Si avvicina rapidamente il momento della scelta del nuovo Arcivescovo di Bruxelles e della sostituzione quindi del nefasto card. Danneels. Ieri Tornielli con un suo post ha smosso le acque prevedendo la nomina (anche se ha usato un prudente condizionale) di mons. Léonard, attualmente vescovo di Namur (nella foto, nel corso di una celebrazione in forma straordinaria). Senza dubbio, la notizia è probabile (nel deserto spirituale del Belgio, non si vedono altri candidati episcopi degni); se fosse anche vera, non resta che gioire per la scelta del Papa. Del vescovo Léonard abbiamo già dato una presentazione in questo post. Nell'attesa (e speranza) di quella nomina, proseguiamo, traendola dal sito francese Osservatore Vaticano, la pubblicazione del reportage sulla situazione della Chiesa in Belgio e sui possibili successori del card. Dannels. Links alle parti già pubblicate:
prima parte
seconda parte
terza parte
quarta parte
quinta parte
sesta parte
settima parte
ottava parte
nona parte
prima parte
seconda parte
terza parte
quarta parte
quinta parte
sesta parte
settima parte
ottava parte
nona parte
Dopo aver trattato dei vescovi belgi promovibili alla sede primaziale, sembra inverosimile che per la sede di Malines-Bruxelles si vada a cercare un vescovo belga ora in carica in terra lontana (come Dickmans, vescovo in Brasile, Jan Groef, vescovo in Sudafrica, Luc Julian Matthys, vescovo in Australia...), o che si disturbi l’attesa del pensionamento del vescovo Frans Daneels di 68 anni, segretario del Tribunale della Segnatura Apostolica.
E se il successore del card. Danneels fosse scelto tra i non vescovi? Questo tipo di sorpresa è intrinsecamente improbabile, ma lo stato del ‘cattolico’ Belgio è così disastroso che la Santa Sede potrebbe tentare una soluzione completamente nuova (si è già menzionato il precedente di Mercier, nel 1906, semplice sacerdote, elevato alla sede di Bruxelles di Malines).
Si dovrebbero, in questo caso, citare tre belgi a Roma, uomini di scarso risalto - ma quella è forse una risorsa - vicini all’opera di carità Missio, uno dei fondamenti della rete associativa belga e vicina di fatto alla Comunità di Sant'Egidio, che è in osmosi con Missio: Hendrik Hoet, professore di teologia biblica, Leo Lemmens, che lavora in Vaticano per l’aiuto alle chiese orientali, Jan Dumon, che lavora nell'opera missionaria pontificia. Si può immaginare che cosa provocherebbe il trapianto un ufficiale di curia a Malines, quando sappiamo che cosa ha prodotto quello di Bonny e Van Looy a Anversa e a Gand.
Restiamo dunque entro le frontiere del Regno belga.
E se il successore del card. Danneels fosse scelto tra i non vescovi? Questo tipo di sorpresa è intrinsecamente improbabile, ma lo stato del ‘cattolico’ Belgio è così disastroso che la Santa Sede potrebbe tentare una soluzione completamente nuova (si è già menzionato il precedente di Mercier, nel 1906, semplice sacerdote, elevato alla sede di Bruxelles di Malines).
Si dovrebbero, in questo caso, citare tre belgi a Roma, uomini di scarso risalto - ma quella è forse una risorsa - vicini all’opera di carità Missio, uno dei fondamenti della rete associativa belga e vicina di fatto alla Comunità di Sant'Egidio, che è in osmosi con Missio: Hendrik Hoet, professore di teologia biblica, Leo Lemmens, che lavora in Vaticano per l’aiuto alle chiese orientali, Jan Dumon, che lavora nell'opera missionaria pontificia. Si può immaginare che cosa provocherebbe il trapianto un ufficiale di curia a Malines, quando sappiamo che cosa ha prodotto quello di Bonny e Van Looy a Anversa e a Gand.
Restiamo dunque entro le frontiere del Regno belga.
In un una linea restaurazionista si può parlare, ma giusto per menzione, di p. Mohan Sawhney che è sicuramente troppo giovane (nato nel 1968) e la cui situazione ecclesiastica è troppo modesta. Ma gli episcopabili ratzingeriani sono talmente rari in Belgio, che questo giovane premostratense dell’Abbazia di Grimbergen, semplice vicario della parrocchia di Nostra Signora di Laeken (il cui parroco è il sacerdote progressista Cosijns, che pasticcia preghiere eucaristiche di sua creazione), uomo profondo, modesto, di grande reputazione spirituale, potrebbe un giorno non troppo distante essere incluso nella terna che il Nunzio presenta alla Congregazione dei Vescovi.
Mons. Luc De Maere, uomo intraprendente e buon organizzatore, è un nome da ricordare: l’articolo dello Standaard del 27 dicembre 2007 non ha esitato a dedicare una rubrica a questo noto ecclesiastico ratzingeriano, episcopabile di buona stoffa. Filosofo di formazione, dottore in diritto canonico, Luc de Maere è il rappresentante della S. Sede nel Comitato internazionale di medicina militare. È detto vicino all'Opus Dei, come si dice, è vero, anche del vescovo Bonny. Questo perfetto bilingue (fiammingo e francofono), ma anche poliglotta, che ha esercitato molti incarichi professorali e giudiziari, è il fondatore della branca belga Vereniging voor Latijnse liturgie, associazione olandese per la promozione della nuova liturgia in latino (accoglie anche nella sua Chiesa collegiale di Saint-Jacques di Anversa una messa tridentina mensile).
Si potrà pensare un giorno anche a Robrecht Boone (nato nel 1955), licenziato in teologia, parroco di Saint-Jacques su sur Coudenberg a Bruxelles, la seconda parrocchia reale, quella del palazzo di rappresentanza del Re, Palazzo Coudenberg. A differenza del parroco di Nostra Signora di Laeken (il canonico Cosijns), Boone è tutt'altro che un ideologo. La sua chiesa è anche la principale della diocesi castrense. Già cappellano generale del Boerenbond, la potente federazione agricola e rurale fiamminga, ente principale della rete associativa cattolica, egli è un classico (senza essere un attivo restaurazionista), che ha studiato a Roma e che mantiene contatti in più episcopati fino in Svizzera e persino in Islanda! Fiammingo, ha il profilo di un futuro vescovo di Bruges, Gand, Hasselt, o ancora di ausiliare dell'arcivescovo di Malines-Bruxelles per il Brabante fammingo, poiché il vescovo Jan De Bie ha dato le dimissioni un anno fa per motivi di salute.
A meno che non ‘esca’ per Malines – o più probabilmente per un’altra sede in preparazione per Malines - il nome di un Danneels boy, come uno o l’altro dei due maestri della comunicazione religiosa assicurata da Cathobel, l’agenzia di stampa ufficiale della Chiesa del Belgio, in confronto alla quale, ed è tutto dire, La Croix sembra un giornale conservatore.
Il riferimento è a Eric de Beukelaer (certo un po' giovane: nato nel 1963), licenziato in diritto canonico e teologia, presidente del seminario di Louvain-la-Neuve e portavoce francofono della Conferenza dei Vescovi. E’ notorio che sui ‘problemi della società’, la ‘mancanza di apertura’ delle autorità romane gli appare un pesante fardello. Egli è stato amministratore e poi presidente di Cathobel, agenzia con la quale egli continua a collaborare. Egli dirigeva d’altronde questa agenzia, quando in occasione del gay pride 2005, essa ha esortato i cattolici ad unirsi ai gay cristiani che celebravano una ‘messa di apertura’.
Pensiamo inoltre a Tommy Scholtès, sj, fondatore di RCF Bruxelles, amministratore di RCF-Namur Radio Cyclone, coordinatore della "Provincia belga apostolica" che raggruppa le quattro RCF belghe a Bruxelles, Liegi, Namur e Bastogne, e direttore di Cathobel. Consigliere ecclesiastico all'ambasciata del Belgio presso la Santa Sede fino a poco tempo fa, amabile e molto urbano, perfettamente bilingue (è nato all'Aia), è forse l’ecclesiastico del Regno che dispone della rete di relazioni più considerevole. Poiché non ha ambizioni su Malines subito al primo colpo, Tommy Scholtès, visto che il delfino di Danneels, De Kesel, ha ben poche possibilità, farebbe campagna per la nomina del grigio vescovo Bonny, di cui si è parlato nel precedente articolo, al fine di sbarrare la strada ad ogni semi o simil-ratzingeriano (Mons. Léonard) e a maggior ragione a qualsiasi vero restaurazionista.
L'esperienza dimostra che in queste materie, il peggio è sempre possibile. Dopo il post-concilio delirante dell’epoca Suenens e il post-concilio disgregante dell’era Danneels, il Belgio conoscerà il post-concilio disperante dell’era….
Tuttavia, 40 anni dopo il Concilio Vaticano II, regnante Benedetto XVI, il peggio in materia di nomina episcopale non è ancora certo!... Staremo a vedere, l'attesa resta breve.
Si potrà pensare un giorno anche a Robrecht Boone (nato nel 1955), licenziato in teologia, parroco di Saint-Jacques su sur Coudenberg a Bruxelles, la seconda parrocchia reale, quella del palazzo di rappresentanza del Re, Palazzo Coudenberg. A differenza del parroco di Nostra Signora di Laeken (il canonico Cosijns), Boone è tutt'altro che un ideologo. La sua chiesa è anche la principale della diocesi castrense. Già cappellano generale del Boerenbond, la potente federazione agricola e rurale fiamminga, ente principale della rete associativa cattolica, egli è un classico (senza essere un attivo restaurazionista), che ha studiato a Roma e che mantiene contatti in più episcopati fino in Svizzera e persino in Islanda! Fiammingo, ha il profilo di un futuro vescovo di Bruges, Gand, Hasselt, o ancora di ausiliare dell'arcivescovo di Malines-Bruxelles per il Brabante fammingo, poiché il vescovo Jan De Bie ha dato le dimissioni un anno fa per motivi di salute.
A meno che non ‘esca’ per Malines – o più probabilmente per un’altra sede in preparazione per Malines - il nome di un Danneels boy, come uno o l’altro dei due maestri della comunicazione religiosa assicurata da Cathobel, l’agenzia di stampa ufficiale della Chiesa del Belgio, in confronto alla quale, ed è tutto dire, La Croix sembra un giornale conservatore.
Il riferimento è a Eric de Beukelaer (certo un po' giovane: nato nel 1963), licenziato in diritto canonico e teologia, presidente del seminario di Louvain-la-Neuve e portavoce francofono della Conferenza dei Vescovi. E’ notorio che sui ‘problemi della società’, la ‘mancanza di apertura’ delle autorità romane gli appare un pesante fardello. Egli è stato amministratore e poi presidente di Cathobel, agenzia con la quale egli continua a collaborare. Egli dirigeva d’altronde questa agenzia, quando in occasione del gay pride 2005, essa ha esortato i cattolici ad unirsi ai gay cristiani che celebravano una ‘messa di apertura’.
Pensiamo inoltre a Tommy Scholtès, sj, fondatore di RCF Bruxelles, amministratore di RCF-Namur Radio Cyclone, coordinatore della "Provincia belga apostolica" che raggruppa le quattro RCF belghe a Bruxelles, Liegi, Namur e Bastogne, e direttore di Cathobel. Consigliere ecclesiastico all'ambasciata del Belgio presso la Santa Sede fino a poco tempo fa, amabile e molto urbano, perfettamente bilingue (è nato all'Aia), è forse l’ecclesiastico del Regno che dispone della rete di relazioni più considerevole. Poiché non ha ambizioni su Malines subito al primo colpo, Tommy Scholtès, visto che il delfino di Danneels, De Kesel, ha ben poche possibilità, farebbe campagna per la nomina del grigio vescovo Bonny, di cui si è parlato nel precedente articolo, al fine di sbarrare la strada ad ogni semi o simil-ratzingeriano (Mons. Léonard) e a maggior ragione a qualsiasi vero restaurazionista.
L'esperienza dimostra che in queste materie, il peggio è sempre possibile. Dopo il post-concilio delirante dell’epoca Suenens e il post-concilio disgregante dell’era Danneels, il Belgio conoscerà il post-concilio disperante dell’era….
Tuttavia, 40 anni dopo il Concilio Vaticano II, regnante Benedetto XVI, il peggio in materia di nomina episcopale non è ancora certo!... Staremo a vedere, l'attesa resta breve.
Io non credo molto alle etichette come " ratzingeriano" o " woityliano" etc. Ricordo che Shomborn è stato sempre classificato come un fedele discepolo di Joseph Ratzinger", così come Bruno Forte. Lo stesso Bertone sarebbe un ratzingeriano? L'unico ratzingeriano è Joseph Ratzinger.
RispondiEliminaMi auguro che fra i tre sacerdoti indicati come restauratori o ratzingeriani in questo post verrà prescelto, se non il nuovo primate del Belgio, quantomeno il prossimo vescovo di Namur in sostituzione del buon Leonard, che spero sarà nominato arcivescovo di Bruxelles. Così, quando Leonard andrà in pensione, potrà esserci un suo degno sostituto alla carica primaziale. Tanti e tanti vescovi conservatori, ortodossi, restauratori: ecco ciò di cui la Chiesa ha assolutamente bisogno oggi per garantirsi un futuro. Speriamo e preghiamo che Roma capisca!
RispondiEliminaPerdonate, ma che cosa significa questo "vicino a Opus Dei"? Possibile che la famiglia dell'Opus Dei abbia così tanti vicini e così pochi membri? E poi, l'espressione, "vicino a", così reticente, così ambigua, così... e diciamolo... massonica. E che?! Opus Dei non è mica un'organizzazione segreta con logge coperte e logge scoperte! Se l'uomo in questione E' di Opus Dei, allora diciamolo senza paura! Non è mica una cosa di cui ci si debba vergognare. Se NON lo E', diciamolo apertamente! Eccheccaspita!
RispondiEliminaAl gestore del post...
RispondiEliminaNon bisognerebbe scambiarci riflessioni sulla liturgia?
Perchè non rilanciare queste notizie interessanti al posto di pettegolare sui vescovi?
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/category/general/
http://www.rinascimentosacro.com/
Scusate ma il tono di certe discussioni mi pare di basso livello... la chiesa è un corpo sacramentale, un vescovo è un vescovo anche se ha idee un po' bislacche. Io posso fare un'esperienza della presenza di Gesù più profonda ma lo rispetto ed amo lo stesso perchè il Signore ha permesso che sia lui il garante dell'unità nella diocesi.
Senza carità non si va da nessuna parte. Non è che se si ha l' "ideologia" giusta non sia più ideologia....Bisogna avere lo sguardo con cui Gesù guardava la gente.
Buona notte
Flavio