«[...] l'arte non deve limitarsi ad allontanare l'uomo dalla vita cattiva, ma deve proporsi di migliorare questa stessa vita immersa nel male»
(Vladimir Sergeevič Solov'ëv)
La Bellezza salverà il mondo.
Luigi
Il Cammino dei Tre Sentieri, 6 DICEMBRE 2021, Corrado Gnerre
Il barocco come stile architettonico incominciò a manifestarsi alla fine del XVI secolo. Infatti, la Chiesa del Gesù a Roma (dei Gesuiti), terminata nel 1575, contiene già degli evidenti elementi barocchi. Ma il pieno sviluppo si realizzò nel XVII secolo quando dalla Roma dei Papi si diffuse nel resto d’Italia e non solo: anche in Spagna, a Vienna, in Polonia, in Russia e perfino oltreoceano nelle colonie spagnole e portoghesi. Il barocco trovò scarsa diffusione –non a caso- nei paesi dove forte fu l’influenza calvinista, come la Francia e l’Olanda.
Ma perché nacque il Barocco? Quale ne fu il motivo o i motivi ispiratori? La risposta non è difficile. L’essenza di questo nuovo stile è il meraviglioso. Tutto nel barocco è chiamato a stupire, a presentare dinanzi agli occhi dello spettatore il senso dello straordinario, dell’umanamente inconcepibile: l’alternarsi di spazi che si aprono all’infinito e che vanno a collocare il reale stesso nella dimensione dell’oltre-limite; le forme esasperate che sembrano gonfiarsi dinanzi agli occhi dello spettatore, il gioco di luci e di ombre che catturano e coinvolgono lo sguardo.
A riguardo si possono individuare tre aspetti di questa immersione nel meraviglioso a cui il barocco vuole spingere lo spettatore. Sono: la maestosità, la bellezza stupefacente, il senso del calore.
Quest’arte volutamente produce forme maestose. Tale maestosità esige esprimere un’altra maestosità, quella della verità cattolica, cioè la sua incomparabile superiorità relativamente a chi (la cosiddetta “riforma” protestante) aveva voluta sminuirla.
Quest’arte volutamente produce bellezza, ma non una bellezza ordinaria, discreta, capace cioè d’imporsi per la sua intrinseca natura, per la sua capacità di rivelarsi nell’ordinario. No, un altro tipo di bellezza, una bellezza che possiamo anche indicare con la definizione di bellezza stupefacente. Ovvero una bellezza che deve avere la forza di stupire, di far sgranare gli occhi all’osservatore. Il quale può sentirsi anche inizialmente infastidito da una certa esplosione di forme, ma che poi avverte se stesso trasportato in una dimensione superiore, in una dimensione di sublimazione. Tutto questo è funzionale ad esprimere la specificità della liturgia cattolica, specificità che era stata attaccata dal luteranesimo con la negazione della transustanziazione e poi dai seguaci di Lutero addirittura con la negazione della presenza reale di Cristo in corpo, sangue, anima e divinità nell’Eucaristia. L’arte barocca nelle chiese vuol esprimere questo concetto: il marmo si gonfia, le forme arrivano a contorsioni straordinarie perché è altrettanto straordinario ciò che sta avvenendo: le leggi dello spazio e del tempo si annullano nel Sacrificio Eucaristico, si ri-attualizza il Sacrificio del Venerdì Santo, i fedeli vengono veramente trasportati sul Calvario e il pane e il vino si trasformano veramente e unicamente nel Corpo e nel Sangue del Redentore.
E veniamo al terzo aspetto: il senso del calore. L’arte barocca è un’arte “calda”. “Calda” perché volutamente si contrappone alla “freddezza” dell’arte rinascimentale, ma anche a quella “freddezza” che caratterizzerà gli edifici di preghiera del mondo protestante: squadrati all’inverosimile, disadorni, spogli … a mo’ di uffici della pura ordinarietà. L’arte barocca si vuol porre su un altro livello. Chi entra nella chiesa, entra nel luogo non dell’ordinario ma dello straordinario, nel luogo del mistero.
Certo, anche l’arte medioevale (pensiamo alle grandi e irraggiungibili cattedrali gotiche) esprimeva pienamente questa concezione; ma quell’arte nacque per evidenziare una verità non per rispondere ad un errore. L’arte barocca esaspera perché vuole rispondere, esagera perché vuole compensare la diffusione di un’eresia.