Riceviamo queste considerazioni da un sacerdote, il quale, oltre a confermare l'incongruità della risposta dell'Ecclesia Dei rispetto alla domanda del fedele (ad una domanda de foro interno posta dal fedele, la Commissione risponde su uno status canonico), oltre a sottolineare la contradditorrietà della Commissione rispetto all'orientamento precedente, offre un'importante argomentanzione che, tra le altre, smaschererebbe, se così si può dire, la "malafede" della Pontificia Commissione dell'Ecclesia Dei riguardo alla sibillina risposta che ha recentemente dato circa la possibilità di assolvere -o non- il precetto domenicale assistendo ad una S. Messa celebrata da sacerdoti della F.S.S.P.X.
La trovate sottolineata in rotto nel testo seguente.
Roberto
Spettabile Redazione Messainlatino,
in merito alla risposta dell'Ecclesia Dei del 6-11-2012 (da voi pubblicata il 29 novembre 2012), vorrei fare qualche considerazione.
La domanda chiedeva solo se, un fedele cattolico, volendo partecipare alla Messa tridentina, non essendoci essa nella zona, può partecipare alle S. Messe celebrate dalla FSSPX.
La risposta dell'Ecclesia Dei riguarda lo status canonico dei lefebvriani, ma non risponde per niente alla domanda specifica del fedele. Cosa c’entra lo status canonico dei lefebvriani? Esso non è evidentemente ignorato dal richiedente, altrimenti non avrebbe chiesto se è possibile partecipare alla loro Messa! Il richiedente non si riferiva infatti ad una partecipazione ordinaria alle S. Messe della FSSPX o sostitutiva della partecipazione ordinaria alla S. Messa del N.O.M. La domanda riguardava altro, cioè una situazione particolare ed è a questa situazione particolare – unico oggetto della domanda - che bisognava dare risposta!
Sia il Direttorio ecumenico del 1993 (Parte IV, n. 123), sia il can. 844, § 2, dell'attuale C.d.C. prevedono che in caso di necessità, o di vera utilità spirituale, escluso ogni pericolo di errore o di indifferentismo, il fedele cattolico può ricevere i sacramenti addirittura da ministri non cattolici nella cui chiesa sono validi i sacramenti. Ora se è possibile, anche solo in caso di vera utilità spirituale, addirittura ricevere i sacramenti dagli Ortodossi (che rifiutano ben 14 concili e il primato e l'infallibilità del Papa) perché non si potrebbe andare ad una Messa della FSSPX, a cui il Papa ha tolto la scomunica, con cui si sono fatti dialoghi dottrinali e a cui il Papa, a certe condizioni, vorrebbe offrire una prelatura personale?
Bisogna ricordare che il Motu proprio Summorum Pontificum, riconosce come diritto ad ogni laico, che fa parte di un gruppo stabile, di partecipare alla S. Messa tridentina, solo per il fatto di avere amore per la forma tradizionale, senza richiedere per niente altre e strane condizioni, aggiunte arbitrariamente, dopo il Motu proprio, da chi è accanitamente e ingiustificatamente ostile al Motu proprio stesso.
Ecco perché, tendendo conto di tutte queste considerazioni, la risposta data da Mons. Perl il 18 gennaio 2003 – con tutte le sue cautele - era molto più equilibrata, più rispettosa del diritto che il Papa riconosce ai laici di partecipare alla S. Messa tridentina, e soprattutto era molto più calibrata e rispondente alla domanda formulata, mentre l’attuale ultima risposta dell’Ecclesia Dei sembra invece solo approfittare della domanda per fare un suo proclama ideologico (che esprime i pregiudizi di chi l'ha scritta), ma ignora completamente la vera questione specifica e la sola situazione particolare che era l’unico oggetto della domanda posta dal richiedente.
Riccardo
Riccardo
Non mi piace l'impostazione del problema: riguardo agli ortodossi si tratta di chiese scismatiche condividenti la validità dei sacramenti; la FSSPX è invece fatta di singoli fedeli ordinati illecitamente, che agiscono loro sponte e non in quanto incardinati in una chiesa (è il vecchio problema: fu Lefebvre scismatico? Stricto jure si, de facto no). La rimessione delle scomuniche ha complicato il quadro: loro si dicono cattolici, formalmente lo sono (a meno di credere che sia stata eliminata solo la scomunica formale e non quelle occulte, cosa possibile ma cervelloticamente folle), ed in ogni caso validamente celebrano i sacramenti. La S. Sede non può risolvere di petto la questione perché essa ha, a questo punto, valenza politica, è ridicolo anche chiedere. Se tutto fosse solo puro diritto, ogni cosa sarebbe meccanicamente predeterminabile, ma esiste un piano di opportunità, anche formale, che va sempre considerato.
RispondiEliminala FSSPX è invece fatta di singoli fedeli ordinati illecitamente ??????????????????????????
EliminaCi mancherebbe altro: non esiste una gerarchia parallela, i quattro vescovi non sono anti-vescovi ma, nella testa del fondatore, servivano prinipalmente a perpetuare ordinazioni episcopali valide. Anche i documenti della S. Sede sono rivolti ai singoli, com'è giusto; altro è parlare degli ordinariati doppione (ad es. a Gerusalemme il doppio patriarca, latino e ortodosso, o addirittura i tre patriarchi che per lunghi secoli vi furono a Costantinopoli). Quindi non è una chiesa scismatica, si tratta di singole persone più o meno eretiche, se vogliamo.
EliminaAlcune domande da parte di un ignorante, rivolte a "udatorbas" che sembra molto edotto in Diritto Canonico:
RispondiElimina1. Lefebrve è stato ordinato lecitamente sacerdote e poi vescovo?
2. Se sì, Lefebvre da vescovo, poteva ordinare sacerdoti?
3. Questi sacerdoti ordinati da Lefebvre sono consacrati validamente?
3. Se sì, il loro celebrare il Santo Sacrificio Eucaristico, è valido?
4. Se, viceversa, sono dei "semplici fedeli ordinati illecitamente", nel consacrare le Sacre Specie, compiono sacrilegio?
5. Quali sono le proposizioni scismatiche che costoro propugnano rispetto alla Dottrina della Chiesa cattolica?
Premesso che sono un pressoché totale ignorante; 1) certamente si; 2) un vescovo ordina validamente solo cum ecclesia, e mai senza: da sempre le ordinazion episcopali impongono la presenza almeno di un altro vescovo e, in ogni caso, il riconoscimento della giurisdizione della Sede Apostolica, che proibì previamente a Lefebvre di fare ordinazioni; 3) i sacerdoti lefebriani sono sacerdoti per l'aver ricevuto il sacramento del sacerdozio ex opere operato da chi li ha ordinati: questo è un problema giuridico intrinseco nella meccanica dei sacramenti, che vengono da Dio e non dagli uomini, e possono essere compiuti anche da eretici, purché con l'intenzione di fare quel che fa la Chiesa Cattolica; 4) domanda speciosa: i sacerdoti sono fedeli, quelli di cui parliamo sono ordinati (quindi non commettono sacrilegio se sacrificano) ma certamente sono impediti, perché agiscono contro la giurisdizione del Papa e dei Vescovi in comunione con lui (=vescovi cattolici, cum Petro et sub Petro); quindi, fintanto che non si redimono, graviter peccant, essendo l'obbedienza agli Apostoli un cardine del cattolicesimo; 5) il solo fatto di ignorare l'attuale codice di diritto canonico (latino) la dice lunga: a parole sono cattolici, de facto non recepiscono gli ordini della S. Sede e dei Vescovi, si rifiutano di celebrare secondo i nuovi riti (piacciano o meno, esistono, punto), e sollevano pure dubbi sulla legittimità dei sacramenti celebrati con questi (fenomeno analogo alla vexata quæstio delle dita benedicenti per i vecchi credenti ortodossi); come si vede il problema liturgico è secondario: v'è l'intrinseca idea di disobbedienza. Detto ciò, costoro de facto non hanno costituito una gerarchia parallela, non hanno creato un antipapa, non hanno appoggiato derive conciliariste di vario genere, i comportano come una (lecita, di per sé) associazione canonica in (formale) anarchia rispetto alla giurisdizione locale, benché nessuno dei loro vescovi pretenda una sede e nessuno de facto aspiri a sostituire la gerarchia cattolica ufficiale. Benché il tuo commento fosse ironico, ti ricordo che una cosa del genere avvenne con i gianseniti: si dicevano cattolici, addirittura obbedienti al Papa, ma il Papa li rifiutava come eretici (semplifico, è ovvio). Qui invece abbiamo un gruppo che de jure è cattolico ma de facto versa in una situazione irregolare: come una casa costruita in una zona edificabile, con tutti i permessi, tranne l'abitabilità. Mi permetto di far notare, ironie a parte, che questa dimnsione emerge con una certa chiarezza dai testi ultimi della S. Sede.
Elimina2) Lefebvre si è comportato avocando lo stato di necessità, realmente presente dopo il Vaticano II. Ha sempre riconosciuto la giurisdizione della Sede Apostolica.
RispondiElimina3) I lefebvriani non aderiscono ad alcuna eresia.
4) No, agiscono legittimamente disobbedendo ad una soppressione e ad una scomunica entrambe di per sé illecite e quindi senza alcun effetto.
5) Mi sembra che lei non conosca bene il diritto canonico, soprattutto la parte riguardante, appunto, lo stato di necessità.
Lo stato di necessità è solo la giustificazione addotta da Lefebvre per le proprie (illecite) azioni: si è fatto giudice della situazione sostenendone inindacabilmente l'esistenza, ma ovviamente non poteva, non spettando a lui decidere, ma alla Sede Apostolica. Sostenere poi che fossero illegittime scomuniche comminate dal Papa in persona, che dovrebbe (si noti il modo) essere la massima autorità della Chiesa, e comunque l'unica in grando di riconoscere validamente i propri pari (Vescovi, in questo caso), dà l'idea di quanto di vero io abbia detto: o si è parte della Chiesa o non lo si è, o i Lefebvriani sono dentro, e quindi riconoscono il Papa, o stanno fuori e quindi si deve vedere "dove" stanno, se in un'altra chiesa o, singolarmente, come eretici comuni. Il fatto è che costoro vorrebbero essere in tutto e per tutto aderenti al Cattolicesimo, senza avvicinarsi minimamente al sedevacantismo, come confermano le reazioni scandalizzate quando vi vengono avvicinati; ma in ogni caso perseverano a non riconoscere l'attuale magistero, e quindi sono "dentro" solo a parole. Le faccio notare come la sua ultima osservazione suoni più o meno così: tu non sai che, se uno è attaccato a morte, può difendersi uccidendo l'assalitore (legittima difesa, un'ipotesi remota di necessitas, che esiste in tutti gli ordinamenti e risale al venerabile assioma Deus-Natura); il problema sta nel chi debba valutare l'offensività della vittima, e qui non possiamo permettere al reo di autogiudicarsi. Sed contra: il giudice non può essere neanche la vittima; vero: ma qui la "vittima" è il Papa, la cui autorità è (formalmente) indiscussa da Lefebvre, anzi, se Lefebvre fosse stato genuinamente cattolico (come pare effettivamente sia stato al di là degli screzii politici del tempo) non avrebbe neanche osato metterne in dubbio l'attuale magistero. E qui sta l'eresia di molti lefebvriani.
EliminaL'eresia dei sacerdoti della FSSPX sarebbe quindi, secondo lei, nel non ricoscere l'assistenza assoluta dello Spirito Santo indifferentemente in favore di qualsiasi esternazione del Papa da solo o in assise conciliare? Veda lei come la sola Dignitatis Humanae possa sostenere impunemente un errore già condannato dal Magistero precedente, senza pregiudicare o almeno ridimensionare con ciò la portata autoritativa dell'atto promulgativo che vi insiste (per non parlare delle esternazioni raccolte in quel "contro-Sillabo", come lo chiamò l'allora card Ratzinger, della Gaudium et Spes). L'ordinamento divino, che ha la propria region d'essere nella salvaguardia della Fede e nell'ammistrazione dei Sacramenti per la salvezza delle anime, non è un ordinamento politico-totalitario reggentesi sul dogma del consenso incondizionato, per cui "il capo o il partito ha sempre ragione" - giacché questo è il tratto tipico di ogni ordinamento secolarista - tanto che se il Papa non è Dio e deve perciò opportunamente dimostrare l'aderenza del Magistero autentico alla Tradizione (in mancanza di un pronunciamento che si avvalga dell'Infallibilità), non ha alcun potere di rivedere il contenuto della Fede. Rispetto a questa egli, per il bene della Chiesa, è sì primo garante, potendosi avvalere nel suo esercizio magisteriale (non sostituibile) dell'assistenza dello Spirito Santo, ma non l'unico (sebbene lo sia nell'ordine proprio), cioè niente affatto scaturigine di validità della Fede stessa, ch'è presente come abito sovrannaturale in ogni battezzato (1 Gv, 2, 20.27; Gd, 3) e quindi a maggior ragione in un vescovo cattolico che argomenta la propria fedeltà. Si rilegga invece la Lettera ai Galati (2, 11.14): "Cum autem venisset Cephas Antiochiam, in faciem ei restiti, quia reprehensibilis erat", "Sed, cum vidissem quod non recte ambularent ad veritatem evangelii, dixi Cephae coram omnibus". Un Papa può sbagliare eccome nell'esercizio del proprio Magistero non infallibile! C'è invece ancora da riflettere, proprio oggi, su quanto scritto nella 2 Tessalonicesi ai 2, 3.11.15, ma certuni sembra si siano dimenticati del tutto che tra coloro che, insieme alla SS. Madre di Dio, rimasero sotto la Croce di Cristo, quello che dovette rimproverarsi più degli altri di non esserci stato fu proprio Pietro.
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