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venerdì 25 settembre 2020

Francia "l’impressionante elenco di casi delle chiese distrutte «profanate o svendute ai privati»" ma anche in Italia...

Il rullo compressore della scristianizzazione della Francia, figlia primogenita della Chiesa, alimentato nei primi anni del post Concilio dall' incoerenza clericale, sta mostrando i suoi effetti  distruttivi contro gli edifici di culto cattolici. La chiesa francese, con le sue cattedrali,  le sue abbazie, i suoi monasteri e i suoi santuari era già stata  ferita mortalmente dalla Rivoluzione anticristiana del 1789 « Colpita nei suoi interessi materiali, nella libertà, e sovente nella vita dei propri preti... ha saputo trarre dalla persecuzione la sua purificazione; ha saputo dare dei nuovi martiri e, attraverso la loro testimonianza, acquistare nuova autorità e nuovo prestigio davanti alle coscienze » (Cfr. Emanuele Artom, in Rassegna Storica Toscana, 4, 1958). L'attuale distruzione, per mano dello stato, laicista, francese di tantissimi luoghi di culto cattolici deve essere una "lezione" per tutti quei cattolici che si lasciano narcotizzare dalla smania del dialogo a tutti i costi con il mondo innestando la  mostruosa "mutazione genetica" del rifiuto  del Vangelo e del Magistero: un orrendo organismo "ibrido", prefigurazione dell'anticristo.

AC  

Francia, marea di chiese profanate o svendute. L’allarme di Repubblica 

L’edizione odierna di Repubblica propone un articolo davvero notevole dell’inviata in Francia Anais Ginori che racconta il desolante destino di tante chiese del paese, sempre più spesso

«profanate o svendute ai privati». 

«Mancano i fondi, si moltiplicano incidenti e atti vandalici. E molti edifici di culto diventano hotel o bistrot», si legge nel catenaccio. Un pezzo notevole non solo per l’impressionante elenco di casi e numeri del fenomeno, ma anche perché vi è citato esplicitamente il rischio di una «deriva anticristiana» (sebbene smorzando i toni, visto che l’espressione appartiene a Marine Le Pen) e ancor più perché viene additata tra le cause del degrado la tanto celebrata legge sulla laicità. Anais Ginori parte giustamente dagli episodi più noti anche alle cronache italiane: il recente rogo della cattedrale di Nantes e ovviamente quello, sconvolgente, di Notre-Dame a Parigi, la cui ricostruzione, per altro, è rimasta ferma finora per problemi burocratici e per colpa del virus. Ma questi due incidenti “famosi” non sono gli unici ad avere colpito i templi cristiani di Francia negli ultimi anni. Ce ne sono stati molti altri. Moltissimi altri. «Forse», scrive la giornalista di Repubblica, «qualcosa sta succedendo alla “figlia prediletta della Chiesa”, com’è stata chiamata la Francia dopo la conversione di Clodoveo». «Ogni giorno in Francia due chiese subiscono atti di vandalismo o sono profanate. Spariscono altari, calici, dipinti, croci, persino sedie. Nel 2018 il ministero dell’Interno ha contato più di mille “atti anticristiani”, contro 541 atti antisemiti e 100 atti islamofobici».  

«NON DOBBIAMO ESSERE INGENUI» L’inviata del quotidiano diretto da Maurizio Molinari raccoglie le parole dell’avvocato cattolico Edouard de Lamaze, presidente dell’Osservatorio privato per il patrimonio religioso (Opr), secondo il quale non si tratta sempre di attacchi motivati dall’odio verso la Chiesa. Anzi, nella maggior parte dei casi gli autori sono persone mentalmente disturbate o teppisti. Non mancano gli «adepti di sette sataniche». Tuttavia l’avvocato, pur smorzando in parte l’allarme sul «clima anticristiano», non si nasconde dietro un dito. «”Non dobbiamo nemmeno essere ingenui. Il nostro paesaggio sta cambiando”. Lamaze snocciola dati. “Una nuova moschea apre ogni due settimane, mentre ogni anno scompaiono tra 40 e 50 chiese: demolite, vendute o radicalmente ricostruite”». 

STATO (LAICO) DI ABBANDONO Ma il passaggio più interessante dell’articolo, come detto, è quello che riguarda il motivo di questo abbandono, motivo che la giornalista lascia esporre sempre a Lamaze: «È la “pesante eredità”, parole dell’avvocato parigino, lasciata dalla legge sulla laicità approvata nel 1905 che ha separato la Chiesa dallo Stato, avviando l’espropriazione delle 83 cattedrali del paese diventate proprietà della République. 

Le circa 45 mila chiese sono passate ai comuni che però non hanno i soldi per proteggerle e restaurarle, o preferiscono venderle per finanziare la costruzione di scuole, case di riposo, rotonde». 

Le «priorità elettorali» di «un paese fortemente secolarizzato» non sono le chiese, insomma. 

E questo sebbene il loro numero in Francia sia inferiore soltanto a quello dell’Italia. Totale stanziato dallo Stato per la tutela del patrimonio religioso? Circa 100 milioni di euro l’anno. Troppo poco per evitarne il deterioramento o la svendita, informa Repubblica. Infatti «almeno 5 mila chiese francesi potrebbero scomparire se non ci saranno urgenti stanziamenti e una chiara volontà politica di salvarle». 

LA MORTE DELLE CATTEDRALI Ricorda Anais Ginori: «Già nel 1904 Marcel Proust firmava un articolo sul Figaro dal titolo “La morte delle cattedrali”. (MiL QUI N.d.R.) Lo scrittore allertava sul rischio di vedere gioielli dell’arte gotica “trasformati in casinò”». Oggi, lascia intendere la cronista di Repubblica, il rischio previsto da Proust è diventato realtà: «A Rouen, nella “Città dei cento campanili” come diceva Hugo, il sindaco ha venduto una chiesa trasformata in una brasserie. A Caen una chiesa è diventata palestra. A Nantes si può soggiornare nell’hotel Sozo, fino a due anni fa una cappella». 

 

 Fonte: Tempi QUI

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