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martedì 30 ottobre 2012

“La forza della Verita'- P.Tomas Tyn, un aiuto nell'anno della Fede” Il Convegno di Rieti. L'intervento di Francesco Bernardini

Abbiamo già dato la notizia del Convegno commemorativo della figura di Padre Tomas Tyn che si è tenuto a Rieti il 19 ottobre scorso. 
Per cortese concessione dell'Autore pubblichiamo per il momento   metà del lungo ed interessante intervento del Dott. Francesco Bernardini ringraziandolo per questo squisito gesto nei confronti dei lettori di MiL. 
A.C. 


Mi è facile prendere la parola in questa sede volendo ricollegare l’argomento del convegno “ La forza della Verita'- P.Tomas Tyn, un aiuto nell'anno della Fede” con l’aspetto particolare della Fede Cattolica che più mi sta a cuore in questo periodo della mia, ahimè ormai lunga, vita.

Si parla di Fede, si parla di Padre Tyn e quindi non possiamo non parlare di quello che Padre Tyn ha detto, o meglio scritto, su quella che sicuramente è la fonte della nostra Fede. Vorrei leggervi è scusate se non è brevissimo, un tratto della lettera che il Padre ha scritto all’allora Card Ratzinger a proposito della Celebrazione della S. Messa celebrata secondo il rito di San Pio V.
E’ da notare che Padre Tyn, con spirito profetico diceva queste cose 22 anni prima della pubblicazione del motu proprio “Summorum Pontificum” con cui l’attuale Pontefice, destinatario 22 anni prima della lettera, ha voluto “liberare” la celebrazione di tanta bellezza perché i fedeli possano attingere ad essa a piene mani e rafforzare la propria Fede. E di questo dobbiamo essere grati al Sommo Pontefice. Ma leggiamo insieme quanto padre Tyn diceva :
4 agosto 1985Infine desidero dire qualcosa sulla sacra liturgia, soprattutto per ringraziare l'E.V. per l'opera compiuta nel favorire l'indulto che  permette la celebrazione del divino sacrificio secondo il rito di S.Pio V di venerata memoria. Ho già fatto pervenire, per mezzo del Rev. Padre Priore all'Em.mo Card. Giacomo Biffi, Arcivescovo di Bologna, una relazione sulle Messe tuttora celebrate nella basilica bolognese di S. Domenico e così dopo aver informato il mio Superiore immediato, Reverendissimo Padre in Cristo, oso esprimere la mia gioia anche a Lei.
Quanto  santa e sublime è quella letizia della quale si riempie il cuore tanto del sacerdote celebrante quanto del popolo assistente, allorché quel rito, venerabile per l'antichità, viene compiuto, quel rito, cioè, che tutto e soltanto a Dio si volge, a Cui, come a Padre clementissimo, il Figlio crocifisso, nell'oblazione del suo divino sacrificio, rende somma gloria e lode, un rito tanto sublime in tutte le parole e i gesti di cui fa uso ed infine tanto bello ed elegante, tanto accetto al popolo che partecipa con viva fede (né è noto ai Cristiani un altro modo di vera partecipazione).
Non ho mai potuto capire, e neanche adesso riesco a capire, perché tanta bellezza debba esser stata espulsa dalla Chiesa. Si obietta che essa costituisce un certo diletto accessibile a pochi; ma - e ciò è degno di nota - simili "obiezioni" non è solita muoverle la gente semplice e devota, ma piuttosto una certa pretesa aristocrazia (tuttavia perversa, che meriterebbe piuttosto il nome di "cacocrazia"), fastidiosa e pseudo intellettuale, turbolenta per la sua presunzione, dedita al nichilismo che sostiene e produce il brutto al posto del bello.Non posso non provare emozione quando leggo queste parole colme di santa gioia e così poco “politicamente corrette”. Viviamo, oggi più di 22 anni fa, in un’ epoca in cui quando si dicono certe cose si è guardati con sospetto se non con disprezzo, anche e soprattutto nell’ambiente ecclesiale, per cui per quieto vivere si finisce per tacere o smorzare i toni, compiendo quello che ai miei tempi era considerato un peccato: il rispetto umano e che oggi viene considerato una virtù: “il politicamente corretto”, il rispetto per ogni idea, scambiando il rispetto per le idee con il rispetto per le persone. Nostro Signore ha rispettato tutte le persone, se in buona fede,  ma mai le idee sbagliate ed il peccato e coloro che in buona fede non erano. Il trattamento riservato ai farisei è emblematico.
Scusate la digressione, vorrei soffermarmi su 6 punti che padre Tyn tocca nella sua lettera nella parte che riguarda la celebrazione della S. Messa Antica.1.      Un invito sicuramente profetico e gioioso a ripermettere tale celebrazione
2.      La testimonianza personale della gioia che tale rito infonde nei cuori
3.      La sottolineatura sul fatto che tale rito rende “somma gloria a Dio”
4.      La bellezza del rito e l’accoglienza dei singoli fedeli
5.      Piccola polemica sulla sua soppressione pratica
6.      Polemica rovente con la componente modernista che tale rito non accetta Vorrei brevemente soffermarmi su questi punti :1.      Un invito sicuramente profetico e gioioso a ripermettere tale celebrazione

Non conosco a sufficienza padre Tyn e prego i relatori intervenuti eventualmente di smentirmi. Ritengo che il padre abbia intuito che la crisi della Fede che già a quei tempi era grande, trovasse nel Rito Antico un antidoto per vincere la malattia. Per quello che mi detta l’esperienza di questi ultimi 4 anni, posso dire che si stanno formando, un poco in tutte le parti del mondo ed anche in Italia, gruppi ancora piccoli ma in costante progresso numerico e di crescita di presenza nelle comunità ecclesiali che, facendo sentire il loro apporto puntuale al “ragionare sulla Fede”, cominciano ad incidere e non poco, sulla mentalità dei singoli fedeli. 
Non so se è un caso, ma almeno dalle mie parti, la componente modernista del mondo ecclesiale, se pur più numerosa di quella legata alla tradizione, ha perso, parafrasando una frase del ’68, ogni “spinta propulsiva” e vive ancora perché radicata in certe gerarchie e si dedica essenzialmente a reagire con “anatemi” e “condanne” ad ogni iniziativa legata al mondo della Tradizione. 
Quando cominciai a frequentare a Livorno gli amici del gruppo legato alla celebrazione della Messa in latino, ebbi la sensazione chiarissima, eravamo in 7 o 8, che quella poteva essere la via per invertire la crisi. Spero ardentemente che la rete di conoscenze, di preghiera comune, di informazioni, iniziative etc che scaturiscano dalla formazione dei gruppi nati ed impegnati per la applicazione della “Summorum Pontificum” sia seme fecondo per un nuovo radicamento della Fede Cattolica nella nostra società. La mia presenza qui deriva da questa Grazia concessami.2.      La testimonianza personale della gioia che tale rito infonde nei cuoriQuale sia la gioia che prende i nostri cuori quando assistiamo alla S. Messa in latino è difficilmente spiegabile per cui invito chi tali esperienze non fa, di fare dei sacrifici per farle, di questo parlerò un attimo alla fine, spero che qualcuno mi ringrazierà del suggerimento. 
Mi si potrebbe obiettare che la gioia del cuore dovrebbe essere presente anche quando si assiste alla Messa N.O. ed è vero, ed anch’io concordo, ed anch’io qualche volta ho provato tale gioia, se ciò non sempre accade sarà colpa della mia poca Fede, delle celebrazioni raffazzonate, pressappochiste, personalizzate etc … ma tale gioia io ormai la provo rarissimamente nelle poche volte che sono costretto ad assistere alla Celebrazione N.O. In tali celebrazioni, dovete convenire,  vedo intorno a me tanta noia testimoniata da sbadigli ed occhi perduti in pensieri di ogni tipo. Ma quello che più confonde il fedele è la partecipazione attiva di tanta gente … ma ne parliamo dopo
Francesco Bernardini