Ringraziamo un lettore per averci segnalato questo Comunicato di sabato scorso, 27 ottobre 2012, che ci era incolpevolmente sfuggito per giustificati motivi... di maltempo.
Letto il comunicato, noi facciamo parte degli ottimisti (non degli ingenui eh, ben sapendo che si ha a che fare con i preti, e, per giunta, di Roma). e dei fiduciosi in Dio e in Benedetto XVI. Ma è indubbio che non si può non notare che in generale i toni della Dichiarazione sono pacati e concilianti e che il focus del messaggio sia il desiderio del Papa e della Fraternità per la tanto auspicata e voluta "riconciliazione".
Letto il comunicato, noi facciamo parte degli ottimisti (non degli ingenui eh, ben sapendo che si ha a che fare con i preti, e, per giunta, di Roma). e dei fiduciosi in Dio e in Benedetto XVI. Ma è indubbio che non si può non notare che in generale i toni della Dichiarazione sono pacati e concilianti e che il focus del messaggio sia il desiderio del Papa e della Fraternità per la tanto auspicata e voluta "riconciliazione".
Per raggiungere questa, da un lato si legge che la Fraternità ha bisogno di preparare, con studio e riflessione, la propria risposta alle proposte della S. Sede (non si dice che la F.S.S.P.X deve decidere se accettare o no: si dice che essa deve preparare la risposta, come dire: 'noi si auspica che la risposta sia positiva'), dall'altro lato la S. Sede si dichiara ben disposta ad aspettare e a comprendere il bisogno di riflessione dei superiori lefebvriani, pur di arrivare al punto di incontro.
Certo, si tace su un fatto grave che è stato il vero motivo del brusco stop del riavvicinamento della Fraternità con Roma: si tace sul fatto che le correzioni di Mons. Fellay (apportate prima di giugno alla dichiarazione dottrinale e che erano state approvate dal Papa in persona -e che avrebbero così permesso un'immediata accetazione da parte della F.S.S.P.X del riconoscimento canonico propostole-) sono state poi improvvisamente eliminate dalla Congregazione della Dottrina della Fede che -il 13 giugno 2012- aveva così riproposto a Fellay il testo originario, causando, in questo modo, l'arretramento delle intese in corso.
Il fatto è stato grave e facilmente spiegabile. Ne azzardiamo una: forse nell'anno che avrebbe visto il 50° dell'apertura del Concilio, i lupi della Curia non avrebbero mai permesso di accordare ai lefebvriani il diritto di contestare e criticare il Concilio o anche solo alcune espressioni di alcuni documenti conciliari.
Sia come sia, ormai è fatta.
Ma non tutto è perduto. Notiamo che l'Ecclesia Dei vuol far sapere ufficialmente alla Fraternità che le cose sono in standby e che lei resta in attesa. E lo fa parlando con toni pacati per esprimere le migliori intenzioni e per annunciare una pausa (e non una rottura!) e una mano tesa. La porta quindi non è chiusa (come certi corvacci del malaugurio si sforzano di gracchiare ai quattro venti).
Certo, si tace su un fatto grave che è stato il vero motivo del brusco stop del riavvicinamento della Fraternità con Roma: si tace sul fatto che le correzioni di Mons. Fellay (apportate prima di giugno alla dichiarazione dottrinale e che erano state approvate dal Papa in persona -e che avrebbero così permesso un'immediata accetazione da parte della F.S.S.P.X del riconoscimento canonico propostole-) sono state poi improvvisamente eliminate dalla Congregazione della Dottrina della Fede che -il 13 giugno 2012- aveva così riproposto a Fellay il testo originario, causando, in questo modo, l'arretramento delle intese in corso.
Il fatto è stato grave e facilmente spiegabile. Ne azzardiamo una: forse nell'anno che avrebbe visto il 50° dell'apertura del Concilio, i lupi della Curia non avrebbero mai permesso di accordare ai lefebvriani il diritto di contestare e criticare il Concilio o anche solo alcune espressioni di alcuni documenti conciliari.
Sia come sia, ormai è fatta.
Ma non tutto è perduto. Notiamo che l'Ecclesia Dei vuol far sapere ufficialmente alla Fraternità che le cose sono in standby e che lei resta in attesa. E lo fa parlando con toni pacati per esprimere le migliori intenzioni e per annunciare una pausa (e non una rottura!) e una mano tesa. La porta quindi non è chiusa (come certi corvacci del malaugurio si sforzano di gracchiare ai quattro venti).
Certamente più della forma è importante la sostanza. Ma nei comunicati -della S. Sede soprattutto- anche la forma può racchiudere un contenuto importante.
Si potrebbe dire, con un po' di malignità, che la dichiarazione di sabato scorso non sia stata scritta da Müller (che alcune fonti informate dicono essere contrario categoricamente in merito all'impossibilità di una riappacificazione tra S. Sede e Fraternità). E mano male! Perchè avendo mancato la berretta cardinalizia all'imminente concistoro, avrebbe avuto il dente ancor più avvelenato.
Il Comunicato invece sembra improntato dello stile diplomatico e benevolo del Vicepresidente dell'Ecclesia Dei. Sotto la guida di mons. Di Noia, c'è da auspicarlo, si riuscirà di nuovo a limare il documento dottrinale, e a trovare così una forma e una sostanza gradite ad entrambe le parti, e il conseguente riconoscimento canonico della Fraternità che le garantisca libertà di azione e di parola. (e il fatto che la Fraternità si sia liberata di Mons. Williamson può essere un buon punto).
Magari aspettiamo il prossimo anno quando l'euforia e l'eccitazione per il 50° del Concilio saranno scemati e si potrà di nuovo trattare. C'è davvero tanto bisogno di "pazienza, serenità, perseveranza e fiducia" in Dio, e, aggiungiamo noi, di preghiera.
(sottolineato nostro).
Il Comunicato invece sembra improntato dello stile diplomatico e benevolo del Vicepresidente dell'Ecclesia Dei. Sotto la guida di mons. Di Noia, c'è da auspicarlo, si riuscirà di nuovo a limare il documento dottrinale, e a trovare così una forma e una sostanza gradite ad entrambe le parti, e il conseguente riconoscimento canonico della Fraternità che le garantisca libertà di azione e di parola. (e il fatto che la Fraternità si sia liberata di Mons. Williamson può essere un buon punto).
Magari aspettiamo il prossimo anno quando l'euforia e l'eccitazione per il 50° del Concilio saranno scemati e si potrà di nuovo trattare. C'è davvero tanto bisogno di "pazienza, serenità, perseveranza e fiducia" in Dio, e, aggiungiamo noi, di preghiera.
(sottolineato nostro).
Roberto
DICHIARAZIONE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE “ECCLESIA DEI”
Città del Vaticano, 27 ottobre 2012 (VIS). Di seguito riportiamo la dichiarazione rilasciata questa mattina dalla Pontificia Commissione "Ecclesia Dei":
"La Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” coglie l’occasione per annunciare che, nella sua più recente comunicazione (6 settembre 2012) la Fraternità sacerdotale di S. Pio X ha indicato di aver bisogno per parte sua di ulteriore tempo di riflessione e di studio, per preparare la propria risposta alle ultime iniziative della Santa Sede.
Lo stadio attuale delle attuali discussioni fra la Santa Sede e la Fraternità sacerdotale è frutto di tre anni di dialoghi dottrinali e teologici, durante i quali una commissione congiunta si è riunita otto volte per studiare e discutere, fra le altre questioni, alcuni punti controversi nell’interpretazione di certi documenti del Concilio Vaticano II. Quando tali dialoghi dottrinali si conclusero, fu possibile procedere ad una fase di discussione più direttamente focalizzata sul grande desiderio di riconciliazione della Fraternità sacerdotale di S. Pio X con la Sede di Pietro.
Altri passi fondamentali in questo processo positivo di graduale reintegrazione erano stati intrapresi dalla Santa Sede nel 2007 mediante l’estensione alla Chiesa universale della Forma Straordinaria del Rito Romano con il Motu Proprio Summorum Pontificum e, nel 2009, con l’abolizione delle scomuniche. Solo alcuni mesi orsono in questo cammino difficile fu raggiunto un punto fondamentale quando, il 13 giugno 2012, la Pontificia Commissione ha presentato alla Fraternità sacerdotale di S. Pio X una dichiarazione dottrinale unitamente ad una proposta per la normalizzazione canonica del proprio stato all’interno della Chiesa cattolica.
Attualmente la Santa Sede è in attesa della risposta ufficiale dei Superiori della Fraternità sacerdotale a questi due documenti. Dopo trent’anni di separazione, è comprensibile che vi sia bisogno di tempo per assorbire il significato di questi recenti sviluppi. Mentre il nostro Santo Padre Benedetto XVI cerca di promuovere e preservare l’unità della Chiesa mediante la realizzazione della riconciliazione a lungo attesa della Fraternità sacerdotale di S. Pio X con la Sede di Pietro – una potente manifestazione del 'munus Petrinum' all’opera – sono necessarie pazienza, serenità, perseveranza e fiducia".
"La Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” coglie l’occasione per annunciare che, nella sua più recente comunicazione (6 settembre 2012) la Fraternità sacerdotale di S. Pio X ha indicato di aver bisogno per parte sua di ulteriore tempo di riflessione e di studio, per preparare la propria risposta alle ultime iniziative della Santa Sede.
Lo stadio attuale delle attuali discussioni fra la Santa Sede e la Fraternità sacerdotale è frutto di tre anni di dialoghi dottrinali e teologici, durante i quali una commissione congiunta si è riunita otto volte per studiare e discutere, fra le altre questioni, alcuni punti controversi nell’interpretazione di certi documenti del Concilio Vaticano II. Quando tali dialoghi dottrinali si conclusero, fu possibile procedere ad una fase di discussione più direttamente focalizzata sul grande desiderio di riconciliazione della Fraternità sacerdotale di S. Pio X con la Sede di Pietro.
Altri passi fondamentali in questo processo positivo di graduale reintegrazione erano stati intrapresi dalla Santa Sede nel 2007 mediante l’estensione alla Chiesa universale della Forma Straordinaria del Rito Romano con il Motu Proprio Summorum Pontificum e, nel 2009, con l’abolizione delle scomuniche. Solo alcuni mesi orsono in questo cammino difficile fu raggiunto un punto fondamentale quando, il 13 giugno 2012, la Pontificia Commissione ha presentato alla Fraternità sacerdotale di S. Pio X una dichiarazione dottrinale unitamente ad una proposta per la normalizzazione canonica del proprio stato all’interno della Chiesa cattolica.
Attualmente la Santa Sede è in attesa della risposta ufficiale dei Superiori della Fraternità sacerdotale a questi due documenti. Dopo trent’anni di separazione, è comprensibile che vi sia bisogno di tempo per assorbire il significato di questi recenti sviluppi. Mentre il nostro Santo Padre Benedetto XVI cerca di promuovere e preservare l’unità della Chiesa mediante la realizzazione della riconciliazione a lungo attesa della Fraternità sacerdotale di S. Pio X con la Sede di Pietro – una potente manifestazione del 'munus Petrinum' all’opera – sono necessarie pazienza, serenità, perseveranza e fiducia".