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mercoledì 25 giugno 2025

Carlo Acutis, risposta del Prof. Grillo a Paix Liturgique

Ieri MiL ha pubblicato una risposta di Paix Liturgique (QUI) sulle posizioni del Prof. Andrea Grillo sulla canonizzazione, a settembre, del Beato Carlo Acutis.
Pubblichiamo la risposta che ci ha inviato, pur non condividendo, nella sostanza, i distinguo che egli fa.
Riteniamo, in generale, che le accuse al mondo tradizionalista del Professore non siano verificate dai fatti e dagli articoli usciti dal "nostro"mondo.
Giudichino i lettori.
Luigi C.

Caro Luigi Casalini,
la ringrazio di avermi segnalato l’articolo di Paix Liturgique, tradotto dal vs sito di Messainlatino. Tra le reazioni ai miei interventi su Carlo Acutis non è certo il più pacato, ma è utile che io possa replicare brevemente ad alcuni aspetti del testo. Anzitutto non capisco una cosa: perché mai si deve dare dell’isterico ad un testo critico. Io sollevo critiche e lo faccio con chiarezza, ma senza nessuna personalizzazione. Uso argomenti, che possono essere criticati, certo, ma che mi sembrano fondati. Invece si preferisce parlare di un “fuori di testa”, con cui è inutile discutere. E va bene.  Se poi si vuole criticare la espressione “comunione ecclesiale”, si usa un argomento decisivo: mi si da del buffone. Ma non so perché. D’altra parte se ne deduce che sarei io a propormi come santo. Ma chissà dove lo avranno letto. 
In realtà, da queste parole di insulto, senza alcun argomento, trapela bene dove batte il cuore dell’autore: nel vedere messa in discussione quella “forma di devozione” che a Carlo Acutis attribuiscono i documenti ufficiali: Messa, Rosario quotidiano, Adorazione. Un modello perfetto di “giovane Vetus Ordo”. Dubito che Carlo sia stato così, ma è certo che così viene proposto ufficialmente. Qui sta il punto della mia critica, che, lo ripeto, non riguarda la persona di Carlo, ma la figura costruira incautamente dal processo di canonizzazione, che ora sta così a cuore ai tradizionalisti. Loro ci si ritrovano alla perfezione. E diventano anche violenti se fai valere le ragioni di una Messa, di una preghiera e di una devozione non individuale, non borghese. La ricostruzione caricaturale della vita di un 14enne, ridotta allo stereotipo di un tradizionalismo antimodernista, piace molto al lettore tradizionalista.
Che non capisce, però, di usare incautamente gli stessi argomenti inflitti dall’alto alla biografia infelice del giovane Carlo: se io segnalo che la offerta delle sofferenze per non fare il Purgatorio non è un segno di santità, mi si risponde che faccio discorsi astrusi e che comunque Carlo non ha mai letto neppure una pagina dei miei libri. Ma che razza di argomento è? 
Il finale, poi, mi sembra emblematico: se la cava a buon prezzo condannandomi senza processo alla “pattumiera della storia” perché difenderei eresie e sarei in contraddizione con i santi. Ma tutto questo, anche sorprendendo il lettore, a me pare un dato prezioso. Di tanti scritti che ho letto, tutti più o meno pieni di insinuazioni anche pesanti, questo è certo il più utile, perché dimostra come, nella trasgressione di ogni buon senso e di ogni vera teologia eucaristica, la Congregazione, approfittando di una situazione favorevole, ha scritto cose e alimentato idee, immaginari e speranze, che danno forza e ispirano anche una certa violenza alle frange del tradizionalismo “senza pace”, come Paix liturgique. Chi osservasse solo il tono con cui parlano questi uomini devoti, questi finti difensori della tradizione, capirà meglio perché le cose raccontate alle spalle del giovane Carlo sono il segno di un maleducazione che è anche liturgica, ma soprattutto ecclesiale. Che va denunciata senza esitazione, usando gli argomenti migliori.  
Ringrazio ancora Luigi Casalini per avermi informato di questo testo, al quale ho dato una breve risposta: non agli argomenti, che non ci sono, ma almeno al tono e alla collocazione ecclesiale. Una cosa però mi ha deluso: la incapacità di scendere (o di salire) al livello della discussione richiesto. A insultare siamo tutti bravi, a ragionare, come sembra, un po' meno.