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venerdì 15 maggio 2015

Biennale di Venezia: "Non è una moschea ma un padiglione artistico. Non mi tolgo le scarpe e chiamo il 113"

Ci scrive un giovane studente universitario di Venezia, che da mesi ormai segue con interesse il nostro blog e ci dice avere apprezzato - come tanti altri lettori hanno fatto - il fatto che su MiL non sia stato trascurato il grave fatto di una chiesa veneziana - non sconsacrata ma di proprietà privata - convertita (perchè di fatto si tratta di una conversione) in moschea.
Lo studente porta alla nostra attenzione una vicenda, raccontata dal quotidiano locale "Il Gazzettino" che ha visto come protagonista un noto professore universitario, il quale, con gesto eroico e rispettoso delle persone, ha fatto prevalere quella che è la verità cioè un grave abuso e un'offesa verso la Chiesa Cattolica e i suoi fedeli.
La coraggiosa decisione del professore Tamborini, che di questa materia se ne intende, è un esempio di come si debba reagire, restando sempre entro i limiti della legalità, ai sopprusi più o meno velati che vengono perpetrati a danno dei cattolici in nome di un mal applicato "rispetto per le religioni altrui".
Al link del Gazzettino trovate anche il video della vicenda e le foto.
Roberto

Non si toglie le scarpe per entrare
nella chiesa-moschea e chiama il 113
Da il Gazzettino Mestre-Venezia, del 10.05.2015

 VENEZIA - Si è rifiutato di togliersi le scarpe per visitare il padiglione islandese La Moschea - "The Mosque". E visto che per questo motivo non lo facevano entrare nello stand della Biennale ha chiamato la polizia.Il professor Alessandro Tamborini, docente di Scienze religiose, non è riuscito ad entrare nel padiglione della Biennale: «Non è un luogo di culto»

L'interno della moscheaIl professor Alessandro Tamborini, residente a San Marco, cattedratico e docente di Scienze religiose, storia e simbolismo dell’arte antica e medievale sabato pomeriggio è stato al centro di un parapiglia. Amici stranieri lo informavano che era stato loro impedito di entrare nel padiglione poiché si erano rifiutati di togliersi le scarpe. Raggiunti in loco il professore provava ad accedere filmando e documentando quanto accadeva. «Mi veniva impedito di entrare, senza togliere le scarpe, da più addetti alla sala. Rivolgevo loro le seguenti domande: è un luogo di culto? E impedivano l’accesso imponendo il rispetto. Chiedevo dunque di quale rispetto e per cosa: per il tappeto costato magari troppo? O per il luogo di culto islamico? All’interno infatti vi erano persone musulmane che pregavano. Il togliere le scarpe è un atto di culto: gravissimo imporlo per chi religioso non è, e financo neppure islamico. Se uno visita un padiglione d’arte intende conoscere le forme artistiche e non subire un’imposizione religiosa. Allorchè chi scrive visita una moschea in un paese musulmano o nella stessa Italia, si adegua alle regole di fede. Non però in un contesto artistico e volutamente provocatorio, come del resto l’autore Buchel è peraltro conosciuto».
Secondo il docente è «deplorevole e denunciabile che i diritti fondamentali come la libera circolazione di un cittadino italiano nel proprio paese sia impedita da islamici e da pseudo artisti che non favoriscono certo né rispetto né il dialogo tra le religioni ma anzi causano divisioni e tensioni inutili. Vedasi i titoli dei giornali di questi giorni, e il duro intervento dell’autorità Patriarcale, insorta perché la chiesa è stata trasformata in moschea senza alcuna autorizzazione, né si conosce quale autorizzazione abbiano gli islandesi per vietare l’ingresso a cittadini italiani e stranieri in uno spazio pubblico. E’ a tutti gli effetti un luogo di culto islamico tanto che la comunità islamica ha già programmato il ramadan nel padiglione, che è di fatto una moschea. Il luogo di culto è autorizzato dalla prefettura? Il Questore ne è al corrente? Il Comune?».
Tamborini ha telefonato al 113 per denunciare quanto accorso.
«Solo dopo il mio duro intervento, e non poche discussioni, la direttrice islandese del padiglione mi acconsentiva, accompagnandomi, di entrare con le scarpe. Rifiutavo, perché i diritti erano già stati lesi anche per altre numerose persone e soprattutto perché non rispondeva alla domanda: è un luogo di culto? Rispetto per cosa e per chi? Situazione gravissima e deprecabile che disunisce e non favorisce alcun dialogo. Il rispetto sia dato anzitutto dagli islamici e dagli islandesi ospiti nel nostro paese. Concordo con l’intervento del Patriarcato, e si rimane dispiaciuti che proprio una città come Venezia, da sempre crocevia di differenti culture e di tradizioni anche religiose assai diverse tra loro, sia mancato il rispetto dell'altrui identità, che impone di bussare ad una porta prima di aprirla. Islamico e Islandese, trasformi una chiesa senza rispetto alcuno e senza chiedere nulla? È molto difficile promuovere dialogo interreligioso su queste basi. Ma l’Islam, è noto non chiede, impone. Gli pseudo artisti islandesi anche. Auspico che il Prefetto e qualsivoglia autorità dello Stato intervenga a tutelare i diritti dei cittadini italiani e le regole costituzionali».
Domani mattina [luned' 11 maggio 2015, n.d.r.] si rivolgerà a un legale per denunciare il proprietario dei locali e gli organizzatori.

7 commenti:

  1. Anche io, da studente universitario, ma campano, esprimo il mio plauso alla redazione di MiL per l'attenzione a vicende sconvolgenti e sacrileghe come questa! Questa, signori, non è tolleranza o integrazione, ma vera e propria guerra alla nostra civiltà cristiana e alla cultura italiana, che nel cristianesimo ha avuto il suo più grande germoglio!!! Che i cattolici veneti innanzitutto, ma anche tutti i cattolici, sappiano reagire a tali provocazioni!! "Juditha triumphans devicta Holofernis barbarie" intitolava un suo oratorio un veneziano come Vivaldi, personificando nella prima Venezia vincitrice e nel secondo i Turchi Ottomani sconfitti! Da questa vicenda i ruoli sembra che invece si stiano tragicamente capovolgendo!!!

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  2. Tamborini, Lei è un MITO!

    (finalmente un docente universitario che insegna veramente qualcosa)

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  3. Deve partire una denuncia dal patriarcato, questa cosa deve andare in tribunale. E chi ha sbagliato, a partire dall'artista, deve pagare seriamente. È ora di farsi rispettare!
    E soprattutto bisogna smantellare questa pagliacciata che di artistico non ha niente...al termine di tutto bisogna riconsacrare la chiesa e celebrarvi un solenne pontificale in rito antico. E poi ogni domenica celebrare la Santa Messa...questa è la soluzione, il resto sono chiacchiere.

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  4. Non ne possiamo più di questa invasione degli islamici, che vogliono far da padroni in casa nostra.
    Ma esiste un governo che si fà rispettare? e le Autorità di P.S. dove stanno? ed il Ministero addetto cosa fà?
    Ma siamo l'Italia, l'Europa? o siamo i paesi islamici?
    Ma abbiamo la nostra cultura o no? e deve essere rispettata tramite tutte le leggi oppure dobbiamo farci mettere sotto i piedi altrimenti ci impiccano?
    Provate ad andare negli Stati Uniti e non osservate le Leggi di quello stato poi vedete cosa vi succede. Ma guarda caso qui siamo in Italia e gli islamici provano ad invaderci da secoli.

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  5. Questo è un vero italiano: grazie professore.
    Questi atei veneziani che si compiacciono di far profanare una chiesa con la scusa dell'arte non pensano a quanto sangue è costata la difesa del cristianesimo: se era un padiglione d'arte perché la gente pregava? Che sofferenza infliggono ai loro avi facendoli soffrire anche in cielo. Che sofferenza infliggono a Gesù, ed ai martiri le cui reliquie magari sono an- cora negli altari? Ed a chi versò "l'obolo della vedova" per costruire la chiesa, e chi vi lavorò?
    Se l'amministrazione comunale vuole dare uno spazio ai mussulmani per una moschea dia i suoi locali inutilizzati ma non una chiesa cristiana pur se sconsacrata.

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  6. Nella città di Trani l'amministrazione di destra guidata da un sondaco "cattolico" ha fatto sì che una chiesa consacrata dventase un ristorante molto alla moda. Qualcuno mi spieghi la diferenza con questo caso

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La Redazione