e la rende immediatamente dipendente dalla Santa Sede, fissa l’organico dei professori, il metodo degli esami, il valore dei diplomi e conferma come preside l’abate Paolo Ferretti († 1938), gregorianista rigoroso. Il 20 dicembre 1928, commemorando i venticinque anni dal motu proprio di Pio X sulla musica sacra, Papa Ratti esprimerà il suo vivo interesse per l’istituzione musicale romana: «Ma soprattutto Noi vogliamo qui ricordare e lodare la Pontificia Scuola di musica sacra, fondata nell’Urbe da Pio X nell’anno 1910. Questa Scuola, che poi l’immediato Nostro Antecessore Benedetto XV fervorosamente sostenne ed alla quale diede una nuova sede, anche da Noi è circondata da particolare favore, come una preziosa eredità lasciataCi da due Pontefici; e perciò la raccomandiamo caldamente a tutti gli Ordinari» (Pio XI, Divini cultus, n. 11). Lo stesso Pio XI, riordinando gli studi ecclesiastici superiori con la costituzione apostolica Deus scientiarum Dominus del 1931, denominerà la Scuola «Pontificio Istituto di Musica Sacra» e la annovererà tra le università pontificie romane.

In quei tempi vi andavano a studiare soprattutto preti. Oggi, invece? Lo abbiamo chiesto a monsignor Vincenzo De Gregorio, dal 2012 preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra.

Monsignor De Gregorio, quanti studenti accogliete e quali sono i corsi di studio?
Abbiamo duecento studenti circa: un terzo di preti, un terzo di laici e un terzo di suore, che frequentano i corsi di composizione, direzione di coro, canto didattico, canto gregoriano, pianoforte, organo e musicologia.

È una formazione di livello universitario?
È una vera e propria facoltà universitaria, che ha i corsi triennali di primo livello, biennali di secondo livello e i dottorati di ricerca. Per questi ultimi si attinge alla grande ricchezza negli archivi di tutto il mondo: dalle cattedrali sudamericane a quelle in Estremo Oriente, come pure alla grande storia, che è stata scritta dalla missione della Chiesa quando, evangelizzando, ha sempre promosso tutte le arti. I titoli di studio elargiti dall’Istituto sono riconosciuti internazionalmente e quindi pienamente inseriti nel sistema formativo internazionale.

Non sembra la solita scuola di musica.
Piuttosto qui si vuole acquisire la ricchezza della grande tradizione culturale musicale che in Occidente è stata creata proprio dalla Chiesa, grazie al fatto che, superando anche il canto gregoriano, dando spazio alla polifonia e alla musica strumentale nella sua liturgia, ha favorito lo sviluppo della musica in tutta la cultura occidentale. In essa non c’e’ mai stata separazione netta tra il linguaggio musicale della Chiesa per la liturgia e quello profano del teatro, della musica sinfonica e quant’altro.

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Come disse Benedetto XVI, visitando questa benemerita istituzione il 13 ottobre 2007: «Numerosi studenti, qui convenuti da ogni parte del mondo per formarsi nelle discipline della musica sacra, diventano a loro volta formatori nelle rispettive Chiese locali. E quanti sono stati nell'arco di quasi un secolo!».