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lunedì 3 marzo 2025

Badilla. Conclave, dimissioni papali e possibili candidati dopo Francesco #francesco

Grazie a Luis Badilla per questa lunga e approfondita analisi su un prossimo, possibile, Conclave e sulla annosa questione delle dimissioni di un Papa.
Nota di MiL: a Roma girano voci, paiono fondate, della scesa in campo, tra i futuri candidati al Conclave, del Card. Claudio Gugerotti, veronese, Prefetto del Dicastero Chiese Orientali. Sembra  porsi a destra di Zuppi e Parolin e può proporsi come candidato di compromesso (disposto anche togliere Traditionis Custodes e liberalizzare di nuovo la Messa Tradizionale). Egli potrebbe avere un certo aplomb nei confronti dei votanti conservatori e tradì, stufi - tra l'altro - di questa persecuzione nei confronti di liturgia e ordini a sensibilità tradizionale. Vedremo.
Luigi C.


Rinuncia del Papa? Card. Parolin: “inutili speculazioni”
- Card. Fernández: “pressioni senza senso”.
Nonostante ciò esiste un clima di successione papale, di Sede Vacante.
Girano anche alcune domande importanti. E se Papa Bergoglio rinunciasse?



         Sabato 22 febbraio, due cardinali di Curia, Parolin, Segretario di stato e Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, al medesimo tempo, hanno provato a fermare quanto gira sulla possibile rinuncia di Francesco, a volte anticipata come imminente. Vatican News, sito vaticano ufficiale, così presenta le reazioni: "Il cardinale segretario di Stato in una intervista al Corriere della Sera afferma: “le uniche cose che contano sono la salute del Papa, la sua ripresa e il suo ritorno in Vaticano. E il cardinale Fernandez, Prefetto della Dottrina della Fede, risponde a La Nación: non hanno senso le pressioni per una rinuncia. (Fonte)

Parolin. “Mi sembrano tutte inutili speculazioni. Ora stiamo pensando alla salute del Santo Padre, alla sua ripresa, al suo ritorno in Vaticano: queste sono le uniche cose che contano.  Sinceramente, devo dire che non conosco se ci sono manovre del genere e cerco, in ogni caso, di restarne fuori. D'altra parte, penso sia abbastanza normale che in queste situazioni si possano diffondere voci incontrollate o venga pronunciato qualche commento fuori luogo: non è certo la prima volta che accade. Non credo però che ci sia alcun movimento particolare, e finora non ho sentito niente del genere”.

Fernández. Intanto il cardinale Víctor Manuel Fernández, intervistato dal quotidiano argentino La Nación, afferma che “non ha senso che alcuni gruppi facciano pressioni per una rinuncia. Lo hanno già fatto diverse volte negli ultimi anni, e questa può essere solo una decisione completamente libera del Santo Padre, perché sia valida. Non vedo un clima da preconclave, non vedo parlare di un possibile successore più di quanto si facesse un anno fa, cioè niente di speciale.”.


Eppure c’è clima di successione


Nonostante le parole di questi due importanti prelati, e di altri numerosi vescovi in giro per il mondo, nei dintorni dello SCV e negli ambienti di potere principalmente occidentali, il clima di successione papale è palese e innegabile.

La ragione è una sola: il Pontefice regnante, Jorge Mario Bergoglio, ha 88 anni, diverse malattie croniche e degenerative e, in questo suo quarto ricovero, piuttosto lungo, come i suoi medici hanno detto lo scorso 21 febbraio, la situazione clinica è pericolosa e lo sarà sempre. Il suo chirurgo Sergio Alfieri è stato cristallino e onesto, forse brutale, ma è stato Francesco stesso a chiedere al suo medico totale trasparenza: il Papa è qui sotto le nostre cure per arginare una crisi acuta e poi tornerà a Santa Marta ma sempre con le sue patologie croniche (e degenerative).

In queste poche parole c’è un’unica verità possibile sulle condizioni di salute di Papa Francesco: Papa Bergoglio è entrato in una fase terminale sotto rischio permanente. Niente di più e niente di meno. Il resto - non poco! - corvi, complotti, fake news, manovre, dire-per-non-dire, rivelazioni, indiscrezioni, ecc. sono ingredienti per condire il piatto mediatico o forse per sdrammatizzare le circostanze attuali, e cioè: Papa Francesco è in una condizione di salute terminale.


Verso l’11.mo Conclave dal 1900


Ormai si ha la sensazione, una percezione incontestabile, e per la prima volta negli ultimi 12 anni, che il pontificato di Papa Bergoglio, sostanzialmente è finito e non necessariamente per decesso bensì per impedimento fisiologico del Papa. Riesce difficilissimo immaginare minimamente che il Santo Padre possa ritornare a Santa Marta e riprendere la sua vita pastorale come se niente fosse.

Tutto quanto si riesce vedere e a sapere, anche pubblicamente, semina numerosi indizi su una graduale configurazione di uno scenario speciale che può precipitare in qualsiasi momento in pochi secondi: il Pontefice che riesce ad andare avanti con la sua cagionevole salute di ferro, ma impedito di esercitare e presiedere la sua missione e il suo magistero, sono una possibilità molto improbabile.

Papa Bergoglio che decide di rendere effettiva la sua lettera di rinuncia consegnata alla Segreteria di stato nel marzo 2013, è un evento poco probabile proprio per la gravità delle condizioni di salute del Pontefice.

Così, la Chiesa Cattolica per l’undicesima volta dall’inizio del 1900 potrebbe dover affrontare un altro Conclave per dare un Successore alla Cattedra di Pietro.

 

Collegio cardinalizio – 28 FEBBRAIO 2025

Papi

Elettori

Non elettori

Totali

Giovanni Paolo II

5

36

41

Benedetto XVI

23

39

62

Francesco

110

39

149

Totale

138

114

252

 

Continente

Elettore

Non elettore

Totale

Europa

54

60

114

America del Nord

16

12

28

America Centrale

4

4

8

America del Sud

18

14

32

Africa

18

11

29

Asia

24

13

37

Oceania

4

0

4

TOTALE

138

114

252

 

Card. Muller: “Dalla croce non si scende”.


"Le dimissioni di un Papa, di qualsiasi Papa, a mio parere non possono essere considerate una opzione. Dalla Croce non si scende, esattamente come indicano le scritture". Sono parole del cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito del Dicastero per la Dottrina della Fede, in forte conflitto con Papa Bergoglio. Dopo il porporato ha precisato a Il Messaggero lo scorso 24 febbraio: "Non finirò mai di ripeterlo, la Chiesa in questo momento storico ha bisogno di unità al suo interno. Provo dispiacere davanti a quello che accade". "Sono scettico a qualsiasi rinuncia papale solo perché uno si sente sfinito e non ce la fa più. Ciò lede quel principio dell'unità visibile della Chiesa incarnato nella figura del Papa. Ecco perché la rinuncia non può diventare una cosa normale, come andare in pensione in una azienda. Papa Francesco ha una polmonite bilaterale che fortunatamente sta curando in un ottimo ospedale, per il resto non ha compromessa nessuna delle sue facoltà intellettuali. Parlare di dimissioni è assurdo - conclude -. E poi in questa sua degenza penso che possa dare un esempio al mondo intero, a chi soffre, ai malati, ai moribondi, a chi ha paura della morte. La testimonianza è preziosissima".

Tutto ben detto, ma al card. Muller manca un anello, forse quello dirimente: seppure le capacità cognitive sono intatte ma le condizioni fisiologiche di salute (del corpo, le funzioni organiche e il loro coordinamento) sono al minimo, cosa si fa?  Seguendo le considerazioni di Muller che sembra ignorare che oltre alla “capacità cognitiva” esiste l’altra, ugualmente determinante, la “capacità corporea”, cosa dovrebbe fare il Pontefice? Delegare il ministero petrino al suo segretario? Affidarsi ai più astuti. Che ovviamente non mancano? Condividere la missione unica ed esclusiva, quella di Vicario di Cristo, con il primo che passa nei corridoi del Palazzo apostolico o di Santa Marta?

Nel passato, seppure in modo occasionale, la Sede di Pietro ha vissuto momenti di questo tipo e i ricordi non sono buoni né incoraggianti.


Un corpo cardinalizio elettorale adatto

al momento attuale del mondo e della Chiesa?


Un Conclave, fino a qualche settimana fa, sarebbe stato molto delicato e complesso e gli attuali 138 cardinali elettori avrebbero avuto sulle loro spalle responsabilità gigantesche. Ma oggi, però, dopo la svolta nelle relazioni internazionali con l’avvento della coppia Trump-Musk, questo importantissimo raduno ecclesiastico sarà ancora più rischioso anche perché da un po’ di anni serpeggia un dubbio fondato: il livello medio di preparazione e di competenza dei nuovi cardinali, con le nomine di Francesco si è abbassato parecchio. Da quanto abbiamo visto negli ultimi anni non sembra che ci siano all’interno del Collegio cardinalizio, a meno che il Signore ci doni una grande sorpresa, delle menti illuminate, dotate dii grande e integerrima moralità. I tempi che viviamo sono uguali a quelli in cui la Chiesa è stata chiamata a trovare figure di grandissimo calibro per aiutare a superare crisi globali di civiltà rilevanti. 

Come vedremo più avanti, la famigerata “lista dei papabili” che già circola, pur essendo un qualcosa di molto impegnativo e forse utile per analizzare, si appoggia però su indizi labili mediatici. Nelle narrazioni mancano fatti reali, significativi, carismi e slanci da leadership. Tutto (e tutti) appare burocratico, scialbo, addirittura noioso. I cardinali che più parlano con la stampa, pur essendo collaboratori del Pontefice, non volano più in alto di un qualsiasi vescovo di una diocesi media. Manca clamorosamente altezza, visione, disegno … Il tutto è come sempre: papolatria, tra l’altro non necessaria. Non sembrano ecclesiastici desiderosi di porre la propria persona al servizio della Chiesa. Si rivelano facilmente ecclesiastici che fanno di tutto per mettere la Chiesa al loro servizio.


Anche il Conclave sarà “bergogliano”? Non è scontato


In un futuro eventuale Conclave, gli elettori sarebbero (al 28 febbraio 2025) 110 creati da Bergoglio (80%), 23 da Ratzinger (17%) e 5 da Wojtyla (3%).

In quest’ambito si riapre, tra diversi dubbi, l’incognita sul cardinale Becciu: può o non può prendere parte in un simile Conclave? Il cardinale Angelo Becciu, nella tabella ufficiale del sito del Vaticano, appare nella componente dei non-elettori perché questa sua prerogativa è stata sospesa da Papa Jorge Mario Bergoglio il 24 settembre 2020 in merito alla vicenda del Palazzo di Londra. Attualmente, il porporato, attende la sentenza dell’appello che, in definitiva, è sempre e comunque una decisione del Papa che lo accusò anni fa. Il porporato sardo ha 76 anni (è nato il 2 giugno 1948).

Per la situazione del cardinale Becciu sarebbe lo stesso un Conclave con il Vescovo di Roma deceduto che con il Vescovo di Roma rinunciante?


Un Vescovo emerito di Roma “interventista”?


Jorge Mario Bergoglio rinunciante, chiamato per sua volontà Francesco, Vescovo emerito di Roma, residente negli appartamenti papali di san Giovanni in Laterano, con la tomba già pronta a Santa Maria Maggiore, ritirato in silenzio e in preghiera, è piuttosto difficile immaginarlo come qualcosa di reale.

L’ecclesiastico ha una personalità, evidenziata per quasi 12 anni, molto decisionista e interventista. Essendo così la realtà, riesce impossibile ipotizzare un suo comportamento discreto e mite come quello del precedente Vescovo emerito di Roma, Benedetto XVI.

E’ questa la situazione che più si teme nella Chiesa, negli articolati vertici vaticani che da tempo si preparano alla mutazione, dopo il loro “passaggio” da wojtyliano a ratzingeriano a francescano. Nella nomenklatura diocesana da un estremo all’altro della terra, il motto è il solito: si cambia oggi, come ieri, come domani, l’importante è restare a galla. Molti lo ritengono amore e lealtà al Papa, Successore di Pietro, cosa vera e reale. Ma non pochi invece pensano al proprio interesse, vale a dire servirsene della Chiesa per fare carriera.


Temi e questioni “papabili”


Si potrebbe schematizzare così: ormai la gara tra chi scova il più papabile è aperta. Ognuno propone il suo. C’è un sito specializzato che fa il nome di 21 papabili, vale a dire il 15% dei 138 cardinali votanti,

E’ auspicabile invece che per primo vengano fuori le questioni papabili e poi i nomi. Ecco un elenco parziale dei temi principali:

Un Papa per continuare le riforme di Bergoglio e quali in concreto

Un Papa per la sinodalità.  Cosa fare e come fare.

Un Papa per ristabilire nella Chiesa il primato della Legge e del diritto

Un Papa per mediare nello scontro interno in atto attutendo le polarizzazioni e diatribe che a volte creano un clima di guerra civile

Un Papa per riportare la Chiesa nella dialettica mondiale con voce autorevole ascoltata con sincerità e senza ipocrisia

Un Papa per riappropriarsi della collegialità episcopale lasciando alle spalle le molte fraseologie mediatiche

Un Papa per centrare la Chiesa nella sua missione, ruolo e presenza cristologica; un leadership religiosa, spirituale e morale

Un Papa per accompagnare l'Agenda ONU e gli organismi internazionali sotto attacco, avvicinando la fede al realismo sociologico e alle priorità politiche

Un Papa per incidere sul disarmo, sulla consolidamento dei dividendi di pace e di un ordine mondiale non interventista, per contrastare così la legge del più forte.


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"Successori" di Papa Bergoglio: è lotta interna. Intanto gli “oppositori” che vogliono voltare pagina non hanno strategia né progetto.

Da un’ottica giornalistica si può parlare di "successione di Francesco" , ma per la verità e per la dottrina cattolica, il Papa regnante non è mai successore del precedente. Francesco non è successore di Benedetto XVI così come Papa Ratzinger non era il successore di Papa s. Giovanni Paolo II.  I Pontefici sono Successori dell'Apostolo Pietro - in linea diretta - e in tale speciale qualità sono Vicari di Cristo e Vescovi di Roma, come lo fu Pietro dopo la morte di Gesù, e dal suo insediamento a Roma.

Porporati “bergogliani”: cardinali aedi

Comunque, seppure con un linguaggio inappropriato perché la questione è troppo tecnica, in questi giorni si comincia già a parlare sul Successore di Papa Francesco e al riguardo le considerazioni più interessanti si trovano all'interno del grande gruppo dei cardinali cosiddetti "bergogliani", che attualmente sarebbero 110 nel caso dei porporati elettori (80% dei 138 conclavisti). Se a questi 110 cardinali che possono entrare in Conclave si aggiungono i bergogliani che ormai hanno più di 80 anni, il totale è di 149: il 59% dell'intero Collegio cardinalizio (252 porporati).

La dicitura "bergogliano" è piuttosto superficiale ma mediaticamente precisa: è un ecclesiastico creato cardinale da Papa Bergoglio. Ciò però non vuol dire che sia una persona incondizionata del Pontefice, un suddito fedele in tutto, senza autonomia e capacità critica, un "yes man". In questo gruppo dei cosiddetti cardinali bergogliani ci sono ecclesiastici di questo tipo, e non pochi, ed è un qualcosa che si registra da sempre con tutti i Papi.

Ci sono però anche cardinali di nomina bergogliana capaci di pensare e di agire a prescindere da quanto vuole o desidera il Papa di riferimento. Questa maggiore o minore autonomia dialettica è diversa a seconda che debbano eleggere un nuovo Papa dopo la morte del Pontefice regnante oppure con il Pontefice emerito vivo, che abbia rinunciato per scelta o impedito per malattia disabilitante.

Si è già detto, e va ribadito per chiarezza: ad un Collegio cardinalizio a maggioranza bergogliana non è detto che corrisponda automaticamente un Conclave bergogliano. Perché? Per svariate ragioni. La prima singolare e determinante riguarda proprio i porporati chiamati bergogliani (definizione che piace moltissimo a loro stessi).

L’interprete migliore del momento

In questo gruppo di conclavisti, i candidati al papato sono diversi e ciascuno prova, all’interno delle orme dell’eredità di Papa Bergoglio, ad esserne l’interprete migliore e quello del momento. Di questa varietà, il cardinale Pietro Parolin vuole trarre il massimo profitto: essere il candidato di mediazione e rappresentare tutte le sfumature del cosiddetto bergoglianesimo. I suoi sostenitori usano ogni tipo di argomento o analisi per provare a staccare il card. Parolin da Papa Bergoglio, in particolare usando il suo carisma di persona mite, pacata e serena.  Si tenta di raccogliere voti nell’altro campo poiché il quorum di 92 è altissimo. Ci sono molti però, alcuni quasi impossibili di superare: da un lato il card. Parolin resterà legato per sempre all’Accordo con Pechino (da molti considerato “una resa ignobile”) e tante decisioni del Pontefice considerate errori giganteschi ce il Segretario di stato ha coperto: devastazione della Segreteria di stato, oggi ridotta a ufficio passa carte; perdita della qualità e competenza della nomenklatura fiore all’occhiello della Santa Sede e della sua diplomazia; sostegno incondizionati ad azioni del Papa che molti considerano inaccettabili. Al riguardo si cita un lungo elenco. Tre sono dirimenti: Dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni (2023), “Dubia” di due Cardinali (10 luglio 2023) e “Respuestas” del S. Padre “a los Dubia propuestos por dos Cardenales” (2023) e Traditionis custodes - Sull'uso della Liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 (2021) e il presunto questionario ai Vescovi del mondo sul materia.

I nomi dei papabili principali del gruppo bergogliano, con stili o sfumature diverse, e a volte di significato contrario, sono: Zuppi, Omella, Hollerich, Pizzaballa, Leo, Cupich, Arborelius, Aveline, Tagle, Marengo, Tolentino de Mendonça e da poco anche Grech.

Con l’eccezione di alcuni - Parolin, Pizzaballa e Tagle - che brillano anche per una quota di luce propria, tutti gli altri nomi sono frutto della creatività mediatica che, come noto, in questo periodo della storia della Chiesa sfoggia una inventiva corposa. E’ vero che ciascuno, volendo, può offrire un suo carisma, un qualcosa di accattivante, per attrarre cardinali-follower, ma si tratta di banalità minime, non all’altezza della sfida. Non basta essere un cardinale giovane, o un cardinale popolare, o un cardinale poliglotta, per aspirare al Soglio di Pietro.

Questa attrattiva si complica quando subentra anche la questione del essere più liberale o meno liberale di Francesco (premesso che sia tale) e quindi offrire una convincente garanzia programmatica per dirimere l’odierno dilemma (se vero che sia così): una frenata per consolidare le riforme di Bergoglio oppure accelerare le riforme per rendere irreversibili le riforme di Bergoglio. In politica si dice: avanzare per consolidare o consolidare per avanzare.

Un “outsider” ma al centro dopo la fine del papato

E poi c’è la grande incognita del papabile più noto, ma il più silenzioso e completamente fuori dallo schema dominante: l'Arcivescovo Metropolita di Esztergom-Budapest, Péter Erdő, 72 anni. Il porporato è nato a Budapest (Ungheria) il 25 giugno 1952, primo di sei figli in una famiglia di intellettuali cattolici.

E’ stato creato cardinale il 21 ottobre 2003 da Papa s. Giovanni Paolo II.

Il card. Erdő, canonista esperto e raffinato, uomo di legge, prudente e conservatore, non identificabile con il bergoglianesimo ma neanche ritenuto nemico o avversario. Come riconosciuto ampiamente è un vescovo lontano dalle dialettiche di cordate o gruppo.

Per diversi analisti, è proprio il cardinale Péter Erdő il porporato che può dare forma, corpo, programma e stile a tutti i cardinali che pensano che il bergoglianesimo finisce con la fine del suo papato e, quindi, un eventuale Conclave dovrebbe voltare pagina nella vita della Chiesa. Il porporato ungherese, con grande intelligenza e lungimiranza, si è tenuto fuori da tutte le controversie e polarizzazioni, gruppi e cordate, che spesso hanno acquistato profili politici, e dunque una sua potenziale candidatura può raccogliere voti da tutti a prescindere dalla logica delle divisioni.

Non sarà però facile poiché l’affabulazione delle riforme di Papa Bergoglio continua ancora a stare in piedi anche se non si trova un solo testo autorevole e serio, non propagandistico e non adulatorio, che elenchi e spieghi con articolazioni convincenti e dimostrabili almeno tre o quattro di queste cosiddette riforme presentate come storiche e inedite. Tra l’altro, come nel caso di quelle chiamate ‘riforme economiche’, tranne qualche affermazione generica, del vero contenuto non si sa nulla. In questo caso, prima di spiegarle si dovrebbe raccontare cosa è stato fatto.

Un’opposizione sgangherata, senza progetto e senza papabile autorevole

Nel campo contrapposto o critico di Papa Francesco, ostile alla sua eredità o al suo voler prolungare il pontificato tramite le scelte del gruppo di cardinali bergogliani, allo scopo, si dice, di “rendere irreversibili le sue riforme”, l’elenco dei papabili è piuttosto affollato anche perché molti nomi sono frutto della fantasia mediatica. Si tratta di ecclesiastici come, Robert Sarah, Gerhard Ludwig Müller, Raymond Leo Burke e Angelo Bagnasco, che però oggettivamente non hanno nessuna chance nella parte decisiva degli scrutini. Anche altri nomi di persone a metà strada - che hanno fatto di tutto per restare fuori dalla polarizzazione ma senza nessuna autorevolezza -  non sembrano avere chance come nessuna chance hanno i porporati che in sostanza entrano ed escono, periodicamente, dall’elenco dei papabili a seconda i gusti di alcune testate o agenzie.

Con l’eccezione di alcuni - Parolin, Pizzaballa e Tagle - che brillano anche per una quota di luce propria, tutti gli altri nomi di papabili sono piuttosto arbitrari. Come noto, in questo periodo della storia della Chiesa sfoggia una inventiva corposa. E’ vero che ciascuno, volendo, può offrire una suo carisma, un qualcosa di accattivante ma si tratta di cose inconsistenti o di banalità minime, non proprio adeguate al momento.

Non basta essere un cardinale giovane, o un cardinale popolare, o un cardinale poliglotta, ecc. Quest’attrattiva si complica quando subentra anche la questione di essere più liberale o meno liberale di Francesco e così dirimere il dilemma: una frenata per consolidare le riforme di Bergoglio oppure accelerare le riforme per rendere tutto irreversibile. In politica si dice: avanzare per consolidare o consolidare per avanzare.

Nel caso di questo gruppo si deve tener conto anche del fatto che tra i “critici” del Papa non c’è un consenso, solido e organico e con un’ampia condivisone. Poi, nel panorama complessivo di queste persone ognuno ha criticato l’operato del Pontefice dal proprio punto di vista. Così, nei fatti, le critiche contro Papa Bergoglio sono numerose ma piuttosto disperse al punto, se si vuole usare un linguaggio semplice seppure non appropriato, non si è mai configurato una “opposizione” o contrappeso.


La vicenda del cardinale Angelo Becciu:

un macigno per il Conclave


Senza includere il cardinale Angelo Becciu fra i critici del Papa, poiché oggettivamente non lo è stato mai nonostante che si trova in una situazione difficilissima per volontà di Papa Bergoglio, a molti analisti attenti il porporato ex Prefetto appare come un possibile autorevole papabile.  Paradossalmente il card. Becciu, che non può entrare in un Conclave, invece può essere eletto Vescovo di Roma perché adempie ai requisiti del Diritto Canonico: maschio, battezzato e celibe.

Tutta la questione si potrebbe chiarire se si aprisse una via percorribile per ridefinire il suo status attuale: porporato sospeso dal Papa dalle sue più importanti prerogative tra cui quella di essere elettore. Finché Papa Bergoglio sarà vivo sicuramente non cambierà nulla. Il cardinale è un condannato in primo grado a oltre 5 anni di galera e attende, dopo l’appello, la sentenza definitiva.

Questa vicenda si è molto ingarbugliata poiché si è sviluppata, dal 24 settembre 2020 ad oggi, nello stile tipico di Papa Francesco, e cioè, alla fine nulla è trasparente e univoco. Tutto diventa confuso e non c’è mai una verità convincente e cristallina. La vicenda Becciu va annoverata fra molte altre, come lo scandalo Rupnik per esempio, che fanno parte degli scheletri del pontificato.

Non solo. Il macigno Becciu in un momento di Sede vacante e di un Conclave crea scompiglio e disorientamento nel popolo di Dio e anche fra i cardinali perché l’elezione del nuovo vescovo di Roma sarà fatta con un corpo elettorale volutamente mutilato, per di più per ragioni e cause mai chiarite al punto di configurarsi oggi come frutto di una persecuzione.

Forse dall’inizio ciò che cercava era impedire la presenza di Becciu in un Conclave.

Il giallo della riforma del Conclave

          Il 21 gennaio dopo le 16 il canale RaiNews 24 (Italia) in un telegiornale affermò che il Papa, ricoverato presso il "Gemelli", aveva ricevuto insieme il cardinale Pietro Parolin, Segretario di stato e il cardinale Gianfranco Ghirlanda, canonista gesuita ex Rettore della Pontificia Università Gregoriana. Siccome Ghirlanda è da qualche anno che viene accreditato come lo studioso per le modifiche delle regole del Conclave sono partite subito numerose speculazioni, anche fantasiose e insensate. Il Vaticano mezz’ora dopo fece una smentita precisa, curiosamente molto tempestiva (questioni di minuti) indicando peraltro l'autore - cosa che non accade spesso - della fake news. Ecco il testo: "In merito alle notizie diffuse da Rai News 24 oggi pomeriggio, poco dopo le ore 15:00, la Sala Stampa della Santa Sede smentisce che ci sia stato un incontro ieri tra il Santo Padre e i Cardinali Gianfranco Ghirlanda e Pietro Parolin."

E perché questo nervosismo?

          Perché da oltre un anno si parla sulla questione delle modifiche delle regole del Conclave e, sostanzialmente, si dice che si vorrebbe escludere i cardinali ultraottantenni dalle Congregazioni pre Conclave e che si vorrebbe anche modificare il quorum per essere eletto Vescovo di Roma, passando da due terzi (oggi sarebbe di 92 voti) a maggioranza semplice (70 voti) Si parla anche di altre presunte possibili riforme, addirittura di permettere la partecipazione di "conclavisti" laici e donne.

Su questo non si è mai parlato con autorevolezza in Vaticano. Papa Francesco non ha neanche sfiorato l’argomento. Sin dall’inizio si è detto che la “notizia” era una manovra proveniente da settori cattolici americani tradizionalisti e anti-Bergoglio.

1 commento:

  1. Dubito che l’eminentissimo Cardinale Bagnasco sia seriamente tra i papabili per almeno due motivi: ha grossissimi problemi di vista e non è elettore; sono più di due secoli che non viene eletto Papa qualcuno al di fuori del collegio elettorale. Certo, tutto è possibile, è vero che lo Spirito Santo ispira gli elettori, ma dubito fortemente che i medesimi farebbero una scelta di questo tipo. Se proprio dovesse accadere di andare a cercare qualcuno fuori dal Conclave allora l’ideale sarebbe Delpini di Milano, un vero buon pastore.

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