Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1231 pubblicata da Paix Liturgique il 4 luglio, che traduciamo regolarmente come di consuetudine con gli amici francesi, in cui si ritorna a parlare del prof. Andrea Grillo dopo il suo articolo molto critico nei confronti della devozione eucaristica del beato Carlo Acutis (QUI; QUI su MiL; QUI la replica).
Questa volta il docente di teologia sacramentaria del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, il quale ateneo si è ufficialmente dissociato dalle posizioni del suo stesso docente (QUI; QUI su MiL), arriva ad attaccare la processione del Corpus Domini, finalmente ripristinata a Roma da Papa Leone XIV (QUI, QUI e QUI su MiL), la benedizione eucaristica e addirittura la pratica dell’adorazione eucaristica inseguendo motivazioni ideologiche vecchie di cinquant’anni, ma che qualche sostenitore – evidentemente – trovano ancora in ambienti accademici.
L.V.
Gli attacchi del prof. Andrea Grillo, eminenza grigia del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, contro il beato Carlo Acutis hanno suscitato un putiferio sui social network tradizionali o classici [QUI: N.d.T.]. Ma il prof. Grillo ha un carattere molto particolare, molto eccitabile, che lo ha spinto a rincarare la dose.
Il prof. Andrea Grillo, l’uomo che mette i piedi nel piatto
Ma questo non si addice alla politica di «allentamento delle tensioni» che sembra essere la linea del nuovo Pontificato. Senza dubbio su discreta ispirazione di qualche Prefetto di Dicastero, il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma ha preso pubblicamente le distanze dal prof. Andrea Grillo con un comunicato del prof. padre Laurentius Eschlböck O.S.B., Pro-Rettore, un modello del genere, un comunicato allusivo che condanna «con decisione» ma senza dire chi o cosa [QUI: N.d.T.]:
Il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo prende con decisione le distanze da quanto singolarmente espresso da docenti che, a titolo personale e sotto la loro unica e piena responsabilità, pubblicano sui propri siti o blog, tesi, opinioni o posizioni personali.Esse, infatti, non rappresentano quanto insegnato nelle varie Facoltà del nostro Ateneo che accoglie totalmente e trasmette, in piena fiducia e obbedienza di fede – nell’ottica di una sana dialettica su cui si basa una vera ricerca teologica – l’insegnamento della Chiesa e del Romano Pontefice.
L’«obbedienza di fede – nell’ottica di una sana dialettica» è una trovata ammirevole! Fuori dal mondo della Curia Romana, si direbbe che il prof. padre Laurentius Eschlböck sia un burlone che ritiene che mai e poi mai le opinioni personali dei professori si riflettano nel loro insegnamento.
Ebbene, lo stesso giorno il prof. Andrea Grillo ha ripreso le sue affermazioni sulla «vera» dottrina eucaristica conciliare, attaccando questa volta la processione del Corpus Domini, presieduta dal nuovo Papa per le strade di Roma il giorno prima [QUI: N.d.T.]. Il prof. Grillo, che prima del Conclave aveva predetto con compiacimento l’elezione del card. Robert Francis Prevost O.S.A., ricorda così a tutti, e in particolare al Papa in carica, di essere la voce autorevole per spiegare il significato della liturgia del Concilio Vaticano II. Egli decide quindi che la processione del Corpus Domini, tanto amata dai fedeli coraggiosi e ignoranti, non è che un «doppione» – un termine che dobbiamo al liturgista padre Josef Andreas Jungmann S.I. e che era caro ai riformatori che, ad esempio, abolirono l’Offertorio perché era un «doppione» del Canone – un «doppione» incoerente con la natura stessa della celebrazione eucaristica e la sua radiosa evoluzione teologica.
Ancora una volta, non è il primo a dirlo. I riformatori del Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia di mons. Annibale Bugnini C.M., il canonico mons. Aimé-Georges Martimort ad esempio, ritenevano che l’adorazione dell’Eucaristia non dovesse rompere il legame tra la Messa e la Comunione. Pertanto, una processione del Santissimo Sacramento era giustificata solo se terminava con una Comunione: ad esempio, sembrava loro opportuno concludere una processione del Corpus Domini portando l’Eucaristia ai malati. Il prof. Andrea Grillo si è fermato qui, senza rendersi conto che i pastori della Chiesa avevano operato alcuni «ricentramenti». Del resto, la tradizionale processione del giovedì della Festa del Corpus Domini dalla Basilica di San Giovanni in Laterano alla Basilica di Santa Maria Maggiore attraverso la via Merulana, dopo una Messa nel tardo pomeriggio davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano, non è mai stata interrotta dal Concilio Vaticano II, provocando enormi ingorghi nella città di Roma.
Di fatto, nel suo articolo, il prof. Andrea Grillo si lancia in una serie di spiegazioni storiche che non deve aver riletto e che quindi non sono molto chiare. Ma ne emerge che egli aderisce alla tesi dei riformatori degli anni Settanta: salvo eccezioni (ad esempio, i Vespri seguiti dall’adorazione del Santissimo Sacramento), la celebrazione della presenza eucaristica non deve essere separata dalla Messa che si conclude con la Comunione. Secondo lui, è antiliturgico fare una benedizione eucaristica o una processione con il Santissimo Sacramento subito dopo aver comunicato durante la Messa:
Ma se si è appena conclusa la celebrazione eucaristica, e si ricorre al Santissimo per una benedizione eucaristica, si crea un «doppione», sicuramente minore, che attesta la mancanza di consapevolezza di ciò che è appena accaduto. La stessa cosa, mutatis mutandis, dobbiamo osservare per la festa del Corpus Domini.
Secondo lui (e ancora una volta, secondo i riformatori dell’epoca di San Paolo VI), le celebrazioni eucaristiche al di fuori della Messa e anche le Comunioni al di fuori della Messa si spiegavano con una teologia eucaristica antiquata, confortata dalla disciplina del digiuno eucaristico a partire da mezzanotte, che impediva la Comunione dei fedeli alle Messe non mattutine:
Una lunga stagione ha pensato la comunione come atto privato (non legato alla celebrazione eucaristica) e normato dalle regole del digiuno. Questo ha determinato una sfasatura profonda tra celebrazione del mistero e comunione col mistero. […]Le cose sono cambiate a partire dagli anni 50 e definitivamente dal 1973, su tutti e tre i fronti: si è recuperata faticosamente la unità tra sacramento e comunione, si è riconosciuto il rito di comunione come il luogo per eccellenza per la comunione della assemblea, si è ridotto il digiuno ad un’ora prima della comunione. Questi tre fatti teologici, pastorali ed istituzionali sono stati posti, ma non ancora recepiti, come è inevitabile. Così rimangono prassi che erano giustificate dal regime precedente e non lo sono più nel regime attuale.
E continua, sulla stessa linea, quella dell’unità del sacramento e della comunione:
Le forme della adorazione eucaristica, che sono ragionevoli in contesti in cui non c’è o non può esserci celebrazione della comunione, restano necessariamente al servizio dell’azione rituale di preghiera eucaristica e di rito di comunione. Se, appena finita la celebrazione con la comunione, ripartiamo dall’ostia consacrata, è come se smentissimo il rito appena celebrato, come se restassimo ancora in un regime del passato: allora quel regime era giustificato sia sul piano teologico, sia sul piano pastorale, sia sul piano della normativa del digiuno. Oggi la teologia, la pastorale e le norme sul digiuno dicono (o dovrebbero dire) ben altro.
Lanciato come un proiettile, il prof. Andrea Grillo ne approfitta per scalfire il suo bersaglio preferito, la Tradizione e le tradizioni:
La interferenza tra comprensioni teologiche, pratiche pastorali e normative sul digiuno oggi possono permettere un ritorno al «fare comunione» come verità della celebrazione eucaristica e del sacramento, in una forma davvero sorprendente. Purché ognuno non si leghi a tradizioni che contraddicono la verità dei segni parziali, sbandierati però come definitivi ed esclusivi. Il cattolicesimo, proprio in virtù della sua universalità, dovrebbe essere la meno rigida delle tradizioni, proprio in virtù della sua antichità.
Il prof. Grillo deve dare ancora più fastidio alle autorità del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, alto luogo del progressismo liturgico, poiché professa, nel suo modo un po’ eccitato, una dottrina con cui i suoi confratelli sono d’accordo.
Il prof. Andrea Grillo sconvolge il senso della fede dei fedeli Cattolici
Il blog MiL-Messainlatino.it, il 26 giugno scorso, a proposito di questa nuova crisi del guru del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma [QUI: N.d.T.]:
Grillo torna a mancare di riguardo verso la teologia eucaristica rimarcando, a nostro avviso con dolo grave, la attuale differenza tra una teologia medievale e quella moderna, denunciando la discontinuità tra la teologia dei Padri della Chiesa da quella contemporanea: divergenze a suo dire che oggigiorno hanno la colpa di ignorare il grande ed infallibile merito del Concilio Vaticano II che avrebbe (dopo duemila anni…) condotto finalmente una riconciliazione tra le due visioni eucaristiche. (Ma che, davvero? Da poveri fedeli ignoranti, però, pensavamo che ormai la teologia, soprattutto quella eucaristica, fosse fermamente codificata nei relativi dogmi e che non potesse mutare ancora nei secoli e trovare, solo ora, la perfetta sintesi, udite udite, in un Concilio non dogmatico – dopo millenovecentosettant’anni.)
E in un commento, un lettore si interroga dopo gli attacchi del prof. Andrea Grillo alla spiritualità del beato Carlo Acutis – in particolare il fatto che recitasse il Rosario tutti i giorni – e questa nuova uscita contro il Corpus Domini:
Visto che attacca le processioni del Corpus Domini, le adorazioni eucaristiche e il rosario, Grillo si pone in conflitto, quindi non in comunione, con i fedeli che fanno queste cose sante. […] Grillo spezza la comunione con i credenti che formano la Chiesa. Chiesa formata dai battezzati e realizzata nella e dalla Santissima Eucarestia, lo dice anche il Catechismo. Grillo insegna che l’adorazione eucaristica sarebbe un abuso. Dimentica che la Presenza Reale si può amare e adorare, cosa lecita da secoli. Perché tanto astio, quasi furioso?
Grillo, con il suo modo di fare alla Jean-Luc Mélenchon [leader del partito di estrema sinistra La France insoumise: N.d.T.], è un prezioso testimone della teologia eucaristica di coloro che hanno creato la nuova liturgia, e in particolare della loro fede eucaristica ridotta.

Però qui, absit iniuria, Grillo un po’ di ragione ce l’ha: se ho appena preso l’eucaristia e sono dunque in comunione con Dio attraverso l’incorporazione in Cristo, mi spiegate di grazia a che serva l’adorazione eucaristica subito dopo la Messa? Evidentemente non ha senso oggi, quando tutti o quasi tutti si comunicano, e invece poteva averne in altre epoche quando ciò non avveniva. Ma aggiungo: tutte le manovre extraliturgiche con l’eucaristia (benedizioni, adorazioni, processioni) non nascono, come ingenuamente mi pare si sostenga, per genuina pietà popolare, ma al contrario per effetto del clericalismo di certe epoche storiche, che ha attribuito al prete, e quindi alla Chiesa-gerarchia, il “controllo” di Dio: un Dio che non si dona in sacrificio, ma al contrario viene ridotto a oggetto nelle mani del prete, che ne fa quello che vuole, lo prende, lo sposta, lo usa, e così via. Io non dico di abolire le processioni e le benedizioni eucaristiche, per carità, ma bisogna dar loro un senso che vada oltre l’aspetto meramente rituale che tanto piace ai tradizionalisti, o davvero si riducono a mero spettacolo. Soprattutto, non bisogna cedere alla tentazione di passare dal concetto di Dio personale a quello di Dio oggettificato, ma capisco che il ragionamento possa essere troppo complesso per un commento su un blog. Pax vobis. Aloysius.
RispondiEliminaMa cosa aspettano a sbatterlo fuori da Sant'Anselmo questo cattoprotestante? Sarebbe solo carità!
RispondiEliminaNon replicare al prof. Grillo sarebbe meglio. Così gli si da' importanza. Piuttosto, come fa un pontificio ateneo benedettino tollerare gli insegnamenti di un docente dotto, ma del tutto eterodosso, per non dire protestante alla potenza?
RispondiEliminaLasciamolo cuocere nel suo brodo.
RispondiEliminaA parlarne anche solo per criticarlo si stuzzica la sua superbia e lui si pavoneggia nelle sue decrepite nozioni pensando di stare annunciando chissà quale nuovo verbo, quando è solo aria fritta che sta già svanendo.
Le nozioni su cui si fonda la dottrina di questi servi sciocchi della riforma sono già crollate su loro stesse e tra qualche generazione ne rimarrà solo un pallido ricordo.
La sana dottrina invece rimarrà e ci sarà sempre chi continuerà a venerare prostrato il Santissimo Sacramento finché giungeranno i cieli nuovi.
Giusto! Lasciateci stare.
EliminaStatevene per i fatti vostri a storpiare il latino della Messa. Tanto è chiaro che nella Chiesa cattolica non ci volete stare.
Mandatelo a casa!
RispondiEliminaVergognoso. Speriamo che il Santo Padre intervenga…
RispondiEliminaBasta con questi giochi modernisti, che alla fine esorterebbero, pensate bene, a non fare più le adorazioni eucaristiche o le processioni del Corpus Domini. Una vittoria del Demonio sarebbe. Se volete sapere qualcosa andate a leggere il Righetti o il Guéranger o altri autori.
RispondiEliminaMi pare che il professore non faccia teologia eucaristica, ma teologia della comunione. Per lui la comunione è divinizzata. Per lui non è la presenza di Cristo che ci chiama alla comunione, ma la comunione stessa viene prima in odine di importanza rispetto a Cristo. Ció che si celebra secondo il professore non è l’eucaristia, cioè l’offerta, il sacrificio di Cristo che si dona a tutti, ma la comunione in sè.
RispondiEliminalo scandalo è che Grillo insegna in un ateneo cattolico pontificio. Quindi la responsabilità ricade sul Pontefice, che a rigore dovrebbe agire.
RispondiEliminaMa sti eretici parlano e insegnano? Ma il sant'uffizio? E l'indice dei libri proibiti?
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