Post in evidenza

Elenchi dei Vescovi (e non solo) pro e contro Fiducia Supplicans #fiduciasupplicans #fernández

Pubblichiamo due importanti elenchi. QUI  un elenco coi vescovi contrari, quelli favorevoli e quelli con riserve. QUI  un elenco su  WIKIPED...

domenica 27 dicembre 2009

Cattolicesimo belga in dissoluzione (6)

Proseguiamo, traendola dal sito francese Osservatore Vaticano, la pubblicazione del reportage sulla situazione della Chiesa in Belgio. Links alle altre parti:
prima parte
seconda parte
terza parte
quinta parte



La successione del Cardinale Danneels.

Il delfino, Josef De Kesel, Arcivescovo dei Belgi?



Il più grande quotidiano fiammingo del Regno, lo Standaard, ha scritto due anni fa (27 dicembre 2007, "La successione impossibile"): "E’ un segreto di Pulcinella: Danneels vede in lui il suo successore migliore […].Resta da vedere se ciò rappresenta un vantaggio". Infatti, se ne può dubitare: è molto improbabile che la Santa Sede, a meno di voler coltivare intenti ecclesiologici autodistruttivi, possa anche solo immaginare di voler continuare il danneelismo attraverso il dekeselismo.

Josef De Kesel è nato a Gand nel 1947. È quindi di origine fiamminga (vicario episcopale nel 1992, responsabile della formazione teologica e pastorale dei seminaristi, sacerdoti, diaconi, religiosi e laici, nella Diocesi di Gand). Ma è diventato vescovo ausiliare di Malines-Bruxelles per il Vicariato di Bruxelles nel 2002, dove ha sostituito sia l’ausiliare francofono (mons. Lanneau) che l'ausiliare fiammingo (mons. Hovre).

Ho già parlato (cfr. qui) dell'omaggio che aveva reso al sulfureo canonico Pierre Locht (difensore della pianificazione familiare, fino a giustificare il ricorso all'aborto in alcuni casi; membro dell'Associazione per il Diritto a morire con dignità; grande sostenitore della teologia della liberazione più estrema, insieme al famoso canonico François Houtart di Lovanio), al momento del suo funerale, il 17 marzo 2007, nel Duomo di Bruxelles: "So che la Chiesa l’ha fatto soffrire. Egli è rimasto fedele. Fedele a se stesso, libero e aperto alle domande dell’uomo d’oggi. Fedele al Vangelo e, lo posso dire, e penso di doverlo dire, fedele a questa stessa Chiesa, popolo di Dio".

Altrettanto "fedele alla Chiesa" è uno degli uomini di fiducia di mons. De Kesel, il canonico Herman Cosijns, specie di quintessenza del progressismo belga: innovativo in morale, Cosijns ritiene che "per un cristiano, un secondo matrimonio dovrebbe essere considerato come un'opportunità per crescere nell'amore di Dio […] Il secondo matrimonio quindi acquisisce una dimensione religiosa e può essere vissuto come un cammino di santificazione, un itinerario proposto da Dio"; esperto di diritto naturale, Cosijns crede che le persone omosessuali possono trovare la strada di Dio vivendo il loro rapporto; creatore in materia di liturgia, Cosijns pasticcia, nella sua parrocchia di N. D. de Laeken, preghiere eucaristiche senza menzione del Papa, della Vergine Maria, eccetera.

Bisogna aggiungere che Josef De Kesel è Presidente sia del Centre de Formation Liturgique (CFL), organismo "a servizio" di tutte le diocesi francofone, sia della Interdiocesane Commissie voor Liturgische Zielzorg (ICLZ), che è la Commissione Interdiocesana per la pastorale liturgica delle diocesi fiamminghe. Il che significa che segrega la liturgia di tutto il Paese in un senso che non è esattamente quello della "riforma della riforma", e che gli amici del padre Cosijns si sentono campo libero.

Chiaramente la speranza di Josef De Kesel di diventare arcivescovo dei Belgi è molto bassa. Altrettanto bassa, del resto, è la sua Speranza tout court: "Non sappiamo nemmeno se il cristianesimo ha un futuro in Occidente, ma lo spero" (giornale Dimanche, 3 agosto 2003)...

60 commenti:

  1. Egli è rimasto fedele. Fedele a se stesso, libero e aperto alle domande dell’uomo d’oggi. Fedele al Vangelo...
    ------------
    come si conciliano queste doppie "fedeltà" con la Parola di Gesù nei seguenti passi del Vangelo:
    "Non crediate che Io sia venuto per abolire la Legge"
    "Nessuno può servire a due padroni"
    "Siate nel mondo ma non del mondo"
    "Chi vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua",
    e con quella che è la Parola "vissuta" di S. Paolo:
    "Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me" ?

    RispondiElimina
  2. L'uomo "è prima e fondamentale via della Chiesa", diveva Giovanni Paolo II°; è pertanto necessaria una continua e incessante "svolta antropologica" (Rahner) che mostri ogni giorno di più che ciò che proclamiamo come grazia, in realtà è già da sempre operante nell'uomo che crede con cuore sincero; ciò che questo uome sente e chiede è già da sempre santificato da Dio.
    Le domande dell'uomo d'oggi (vedere la Gaudium et Spes) sono di per sè un sacramentale; questo è un tempo propizio per l'umanità nuova.

    RispondiElimina
  3. "Non sappiamo nemmeno se il cristianesimo ha un futuro in Occidente, ma lo spero"
    ............
    !
    miseranda fine della Speranza cristiana, Virtù teologale, di cui i prelati dovrebbero essere altissimi esempi -trainanti- per il Gregge!
    Certo, quando la "fede" si mostra a quei livelli che leggiamo ogni dì, apertamente testimoniata in parole e opere "pedagogiche", che sottopongono il Vangelo a revisione evoluzionista (per rispondere alle "domande dell'uomo d'oggi"), è fisio-logica conseguenza che anche la Speranza scenda sempre più in basso...
    ...e la Carità, che è prima di tutto Amore a Dio in Cristo e da Lui ricevuto accolto e riversato sulla Chiesa e le anime, che fine farà?
    Chissà se questi "speranzosi" pastori ricordano quella Parola del Signore:
    "Chi mi ama osserva i miei comamdamenti"
    e quell'altra così triste, così calzante ai nostri tempi di apostasia:
    "Ma quando il Figlio dell'uomo tornerà, troverà la Fede sulla Terra?"

    RispondiElimina
  4. Chiesa antropocentrica27 dicembre 2009 alle ore 09:33

    Man mano che vuol pretendere di aggiornare Gesù Cristo allo spirito del mondo, la Chiesa (nei suoi esponenti più "aggiornati al mondo") si avvicina al baratro della disperazione, allontanandosi paurosamente dal motivo stesso del suo esistere, dal Centro della sua vita; poichè, facendo centro sull'uomo e non su Cristo non sa più, in queste sedi e pastori desolati, "rendere ragione" della sua Speranza!
    v.: "Sappiate rendere ragione della speranza che è in voi" (cfr I Pt 3, 15), "una speranza che ha un nome ben preciso: Gesù Cristo!"
    (così ripeteva Giovanni Paolo II ai giovani della missione "GESU' AL CENTRO", per l'Adorazione eucaristica, 2004)

    RispondiElimina
  5. Cercate di rendervi conto della realtà e non dei sogni ...
    a) noi viviamo in una società secolare e pluralista, dove gli enunciati della fede hanno perduto la loro ovvietà, sono diventati opachi e irrilevanti;
    b) invece c' è un incredibile e provvidenziale ampliamento delle conoscenze in tutti i campi del sapere, e la chiesa deve farsi istruire da essi;
    c) la maggiore difficoltà odierna dell’annuncio cristiano consiste nell'indurimento, nella sclerotizzazione e nei processi di incrostazione eteroclita nei concetti teologici e nelle cerimonie liturgiche, che rimanendo immutate nei secoli, non corrispondono più alla mutata situazione della vita e della cultura dell’uomo moderno.

    RispondiElimina
  6. ...oh, sì...
    "l'umanità nuova", non quella che viene redenta in e per Cristo, non più!
    ............
    già, infatti... anche la ricorrente domanda-pretesa:
    "voglio autodeterminare il momento e il modo della mia morte, come quello della nascita o non nascita dei figli che potrei generare o partorire (in qualunque momento della gravidanza), e decidere quale sesso scegliermi durante la mia vita, e quello dei nascituri...ecc. ecc."
    anche tutto questo è un sacramentale...
    tutte le istanze-bisogni-istintività, (che vengano dal "basso" o dall'"alto" della umana natura, che importa?),
    TUTTO oggi è da ritenere sacramentale, vero?
    e ricorda molto da vicino:

    "L'uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono" !
    ---------
    Che nesso c'è tra Cristo e tutto ciò?
    Dunque è giunto il momento di "mondanizzare" Gesù Cristo, non più evangelizzare l'umanità per donarle la Salvezza eterna come Lui stesso ha comandato?
    Di quest'uomo nuovo ci vien detto che è già "sacro", che non ha bisogno di salvezza, perchè le sue istanze naturali sono sacre: dunque che sarà mai la vita "soprannaturale" o vita di Grazia?
    anzi, a quest'umanità nuova, A CHE LE SERVE LA GRAZIA SANTIFICANTE?
    Buio fitto...
    Gesù Luce del mondo, che dal suo Costato aperto ha effuso i sette Sacramenti sul mondo pregno di peccato, Gesù Salvatore, è respinto oggi come "superfluo" da coloro che si dichiarano cristiani e sognano un'umanità "nuova" che i Santi di sempre, peccatori supplici e fiduciosi della Misericordia Divina, abbeverati alle fonti della Grazia, a quel Costato aperto, lavati da quel Sangue Preziosissimo, abbracciati a quella Croce Salvifica, non potevano neppure immaginare...!

    RispondiElimina
  7. Il confronto con la teologia della morte di “Dio”, contro gli integralismi, è il carisma di oggi. Bisogna partire dal contesto secolarizzato di oggi, valutato senza infingimenti, come Kairòs, il Kairòs dalla costatazione che il Dio della religione è morto, e bisogna agire “etsi ‘Deus’ non daretur”. Il Dio possibile è nascosto - incognito – paradossale - debolezza di Dio: non il DIO pagano ma il D-o giudacico e cristiano. Dunque ci vuole un santo iconoclasmo e una santa irrappresentabilità:la parola 'Dio', carica di malintesi svanisce dall’uso corrente, il Dio securizzante è morto rimandando l’umanità a se stessa: è la volontà di D-o che Dio muoia.
    Il metodo radicalemente cristiano non è articolato e cristallizzato, ma vive di una attesa non-conoscitiva: dopo la "morte di Dio" si deve entrare in dialogo non strutturato con la mentalità del tempo Si apre la prospettiva in cui D-o è in relazione con tutto senza identificarlo con niente; ciò è insieme cristico è cristiano: è l’ incarnazionalità totale. Il riferimento alla storia pone al termine, però, la riscoperta dell'uomo in Gesù dell'uomo libero, libertà come valore relazionale: muore Dio ma l'unico che sopravvive è il suo essere-per-gli-altri è la manifestazione più profonda dell'amore di D-o in un Cristo estremamente 'kenotico', nascosto, umiliato. Il vero paradigma gesuano è allora l’oppresso. Dalla contemplazione del cristo-kenotico alla lotta per gli oppressi di questo tempo!

    RispondiElimina
  8. ci vuole un santo iconoclasmo
    ............
    e anche ...un "santo peccato", perchè no?

    RispondiElimina
  9. La Salvezza viene solo da Cristo Crocifisso,
    e da e per mezzo di
    NESSUN ALTRO !

    RispondiElimina
  10. Cristo Re Signore e Salvatore27 dicembre 2009 alle ore 10:38

    ADORAMUS TE CHRISTE, ET BENEDICIMUS TIBI, quia
    per SANCTAM CRUCEM TUAM redemisti mundum.

    RispondiElimina
  11. ...in ambito allargato del tema "sedi desolate" della Chiesa dove il Cattolicesimo è in via di disfacimento,
    (e visti i trionfali proclami del megafono NC, è difficile che ci si possa lamentare di qualunque OT...)
    provate a vedere la orripilante notizia sul link

    http://cathcon.blogspot.com/2009/12/cardinal-permits-burial-of-stalinist.html

    dove si riporta la notizia che il card. Schonborn ha permesso, nella Cattedrale di Vienna, il funerale cattolico per la salma di un comunista impenitente: così pare anche dalla scena, orrida credo per molti, della bara rossa sulla quale campeggia poggiata -a segno di "fede" ideologica usque ad mortem- la falce col martello, e il celebrante benedice con l'acqua santa quella bara!

    Miserere nostri, Domine!
    (pietà, Signore, per il defunto e per il celebrante....)

    (filmato GloriaTV)

    RispondiElimina
  12. acqua santa che benedice la falce e martello?

    Dico solo, pacatamente (circa questo ed altri peggiori, palesi ed occulti):
    scene di ordinario abominio quotidiano.

    RispondiElimina
  13. don Concilio, Lollarda: anche se rivestite di eruditi aggettivi, le vostre stupidaggini restano stupidaggini.

    Il ricorso a quel gergo può ingannare (e inganna) fior di parroci mal formati, che se lo bevono per tema di apparire incolti. Ma qui il greco lo comprendiamo e vediamo benissimo che 'il re è nudo', e lo diciamo chiaro e forte.

    RispondiElimina
  14. Lollarda, ma lei le pensa davvero le scempiaggini che ha scritto? Il "santo iconoclasmo" e simili?

    RispondiElimina
  15. Tra un po qualcuno salterà fuori con il "punto omega" di Teilhardana memoria.

    Speriamo di no.

    RispondiElimina
  16. la maggiore difficoltà odierna dell’annuncio cristiano consiste nell'indurimento, nella sclerotizzazione e nei processi di incrostazione eteroclita....
    ? ? ? ? ?
    ........

    presto, vi prego!....
    ci venga offerto un dizionario-traduttore da qualcuno di buona volontà, per favore, ad uso dei "cattolici bambini" (quelli simili ai "piccoli" che si radunavano intorno a Gesù, per intenderci...!)

    RispondiElimina
  17. Per tornare alla semplicità evangelica ( nulla a che vedere con la povertà tettamanziana o alla don de Capitani...fare i buoni con le fatiche altrui) basta poco. A volte si tratta semplicemente di cambiare spacciatore ed al posto delll'LSD prima di ragionare fumarsi del sano incenso. magari in un eremo!
    Matteo Dellanoce

    RispondiElimina
  18. Pour en revenir à la situation dramatique de l’Eglise ex-catholique en Belgique et à la faillite programmée de son épiscopat (et de son clergé en général), on connaît la pensée d’Euripide mise en vers par l’helléniste Boissonade:

    «Quos vult Juppiter perdere dementat prius» (ceux que Jupiter veut perdre, il leur ôte d’abord la raison).

    Ou, pour le dire avec les mots de Racine (dans «Athalie»):

    «Daigne, daigne, mon Dieu, [sur l’Église Conciliaire,]
    Répandre cet esprit d’imprudence et d’erreur,
    De la chute des rois funeste avant-coureur!»

    Cet « esprit d’imprudence et d’erreur», dont parle le tragédien, n’est-ce pas l’esprit même du concile Vatican II, détourné de ses fins proclamées dès la première séance?

    N’est-ce pas celui de Jean XXIII (si complaisant pour les auteurs du coup d'Etat conciliaire), de Paul VI (et sa réforme liturgique ratée) et de leur séquelle hagarde et égarée?…

    Je ne fais que poser des questions.

    RispondiElimina
  19. Dicono che il Belgio è un paese devastato dalla massoneria. Lassù non c'è più niente di cattolico oramai. E pensare che una delle sedi dell'UE è là.

    RispondiElimina
  20. Cari amici di Messainlatino grazie per queste interessanti notizie sui presepi svizzeri coi minareti sulla Chiesa (si fa per dire) Belga e Olandese, sulla loro gerarchia e sui loro "teologi e liturgisti", tra cui Skillebeeks (si scive così?)... è un bel CIMITERO con tanti bei CADAVERI, per loro e per gentaglia come loro che da 40 anni e passa sta devastando la Chiesa cattolica valgono le parole evangeliche di Gesù: "Lasciate che i morti seppeliscano i loro morti"....
    Non c'è niente di salvabile in questo "spirito conciliare" solo macerie e stupidità...
    Per fortuna sono in molti a capirlo...

    RispondiElimina
  21. mamma mia che "Sfere" che fanno venire i donconcili!!!! Non si sono ancora stufati di friggere l'aria!
    Viva il Papa Benedetto XVI
    Don Tridentino

    RispondiElimina
  22. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  23. A furia di svolte antropologiche avremo la Chiesa transgender.

    RispondiElimina
  24. Vorrei porre una domanda alla redazione di questo blog:

    Nel Messale del 1962 il canone recita:

    Qui pridie quam paterètur,eccepit panem in sancta ac venerabilis mànus suas,et elevatis oculis in caelum ad te Deum Patres suum omnipotentem,tibi gratiàs agens BENEDIXIT,fregit dedtique discipulis suuis dicens:Accipite et maducate ex hoc homnes...


    In Italiano

    Egli la vigilia della sia passione,prese il pane nelle sue mani sante e venerabili e con gli occhi e con gli occhi alzati al cielo verso Te,Dio Padre suo onnipotente,rendendoti grazie LO BENEDISSE.lo spezzo' e lo diede ai suoi discepoli,dicendo:Prendete e mangiatene tutti...


    Ora io dico:Il Vangelo ci riporta l'Istituzione dell'Eucarestia in questo modo:

    Vangelo di Matteo

    Istituzione dell'Eucaristia

    [26]Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e,PRONUNZIATA LA BENEDIZIONE , lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo»...


    ORA LA DOMANDA E' QUESTA:

    Perche' il Messale Tridentino dice che Gesù "benedisse"il pane e non piu' correttamente come dice il vangeli:Prese il Calice pronuzio' la benedizione....

    Gesù non benedisse il pane e il calice!!Per questo la riforma liturgica lo ha corretto!

    Aspetto una risposta

    RispondiElimina
  25. Il benedixit è presente nel testo latino della 1°, 3°, 4° delle attuali preci eucaristiche. Quindi, di che vai cianciando troll neocat? Ridateci d. mercenaro!

    RispondiElimina
  26. Se qualche anonimo si prendesse la briga di andare a sfogliare Mt.26, 26 nel NT latino-greco, ad es. a cura del Merk (Roma, Istituto biblico, 1964), leggerebbe non il suo sconclusionato latino che stravolge il testo della consacrazione del Messale Romano, ma: "Cenantibus autem eis, accepit Iesus panem et BENEDIXIT ac fregit deditque discipulis suis et ait...".

    Che poi in greco suona (e non voglio far la fatica di andare alla ricerca dei caratteri greci): "Esthionton de auton labon o Iesus arton kai EULOGHESAS eklasen..."

    Non per nulla il Ricciotti traduce: "e, dopo averlo benedetto, lo spezzò...," cioè lo benedisse e lo dette.

    Parlate sempre di ritorno alle fonti: andateci.

    RispondiElimina
  27. Veramente sei tu che hai fatto confusione. Il "Benedixit" del Canone Romano non significa "lo benedisse", ma appunto "pronunciò la benedizione". La traduzione italiana corretta e ufficiale è questa:

    "La vigilia della sua passione, egli prese il pane nelle sua mani sante e venerabili, e alzando gli occhi al cielo, a te Dio Padre suo onnipotente, RESE GRAZIE CON LA PREGHIERA DI BENEDIZIONE, spezzò il pane ecc.".

    Come vedi, la riforma liturgica non ha corretto un bel niente. Tanto era dovuto.

    (Chiedo scusa se ho perseverato nell'OT, ma per chiarezza...).

    RispondiElimina
  28. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  29. Be', vedo che parla da solo, lo lascio al suo soliloquio, se è contento così buon pro gli faccia.

    Pregherei comunque la Redazione di non cancellare i precedenti post sproloquianti riguardanti il Canone: sono da incorniciare. Veramente si attaccano al nulla pur di tentare di dir male del messale tradizionale!

    RispondiElimina
  30. Caro Jacopo

    La traduzione e del Messale del 1962 no mia te la riporto:

    "Qui pridie quam paterètur,eccepit panem in sanctas ac veneràbiles manus suas et elevàtis òculis in caelum ad te Deum Patrem suum omnipotèntem ,tibi gràtias agens benedixit,fregit,deditque discipulus suis dicens:Accipite et manducate ex hoc omnes".

    Lo stesso Messale del 1962 offre la seguente traduzione:

    "Egli,la vigilia della sua passione,prese il pane nelle sue mani sante e venerabili e con gli occhi alzati al cielo verso te ,Dio Padre suo onnipotente rendendoti grazie LO BENEDISSE,lo spezzo'e lo diede ai suoi discepoli,dicendo:Prendete e mangiatene tutti...


    Allora caro Jacopo se c'èerrore di traduzione e del Messale del 1962.Ma non credo che l'errore sia nella traduzione in italiano.E' il testo latino che è sbagliato.

    GIUSTAMENTE LA RIFORMA LITURGICA LO HA CORRETTO.Poi non ci credete che il Messale del 1969 è piu' fedele alla tradizione di quello antico.

    RispondiElimina
  31. Non sia mai che qualche filotradizionalista(sempre in cattedra)accetti di sbagliare??

    RispondiElimina
  32. Anonimo ignorante e maleducato, abbi almeno rispetto per dei pilastri dell'esegesi che fan scuola ancora in tutto il mondo.
    Asino ragliante sei tu.

    La traduzione che offre IACOPO è legittima, ed è quella di altri traduttori, tra cui quelli della Sacra Bibbia a cura del Garofalo; ma la traduzione del Ricciotti che ho citato non è affatto errata: la benedizione è sul pane. Anche se dopo benedixit non c'è il complemento, è chiaro che si riferisce al pane così come è il pane l'oggetto di fregit e deditque.
    "Lo benedisse" traduce anche (persino) il BUGNINI, Messale quotidiano dei fedeli, Ediz. Romane Mame. E così, fra gli altri, il paolino Robaldo.
    Del resto in Marco 14 si legge: "Et manducantibus illis, accepit Iesus panem et benedicens fregit et dedit eis et ait..."

    Per l'anonimo è valido solo ciò ch'è nuovo. E già S. Paolo mise in guardia dalle profane novità.

    Ma per consolarlo lo informo che il testo latino-greco del NT si avvale della laudativa prefazione di Carolus M. Martini SJ

    RispondiElimina
  33. E ancora un autore classico, che a giudizio di molti è il massimo biblista dell'ulitimo secolo, il Lagrange (L'Evangelo di Gesù Cristo, tradotto pei tipi della Morcelliana, da un altro ottimo esegeta , il Gramatica "...prese del pane, LO BENEDISSE..."

    RispondiElimina
  34. Areki ha detto...

    "... è un bel CIMITERO con tanti bei CADAVERI, per loro e per gentaglia come loro che da 40 anni e passa sta devastando la Chiesa cattolica valgono le parole evangeliche di Gesù: "Lasciate che i morti seppeliscano i loro morti"

    Sal 94, 10-11

    Per quarant'anni fui disgustato con quella generazione, e dissi: - Sempre costoro son traviati di cuore, e non conoscon le mie vie! - Sicchè giurai nell'anima mia: - Non entreranno nel mio riposo! -

    RispondiElimina
  35. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  36. Guarda che ti stai veramente arrampicando sugli specchi, anonimo amico. Il Canone romano ha "benedixit" perché riprende letteralmente la Vulgata, la quale traduce letteralmente l'originale greco "euloghesas" (eu = bene; loghesas = dixit; è un aoristo, equivalente al perfetto latino). Nessuno ti vuole imbrogliare citando "testi vecchi": il testo greco è il testo originale, di meglio non ce ne sono. "Benedixit (euloghesas)" significa per l'appunto "pronunciò la preghiera di benedizione". La traduzione del messale 1962 è una traduzione di servizio, non destinata alla celebrazione della messa: evidentemente chi la fece considerò, il che non è poi sbagliato, che la benedizione in occasione dei pasti benché diretta a Dio fosse pronunciata sul pane e sul calice e non sulle scarpe del celebrante... D'altronde il bugniniano messale italiano del 1965 mantiene questa traduzione: "Poi lo benedisse, lo spezzò ecc.".

    Non vorrei entrare troppo in dettagli, ma siccome l'hai citato: è tutto da vedere che la "benedizione" pronunciata da Cristo fosse il berakà come lo conosciamo e come è poi confluito nell'offertorio VO. Finché non inventeranno la macchina del tempo non c'è modo di saperlo. Sicuro è il fatto che una simile preghiera non risulta essere stata utilizzata in nessuna liturgia cristiana prima del 1969.

    RispondiElimina
  37. Iacopo io non rispondo più all'anonimo, perché come si dice da queste parti, a lavar la testa all'asino si perde ranno e sapone.
    L'edizione a cui ho attinto per le citazioni in latino e in greco, è appunto quella originale greca e latina. Ma forse l'anonimo conosce solo il kikiano.
    Non solo il Merk vi lavorò ma vi contribuirono, tenendo conto anche dei profondi studi deldel Vaccari e del Todesco, vari esperti: Metzinger, Burgi, Philips, Benno Gut, Lyonnet, De Strycker, Wamback, Smith, La Potterie, Duplacy, Lambrecht, Polotsky ecc.

    INVITO, IN OGNI CASO LA REDAZIONE A PRENDERE PROVVEDIMENTI CONTRO UN SIMILE CAPRONE.

    RispondiElimina
  38. x Jacopo
    La questione è illustrata, per appunti, qui:
    http://www.pftim.it/ppd_pftim/1030/materiale/BCE-05a.pdf

    Quanto alle parole effettivamente dette, OGGI gli studiosi ipotizzano che fossero quelle, anche se Gesù le ha conferito ben altro valore.
    DOMANI ... chissà.

    RispondiElimina
  39. IACOPO, questo stupido ottentotto confonde il 1900 col Medioevo.
    Ma lasciamo perdere.
    Quanto alla benedizione del pane e del vino, fa testo anche l'oriente cristiano. Nell'Anafora diS. Basilio, infatti si legge:
    "...sul punto di andare alla sua libera, gloriosa e vivificatrice morte, la notte quando Egli stesso si dette per la vita del mondo, avendo preso il pane fra le sue sante ed immacolate mani, e sollevandolo a te, Dio e Padre, rese grazie, LO BENEDI', LO SANTIFICO', lo spezzò ecc."
    Traggo il testo dall'anafora come presentata da Vagaggini, gran progressista, nel suo "Il senso teologico della Liturgia", ed. Paoline, 1958 p. 143.

    RispondiElimina
  40. CONCILIO DI TRENTO, DECRETO SULL'EUCARISTIA:
    "Questo, infatti, tutti i nostri padri, che vissero nella vera Chiesa di Cristo e che hanno trattato di questo santissimo sacramento, hanno professato chiarissimamente che il nostro Redentore ha istituito questo meraviglioso sacramento nell'ultima cena quando, dopo la BENEDIZIONE DEL PANE E DEL VINO, affermò ecc."

    RispondiElimina
  41. Caro Pastorelli, temo che i decreti tridentini per il nostro amico contino poco. A suo modo però ha molta baldanza: pensa di poter affondare una portaerei adducendo il fatto che in uno dei bagni c'è una lampadina fulminata... A parte il fatto che la lampadina funziona benissimo.

    RispondiElimina
  42. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  43. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  44. Ancora non ha capito, l'ottentotto, che Gesù celebra la Pasqua ebraica ma poi la trasforma nell'Eucaristia.
    Vaneggia. Si legga almeno quano scrivono l'Enciclopedia Cattolica e il Dizionario Biblico dello Spadafora.

    Le traduzioni son buone solo perché nuove e solo perché negano le tesi sempre sostenute dalla Chiesa e persino l'insegnamwento del Tridentino sull'Eucaristia?
    Per non parlar dell'originale greco e della Vulgata.
    Nuova Bibbia, nuova fede. Non cattolica.
    E IL cONCILIO DI TRENTO, IN CAMPO DOMMATICO HA SBAGLIATO.

    RispondiElimina
  45. per don Pastorelli

    Devo dire che le vostre polemiche contro la sparizione dei termini sacrificali dalle preghiere eucharistiche romano-cattoliche non sono giuste; non sono effetto di protestantizzazione ma di ricupero della idea originaria e dinamica dell’eucharistia come azione di grazia, “sacrificio di lode”, offerta della parola cioè di “tutto” dell’uomo a Dio (guardare Ratzinger, nel suo libro di “Introduzione alla liturgia”).
    Invece dopo la frattura della Riforma, dalla Contro-Riforme al Vaticano2°, il pensiero teologico occidentale sull’Eucharistia, come la pratica liturgica congiunta, si sono impegnati in direzione contraria al “sacrificio di lode”. L’interesse era statico, focalizzato sul lato doloroso, cruento e giudiziario del Mysterium paschale (aspetto SATTISFATTORIO), dibattendosi per « localizzare » in modo materialistico, quasi carnalistico, il momento di avvento del carattere sacrificale della Messa: invece di curare la frattura la si peggiorava.

    Nella conceptione la più primitiva, l’azione di grazia, l’eucharistia offerta per–con-nel Cristo è ella-stessa la materia del sacrificio della Nova Alleanza. L’Anaphora in tanto che tale ebbene è questo «sacrificio de lode che noi facciamo salire verso Dio attraverso tutto, cioè il frutto delle labbra che confessena suo nome» (Ebr 13, 15). L’Anaphora, liturgicamente introdotta dal Sursum è ella-stessa un processo dinamico : è quell’uomo che fa salire sa eucaristia verso Dio, e sopratutto chi si fa salire lui-stesso verso Dio come eucharistia viva. L’anaphora non è un semplice « recitativo » prefabricato, ma un movimento nel quale entra l’uomo liturgo, nel quale lui si dona e si dispensa tutto intiero. Indicativo è il dettaglio rituale dato da S.Giustino: « il presidente dell’assemblea dice e fa salire delle preghiere e delle eucaristie».
    Naturalmente se vogliamo, il sacrificio c’è nell’Oriente ma in forma spirituale, opposta allo spirito della Contro-riforma. Il Cristo riassume nella sua Pasqua il movimento anaphorico dell’uomo e della creazione, così quel movimento deviene il Suo; è anzi dapprincipio IL SUO; egli è il Soggetto primo del movimento anaphorico e mette l’eucharistia del mondo e dell’uomo « in forma di » oblazione, nella forma della sua Oblazione, che è la forme conclusa dell’amore infinito.
    Il Cristo sta sia dal lato dell’anaphora, in tanto che Offerente, et dal lato dell’epiclesis, in tanto che Parola, e per conséquenza Forza che si impossessa dell’Oblazione. Il Dio-Uomo, nella potenza dello Spirito tiene i due lati dell’Azione eucharistica.

    RispondiElimina
  46. Oltretutto il nostro prefazio deriva proprio da queste preghiere che in alcuni casi sono entrate pari pari nel nostro Messale

    RispondiElimina
  47. Tu non capisci che l'insistenza del Messale Tridentino sul valore sacrificale era una risposta alla polemica luterana.Non è che la Messa non sia un Scarificio ma non è solo questo.E' anche un sacrificio come dice il CCC.Ricordati pero' che il CCC afferma anche che la liturgia significa e realizza principalmente il mistero pasquale.

    RispondiElimina
  48. A parte che sarai "don" tu ma non io, per grazia di Dio, se prendi un messale romano troverai sempre nella Messa in rito antico il carattere di lode alla Santissima Trinità: i segni di Croce (3 e mulitipli) le incensazioni, i suoni del campanello, ecc.; le formule trinitarie che concludono le preghiere (per eundem Dominum nostrum Iesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus); le preghiere alla Trinità (ad es. Suscipe sancta Trinitas, Placeat tibi, Sancta Trinitas. Il Prefazio della Trinità nel rito antico si recita nella maggior parte delle domeniche dell'anno. E nel messale nuovo? Le preghiere citate son scomparse e il prefazio è recitato solo nella festa della Trinità.

    Non ho mai contestato, io, la belezza e la profondità di certe anafore orientali, come quella di S. Basilio che altrove sopra ho ricordato. Semplicemente non ammetto, come insegna la Chiesa, che l'epiclesi dopo le parole dell'istituzione, siano necessarie alla Transustanziazione. Perché la "forma" non è l'epiclesi, ma le parole "questo è...".

    RispondiElimina
  49. L'ottentotto si rilegga il testo latino e greco ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa ed il Concilio dommatico di Trento.
    Ma a chi non sa scriver due parole correttamente non si può chieder tanto.

    RispondiElimina
  50. Far infuriare l'uomo tipicamente moderno è indizio sicuro di aver visto giusto.

    RispondiElimina
  51. Ma poi tirate in ballo continuamente il Concilio di Trento

    RispondiElimina
  52. La reazione di Pastorelli alle precise notazioni dell’Anonimo fanno sentire un problema più vasto.
    Gesù e il cristianesimo delle origini avevano concezioni religiose, istituzioni e pratiche molto diverse e dalla Chiesa attuale, e dalla Chiesa antica. Una teologia e una vita religiosa basate perciò sulla Bibbia entrano inevitabilmente in confronto dialettico con gli assetti ecclesiastici attuali. Non basta più però lo schema teologico della grande rivoluzione del Concilio Vaticano II°, per il quale il sistema teologico tridentino doveva essere superato non in base a un'esigenza di cambiamento rivoluzionario, ma in base a un maggiore rispetto della integrale tradizione ecclesiastica.
    In sostanza, il ritorno alle fonti della Chiesa antica permetteva una critica «tradizionale» al sistema tridentino. Il superamento del tridentinismo veniva fatto in nome di un più integrale rispetto dalla totalità della tradizione.
    Ora, invece, l'esegesi storica porta più a fondo il confronto, rimettendo in luce, nella loro fisionomia storico-religiosa, gli stessi primissimi inizi: Gesù e la Chiesa primitiva.
    Anche la Chiesa antica, dei Padri, deve essere sottoposta al medesimo confronto dialettico. In questo più radicale confronto con le origini di Gesù e del primissimo cristianesimo si sono distinti egregiamente Küng e Schillebeecks. Di quest'ultimo è esemplare Gesù, la storia di un vivente., che fondare la cristologia solo sui dati che la più rigorosa ricerca storica ritiene indubitabili.
    La reazione tridentinista l’ha vista come una «dissoluzione del cristianesimo», ma alla fine sarà la stessa inconsistenza dei reazionari a far prosperare questa esegesi totalmente scientifica e aliena dalle involuzioni integristiche.

    RispondiElimina
  53. X Per il Prof Pastorelli

    Caro professore non creda di offendermi chiamandomi ottentotto.
    Ottentotto o piu' precisamente: Khoekhoen o Khoikhoi(per noi ottentotti)significa,Vero uomo.

    RispondiElimina
  54. Manca soltanto alla tua essenza Vero Dio

    RispondiElimina
  55. Il Concilio di Trento stabilisce definitivamene la teologia dell'Eucaristia, ed interpreta autrenticamente la sacra Scrittura.

    RispondiElimina
  56. Gli assetti ecclesiastici che Dio ha dato alla Chiesa nel corso dei tempi, MERCENARO, non han niente a che vedere col tema in questione
    L'argomento che continui a riproporre è sempre il solito: la Chiesa che sbaglia - e qui bisognerebbe andar alle radici del subcosciente -, il ritorno alla Chiesa primitiva (e quindi il tuo discorso è l'insano archeologismo condanato da Pio XII),
    il Vaticano II rivoluzionario che è superato, perché la rivoluzione mangia sempre i suoi figli, una nuova chiesa (minuscolo) a tua immagine e somiglianza sulla base della rimasticatura del teillardismo, rahnerismo, martinismo, kunghismo ecc. mal digeriti. Una chiesa che rinneghi le sue Verità per acquisirne delle nuove, una chiesa continuamente in fieri nella sua base dottrinale e sacramentale, sacerdozio compeso da conferitr a donne e magari a trans, una roccia che si sbriciola.
    L'evoluzione della Chiesa non consiste nella formazione di una nuova Chiesa che unisce tutte le religioni cristiane e pagane, e perde la propria identità, ma un approfondimento da chi ne abbia avuto il potere (Papa e Concilio col Papa) del Deposito della Fede senza alterazioni né diminuzioni, ed una necessaria purificazione nei suoi membri peccatori. La Chiesa è santa.

    Quanto alle precvise osservazioni che mi sono state fatte, in realtà solo insulti, sono andato alle fonti (ohibò) : testo greco e vulgata: non ti va bene neppure questo?

    RispondiElimina
  57. Era chiaro che lì si voleva andare a parare con la polemica (del tutto pretestuosa) sul "benedixit": sempre quello hanno in mente, negare che la messa abbia valore sacrificale. Con ciò si nega la Tradizione e si è fuori del cattolicesimo. E d'altronde si nega anche la Sacra Scrittura. Un bel filotto!

    (Una curiosità: ma adesso l'idea della messa come sacrificio è nata con il concilio di Trento? Io ero rimasto alla vostra affermazione - non più tardi di qualche mese fa - che era un'invenzione di Costantino... Della storia avete una strana concezione).

    RispondiElimina
  58. <span>Ai gentilissimi Dante e Jacopo.

    Devo dire che le vostre polemiche contro la sparizione dei termini sacrificali dalle preghiere eucharistiche romano-cattoliche non sono giuste; non sono effetto di protestantizzazione ma di ricupero della idea originaria e dinamica dell’eucharistia come azione di grazia, “sacrificio di lode”, offerta della parola cioè di “tutto” dell’uomo a Dio (guardare Ratzinger, nel suo libro di “Introduzione alla liturgia”).
    Invece dopo la frattura della Riforma, dalla Contro-Riforme al Vaticano2°, il pensiero teologico occidentale sull’Eucharistia, come la pratica liturgica congiunta, si sono impegnati in direzione contraria al “sacrificio di lode”. L’interesse era statico, focalizzato sul lato doloroso, cruento e giudiziario del Mysterium paschale (aspetto SATTISFATTORIO), dibattendosi per « localizzare » in modo materialistico, quasi carnalistico, il momento di avvento del carattere sacrificale della Messa: invece di curare la frattura la si peggiorava.

    </span>

    RispondiElimina
  59. Nella conceptione la più primitiva, l’azione di grazia, l’eucharistia offerta per–con-nel Cristo è ella-stessa la materia del sacrificio della Nova Alleanza. L’Anaphora in tanto che tale ebbene è questo «sacrificio de lode che noi facciamo salire verso Dio attraverso tutto, cioè il frutto delle labbra che confessena suo nome» (Ebr 13, 15). L’Anaphora, liturgicamente introdotta dal Sursum è ella-stessa un processo dinamico : è quell’uomo che fa salire sa eucaristia verso Dio, e sopratutto chi si fa salire lui-stesso verso Dio come eucharistia viva. L’anaphora non è un semplice « recitativo » prefabricato, ma un movimento nel quale entra l’uomo liturgo, nel quale lui si dona e si dispensa tutto intiero. Indicativo è il dettaglio rituale dato da S.Giustino: « il presidente dell’assemblea dice e fa salire delle preghiere e delle eucaristie».
    Naturalmente se vogliamo, il sacrificio c’è nell’Oriente ma in forma spirituale, opposta allo spirito della Contro-riforma. Il Cristo riassume nella sua Pasqua il movimento anaphorico dell’uomo e della creazione, così quel movimento deviene il Suo; è anzi dapprincipio IL SUO; egli è il Soggetto primo del movimento anaphorico e mette l’eucharistia del mondo e dell’uomo « in forma di » oblazione, nella forma della sua Oblazione, che è la forme conclusa dell’amore infinito.
    Il Cristo sta, per collegarmi alla fine alle altre polemiche, sia dal lato dell’anaphora, in tanto che Offerente, et dal lato dell’epiclesis, in tanto che Parola, e per conséquenza Forza che si impossessa dell’Oblazione. Il Dio-Uomo, nella potenza dello Spirito tiene i due lati dell’Azione eucharistica.

    RispondiElimina
  60. Gentile ortodoxo,
    i termini sacrificali non sono affatto spariti nel novus ordo: basti dire che il "Suscipiat dominus" è rimasto, letteralmente tradotto. Mi chiedo talvolta se il "Benedetto dei tu signore Dio dell'universo" non sia stato introdotto semplicemente perché mons. Bugnini e colleghi pensavano di colmare una "lacuna" del vetus ordo, come suggeriva un precedente post. In questo caso non si sarebbero nemmeno accorti che un berakah nel vetus ordo già c'era, un doppio berakah anzi (perché che altro è il Sanctus-Benedictus?). Quest'ultimo risalendo a Isaia ha più probabilità di essere stato effettivamente pronunciato da Gesù Cristo che non il berakah ripescato dai riformatori anni Sessanta, probabilmente di epoca più tarda. Ma se davvero le cose sono andate così vorrebbe dire che i riformatori del messale paolino erano degli sprovveduti totali in materia liturgica, per cui forse è meglio pensare che li muovesse davvero il desiderio di attenuare il valore sacrificale della messa.
    La posta in gioco però non mi sfugge, caro ortodoxo. Perché tanta avversione al sacrificio della messa? Che male ha fatto? Ma è molto semplice: senza il sacrificio non c'è più bisogno del prete e del clero, la "messa" diventa una preghiera collettiva. Al massimo c'è un presidente dell'assemblea con funzioni di moderatore e di facilitatore. Non è davvero difficile capire quali siano le conseguenze di una simile concezione. Le abbiamo viste in opera molto bene a partire dal XVI secolo: fine della Chiesa come istituzione tradizionale in nome della "libertà dei fedeli", ma contemporaneamente affermazione di un "profeta" dittatore assoluto della "nuova Chiesa" (Lutero, Calvino...), che naturalmente è "quella vera", quella "più vicina al cristianesimo primitivo", eccetera. Un film già visto, e neanche tanto divertente, caro ortodoxo.

    RispondiElimina

AVVISO AI LETTORI: Visto il continuo infiltrarsi di lettori "ostili" che si divertono solo a scrivere "insulti" e a fare polemiche inutili, AVVISIAMO CHE ORA NON SARANNO PIU' PUBBLICATI COMMENTI INFANTILI o PEDANTI. Continueremo certamente a pubblicare le critiche ma solo quelle serie, costruttive e rispettose.
La Redazione