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lunedì 15 giugno 2009

Inni di Pentecoste


Pubblichiamo nuovamente l'accuratissimo lavoro di don Alfredo Morselli di Bologna, che ringraziamo di cuore, circa gli inni di Pentecoste.
Anche in quest'occasione la traduzione e l'abbondanza di dotte note aiutano a comprendere meglio la ricchezza dei contenuti racchiusi nei versi di questi meravigliosi inni.
Lasciamo per ultimo il celeberrimo Veni Creator, sublime per i testi, e per il modus del canto gregariona.

"Gli inni del Breviario Romano propri della Pentecoste sono tre: Iam Christus astra ascenderat, a Mattutino, Beata nobis gaudia alle Lodi, Veni Creator Spiritus ai Vespri.

Iam Christus astra ascenderat è un inno ambrosiano, risalente al IV secolo (Britt). Il merito dell’autore è quello di aver colto e messo in evidenza i punti più importanti della narrazione del II capitolo degli Atti degli Apostoli (Mirra)."


Iam Christus astra ascenderat,
Reversus unde venerat,
Patris fruendum munere
Sanctum daturus Spiritum.

Solemnis urgebat dies,
Quo mystico septemplici
Orbis volutus septies
Signat beata tempora.

Cum lucis hora tertia
Repente mundus intonat,
Apostolis orantibus
Deum venire nuntiat.

De Patris ergo lumine
Decorus ignis almus est,
Qui[1] fida Christi pectora
Calore Verbi compleat.

Impleta gaudent viscera,
Afflata Sancto Spiritu,
Vocesque diversas sonant,
Fantur Dei magnalia.

Notique cunctis gentibus,
Græcis, Latinis, Barbaris,
Simulque demirantibus,
Linguis loquuntur omnium[2].

Judæa tunc incredula,
Vesana torvo spiritu,
Madere musto sobrios
Christi fideles increpat.

Sed editis miraculis
Occurrit et docet Petrus,
Falsum profari perfidos,
Joele teste comprobans.

Deo Patri sit gloria,
Et Filio, qui a mortuis
Surrexit, ac Paraclito,
In sæculorum sæcula.


Già Cristo era asceso al Cielo,
ritornato là d'onde era venuto,
per dare lo Spirito Santo
da goderne [i fedeli] per grazia del Padre.

Era imminente il giorno solenne,
in cui per settuplo misterioso giro,
il mondo volto sette volte,
proclama la felice ricorrenza[3],

quando, nella terza ora del giorno, improvvisamente il mondo rimbomba,
[e] agli Apostoli in preghiera
annunzia che [lo Spirito Santo] Dio è venuto.

Dalla luce del Padre, dunque,
splendido Fuoco santo procede,
per riempire i cuori fedeli a Cristo
con il calore del Verbo.

Ricolmi [di detto calore] gioiscono i cuori
riempiti dal soffio del Santo Spirito,
e fan risuonare differenti accenti,
dicono le grandi opere di Dio.

E, riconoscibili a tutti i popoli,
a Greci, a Latini, a barbari
e in un unico e medesimo tempo, a costoro meravigliati, parlano nelle lingue di tutti

Allora la Giudea incredula,
resa insensata da amaro spirito,
incolpa aspramente i sobri discepoli di Cristo
di essere pieni di mosto[4].

Ma coi miracoli prodotti
risponde e mostra Pietro
che i perfidi proferiscono il falso,
comprovando[lo] con la testimonianza di Gioele[5].

A Dio Padre sia gloria,
e al Figlio che dai morti
risuscitò, e al Paraclito
nei secoli dei secoli, Amen.


[1] Proposizione finale introdotta dal pronome relativo.
[2] “Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?"” (At 2, 7-8).
[3] “La proclamazione della legge data da Dio a Mosè, la quale avvenne cinquanta giorni dopo l’uscita dall’Egitto” (Mirra, p 126).
[4] “Altri invece li deridevano e dicevano: - Si sono ubriacati di mosto -”.
[5] “Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: "Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole: Questi uomini non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del mattino. Accade invece quello che predisse il profeta Gioele: «Negli ultimi giorni, dice il Signore, Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno ...» etc.” (At 2, 14-21; Gl 2, 28-32).

***

Beata nobis gaudia è attribuito, pur con qualche dubbio, a Sant’Ilario di Poitiers.
“Anche l'autore di quest'inno si ispira ai due fatti che si commemorano in questa santa giornata: la discesa dello Spirito Santo e la predicazione degli Apostoli: e non poteva tare altrimenti: era il tema d'obbligo, direi; ma vi accenna appena per fare delle osservazioni felicissime: lo Spirito prese forma di lingue di fuoco per significare che gli Apostoli dovevano essere fecondi di parole e caldi di amore; tutti questi fatti avvennero dopo cinquanta giorni per ricordare il periodo di cinquanta anni dopo il quale gli Ebrei, secondo la legge, celebravano il giubileo (della remissione), e rimettevano i debiti e davano la libertà ai servi. Prende poi spunto da quest'ultimo accenno per chiedere a Dio misericordioso coi doni dello Spirito Santo la remissione dei peccati e la pace. Compone così un inno semplice e grazioso in cui l'insegnamento morale si fonde facilmente coi ricordi storici e colle aspirazioni di un'anima fedele” (Mirra).


Beata nobis gaudia
Anni reduxit orbita,
Cum Spiritus Paraclitus
Illapsus est[6] Apostolis.

Ignis vibrante lumine
Linguæ figuram detulit,
Verbis ut essent proflui,
Et caritate fervidi.

Linguis loquuntur omnium;
Turbæ pavent Gentilium,
Musto madere deputant,
Quos spiritus repleverat.

Patrata sunt hæc mystice,
Paschæ peracto tempore,
Sacro dierum circulo,
Quo lege fit remissio.

Te nunc Deus piissime
Vultu precamur cernuo,
Illapsa nobis cœlitus
Largire dona Spiritus.

Dudum sacrata pectora
Tua replesti gratia:
Dimitte nostra crimina,
Et da quieta tempora.

Deo Patri sit gloria,
Et Filio, qui a mortuis
Surrexit, ac Paraclito.
In sæculorum sæcula. Amen



I beati gaudi
il giro dell’anno ci ha ricondotto,
del giorno in cui[7] lo Spirito Paraclito
discese sugli Apostoli

Il fuoco, con luce tremolante,
assunse forma di lingua[8],
perché fossero eloquenti nelle parole
e ferventi nella carità.

Parlano nelle lingue di tutti;
Le turbe dei gentili sono esterrefatte,
e reputano che siano pieni di mosto
coloro che lo Spirito aveva ricolmato.

Questi fatti si realizzarono misticamente,
una volta compiuto il tempo di Pasqua,
un sacro periodo di giorni [corrispondente al numero di anni] in cui secondo [l’antica] legge avviene la remissione [dei debiti][9].

Te, Ora, o Dio pietosissimo,
preghiamo con il volto abbassato.
concedi i doni dello Spirito
riversati per noi dal Cielo.

[E come] tanto tempo fa, i cuori a te consacrati[10]
hai riempito con la tua grazia,
perdona [ora] i nostri peccati
e concedi tempi tranquilli.

A Dio Padre sia gloria,
e al Figlio che dai morti
risuscitò, e al Paraclito
nei secoli dei secoli, Amen.

[6] Illapsus est da il-labor, -lapsus sum, -labi + dat.
[7] Lett.: “quando”.
[8] “Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro” (At 2, 3).
[9] “Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo” (Lev 25, 10; cf tutto il cap. 25)
[10] Cioè i cuori della Beata vergine Maria e degli Apostoli.
***
Veni Creator Spiritus “I critici non si son messi ancora d'accordo sulla designazione dell'autore: quindi tra sant'Ambrogio e Rabano Mauro e san Gregorio e Carlo Magno, presentati come candidati alla pater-nità tutti con qualche probabilità di vedersela aggiudicare, dobbiamo prudentemente sospendere il nostro giudizio” (Mirra).


Veni, Creator Spiritus
Mentes tuorum visita
Imple superna gratia
Quae tu creasti pectora.

Qui diceris Paraclitus,
Altissimi donum Dei,
Fons vivus, ignis, caritas,
Et spiritalis unctio.

Tu septiformis munere,
Digitus paternae dexterae;
Tu rite promissum[11] Patris,
Sermone ditans guttura.

Accende lumen sensibus,
Infunde amorem cordibus,
Infirma nostri corporis,
Virtute firmans perpeti.

Hostem repellas longius,
Pacemque dones protinus,
Ductore sic te praevio,
Vitemus omne noxium.

Per te sciamus da Patrem,
Noscamus atque Filium,
Teque utriusque Spiritum
Credamus omni tempore.

Deo Patri sit gloria
Et Filio, qui a mortuis
Surrexit, ac Paraclito,
In saeculorum saecula. Amen.
Vieni O Spirito Creatore[12],
visita le anime dei tuoi,
riempi di grazia celeste
i cuori che Tu hai creato.

Tu, che vieni detto Consolatore[13],
Dono dell’altissimo Dio[14],
Fonte vivo[15], Fuoco[16], Carità[17],
Unzione spirituale[18].

Tu settiforme nel dono[19],
Tu, dito della destra paterna[20],
Tu, promessa solenne del Padre[21],
che arricchisci la facoltà di parlare con il dono del sermone[22].
Accendi lume ai sensi,
infondi amore ai cuori,
le debolezze del nostro corpo
rinvigorendo con costante virtù

Il nemico respingi oltre
e subito dona la pace;
con Te guida[23], che così ci precedi,
eviteremo tutto ciò che è nocivo.

Per Te – concedi[lo] – conosciamo il Padre,
acquistiamo conoscenza del Figlio,
e Te, Spirito di Entrambi,
crediamo in ogni tempo

A Dio Padre sia gloria,
e al Figlio che dai morti
risuscitò, e al Paraclito
nei secoli dei secoli, Amen

[11]Promissum, i = promissio, promessa
[12] “Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra” (Sal 104 [103], 30)
[13] Paraclito = consolatore, confortatore; il termine è proprio del santo evangelista Giovanni: 14, 16. 26; 15, 26; 16, 7).
[14] “Pietro disse: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare... dopo riceverete il dono dello Spirito Santo” (At 2, 38).
[15] “...l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 14).
[16] Cf Atti 2, 3, e “...costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3, 16); “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12, 49).
[17] “l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5, 5).
[18] “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione” (Lc 4, 18; Gesù cita Is 61, 1-2.
[19] Cf. Is 11, 2-3.
[20] Cf. “Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio” (Lc 11, 20) e “Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio” (Mt 12, 28).
[21] “E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso” (Lc 24, 49); “... ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre” (At 1,3).
[22] “...essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi” (At 2, 4)
[23] “Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio” (Rm 8, 14).

1 commento:

  1. Splendido. E un suggerimento: perché non mettere, dove l'inno preveda anche il canto, almeno lo spartito?

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