Post in evidenza

Elenchi dei Vescovi (e non solo) pro e contro Fiducia Supplicans #fiduciasupplicans #fernández

Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

martedì 21 dicembre 2010

Messa tridentina a Rapallo

Nell'oratorio della S.S. Trinità e S.Sebastiano detto Dei Bianchi (Rapallo P.zza Nazioni, entrata da Vico della Rosa), che è sotto la giurisdizione della Parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio, Domenica 26 Dicembre 2010 alle ore 18,30,
verrà celebrata la S.Messa nella forma cantata , in lingua latina (rito straordinario)

Tale Rito è autorizzata dal Santo Padre Benedetto XVI, che ha promulgato lo specifico
motu proprio Summorum Pontificum.
Giorgio Costa, organista della Parrocchia di S. Anna in Rapallo accompagnerà con il prezioso organo settecentesco .
La celebrazione sarà officiata dal Rev. Don Federico Icardi.

7 commenti:

  1. la celebrazione si preannuncia interessante, rigorosa e devota. Il celebrante, quando era parroco di Zoagli, pochi chilometri da Rapallo, aveva avviato la celebrazione gregoriana mensile al primo venerdì del mese, molto partecipata e tuttora celebrata anche col nuovo parroco. Tra il  clero chiavarese, Don Icardi si distingue per amore alla divina liturgia, conoscenza impeccabile delle norme sia del V.O che del N.O. e soprattutto perchè le applica, facendo apprezzare  sia l'antica che la riformata celebrazione liturgica. Dopo oltre un quarantennio di rovinosa gestione delle celebrazioni litugiche, il suo sembra essere il nome più probabile per una sostituzione che in tanti aspettano con impazienza. Sempre che il Vescovo Tanasini non desideri farsi servire ancora da un prete più anziano di lui , ormai al limite della pensione,, che "interpreta" la liturgia a seconda della corrente del momento e dei gusti soggettivi di quelli che si dicono liturgisti , solo per la voglia smaniosa di cambiare , tanto per cambiare.

    RispondiElimina
  2. Natale è alle porte. E ci toccherà sorbirci le solite lagnose recriminazioni moralistiche contro il “Natale consumistico”. <span></span>
    E’ un uggioso “refrain” in cui si sono specializzati molti ecclesiastici, ma anche tanti laici, non credenti, che – per esempio dalle pagine di Repubblica, del Corriere della sera o della Stampa – biasimano il presunto paganesimo della “corsa ai regali” (e lo fanno, ovviamente, mentre i loro stessi giornali vivono di pubblicità e i loro editori prosperano sui consumi).
    Oltretutto i “consumi natalizi” sono pure un beneficio per la nostra economia che soffre di un Pil stentato, per cui è irritante vedere gli stessi che scagliano anatemi sul consumismo, strillare poi – il mese dopo – per le aziende che chiudono, per l’economia che ristagna e il deficit che cresce (come pure il debito essendo rapportati al pil).
    Dunque mi appello ai parroci: per favore, quest’anno, evitateci queste geremiadi anticonsumistiche.
    Perché non c’è cosa più insopportabile (e acristiana) del sentire sacerdoti alla Messa di Natale che – proprio mentre nasce Gesù, il nostro salvatore, la gioia della vita – invece di parlarci di lui, invece di invitarci a rallegrarci, invece di consolare le nostre sofferenze, si mettono a strapazzare i fedeli che si sono scambiati dei doni.
    A volte si ha quasi la sgradevole sensazione che a Natale tuonino contro il consumismo perché non hanno nulla da dire su Gesù, perché non si stupiscono più del suo venire al mondo, perché non ne conoscono la meraviglia.
    “Expertus potest credere quid sit Jesum diligere”.
    Come si può – quando si è sperimentata l’amicizia del Salvatore e se n’è scorta la bellezza ineffabile – mettersi a tuonare contro le luminarie, i pranzi e i regali, invece di parlare di lui?
    Non somigliamo a quei farisei che – davanti a ll’uomo misterioso che con un solo gesto guariva un paralitico – si mettevano a polemizzare perché lo aveva fatto di sabato?
    Quasi che fosse ovvio e normale che uno potesse stendere la mano e guarire un uomo paralizzato. Si facevano a tal punto violenza da non restare stupiti neanche da un fatto del genere.

    RispondiElimina
  3. mi intrometto... seconda parte22 dicembre 2010 alle ore 12:56

    Natale è alle porte. E ci toccherà sorbirci le solite lagnose recriminazioni moralistiche contro il “Natale consumistico”. <span></span>
    .
    E voi sacerdoti di oggi avete da dare la notizia più grande di tutti i tempi, la più commovente, inimmaginabile, consolante, cioè che Dio si fa uomo e viene ad abitare fra noi, che viene a guarirci, a salvarci, avete la notizia che nulla sarà più triste e disperato come prima, e invece di gridarcela, di scoppiare voi stessi in lacrime di letizia e di commozione (perché davvero se non fossimo così tragicamente distratti dovremmo piangerne di gioia), invece di gridarla dai tetti, vi mettete a rompere le scatole sui regali? Quasi indispettiti dalla gioia della gente?
    Questa sì che è un’empietà! Oltretutto, se proprio vogliamo essere evangelici, dobbiamo riconoscere che il primo Natale dei regali è stato precisamente quello di duemila anni fa: sono stati i pastori e i Magi a viverlo così.
    E il Vangelo li esalta per questa spontanea gratuità. Del resto era un’umile risposta a un immenso dono.
    Perché in realtà è Dio stesso che inaugura il “Natale dei regali”. Il “Grande Consumista” è Colui che ci ha regalato il cielo e la terra, l’universo intero, con tutto quello che contiene.
    Nessuno ha dissipato e regalato così tanto i suoi beni come quel Dio che ha voluto letteralmente svenarsi per noi.
    Natale non è altro che questo: la follia di Dio.
    E’ la sua irraggiungibile umiltà, avendo voluto spogliarsi della sua maestà e della sua gloria per abbassarsi fino a farsi un piccolo bambino povero e potersi donare a noi senza umiliarci, ma anzi mendicando il nostro amore.
    Si può immaginare una follia d’amore pari a questa?

    RispondiElimina
  4. mi intrometto... finale ......l'autore è antonio socci22 dicembre 2010 alle ore 12:56

    Riflettiamoci. C’è un Re così grande, ricco e potente che possiede tutto. E dunque ti regala non solo pietre preziose e perle, ma il mondo intero con  tutte le sue meraviglie. Però non gli basta, perché noi siamo insoddisfatti e infelici, e allora vuole donarti di più.
    Potrebbe regalarti la felicità (per cos’altro tutti ci agitiamo se non per la felicità?) oppure potrebbe regalarti la bellezza, o la pace del cuore o l’amore o il calore dell’amicizia e potrebbe perfino regalarti tutto questo per l’eternità, senza più la tristezza della fine e della morte.
    Ma ha deciso di farti un dono ancora più grande dove tutto questo è contenuto: se stesso, il suo unico e meraviglioso Figlio che letteralmente “è” tutto questo. Infatti Gesù è la vera felicità, la pace, l’amore, la gioia, la vita e lo è per sempre.
    E allora come si fa – davanti a un tale Re che ti dona se stesso e tutto il suo regno, senza che tu lo meriti neanche lontanamente – come si fa a non essere strafelici e a non essere mossi spontaneamente, anche noi, a donare?
    Ci sono passi bellissimi di Benedetto XVI sul “dono” nell’enciclica “Caritas in veritate”. Egli vede nella cultura del dono addirittura una immensa risorsa sociale.
    Ma allora i sacerdoti dall’altare di Natale dovrebbero dire esattamente l’opposto della geremiade contro il consumismo: dovrebbero anzi esortare a donare ancora di più, a donare non solo ad amici, figli o parenti, ma a riempire di doni e di amore anche tutti coloro che sono stati più sfortunati, coloro che vivono in povertà, coloro che soffrono, perché anche loro possano rallegrarsi nel giorno della gioia.
    Il papa san Leone Magno, nella sua celebre omelia natalizia, secoli fa, annunciava e quasi gridava: “Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne”.
    Vorremmo sentire i parroci o i vescovi che ci ripetono queste parole, che incitano a non fermarsi a pochi regali, a Natale, ma a donare più possibile. A donare perfino se stessi.
    E soprattutto a fare a se stessi il regalo più bello: l’amicizia di Cristo.
    Mi sembra di sentire qualche amico prete che obietta: “va bene, dici belle cose, ma come si può tacere davanti a chi pensa solo ai regali, alla settimana bianca o alla vacanza alle Maldive o sul Mar Rosso e neanche va alla messa di Natale?”.
    Amico sacerdote, perché tu, come loro, pensi che la settimana bianca o le Maldive o il Mar Rosso siano in competizione con il Figlio di Dio che si fa uomo?
    Chi ha fatto le maestose montagne e il loro cielo di azzurro purissimo? E chi dà consistenza ai miliardi di cristalli di neve che accecano di luce? E i fondali o i coralli del Mar Rosso? E la luna e le stelle?
    “Tutto è stato creato per mezzo di Lui e in vista di Lui e tutto in Lui consiste”. E allora come privarsi di lui? Dovresti dire a coloro che si contentano di così poco (una settimana alle Maldive), a coloro che si rassegnano alla settimana bianca, che possono avere molto di più.
    Perché a Natale ci si dona colui in cui c’è la bellezza degli oceani e delle montagne innevate, il refrigerio della brezza d’estate, i colori dei boschi d’autunno, la dolcezza dell’amicizia, lo struggimento dell’amore dei figli, l’ardore dell’amore delle madri e perfino il gusto dei frutti succulenti della terra, la purezza dell’acqua e il sapore del vino. In lui c’è il gusto stesso della vita, il senso dell’esistenza.
    Così nella Messa ci sono tutte le montagne innevate e i mari più azzurri, tutte le bellezze dell’universo. Non a caso la liturgia coinvolge tutti i cinque sensi [...]

    RispondiElimina
  5. La celebrazione in forma extraordinaria a Rapallo c'è da un bel pezzo, ma solo una volta al mese. Non doveva diventare settimanale come a Chiavari e a Sestri Levante?

    Certo don Federico sarebbe un ottimo Cerimoniere Vescovile...

    RispondiElimina
  6. non ottimo, ma l'unico auspicabile. La successione dell'eterno e obsoleto Monsignore che ha cristallizzato la liturgia ai tempi del primo dopo-Concilio, epoca in cui il clero ha creduto che il popolo di Dio fosse così deficiente da dovergli spiegare per oltre 40 anni quando mettersi in piedi e quando sedere, e che cosa dicevano le letture, prima di leggerle (in lingua volgare, pergiunta)è molto discussa. Qualcuno ipotizza il l'attuale vice- cerimoniere. Il che sarebbe bello, e per la vastissima cultura del sopracitato e per la conoscenza della litugia romana e papale, acquisiota nel tempo della formazione sacerdotale a Roma. Purtroppo, a suo svantaggio gioca il fatto che continuerebbe nella linea dell'attuale, per...non fargli le scarpe. Monsignor Icardi resta il migliore: giovane, rigoroso, preparato, fedele, rispettoso verso il V.O., come dimostra a Rapallo, non allineato alla scuola bunigniana che ha imperversato nel quarantennio abbondante della diocesi chiavarese. In genovese si dice: speremmu ben!

    RispondiElimina
  7. Don Federico, carissimo amico, non mi pare sia ancora Monsignore... prendiamolo per un augurio! Peraltro anche l'attuale 2* cerimoniere, caro amico anche lui, è uno dei (pochi) Sacerdoti diocesani che celebrano con regolarità in forma extraordinaria.

    RispondiElimina

AVVISO AI LETTORI: Visto il continuo infiltrarsi di lettori "ostili" che si divertono solo a scrivere "insulti" e a fare polemiche inutili, AVVISIAMO CHE ORA NON SARANNO PIU' PUBBLICATI COMMENTI INFANTILI o PEDANTI. Continueremo certamente a pubblicare le critiche ma solo quelle serie, costruttive e rispettose.
La Redazione