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venerdì 12 giugno 2009

Il Papa: rischiamo la secolarizzazione nella Chiesa



Riportiamo la parte finale dell'omelia del Papa alla Messa del Corpus Domini di ieri sera. Quanto appropriate e ispirate!

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Mi rivolgo particolarmente a voi, cari sacerdoti, che Cristo ha scelto perché insieme a Lui possiate vivere la vostra vita quale sacrificio di lode per la salvezza del mondo. Solo dall’unione con Gesù potete trarre quella fecondità spirituale che è generatrice di speranza nel vostro ministero pastorale. Ricorda san Leone Magno che « la nostra partecipazione al corpo e al sangue di Cristo non tende a nient’altro che a diventare ciò che riceviamo » (Sermo 12, De Passione 3,7, PL 54). Se questo è vero per ogni cristiano, lo è a maggior ragione per noi sacerdoti. Essere, divenire Eucaristia! Sia proprio questo il nostro costante desiderio e impegno, perché all’offerta del corpo e del sangue del Signore che facciamo sull’altare, si accompagni il sacrificio della nostra esistenza. Ogni giorno, attingiamo dal Corpo e Sangue del Signore quell’amore libero e puro che ci rende degni ministri di Cristo e testimoni della sua gioia.

È ciò che i fedeli attendono dal sacerdote: l’esempio cioè di una autentica devozione per l’Eucaristia; amano vederlo trascorrere lunghe pause di silenzio e di adorazione dinanzi a Gesù come faceva il santo Curato d’Ars, che ricorderemo in modo particolare durante l’ormai imminente Anno Sacerdotale. San Giovanni Maria Vianney amava dire ai suoi parrocchiani: « Venite alla comunione... È vero che non ne siete degni, ma ne avete bisogno » (Bernard Nodet, Le curé d’Ars. Sa pensée – Son coeur, éd. Xavier Mappus, Paris 1995, p. 119).

Con la consapevolezza di essere inadeguati a causa dei peccati, ma bisognosi di nutrirci dell’amore che il Signore ci offre nel sacramento eucaristico, rinnoviamo questa sera la nostra fede nella reale presenza di Cristo nell’Eucaristia. Non bisogna dare per scontata questa fede! C’è oggi il rischio di una secolarizzazione strisciante anche all’interno della Chiesa, che può tradursi in un culto eucaristico formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipazione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia. È sempre forte la tentazione di ridurre la preghiera a momenti superficiali e frettolosi, lasciandosi sopraffare dalle attività e dalle preoccupazioni terrene. Quando tra poco ripeteremo il Padre Nostro, la preghiera per eccellenza, diremo: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» , pensando naturalmente al pane d’ogni giorno per noi e per tutti gli uomini. Questa domanda però contiene qualcosa di più profondo. Il termine greco epioúsios, che traduciamo con « quotidiano » , potrebbe alludere anche al pane « sopra- sostanziale», al pane « del mondo a venire». Alcuni Padri della Chiesa hanno visto qui un riferimento all’Eucaristia, il pane della vita eterna, del nuovo mondo, che ci è dato nella Santa Messa, affinché sin da ora il mondo futuro abbia inizio in noi.

Con l’Eucaristia dunque il cielo viene sulla terra, il domani di Dio si cala nel presente e il tempo è come abbracciato dall’eternità divina. Cari fratelli e sorelle, come ogni anno, al termine della Santa Messa, si snoderà la tradizionale processione eucaristica ed eleveremo, con le preghiere e i canti, una corale implorazione al Signore presente nell’ostia consacrata. Gli diremo a nome dell’intera città: resta con noi Gesù, facci dono di te e dacci il pane che ci nutre per la vita eterna! Libera questo mondo dal veleno del male, della violenza e dell’odio che inquina le coscienze, purificalo con la potenza del tuo amore misericordioso. E tu, Maria, che sei stata donna « eucaristica » in tutta la tua vita, aiutaci a camminare uniti verso la meta celeste, nutriti dal Corpo e dal Sangue di Cristo, pane di vita eterna e farmaco dell’immortalità divina. Amen!

Fonte: Magistero Benedetto XVI. Sottol. nostre

3 commenti:

  1. Padre Santo grazie per queste parole che come un balsamo fanno un gran bene innanzitutto a noi sacerdoti e sono sicuro riscalderanno tanti cuori induriti ed inariditi anche di pastori che ancora ad esempio sono freddi verso la Messa Antica. Sì è possibile allo Spirito Santo convertirci tutti alla Bellezza, alla Sacralità alla Santità di una liturgia ben fatta (anche nel rito ordinario nonostante le sue pecche intrinseche).
    Il bene si dilata con una reazione a catena. A noi non resta che diffondere le idee del Santo Padre e viverle... lo chiederò al Signore nela Santo Sacrificio che alle 18 celebrerò nella parrocchia in cui sono parroco oggi proprio col messale del 1962.

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  2. IL PAPA E' STATO CENSURATO....

    http://www.oriensforum.com/index.php?topic=1371.msg10104

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  3. Caterina ha ragione: nel testo diffuso da Avvenire, e da noi ripreso (in parte: il nostro post è soltanto la chiusa dell'omelia), manca un pezzo molto importante che concerne il valore sacrificale della morte in croce di Gesù e della celebrazione eucaristica che rende presente quel sacrificio.
    Eccolo, ripreso dal Papa Rarzinger blog:

    "Con l’aggiunta - "sangue dell’alleanza" -, Gesù rende inoltre manifesto che, grazie alla sua morte, si realizza la profezia della nuova alleanza fondata sulla fedeltà e sull’amore infinito del Figlio fattosi uomo, un’alleanza perciò più forte di tutti i peccati dell’umanità.
    L’antica alleanza era stata sancita sul Sinai con un rito sacrificale di animali, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, e il popolo eletto, liberato dalla schiavitù dell’Egitto, aveva promesso di eseguire tutti i comandamenti dati dal Signore (cfr Es 24, 3).
    In verità, Israele sin da subito, con la costruzione del vitello d'oro, si mostrò incapace di mantenersi fedele a questa promessa e così al patto intervenuto, che anzi in seguito trasgredì molto spesso, adattando al suo cuore di pietra la Legge che avrebbe dovuto insegnargli la via della vita. Il Signore però non venne meno alla sua promessa e, attraverso i profeti, si preoccupò di richiamare la dimensione interiore dell’alleanza, ed annunciò che ne avrebbe scritta una nuova nei cuori dei suoi fedeli (cfr Ger 31,33), trasformandoli con il dono dello Spirito (cfr Ez 36, 25-27). E fu durante l’Ultima Cena che strinse con i discepoli e con l’umanità questa nuova alleanza, confermandola non con sacrifici di animali come avveniva in passato, bensì con il suo sangue, divenuto "sangue della nuova alleanza".
    La fondò quindi sulla propria obbedienza, più forte, come ho detto, di tutti i nostri peccati.
    Questo viene ben evidenziato nella seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei, dove l'autore sacro dichiara che Gesù è "mediatore di una alleanza nuova" (9,15).
    Lo è diventato grazie al suo sangue o, più esattamente, grazie al dono di se stesso, che dà pieno valore allo spargimento del suo sangue. Sulla croce, Gesù è al tempo stesso vittima e sacerdote: vittima degna di Dio perché senza macchia, e sommo sacerdote che offre se stesso, sotto l'impulso dello Spirito Santo, ed intercede per l’intera umanità.
    La Croce è pertanto mistero di amore e di salvezza, che ci purifica – come dice la Lettera agli Ebrei - dalle "opere morte", cioè dai peccati, e ci santifica scolpendo l’alleanza nuova nel nostro cuore; l’Eucaristia, rendendo presente il sacrificio della Croce, ci rende capaci di vivere fedelmente la comunione con Dio."

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La Redazione