Adorazione dei Magi Autore emiliano, (metà XVI sec) Pinacoteca Rambaldi, Coldirodi fraz. Sanremo |
"Et intrántes domum, invenérunt Púerum cum María Matre eius, hic genuflectitur et procidéntes adoravérunt eum. Et, apértis thesáuris suis, obtulérunt ei múnera, aurum, thus et myrrham." (Mt. 2)
Tanti auguri ai nostri lettori!
Romualdica, 5-1-18,
L’Epifania più ricca del Natale?
Il tempo liturgico del Natale continua fino al 2 febbraio; occorrerebbe dunque che durante l’intero mese di gennaio noi potessimo respirarne il profumo e, con l’aiuto dei testi del messale e dell’antifonario, orient
assimo lo sguardo della nostra anima verso il miracolo della nascita di Dio. Ma abbiamo quella che chiamerei la devozione ai testi?
assimo lo sguardo della nostra anima verso il miracolo della nascita di Dio. Ma abbiamo quella che chiamerei la devozione ai testi?
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Natale è l’esplosione di una gioia popolare interamente volta all’ammirazione e alla gratitudine. La nascita del Salvatore, dopo i secoli dell'attesa, è l’aurora della nostra speranza, il principio di un ottimismo che ricorda, ogni 25 dicembre, che gli angeli cantavano sopra la stalla di Betlemme. Ma l’Epifania commemora la manifestazione delSignore ai Magi, il suo battesimo nel Giordano e il suo primo miracolo a Cana. Perciò l’Epifania è strutturalmente più teologica del Natale. Non ci servirebbe a nulla celebrare la nascita di un salvatore se costui non si fosse rivelato a noi come oggetto di contemplazione e di conoscenza. Ora, questa manifestazione è l’essenza medesima del mistero dell’Epifania.
Ricordiamolo: Gesù Cristo si manifesta ai Magi, come Signore sovrano nell’ordine sociale delle grandezze terrestri.
Si manifesta come Re universale al livello dell’universo cosmico: una stella indica il luogo della sua nascita, egli cambia l’acqua in vino, e le pietre si creperanno al momento della sua morte.
Egli si manifesta come capo della Chiesa: “Sorgi, o Gerusalemme, sii raggiante: poiché la tua luce è venuta, e la gloria del Signore è spuntata sopra di te” (epistola della festa).
Come iniziatore dei sacramenti, quando santifica le acque del Giordano, simboleggiando le acque del battesimo; e a Cana, egli associa sua Madre alla dispensazione della grazia.
Ancora, egli appare come Signore all’orizzonte della fine dei tempi: “Ecco, giunge il sovrano Signore: e ha nelle sue mani il regno, la potestà e l’impero” (introito della festa).
Infine, alla teofania del Giordano, Dio Padre rivela Gesù come il Figlio eterno, oggetto della sua compiacenza: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”. L’Epifania è un’entrata nel mistero della Trinità. Questa è l’insondabile ricchezza del mistero.
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[Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), Fragments autour de Noël, 12 gennaio 1992, in Benedictus. Tome III. Lettres aux oblats, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2011, pp. 74-78 (qui 74 e 76-77), trad. it. di fr. Romualdo Obl.S.B.]
Amabile Bambino, benché io Vi miri in questa spelonca giacere sulla paglia sì povero, la fede m’insegna che Voi siete il mio Dio, sceso dal cielo per la mia salute. Vi riconosco dunque e Vi confesso per mio sommo Signore e mio Salvatore; ma non ho che offerirvi. Non ho oro di amore, mentre ho amate le creature, ho amati i miei capricci e non ho amato Voi, amabile infinito. Non ho incenso di orazione, perché son vissuto miseramente scordato di Voi. Non ho mirra di mortificazione, poiché per non privarmi dei miei miseri piaceri, ho tante volte disgustata la vostra bontà infinita.
Che cosa dunque Vi offerisco? Vi offerisco questo mio cuore, sordido e povero quale è: accettatelo Voi e mutatelo. Voi a questo fine siete venuto nel mondo, per lavare dai peccati i cuori umani col vostro sangue, e così mutarli da peccatori in santi. Datemi dunque Voi quest’oro, quest’incenso e questa mirra. Datemi l’oro del vostro santo amore; datemi lo spirito della santa orazione; datemi il desiderio e la forza di mortificarmi in tutte le cose di vostro disgusto. Io risolvo di ubbidirvi e di amarvi; ma Voi sapete la mia debolezza; datemi Voi la grazia di esservi fedele.
Vergine Santissima, Voi che accoglieste con tanto affetto e consolaste i santi Magi, accogliete e consolate anche me, che ancora vengo a visitare e ad offerirmi al vostro Figlio. Madre mia, nella vostra intercessione io assai confido. Raccomandatemi a Gesù. A Voi consegno l’anima mia e la mia volontà; Voi legatela per sempre all’amore di Gesù.
“Natale, Meditazioni e poesie” di Sant’Alfonso Maria de Liguori
Amabile Bambino, benché io Vi miri in questa spelonca giacere sulla paglia sì povero, la fede m’insegna che Voi siete il mio Dio, sceso dal cielo per la mia salute. Vi riconosco dunque e Vi confesso per mio sommo Signore e mio Salvatore; ma non ho che offerirvi. Non ho oro di amore, mentre ho amate le creature, ho amati i miei capricci e non ho amato Voi, amabile infinito. Non ho incenso di orazione, perché son vissuto miseramente scordato di Voi. Non ho mirra di mortificazione, poiché per non privarmi dei miei miseri piaceri, ho tante volte disgustata la vostra bontà infinita.
Che cosa dunque Vi offerisco? Vi offerisco questo mio cuore, sordido e povero quale è: accettatelo Voi e mutatelo. Voi a questo fine siete venuto nel mondo, per lavare dai peccati i cuori umani col vostro sangue, e così mutarli da peccatori in santi. Datemi dunque Voi quest’oro, quest’incenso e questa mirra. Datemi l’oro del vostro santo amore; datemi lo spirito della santa orazione; datemi il desiderio e la forza di mortificarmi in tutte le cose di vostro disgusto. Io risolvo di ubbidirvi e di amarvi; ma Voi sapete la mia debolezza; datemi Voi la grazia di esservi fedele.
Vergine Santissima, Voi che accoglieste con tanto affetto e consolaste i santi Magi, accogliete e consolate anche me, che ancora vengo a visitare e ad offerirmi al vostro Figlio. Madre mia, nella vostra intercessione io assai confido. Raccomandatemi a Gesù. A Voi consegno l’anima mia e la mia volontà; Voi legatela per sempre all’amore di Gesù.
“Natale, Meditazioni e poesie” di Sant’Alfonso Maria de Liguori
Grazie al nostro lettore Gianpaolo per la segnalazione
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Sul quadro, dal sito della Pinacoteca Rambaldi (Coldirodi, Fraz. di SanRemo, sala 2):
"L’opera è attribuita ad un artista di scuola emiliana operante verso la metà del Cinquecento. L’autore guarda al Parmigianino nell’eleganza della composizione, nella finezza del volto della Vergine e nella raffinatezza della sua pettinatura. Il dipinto, su rame, è reso ancora più prezioso dall’oro che delinea le figure".
Questi sapienti adoratori del Bambino aiutino la Chiesa a non andare verso il Male ma di imboccare quella giusta strada che insegna Cristo.
RispondiEliminaI primi a sapere chi stava arrivando
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