Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1278 pubblicata da Paix Liturgique il 28 settembre, in cui Christian Marquant, coordinatore della Peregrinatio ad Petri Sedem, in forma di intervista rinnova l’appello filiale a Papa Leone XIV e lo invita «al dialogo, alla pace e alla carità per tutti i Cattolici che sono della Chiesa e nella Chiesa», chiedendo «la pace nella Chiesa tra tutti i Cattolici per intraprendere finalmente quella rievangelizzazione che oggi è così evidentemente necessaria» (QUI, QUI, QUI e QUI su MiL le lettere precedenti).
L.V.
Il nostro secondo appello al Santo Padre
Dopo un primo appello al Santo Padre, Christian Marquant, coordinatore della Peregrinatio ad Petri Sedem, continua il suo invito al dialogo, alla pace e alla carità per tutti i Cattolici che sono della Chiesa e nella Chiesa.
Paix Liturgique – Ma allora cosa volete?
Christian Marquant – Siamo Cattolici e desideriamo prima di tutto continuare a rimanere Cattolici come lo erano i nostri antenati e, se Dio vorrà, come lo saranno i nostri figli.
Ma alcuni diffondono voci secondo cui le vostre motivazioni sarebbero soprattutto politiche?
Certo, l’uomo è un «animale politico», dice Aristotele, e quindi tutto ciò che fa ha una portata «politica», come ad esempio andare a Messa la domenica. Ma nel senso della voce che circola su di noi, si tratta di una calunnia. L’unico modo per sfuggirle sarebbe quello di instaurare un vero dialogo con i nostri Padri. Ciò consentirebbe, credo, di ridimensionare queste affermazioni a ciò che sono: odiose menzogne con un obiettivo ben noto: «Chi vuole uccidere il proprio cane lo accusa di rabbia»… La verità è che oggi i praticanti ordinari e tradizionali sono più «di destra» rispetto al passato, perché i progressisti stanno invecchiando e i loro figli non praticano più. Ma noi siamo essenzialmente fedeli cattolici affezionati alla loro Chiesa che vogliono seguire le orme di Cristo.
Ma potrebbe esserci una dimensione culturale nelle vostre scelte?
Lo spero bene! La religione si è sempre espressa nell’arte, quando era viva. Ma vedete, non è a causa della nostra cultura che siamo attaccati alla nostra liturgia.
Per quale motivo forte allora?
Il senso della fede è prima di tutto buon senso.
Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande […]. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto.
scriveva Papa Benedetto XVI nella sua lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica di Rito Romano che accompagnava la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum sull’uso straordinario della forma antica del Rito Romano [QUI: N.d.T.]. La liturgia che pratichiamo è quella che ci è stata trasmessa dai nostri antenati, quella che ha santificato tanti martiri e apostoli che hanno evangelizzato molte nazioni. Ma in realtà il nostro attaccamento è ancora più profondo perché oggi in Europa molti fedeli legati all’usus antiquior sono in qualche modo dei convertiti.
Convertiti? In che senso?
Sì, spesso fedeli che si erano allontanati dalla Chiesa o, ancora più numerosi, fedeli che non hanno trovato la primavera della Chiesa nelle nuove liturgie a cui hanno partecipato da mezzo secolo. È un dato di fatto: i fedeli che assistono alle Sante Messe tradizionali prima andavano alle Messe nuove.
Quindi i fedeli legati all’usus antiquior non ignorano la nuova liturgia?
Sarebbe impossibile per loro. È quella che viene celebrata nella quasi totalità delle Parrocchie ed è quella che frequentano durante le cerimonie in cui tutti si ritrovano (matrimoni, funerali, battesimi ecc.). È proprio perché la conoscono bene e la subiscono da tempo che, quando incontrano il Vetus Ordo, non esitano ad affezionarsi ad esso in una sorta di ritorno a casa. L’ultima ondata di arrivi nei luoghi di culto tradizionali ha avuto luogo durante la crisi sanitaria: molti fedeli, vedendo le loro chiese chiuse, si sono recati nelle chiese dove veniva celebrata la Santa Messa tradizionale. E lì sono rimasti. Si potrebbe usare la famosa frase di mons. Marcel François Lefebvre: «Lasciateci sperimentare la Tradizione!» dicendo: «Lasciate che i fedeli delle Parrocchie ordinarie sperimentino la Tradizione!».
E perché questo «successo»?
La causa è il senso della fede. Credo che per i piccoli, i peccatori, cioè per tutti noi, sia una grazia immensa ritrovarci in ginocchio e in silenzio ai piedi dell’altare, cioè ai piedi del Calvario, durante questo rinnovamento incruento del sacrificio di Cristo, che in modo così perfetto esprime la liturgia «straordinaria», come l’aveva definita Papa Benedetto XVI.
Perché, per lei, la liturgia tradizionale è quella dei più umili e dei più poveri?
Sì, e ancora di più quella dei peccatori inginocchiati con i loro peccati e le loro angosce davanti al loro Redentore. E per fare un’osservazione sociologica: molte Messe nelle Parrocchie ordinarie hanno un pubblico più «borghese» rispetto a molte Sante Messe tradizionali. Le Sante Messe tradizionali che mons. Laurent Bernard Marie Ulrich, Arcivescovo metropolita di Parigi, ha soppresso erano, guarda caso, quelle che avevano il pubblico più umile.
Ma la liturgia tradizionale è una liturgia difficile da comprendere.
L’usus antiquior nella sua sublimità spirituale è uno splendore liturgico che colpisce i più poveri e che anche gli analfabeti comprendono. Quanto ai più intellettuali, possono seguire nei loro Messali come si faceva un tempo.
Ma non tutti conoscono il latino.
Nel XXI secolo, in cui il mondo è poliglotta, questo aspetto è molto secondario. Ma non dimentichiamo che il latino è la lingua della Chiesa, una lingua sobria e precisa, più chiara per il credente di molte spiegazioni teologiche in lingua volgare. E poi, vi dirò: si comprende meglio il mistero della transustanziazione quando si assiste a una Messa in francese, di fronte al popolo, dove si riceve la comunione nella mano, o quando invece si partecipa a una Santa Messa tradizionale in latino in tutto il mistero del meraviglioso rito?
Ma pensate che solo il Vetus Ordo sia il modo giusto per assistere alla Messa?
Se lo affermassi, significherebbe che non conosco le ricchezze liturgiche della Chiesa cattolica e in particolare i suoi molteplici e santi riti orientali ma anche occidentali. Il modo giusto, l’unico modo, no. Ma dico: un modo eccellente.
Ma allora cosa chiedete?
Solo la pace e l’unità nella possibilità di continuare a vivere la nostra fede cattolica al ritmo dell’usus antiquior, come aveva proposto Papa Benedetto XVI. In realtà, chiediamo la pace nella Chiesa tra tutti i Cattolici per intraprendere finalmente quella rievangelizzazione che oggi è così evidentemente necessaria.

Mi pare doveroso, corretto e giusto, che il papa conceda l'uso del Vetus Ordo, a chi per propria, sensibilità, vuole ad esso riferirsi. Purché... purché... purché... appunto, non si vada in giro a dire che solo il Vetus Ordo è valido, che la comunione in mano, non va fatta, che il CVII, non è corretto, ecc. Diversa è una legittima critica, e forse doverosa, agli abusi, agli eccessi liturgici...
RispondiEliminaQuella OK, ma se non riconosce che entrambi gli usi opportunamente celebrati secondo le relative normative, sono di pari dignità, pur nella diversità... non se ne esce, né al presente, né in futuro. Si canti in gregoriano "Gesù Cristo è il Signore", oppure "a ritmo di rock", purché si canti e si affermi che "Gesù Cristo è il Signore".
Ahahahahahahahahahahahahaha!
RispondiEliminaDopo cinquant’anni di tradizionalismo settario e sempre sull’orlo dello scisma, arriviamo al “fidatevi di noi”.
Le parrocchie ordinarie hanno un “pubblico” più borghese?
RispondiEliminaMa dico, siamo fuori di testa completamente?