Come molti ricorderanno, il Papa nella sua lettera ai vescovi sulla revoca delle scomuniche ai lefebvriani ha anticipato le sue prossime intenzioni in merito alla Commissione Ecclesia Dei. Ecco quanto ha scritto:
è mia intenzione di collegare in futuro la Pontificia Commissione "Ecclesia Dei" – istituzione dal 1988 competente per quelle comunità e persone che, provenendo dalla Fraternità San Pio X o da simili raggruppamenti, vogliono tornare nella piena comunione col Papa – con la Congregazione per la Dottrina della Fede. Con ciò viene chiarito che i problemi che devono ora essere trattati sono di natura essenzialmente dottrinale e riguardano soprattutto l’accettazione del Concilio Vaticano II e del magistero post-conciliare dei Papi. Gli organismi collegiali con i quali la Congregazione studia le questioni che si presentano (specialmente la consueta adunanza dei Cardinali al mercoledì e la Plenaria annuale o biennale) garantiscono il coinvolgimento dei Prefetti di varie Congregazioni romane e dei rappresentanti dell’Episcopato mondiale nelle decisioni da prendere.
Abbiamo letto moltissimi commenti in merito a quella lettera, ma ben pochi si sono soffermati su questo aspetto, se non per esprimere sorpresa: si dava per probabile un prossimo accorpamento dell'Ecclesia Dei (anche perché il suo Presidente, card. Castrillòn Hoyos, compirà tra pochi mesi 80 anni, età della pensione per i membri delle commissioni pontificie), ma si riteneva che essa sarebbe stata assorbita dalla Congregazione per il Culto Divino, come in effetti sarebbe naturale. Azzardiamo allora noi un piccolo commento su questa scelta inaspettata.
La Commissione Ecclesia Dei, al momento, ha una triplice funzione, ossia:
1) la "gestione" delle comunità tradizionaliste in comunione con Roma (dette anche, appunto, comunità "Ecclesia Dei"), come la Frat. S. Pietro, l'Istituto di Cristo Re, l'Istituto del Buon Pastore, ecc. Rispetto ai membri di tali comunità la Commissione svolge compiti analoghi a quelli della Congregazione per il clero, o di quella per i religiosi;
2) le relazioni diciamo così "ecumeniche" con la Fraternità S. Pio X;
3) dopo il motu proprio, i compiti di vigilanza e di "appello" contro i rifiuti dei vescovi di applicarlo.
Non è un segreto per nessuno che gli organici, i mezzi e, per quanto concerne il terzo compito(inerente il motu proprio) anche la volontà di intervento della Commissione siano assai limitati. Il tanto atteso decreto (preannunziato nel motu proprio) che avrebbe dovuto ulteriormente rafforzare l'Ecclesia Dei, e che si trova "sul tavolo del Papa" da almeno un anno, pare sia da considerarsi abortito prima di vedere la luce.
Ora, infatti, il Papa preannunzia questo "collegamento" (=accorpamento?) con la Congregazione per la Dottrina della Fede. E' chiaro quindi che viene data particolare enfasi alla seconda delle tre funzioni sopra indicate, ossia quella delle trattative con i lefebvriani; poiché come riconosce il Papa nella sua lettera, e come richiesto da sempre dalla Fraternità, sono necessari chiarimenti dottrinali prima di giungere alla piena comunione.
Perché questa scelta, che almeno in apparenza rischia di sacrificare, ad esempio, il compito che ci sembra più urgente (e più negletto), ossia intervenire per sostenere i nascenti gruppi spontanei di fedeli e giovani sacerdoti che chiedono l'applicazione del motu proprio e subiscono il vero e proprio
bullismo di vescovi e prelati? In parte la spiegazione la dà il Papa stesso nella sua lettera. Per una riconciliazione coi
lefebvriani (e più ancora - ma il Papa non lo dice espressamente - per raddrizzare, magari sfruttando l'occasione, certe sbandate dottrinali nell'interpretazione del Concilio) c'è bisogno proprio di documenti
magisteriali di alto livello dottrinale che forniscano una interpretazione "autentica" o comunque cogente dei testi conciliari, in linea con la bimillenaria tradizione. Come è già avvenuto, ad esempio, col chiarimento sul "
subsistit in" (v.
documento). E non c'è che la Congregazione per la Dottrina della Fede che possa svolgere tale compito.
L'altra ragione esplicitata dal Papa è coinvolgere nel processo un numero qualificato di membri della Curia, anche in rappresentanza dell'episcopato mondiale. La cosa può sembrare inquietante (e lo è!), ma è comprensibile che il Papa non voglia più correre il rischio di decisioni prive di adeguata istruttoria (ci riferiamo alla sorpresa "Williamson") e di sentirsi definire isolato nei Sacri Palazzi, come è avvenuto con la gestione della revoca delle scomuniche accentrata nelle mani del solo card. Castrillòn. Una gestione condivisa rende più ardue le critiche.
Ma il vero motivo, a nostro, giudizio, è un altro. E chiaramente non è esplicitato. Come i commenti dei vaticanisti e lo studio dell'abbé Barthe ci rivelano, le congregazioni romane sono formate da elementi che sono, in buona parte, contrari alla svolta "tradizionale" del Papa. E vi si oppongono con successo: poiché della curia rappresentano i "quadri" intermedi che, di fatto, comandano e contano più degli stessi Prefetti a loro superiori. Ad esempio: la Congregazione per il Culto Divino, con due ottimi Prefetto (card. Canizares) e Segretario (mons. Ranjith), non è totalmente affidabile perché di ben altro orientamento sono molti dei sottoposti di quei due prelati che sono, non si dimentichi, da poco tempo in quelle funzioni (il Prefetto da pochi mesi e il Segretario da poco più di due anni). C'è una sola Congregazione che risponde "perinde ac cadaver" al Papa, per il semplice fatto che è stata da lui modellata nel corso di decenni interi: essa è proprio quella per la Dottrina della Fede, che Ratzinger diresse, con efficienza teutonica, per più di vent'anni, rendendola a sua immagine e formandola di fedelissimi o, comunque, di persone di cui conosce bene limiti e virtù. Questo spiega, secondo noi, perché i compiti dell'Ecclesia Dei (che, non dimentichiamolo, sono compiti centrali nella missione che il Papa si è dato: restaurare la fede, la dottrina e la liturgia cattoliche) passeranno alla Dottrina della Fede.
E lasciateci sognare: ve l'immaginate come sarebbero ben più efficaci i fulmini del Sant'Uffizio contro certi vescovi recalcitranti, qualora a quella Congregazione fossero assegnati i compiti che il motu proprio ora dà all'Ecclesia Dei?
L'unico aspetto poco positivo dell'accorpamento con la Dottrina della Fede è il suo Prefetto, il
card.
Levada (nella foto a destra). Nessuno ha capito perché il Papa l'abbia preso come successore e molti commentatori insistono che sempre il Papa sarebbe insoddisfatto del suo operato. Probabile. E' vero peraltro che
Levada, pur poco carismatico (e forse proprio per quello) fu un
collaboratore leale del card.
Ratzinger allora Prefetto, e continua ad esserlo. Vi è chi dice che il Papa abbia scelto una figura un po' "grigia" proprio per continuare ad essere, di fatto, il Prefetto della "sua" Congregazione... Si fa anche notare che il card.
Levada ha problemi seri di salute che lo costringeranno, forse, ad un anticipato ritiro (attualmente ha quasi 73 anni). A noi sembra che una sua sostituzione non possa che giovare sia per la riforma liturgica del Papa, sia per le trattative dottrinali coi
lefebvriani.
Sotto il primo profilo, è significativo che
Levada, allora Arcivescovo di S. Francisco, pur avendo
consentito il mantenimento della parrocchia del
Most Holy Redeemer, incentrata sulla pastorale a gay e lesbiche (ma forse a S. Francisco non poteva fare altrimenti), abbia invece sempre ostinatamente rifiutato di applicare gli indulti di Giovanni Paolo II per concedere non fosse che una sola Messa di S. Pio V in tutta la sua arcidiocesi, composta di milioni di cattolici (fonte:
S. Francisco Faith; nella foto a destra, tratta dal
sito ufficiale della parrocchia del M.
Holy Redeemer, il parroco durante la consueta partecipazione della parrocchia, con stendardo, al Gay
Pride).
Sotto il secondo aspetto (le discussioni dottrinali coi
lefebvriani), lasciateci dire che accingersi a tali colloqui affermando che le difficoltà saranno "
potenzialmente insormontabili" non è l'attitudine migliore per iniziare trattative e lascia piuttosto trasparire una riserva mentale circa lo sperato (o quanto meno previsto) esito delle stesse. Eppure è quanto il card.
Levada ha appena affermato; ecco un articolo di
TIME del 9 aprile (
trad. e
sottol. nostre):
L'uomo incaricato da Papa Benedetto XVI di condurre i negoziati vaticani con il movimento lefebvriano dice che il gruppo controverso rimane in stato di scisma con la Chiesa Cattolica [ricordiamo che nella lettera ai vescovi il Papa evita accuratamente di parlare di scisma da parte dei lefebvriani] e che solo la sua accettazione del Concilio Vaticano II e l'obbedienza al Papa possono portare ad un rientro. Nel suo primo commento pubblico dopo che Benedetto ha revocato le scomuniche dei quattro vescovi in gennaio, il capo della Dottrina vaticana card. William Levada dice al TIME che differenze importanti, e potenzialmente insormontabili, ancora separano il Vaticano ed il gruppo conosciuto come Fraternità S. Pio X. Con riferimento alla lettera del Papa dello scorso mese ai vescovi del mondo, che trattava della controversia, Levada dice che la revoca delle scomuniche fu "un gesto di misericordia... (e) un invito al dialogo". Ma al momento attuale, dice Levada, "la Fraternità non ha status canonico per esercitare il ministero nella Chiesa".[..]
Levada dice che non ha ancora incontrato i vertici della Fraternità ma si aspetta che un dialogo andrà avanti con i suoi vescovi e consiglieri teologici. A meno che il vescovo Williamson riveda interamente la sua posizione negatrice dell'Olocausto, egli non potrà prender parte ai negoziati, dice Levada [..]
Per dare un senso di quanta "pazienza" potrebbe volerci, Levada compara il gesto verso i quattro vescovi con le mutue decisioni, nel 1965, di Papa Paolo VI e del Patriarca Ecumenico ortodosso Atenagora, di revocare le scomuniche reciproche, vecchie di 900 anni, tra i capi delle due più antiche chiese cristiane. "Ci siamo rallegrati di questo gesto in favore dell'unità dei cristiani", ha detto Levada durante un'intervista di 45 minuti nel suo ufficio in Vaticano, "ma la revoca di quelle scomuniche non terminò lo scisma che continua ad esistere tra il cattolicesimo e l'ortodossia".
I principali punti del contendere coi seguaci di Lefebvre riguardano quel che Levada chiama "l'obbedienza al magistero", o autorità di insegnamento del Papa, e specifici decreti del Concilio Vaticano II. "Il Concilio è vasto, e non tutti i decreti sono allo stesso livello", dice Levada. "Il decreto sulla libertà religiosa è uno dei punti chiave con cui la Fraternità ha problemi". Lefebvre ha sempre opposto le riforme volte a dialogare con le altre fedi. Levada insiste che c'è molta strada da fare per vedere se il gruppo fuoriuscito è pronto a rientrare. "Noi vorremo verificare l'intero catechismo della Chiesa con loro", aggiunge Levada, riferendosi all'ampio documento approvato sotto il regno di Papa Giovanni Paolo II, che definisce l'insegnamento fondamentale della Chiesa.
Come uomo incaricato dell'ortodossia della Chiesa, Levada assumerà le redini della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, che per quasi due decenni è stata responsabile dei rapporti coi seguaci di Lefebvre. Il cardinale dice che il processo beneficerà del corpo di circa 30 consiglieri teologici della Congregazione, nonché di regolari consultazioni con altri uffici chiave del Vaticano. Levada sostituirà il card. Dario Castrillon Hoyos, che ha condotto i colloqui che hanno portato alla revoca delle scomuniche. Castrillon è stato criticato da molti dentro e fuori Roma, incluso il portavoce vaticano Federico Lombardi, che ha detto che il cardinale colombiano avrebbe dovuto sapere delle pericolose opinioni del vescovo Williamson sull'Olocausto. Levada non prende parte alla disputa ma concede che il Vaticano è "una struttura umana, con le sue limitazioni e possibilità di miglioramento". Levada è rapido ad aggiungere che la sua congregazione, che fu guidata per 24 anni dal futuro Papa, funzionava come un orologio quanto lui è subentrato.
Si j'avais un conseil à donner aux "lefebvristes", ce serait celui de ne pas se presser, ou alors, de se munir d'une longue cuillère.
RispondiEliminaPour manger avec le diable, il faut, en effet, une longue cuillère.
Mais surtout, de ne pas se presser.
Monsieur Levada, à l'évidence, préfère les homosexuels aux catholiques de tradition. Avec eux, il n'a aucun scrupule à boire le coup (voir photo).
Il y a des invitations qu'il faut savoir refuser.
La communion ecclésiastique n'est pas la promiscuité.
"Monseigneur Levada", non "Monsieur"
RispondiEliminaA parte la parrocchia americana filosodomita è interessante una cosa: l'affermazione che l'ortodossia è ancora scismatica. E siccome il buon cardinale considera scismatici pure i lefebvriani deve dare dimostrazione di serietà: vogliamo vedere mons. Fellay ricevuto in Vaticano in pompa come si riceve l'Arcivescovo di Costantinopoli; vogliamo che innumerevoli chiese vengano date ai lefebvriani come le si da a tutti gli altri scismatici.
RispondiEliminaE non parliamo dei fiumi di danaro che Roma invia a Costantinopoli.
Se il card. Levada non ci darà queste dimostrazioni di coerente serietà può ritornarsene a San Francisco a mettere i cuscini sotto i glutei dei sodomiti. (scusate l'espressione ma quando ci vuole ci vuole).
Antonello
Saint Padre Pio de Pietrelcina, viens à notre secours!
RispondiEliminaAide-nous à retrouver le sens du Saint Sacrifice de la Messe.
Aide-nous à nous tourner de nouveau, prêtres et fidèles, vers le Seigneur.
Aide-nous à rechercher Sa Gloire avant toutes choses.
Aide-nous à redécouvrir, avec toi et avec Anne-Catherine Emmerich, l’ineffable mystère de la Passion de Notre Seigneur Jésus-Christ — et de sa Résurrection.
Aide-nous à nous délivrer de tous ces liturgistes de pacotille, enflés de leur vaine science, qui ont fait de la célébration des Saints Mystères, depuis quarante ans, le champ d’expérimentation de leur orgueil et de leur incrédulité.
Délivre-nous des Bugnini qui infestent l’Église.
Délivre-nous de toute cette engeance maçonnique.
Délivre-nous des ecclésiocrates!
Grand Saint, aide-nous à nous libérer de l’“esprit du Concile” qui a défiguré l’Église.
Aide-nous à nous libérer de l’“esprit d’Assise” qui l’a protestantisée.
Aide-nous à nous délivrer de l’image d’un pape se plaçant au même rang que les propagandistes de l’erreur et du mensonge (avec des fleurs dans les mains, pour mieux nous tromper).
Aide-nous à nous délivrer du souvenir d’un pape baisant le coran.
Aide-nous à nous délivrer du souvenir du bouddha placé sur le tabernacle.
Aide-nous à nous délivrer de la vision du mage indou célébrant son culte démoniaque dans la chapelle des apparitions de Fátima (avec la permission des autorités du Sanctuaire).
Portugal, autrefois nation très-fidèle, fidelíssima!
Saint Padre Pio, défends-nous contre les évêques infidèles, passés à l’ennemi (comme au temps d’Arius, de Luther et d’Henri VIII).
Relève ceux qui fléchissent.
Éclaire ceux qui hésitent.
Anime ceux qui ont peur.
Protège notre Saint-Père le Pape Benoît XVI.
Saintes et saints du Ciel, aidez-le, aidez-nous!
Il cerchiobottismo delle scelte di Benedetto XVI è qui evidentissimo.
RispondiEliminaLa Verità si annuncia e realizza non con i compromessi e le parole ambivalenti ("rito venerando, diritto, ecc." e poco dopo "tolleranza", ma con la chiarezza delle posizioni.
Forse male non sarebbe risfogliar la Pascendi di Pio X: Leggete una pagina e troverete la Verità. Girate pagina e troverete l'eresia.
E smettiamola una buona volta, anche con Levada, di dir che altro non poteva fare quando cocotteggiava coi sodomiti e i teologi della liberazione.
"Perché questa scelta, che almeno in apparenza rischia di sacrificare, ad esempio, il compito che ci sembra più urgente (e più negletto), ossia intervenire per sostenere i nascenti gruppi spontanei di fedeli e giovani sacerdoti che chiedono l'applicazione del motu proprio e subiscono il vero e proprio bullismo di vescovi e prelati?"
RispondiEliminaComplimenti. Non solo dimostrate di non aver capito un'acca della situazione sulla quale insistete a sproloquiare, ma confermate il vostro invincibile lefebvrismo anche teologico, che notoriamente ha lo spessore di un velo di mussola. Segno che un Sant'Uffizio oggi sarebbe auspicabile, eccome...
Di per sè la scelta di accorpare la Ecclesia Dei alla S. Congregazione per la Dottrina della Fede non è un errore. Le deviazioni liturgiche derivano da deviazioni dottrinali ed a queste conducono inesorabilmente come conseguenza. La sorveglianza inoltre sull'applicazione del Motu Proprio "Summorum Pontificum" spetta di diritto alla S. Congregazione per il Culto Divino. E' questo il dicastero competente a giudicare sugli abusi liturgici.
RispondiEliminaDetto ciò rimangono le perplessità sulla figura del card. Levada. Penso tuttavia che lo stesso Benedetto XVI vorrà seguire da vicino gli sviluppi dei colloqui con la FSSPX... o almeno lo speriamo tutti!
All'Anonimo delle 15.05.
RispondiEliminaIlluminare chi non ha la luce dovrebbe essere compito di ogni buon cristiano: potrebbe, conseguentemente, compiere un'opera di misercordia e spiegare (almeno a me, che lefebvriano davvero non sono - glielo posso assicurare - essendo solo un povero e comune fedele laico, persino un po' impegnato in attività parrocchiali ed in movimenti, ma che nutre alcuni di quei timori che pure Benedetto XVI esprime) non dico tutto, ma almeno qualcosa di questa situazione? Se è a conoscenza di segreti li custodisca, come probabilmente è suo dovere, ma sarà sempre più dell'acca che dice abbiano compreso coloro che scrivono sul blog, a partire dalla Redazione!
Al di là di quale commissione o congregazione sia competente a fare che cosa, c'è un forte vizio alla radice: abbiamo una Chiesa che, per mano della sua massima autorità, "liberalizza" il rito antico e invita a riscoprirlo, mentre contemporaneamente la stessa Chiesa si dota di organi (dal funzionamento peraltro più teorico che pratico, finora) per contrastare le altre sue autorità che mettono con tutti i mezzi i bastoni fra le ruote. E' come se uno di noi stanziasse cento euro per pagare le bollette e poi nominasse una commissione per controllare che non se li spenda al bar! Tutto questo non è leggermente schizofrenico? Evidentemente la Chiesa non sta funzionando a dovere, non sa bene quello che vuole e dove vuole arrivare. Chiarirsi le idee a questo punto è della massima importanza, anche perché non si sta parlando di dettagli secondari ma delle fondamenta.
RispondiEliminaL'anonimo delle 15,04 è il tipico esempio del peggior neomodernismo intollerante che accenderebbe i roghi per chi ancora si ostina a difendere tutti gli articoli del Credo, tutti i dogmii della Chiesa e in tutto il nmagistero infallibile.
RispondiEliminaL'esclusione dai colloqui teologici di mons. Williamson per motivi che niente hanno a che veder con la Fede, trattandosi di una errata visione storico-politica, è un altro cedimento alle pretese ebraiche. Si chiederà una professione di fede filo-ebraica anche ai vescovi mediorientali?
Nella Commissione Ecclesia Dei son presenti responsabili di varie congregazioni romane, tra cui quella per la Fede: il card. Ratzinger, infatti, ne era membro a pieno titolo.
Sono stato facile profeta quando a suo tempo ho scritto che alla Fraternità S. Pio X si sarebbe chiesto molto di più che agli altri gruppi che furbescamente hann'accettato, con riserva di future discussioni, mai avvenute, il Vaticano II secondo l'accordo Ratzinger-Lefebvre.
Levada vuol discutere tutto il Catechismo con la Fraternitù. Benissimo. Ma perché non scomunica quei vescovi, quei cardinali, tipo Martini, quei preti che espongono dottrine contrarie al Magistero nanche delll'attuale papa su argomenti come l'aborto, l'eutanasia, il condom,
la comunione ai divorziati risposati, le coppie di fatto ecc.?
Può la Fraternità fidarsi di gente simile?
Fu il card. Seper a far fallire la riconciliazione di mons. Lefebvre con Papa Giovanni Paolo II con la mediazione del card. Siri che escludeva il processo canonico che Seper voleva invece aprire.
Mi sembra che l'ex-fiancheggiatore dei teologi della liberazione voglia procedere sulla stessa china.
La partenza è completamente sbagliata. Il mancato esito positivo a causa di trappole che via via saran disposte lungo il percorso - onde disgregar la Fraternità - resterà come macchia su questo pontificato. Come tutta la vicenda è una macchia su quello di Paolo VI intestarditosi, a sostener ciò ch'è stato dimostrato essere stato un errore madornale: l'interdizione d'un rito venerando mai abrogato.
"Aide-nous à nous délivrer de l’image d’un pape se plaçant au même rang que les propagandistes de l’erreur et du mensonge (avec des fleurs dans les mains, pour mieux nous tromper)."
RispondiEliminaDe qui s'agit-il? N'ayant pas une mémoire sans faille, on n'arrive pas à reconnaître cet événement. A moins qu'il ne s'agisse toujours d'Assise.
Se proprio vogliamo dirla tutta, "chi" ha il vero potere (umano) a livello della Chiesa, chi realmente è messo in discussione, chi realmente si mette in discussione.
RispondiEliminaSe quello papale è un potere, altri contropoteri (legittimi, nei loro ambiti) vigono.
Con una differenza: al Papa si chiede quello che gli altri, nel loro piccolo o grande recinto, non vogliono concedere e non concederanno mai.
A parte la questione, sempre valida, del "cum Petro e sub Petro", si può considerare il diverso stile.
Il Papa, ad esempio, ha spiegato nel dettaglio il perchè del ritiro di una scomunica.
Non si è trincerato affatto nel "Roma locuta, causa finita".
Gli altri contropoteri hanno fatto qualcosa di analogo?
No e non credo lo faranno mai.
Purtroppo dietro ad ogni "rivoluzionario", c'è sempre uno stuolo di "burocrati", incontentabile e prono a null'altro che a se stesso.
"Complimenti. Non solo dimostrate di non aver capito un'acca della situazione sulla quale insistete a sproloquiare, ma confermate il vostro invincibile lefebvrismo anche teologico, che notoriamente ha lo spessore di un velo di mussola. Segno che un Sant'Uffizio oggi sarebbe auspicabile, eccome..."
RispondiEliminaE' sempre un piacere leggere commenti come questo, perché sono la prova migliore di quanto andiamo dicendo, ossia dell'attitudine anticristiana, falsamente liberale e in realtà liberticida, dei modernisti.
Curioso poi che la nostra frase che ha suscitato questa reazione tanto acida quanto poco argomentata, è quella in cui ci lamentiamo del "bullismo di vescovi e prelati" contro chi chiede di applicare il motu proprio. Visto che lo stesso concetto lo ha sostanzialmente espresso mons. Perl, allora Segretario dell'Ecclesia Dei, dirà il nostro anonimo commentatore che nemmeno lui ci capisce un'acca?
Scommetteremmo col Nostro Anonimo 10 copechi che è un chiercuto, per dirla con Dante (Alighieri, non Pastorelli): proprio uno di quei tanti bulletti di cui riferiamo.
modernista bullo chiercuto...Il vostro linguaggio parla del vostro cuore.
RispondiEliminaVorrei dire a tutti quello che è ha fatto Mons. Brandolini nella Messa crismale: alla fine della Messa ha letto una lettera di solidarietà al Santo Padre....(e qui siamo tutti daccordo) ma durante l'omelia della stessa messa crismale come se niente fosse ha lodato coloro che vanno a ricevere la comunione sulla mano.... A parole è con il Papa e nei fatti lo ostacola....
RispondiEliminaUn prete che parlava con me in privato prima della Messa crismale si è lamentato del fatto che in diocesi non si tengono conferenze sulla liturgia e sulle riforme portate avanti dal Papa: comunione in ginocchio e sulla lingua e croce al centro dell'altare....
Orsù, caro Anonimo di due post fa (ma uno pseudonimo qualsiasi non potetete trovarvelo?) chiercuto non è per niente un insulto: lo usa Dante, certo a proposito di dannati, ma senza alcun intento spregiativo e col significato di portatori di chierica ("Maestro mio, or mi dimostra / Che gente è questa, e se tutti fur chierci / Questi chiercuti alla sinistra nostra").
RispondiEliminaModernista... per molti è tutt'altro che un insulto. E d'altronde, avendo detto che il nostro è "invincibile lefebvrismo anche teologico" (?), normale che ci vogliamo calare nel ruolo e vedere modernisti ovunque.
Infine, sui bulli. Come definiremmo meglio, ad esempio, un vescovo Nogaro che vieta una messa antica già programmata perché non vuole cha i preti "biascichino in latino"? O il card. di Manila che ordina esami di idoneità perfino sui chierichetti e vieta ogni messa antica oltre quella (feriale) consentita solo in una cappelletta per un'enorme arcidiocesi? E potremmo continuare...
Quindi, caro Anonimo, sei il benvenuto ma la preghiera è di argomentare un po' le tue obiezioni, prima di concludere (a quel punto, magari, lecitamente e persuasivamente) che non capiamo un'acca.
La distanza fra i Lefevriani e la chiessa non esiste, perche loro sono Chiesa e Chiesa vera, la distanza terribile, che sta arrivando ad essere insurmontabile, e fra la alta, media, ed anche bassa, gerarchia catolica e i fedeli normali, non ne possiamo piu di questi heretici! spudorati!. Vade retro Satana!
RispondiEliminaPER LA REDAZIONE
RispondiEliminaCANCELLATE TUTTI I POST ANONIMI.
NON SE NE PUO' PIU'.
Così anche i chiercuti smetteranno di scrivere idiozie offensive. Il serpente non si presentava per il diavolo che era, nanche il diavolo era anonimo.
Non ho capito perchè il Papa ha nominato il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Poteva benissimo farne a meno, avvalendosi del solo segretario della stessa. Un po' come fece Pio XII alla morte del segretario di stato, card. Maglione, nel 1944. Non lo rimpiazzò perchè egli era in grado oltre che di fare il Papa anche di fare il segretrio di stato. E così poteva fare Benedetto XVI. Alessandro
RispondiEliminaMi riconnetto all'ultimo post di lycopodium. Ovunque c'è un potere esiste anche un contropotere, ma non è sano e normale che i due, all'interno e alla guida di una stessa struttura, si contraddicano a vicenda. Io sono tendenzialmente un ottimista e spero che alla fine prevalga il "richiamo della foresta" e tutti i vescovi, o almeno una grande maggioranza, si allineino con il papa. Chi ha mansioni direttive, immagino, non nutrirà solo questa speranza ma farà quanto è in suo potere perché si traduca in realtà. Altrimenti siamo messi male.
RispondiElimina"Aide-nous à nous délivrer de l’image d’un pape se plaçant au même rang que les propagandistes de l’erreur et du mensonge (avec des fleurs dans les mains, pour mieux nous tromper)."
RispondiEliminaIl s'agissait effectivement de Jean-Paul II à Assise, pour notre grande tristesse.
Purtroppo neppure i papi più santi sono Gesù Cristo. Ad esempio se si va a leggere la storia di S.Pio V, la sua decisione di scomunicare Elisabetta d'Inghilterra, ineccepibile sotto il profilo dottrinale, ebbe l'effetto principale di consegnare al boia i cattolici inglesi. D'altra parte è facilissimo criticare (col senno di poi) ma è difficilissimo decidere. Credo che anche G.P II ad Assisi vada interpretato in questo spirito. Spero anche che i lefebvriani si rendano conto che l'ottimo è nemico del bene e che la perfezione non fa parte della condizione umana, neppure dentro la Chiesa militante (ma solo in quella trionfante). Abbiamo tutti bisogno della loro piena reintegrazione.
RispondiElimina