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giovedì 24 dicembre 2009

Cattolicesimo belga in stato di fallimento (5)

Proseguiamo, traendola dal sito francese Osservatore Vaticano, la pubblicazione del reportage sulla situazione della Chiesa in Belgio. Links alle altre parti:
prima parte
seconda parte
terza parte


Ho fatto notare, alla fine del mio ultimo articolo sulla situazione fallimentare della Chiesa belga, che sembra essersi cristallizzata nella scomparsa annunciata del sacerdozio, questa dichiarazione del Cardinal Danneels: "Ciò che la Chiesa ha perso in termini di quantità, lo ha guadagnato in qualità". Egli nel suo modo un po’ naif, ha precisato la sua sorprendente "analisi", rilasciando al giornale "Dimanche" (12/10/ 2006), un settimanale che affronta l’attualità religiosa: "E 'terribile e tragico. Non so cosa abbia causato tutto questo….. In Belgio siamo ai livelli più bassi in Europa. Mi torturo le meningi per capire. E non sono per nulla convinto che si debba cambiare il modello". Concludendo, poveretto, con un: "Non dobbiamo guardare i numeri!"

Tuttavia, Godfried Danneels, primate del Belgio, che si sta preparando a lasciare la cattedra di arcivescovo di Malines-Bruxelles, non è quell’incapace che certe osservazioni potrebbero far credere. E’ solamente una persona del tutto inadeguata alla situazione schiacciante nella quale si è trovato a dover operare. Nato a Kanegem nelle Fiandre, il 4 giugno 1933, sacerdote dal 1957, laureato in filosofia, dottore in teologia presso l'Università Gregoriana, ha insegnato presso il Seminario di Bruges, divenne vescovo di Anversa nel 1977 e arcivescovo di Malines -Bruxelles nel 1979 (nello stesso momento in cui Jean-Marie Lustiger venne nominato vescovo di Orleans, per essere promosso poi, nel 1981, arcivescovo di Parigi). Godfried Danneels prese il posto di Leon-Joseph Suenens (seguendo l’uso – che non è legge – di un primate francofono dopo uno fiammingo). E nel 1983 divenne cardinale della Chiesa romana. Naturalmente presidente della conferenza episcopale belga. In realtà è stato originariamente segnalato come un prelato wojtyliano e destinato a influenzare la linea disastrosa del suo predecessore montiniano, il cardinale Suenens. I suoi rapporti con il Cardinale Ratzinger sono stati inizialmente cordiali: il cardinale di Malines, teologo ritenuto affidabile, era stato nominato membro della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma questa fiducia, che occupava un posto importante nelle relazioni con Ratzinger, si è rapidamente deteriorata, anche perché Godfried Danneels, molto attento a non ferire nessuno, pronto a modificare la propria linea in funzione dei suoi interlocutori, pur senza essere un uomo falso, è potuto apparire ambiguo davanti al Prefetto del Sant'Uffizio.

Comunque, dal "centrista", che era originariamente considerato e messo lì per riparare i danni causati dal carismatico Suenens (carismatico in senso "conciliare" e che ha finito per pendere, come un certo numero di progressisti, per un carismatismo di compensazione), Godfried Danneels è stato, sempre di più, classificato come "progressista". Si è infatti legato alla linea Martini, arcivescovo di Milano, che è stato considerato per molto tempo il cardinale papabile contro Joseph Ratzinger. Ma il cardinale Danneels resta un progressista prudente, in confronto all'identitario timido Mons. Léonard, Vescovo di Namur. Perché, dopo tutto, la sue prese di posizione in favore del "male minore" (cioè, l'uso del preservativo ad esempio per "non mettere in pericolo la vita degli altri"), sulla morale sessuale risultano eterodossi, ma non più di quelle del cardinale Lustiger, del cardinale Schönborn o o di mons. Bruguès. Liturgicamente, se gli è capitato di sostenere posizioni quasi ratzingeriane sulle forme che sono "recepite" e non devono essere "inventate", è stato perlopiù di una debolezza notevole. Si cita ad esempio contro di lui il funerale, celebrato nel marzo 2007 dal suo assistente e delfino, il vescovo Josef De Kesel, nella Cattedrale di Bruxelles, del canonico De Locht, difensore della pianificazione familiare (fino a giustificare l'uso dell'aborto in alcuni casi) e notoriamente in consonanza con la Libera Università (massonica) di Bruxelles (ULB). Il vescovo De Kesel ha presentato il “sulfureo” defunto come una persona "coraggiosa", che ha fatto "scelte responsabili". Un altro esempio è anche la messa di cui ho già parlato, celebrata, con la sua autorizzazione, nella parrocchia di Nostra Signora du Bon Secours dalla "Comunità di Cristo liberatore" in occasione del Gay Pride. Senza dimenticare i commenti, rifacendosi ad Assisi nel quadro delle manifestazioni Bruxelles-Toussaint 2006 ("Concerto interreligioso" islamo-carismatico a N-D. Immaculée e la "veglia interreligiosa" corano-evangelica di S. Roch).

E’ del tutto comprensibile come nel 2005 si pose deliberatamente, durante la preparazione del conclave, dalla parte dell’alleanza anti-Ratzinger. Ma quale spiegazione dare al fatto della sua reazione indispettita dopo l'elezione di Benedetto XVI, quando rifiutò l'invito, com’è nella tradizione, del nuovo Papa a condividere il suo tavolo il giorno dopo il conclave? Godfried Danneels aveva forse accarezzato il sogno di applicare alla Chiesa Universale il modello belga? Davanti a una bambina di undici anni che, dopo il suo ritorno da Roma, gli chiedeva, per un giornale dell’infanzia dell’emittente pubblica fiamminga VRT, a proposito del nome che avrebbe scelto se fosse stato eletto Papa, si lasciò sfuggire questa risposta ingenua "Mi sarebbe piaciuto essere Giovanni XXIV!"

segue

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