Rinuncia del Papa? Card. Parolin: “inutili speculazioni”
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Card. Fernández: “pressioni senza senso”.
Nonostante ciò esiste un clima di
successione papale, di Sede Vacante.
Girano anche alcune domande importanti. E
se Papa Bergoglio rinunciasse?
Sabato 22 febbraio, due cardinali di Curia, Parolin, Segretario di stato e Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, al medesimo tempo, hanno provato a fermare quanto gira sulla possibile rinuncia di Francesco, a volte anticipata come imminente. Vatican News, sito vaticano ufficiale, così presenta le reazioni: "Il cardinale segretario di Stato in una intervista al Corriere della Sera afferma: “le uniche cose che contano sono la salute del Papa, la sua ripresa e il suo ritorno in Vaticano. E il cardinale Fernandez, Prefetto della Dottrina della Fede, risponde a La Nación: non hanno senso le pressioni per una rinuncia. (Fonte)
Parolin. “Mi sembrano tutte inutili
speculazioni. Ora stiamo pensando alla salute del Santo Padre, alla sua
ripresa, al suo ritorno in Vaticano: queste sono le uniche cose che
contano. Sinceramente, devo dire che non
conosco se ci sono manovre del genere e cerco, in ogni caso, di restarne fuori.
D'altra parte, penso sia abbastanza normale che in queste situazioni si possano
diffondere voci incontrollate o venga pronunciato qualche commento fuori luogo:
non è certo la prima volta che accade. Non credo però che ci sia alcun
movimento particolare, e finora non ho sentito niente del genere”.
Fernández. Intanto il cardinale Víctor
Manuel Fernández, intervistato dal quotidiano argentino La Nación, afferma che
“non ha senso che alcuni gruppi facciano pressioni per una rinuncia. Lo hanno
già fatto diverse volte negli ultimi anni, e questa può essere solo una decisione
completamente libera del Santo Padre, perché sia valida. Non vedo un clima da
preconclave, non vedo parlare di un possibile successore più di quanto si
facesse un anno fa, cioè niente di speciale.”.
Eppure c’è clima di
successione
Nonostante le parole di
questi due importanti prelati, e di altri numerosi vescovi in giro per il
mondo, nei dintorni dello SCV e negli ambienti di potere principalmente
occidentali, il clima di successione papale è palese e innegabile.
La ragione è una sola: il
Pontefice regnante, Jorge Mario Bergoglio, ha 88 anni, diverse malattie
croniche e degenerative e, in questo suo quarto ricovero, piuttosto lungo, come
i suoi medici hanno detto lo scorso 21 febbraio, la situazione clinica è
pericolosa e lo sarà sempre. Il suo chirurgo Sergio Alfieri è stato cristallino
e onesto, forse brutale, ma è stato Francesco stesso a chiedere al suo medico
totale trasparenza: il Papa è qui sotto
le nostre cure per arginare una crisi acuta e poi tornerà a Santa Marta ma
sempre con le sue patologie croniche (e degenerative).
In queste poche parole c’è un’unica
verità possibile sulle condizioni di salute di Papa Francesco: Papa Bergoglio è
entrato in una fase terminale sotto rischio permanente. Niente di più e niente
di meno. Il resto - non poco! - corvi, complotti, fake news, manovre,
dire-per-non-dire, rivelazioni, indiscrezioni, ecc. sono ingredienti per
condire il piatto mediatico o forse per sdrammatizzare le circostanze attuali,
e cioè: Papa Francesco è in una condizione di salute terminale.
Verso l’11.mo Conclave dal
1900
Ormai si ha la sensazione,
una percezione incontestabile, e per la prima volta negli ultimi 12 anni, che
il pontificato di Papa Bergoglio, sostanzialmente è finito e non
necessariamente per decesso bensì per impedimento fisiologico del Papa. Riesce
difficilissimo immaginare minimamente che il Santo Padre possa ritornare a
Santa Marta e riprendere la sua vita pastorale come se niente fosse.
Tutto quanto si riesce vedere
e a sapere, anche pubblicamente, semina numerosi indizi su una graduale
configurazione di uno scenario speciale che può precipitare in qualsiasi
momento in pochi secondi: il Pontefice che riesce ad andare avanti con la sua
cagionevole salute di ferro, ma impedito di esercitare e presiedere la sua
missione e il suo magistero, sono una possibilità molto improbabile.
Papa Bergoglio che decide di
rendere effettiva la sua lettera di rinuncia consegnata alla Segreteria di
stato nel marzo 2013, è un evento poco probabile proprio per la gravità delle
condizioni di salute del Pontefice.
Così, la Chiesa Cattolica
per l’undicesima volta dall’inizio del 1900 potrebbe dover affrontare un altro Conclave
per dare un Successore alla Cattedra di Pietro.
Collegio
cardinalizio – 28 FEBBRAIO 2025 |
|||
Papi |
Elettori |
Non elettori |
Totali |
Giovanni
Paolo II |
5 |
36 |
41 |
Benedetto
XVI |
23 |
39 |
62 |
Francesco |
110 |
39 |
149 |
Totale |
138 |
114 |
252 |
Continente |
Elettore |
Non
elettore |
Totale |
Europa |
54
|
60 |
114 |
America
del Nord |
16 |
12 |
28 |
America
Centrale |
4 |
4 |
8 |
America
del Sud |
18 |
14 |
32 |
Africa |
18 |
11 |
29 |
Asia |
24 |
13 |
37 |
Oceania |
4 |
0 |
4 |
TOTALE |
138 |
114 |
252 |
Card. Muller: “Dalla croce
non si scende”.
"Le dimissioni di un
Papa, di qualsiasi Papa, a mio parere non possono essere considerate una
opzione. Dalla Croce non si scende, esattamente come indicano le
scritture". Sono parole del cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto
emerito del Dicastero per la Dottrina della Fede, in forte conflitto con Papa
Bergoglio. Dopo il porporato ha precisato a Il Messaggero lo scorso 24
febbraio: "Non finirò mai di ripeterlo, la Chiesa in questo momento
storico ha bisogno di unità al suo interno. Provo dispiacere davanti a quello
che accade". "Sono scettico a qualsiasi rinuncia papale solo perché
uno si sente sfinito e non ce la fa più. Ciò lede quel principio dell'unità
visibile della Chiesa incarnato nella figura del Papa. Ecco perché la rinuncia
non può diventare una cosa normale, come andare in pensione in una azienda.
Papa Francesco ha una polmonite bilaterale che fortunatamente sta curando in un
ottimo ospedale, per il resto non ha compromessa nessuna delle sue facoltà
intellettuali. Parlare di dimissioni è assurdo - conclude -. E poi in questa
sua degenza penso che possa dare un esempio al mondo intero, a chi soffre, ai
malati, ai moribondi, a chi ha paura della morte. La testimonianza è
preziosissima".
Tutto ben detto, ma al card.
Muller manca un anello, forse quello dirimente: seppure le capacità cognitive
sono intatte ma le condizioni fisiologiche di salute (del corpo, le funzioni
organiche e il loro coordinamento) sono al minimo, cosa si fa? Seguendo le considerazioni di Muller che
sembra ignorare che oltre alla “capacità cognitiva” esiste l’altra, ugualmente
determinante, la “capacità corporea”, cosa dovrebbe fare il Pontefice? Delegare
il ministero petrino al suo segretario? Affidarsi ai più astuti. Che ovviamente
non mancano? Condividere la missione unica ed esclusiva, quella di Vicario di
Cristo, con il primo che passa nei corridoi del Palazzo apostolico o di Santa
Marta?
Nel passato, seppure in modo
occasionale, la Sede di Pietro ha vissuto momenti di questo tipo e i ricordi
non sono buoni né incoraggianti.
Un corpo cardinalizio
elettorale adatto
al momento attuale del mondo
e della Chiesa?
Un Conclave, fino a qualche
settimana fa, sarebbe stato molto delicato e complesso e gli attuali 138 cardinali
elettori avrebbero avuto sulle loro spalle responsabilità gigantesche. Ma oggi,
però, dopo la svolta nelle relazioni internazionali con l’avvento della coppia
Trump-Musk, questo importantissimo raduno ecclesiastico sarà ancora più rischioso
anche perché da un po’ di anni serpeggia un dubbio fondato: il livello medio di
preparazione e di competenza dei nuovi cardinali, con le nomine di Francesco si
è abbassato parecchio. Da quanto abbiamo visto negli ultimi anni non sembra che
ci siano all’interno del Collegio cardinalizio, a meno che il Signore ci doni
una grande sorpresa, delle menti illuminate, dotate dii grande e integerrima
moralità. I tempi che viviamo sono uguali a quelli in cui la Chiesa è stata
chiamata a trovare figure di grandissimo calibro per aiutare a superare crisi
globali di civiltà rilevanti.
Come vedremo più avanti, la famigerata
“lista dei papabili” che già circola, pur essendo un qualcosa di molto
impegnativo e forse utile per analizzare, si appoggia però su indizi labili mediatici.
Nelle narrazioni mancano fatti reali, significativi, carismi e slanci da leadership.
Tutto (e tutti) appare burocratico, scialbo, addirittura noioso. I cardinali
che più parlano con la stampa, pur essendo collaboratori del Pontefice, non
volano più in alto di un qualsiasi vescovo di una diocesi media. Manca
clamorosamente altezza, visione, disegno … Il tutto è come sempre: papolatria,
tra l’altro non necessaria. Non sembrano ecclesiastici desiderosi di porre la
propria persona al servizio della Chiesa. Si rivelano facilmente ecclesiastici
che fanno di tutto per mettere la Chiesa al loro servizio.
Anche il Conclave sarà
“bergogliano”? Non è scontato
In un futuro eventuale
Conclave, gli elettori sarebbero (al 28 febbraio 2025) 110 creati da Bergoglio
(80%), 23 da Ratzinger (17%) e 5 da Wojtyla (3%).
In quest’ambito si riapre,
tra diversi dubbi, l’incognita sul cardinale Becciu: può o non può prendere
parte in un simile Conclave? Il cardinale Angelo Becciu, nella tabella ufficiale
del sito del Vaticano, appare nella componente dei non-elettori perché questa
sua prerogativa è stata sospesa da Papa Jorge Mario Bergoglio il 24 settembre
2020 in merito alla vicenda del Palazzo di Londra. Attualmente, il porporato,
attende la sentenza dell’appello che, in definitiva, è sempre e comunque una
decisione del Papa che lo accusò anni fa. Il porporato sardo ha 76 anni (è nato
il 2 giugno 1948).
Per la situazione del cardinale
Becciu sarebbe lo stesso un Conclave con il Vescovo di Roma deceduto che con il
Vescovo di Roma rinunciante?
Un Vescovo emerito di Roma “interventista”?
Jorge Mario Bergoglio
rinunciante, chiamato per sua volontà Francesco, Vescovo emerito di Roma,
residente negli appartamenti papali di san Giovanni in Laterano, con la tomba
già pronta a Santa Maria Maggiore, ritirato in silenzio e in preghiera, è
piuttosto difficile immaginarlo come qualcosa di reale.
L’ecclesiastico ha una
personalità, evidenziata per quasi 12 anni, molto decisionista e interventista.
Essendo così la realtà, riesce impossibile ipotizzare un suo comportamento
discreto e mite come quello del precedente Vescovo emerito di Roma, Benedetto
XVI.
E’ questa la situazione che
più si teme nella Chiesa, negli articolati vertici vaticani che da tempo si
preparano alla mutazione, dopo il loro “passaggio” da wojtyliano a
ratzingeriano a francescano. Nella nomenklatura diocesana da un estremo all’altro
della terra, il motto è il solito: si cambia oggi, come ieri, come domani,
l’importante è restare a galla. Molti lo ritengono amore e lealtà al Papa, Successore
di Pietro, cosa vera e reale. Ma non pochi invece pensano al proprio interesse,
vale a dire servirsene della Chiesa per fare carriera.
Temi e questioni “papabili”
Si potrebbe schematizzare
così: ormai la gara tra chi scova il più papabile è aperta. Ognuno propone il
suo. C’è un sito specializzato che fa il nome di 21 papabili, vale a dire il
15% dei 138 cardinali votanti,
E’ auspicabile invece che
per primo vengano fuori le questioni papabili e poi i nomi. Ecco un elenco
parziale dei temi principali:
▂ Un Papa per continuare le riforme di Bergoglio e quali in
concreto
▂ Un Papa per la sinodalità. Cosa fare e come fare.
▂ Un Papa per ristabilire
nella Chiesa il primato della Legge e del diritto
▂ Un Papa per mediare nello
scontro interno in atto attutendo le polarizzazioni e diatribe che a volte creano
un clima di guerra civile
▂ Un Papa per riportare la
Chiesa nella dialettica mondiale con voce autorevole ascoltata con sincerità e
senza ipocrisia
▂ Un Papa per riappropriarsi
della collegialità episcopale lasciando alle spalle le molte fraseologie
mediatiche
▂ Un Papa per centrare la
Chiesa nella sua missione, ruolo e presenza cristologica; un leadership
religiosa, spirituale e morale
▂ Un Papa per accompagnare
l'Agenda ONU e gli organismi internazionali sotto attacco, avvicinando la fede
al realismo sociologico e alle priorità politiche
▂ Un Papa per incidere sul
disarmo, sulla consolidamento dei dividendi di pace e di un ordine mondiale non
interventista, per contrastare così la legge del più forte.
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"Successori" di
Papa Bergoglio: è lotta interna. Intanto gli “oppositori” che vogliono voltare
pagina non hanno strategia né progetto.
Da un’ottica giornalistica
si può parlare di "successione di Francesco" , ma per la verità e per
la dottrina cattolica, il Papa regnante non è mai successore del precedente.
Francesco non è successore di Benedetto XVI così come Papa Ratzinger non era il
successore di Papa s. Giovanni Paolo II.
I Pontefici sono Successori dell'Apostolo Pietro - in linea diretta - e
in tale speciale qualità sono Vicari di Cristo e Vescovi di Roma, come lo fu
Pietro dopo la morte di Gesù, e dal suo insediamento a Roma.
Porporati
“bergogliani”: cardinali aedi
Comunque, seppure con un
linguaggio inappropriato perché la questione è troppo tecnica, in questi giorni
si comincia già a parlare sul Successore di Papa Francesco e al riguardo le
considerazioni più interessanti si trovano all'interno del grande gruppo dei
cardinali cosiddetti "bergogliani", che attualmente sarebbero 110 nel
caso dei porporati elettori (80% dei 138 conclavisti). Se a questi 110
cardinali che possono entrare in Conclave si aggiungono i bergogliani che ormai
hanno più di 80 anni, il totale è di 149: il 59% dell'intero Collegio
cardinalizio (252 porporati).
La dicitura
"bergogliano" è piuttosto superficiale ma mediaticamente precisa: è
un ecclesiastico creato cardinale da Papa Bergoglio. Ciò però non vuol dire che
sia una persona incondizionata del Pontefice, un suddito fedele in tutto, senza
autonomia e capacità critica, un "yes man". In questo gruppo dei
cosiddetti cardinali bergogliani ci sono ecclesiastici di questo tipo, e non
pochi, ed è un qualcosa che si registra da sempre con tutti i Papi.
Ci sono però anche cardinali
di nomina bergogliana capaci di pensare e di agire a prescindere da quanto
vuole o desidera il Papa di riferimento. Questa maggiore o minore autonomia
dialettica è diversa a seconda che debbano eleggere un nuovo Papa dopo la morte
del Pontefice regnante oppure con il Pontefice emerito vivo, che abbia
rinunciato per scelta o impedito per malattia disabilitante.
Si è già detto, e va
ribadito per chiarezza: ad un Collegio cardinalizio a maggioranza bergogliana
non è detto che corrisponda automaticamente un Conclave bergogliano. Perché?
Per svariate ragioni. La prima singolare e determinante riguarda proprio i porporati
chiamati bergogliani (definizione che piace moltissimo a loro stessi).
L’interprete
migliore del momento
In questo gruppo di
conclavisti, i candidati al papato sono diversi e ciascuno prova, all’interno
delle orme dell’eredità di Papa Bergoglio, ad esserne l’interprete migliore e
quello del momento. Di questa varietà, il cardinale Pietro Parolin vuole trarre il massimo profitto: essere il candidato
di mediazione e rappresentare tutte le sfumature del cosiddetto
bergoglianesimo. I suoi sostenitori usano ogni tipo di argomento o analisi per
provare a staccare il card. Parolin da Papa Bergoglio, in particolare usando il
suo carisma di persona mite, pacata e serena.
Si tenta di raccogliere voti nell’altro campo poiché il quorum di 92 è
altissimo. Ci sono molti però, alcuni quasi impossibili di superare: da un lato
il card. Parolin resterà legato per sempre all’Accordo con Pechino (da molti
considerato “una resa ignobile”) e tante decisioni del Pontefice considerate
errori giganteschi ce il Segretario di stato ha coperto: devastazione della
Segreteria di stato, oggi ridotta a ufficio passa carte; perdita della qualità
e competenza della nomenklatura fiore all’occhiello della Santa Sede e della
sua diplomazia; sostegno incondizionati ad azioni del Papa che molti considerano
inaccettabili. Al riguardo si cita un lungo elenco. Tre sono dirimenti: Dichiarazione
Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni (2023), “Dubia” di due
Cardinali (10 luglio 2023) e “Respuestas” del S. Padre “a los Dubia propuestos
por dos Cardenales” (2023) e Traditionis custodes - Sull'uso della Liturgia
romana anteriore alla riforma del 1970 (2021) e il presunto questionario ai
Vescovi del mondo sul materia.
I nomi dei papabili principali del gruppo bergogliano,
con stili o sfumature diverse, e a volte di significato contrario, sono: Zuppi, Omella, Hollerich, Pizzaballa, Leo, Cupich, Arborelius, Aveline, Tagle, Marengo, Tolentino de Mendonça e da poco anche Grech.
Con l’eccezione di alcuni -
Parolin, Pizzaballa e Tagle - che brillano anche per una quota di luce propria,
tutti gli altri nomi sono frutto della creatività mediatica che, come noto, in
questo periodo della storia della Chiesa sfoggia una inventiva corposa. E’ vero
che ciascuno, volendo, può offrire un suo carisma, un qualcosa di accattivante,
per attrarre cardinali-follower, ma si tratta di banalità minime, non all’altezza
della sfida. Non basta essere un cardinale giovane, o un cardinale popolare, o
un cardinale poliglotta, per aspirare al Soglio di Pietro.
Questa attrattiva si
complica quando subentra anche la questione del essere più liberale o meno
liberale di Francesco (premesso che sia tale) e quindi offrire una convincente
garanzia programmatica per dirimere l’odierno dilemma (se vero che sia così):
una frenata per consolidare le riforme di Bergoglio oppure accelerare le
riforme per rendere irreversibili le riforme di Bergoglio. In politica si dice:
avanzare per consolidare o consolidare per avanzare.
Un “outsider”
ma al centro dopo la fine del papato
E poi c’è la grande
incognita del papabile più noto, ma il più silenzioso e completamente fuori
dallo schema dominante: l'Arcivescovo Metropolita di Esztergom-Budapest, Péter Erdő, 72 anni. Il porporato è
nato a Budapest (Ungheria) il 25 giugno 1952, primo di sei figli in una
famiglia di intellettuali cattolici.
E’
stato creato cardinale il 21 ottobre 2003 da Papa s. Giovanni Paolo II.
Il card. Erdő, canonista
esperto e raffinato, uomo di legge, prudente e conservatore, non identificabile
con il bergoglianesimo ma neanche ritenuto nemico o avversario. Come
riconosciuto ampiamente è un vescovo lontano dalle dialettiche di cordate o
gruppo.
Per diversi analisti, è
proprio il cardinale Péter Erdő il porporato che può dare forma, corpo,
programma e stile a tutti i cardinali che pensano che il bergoglianesimo
finisce con la fine del suo papato e, quindi, un eventuale Conclave dovrebbe
voltare pagina nella vita della Chiesa. Il porporato ungherese, con grande intelligenza
e lungimiranza, si è tenuto fuori da tutte le controversie e polarizzazioni, gruppi
e cordate, che spesso hanno acquistato profili politici, e dunque una sua
potenziale candidatura può raccogliere voti da tutti a prescindere dalla logica
delle divisioni.
Non sarà però facile poiché
l’affabulazione delle riforme di Papa Bergoglio continua ancora a stare in
piedi anche se non si trova un solo testo autorevole e serio, non
propagandistico e non adulatorio, che elenchi e spieghi con articolazioni
convincenti e dimostrabili almeno tre o quattro di queste cosiddette riforme
presentate come storiche e inedite. Tra l’altro, come nel caso di quelle
chiamate ‘riforme economiche’, tranne qualche affermazione generica, del vero
contenuto non si sa nulla. In questo caso, prima di spiegarle si dovrebbe
raccontare cosa è stato fatto.
Un’opposizione sgangherata, senza progetto e senza papabile autorevole
Nel campo contrapposto o
critico di Papa Francesco, ostile alla sua eredità o al suo voler prolungare il
pontificato tramite le scelte del gruppo di cardinali bergogliani, allo scopo,
si dice, di “rendere irreversibili le sue riforme”, l’elenco dei papabili è
piuttosto affollato anche perché molti nomi sono frutto della fantasia
mediatica. Si tratta di ecclesiastici come, Robert Sarah, Gerhard Ludwig Müller, Raymond Leo Burke e Angelo Bagnasco, che però oggettivamente non hanno nessuna chance
nella parte decisiva degli scrutini. Anche altri nomi di persone a metà strada
- che hanno fatto di tutto per restare fuori dalla polarizzazione ma senza
nessuna autorevolezza - non sembrano
avere chance come nessuna chance hanno i porporati che in sostanza entrano ed
escono, periodicamente, dall’elenco dei papabili a seconda i gusti di alcune
testate o agenzie.
Con l’eccezione di alcuni - Parolin, Pizzaballa e
Tagle - che brillano anche per una quota di luce propria, tutti gli altri nomi di
papabili sono piuttosto arbitrari. Come noto, in questo periodo della storia
della Chiesa sfoggia una inventiva corposa. E’ vero che ciascuno, volendo, può
offrire una suo carisma, un qualcosa di accattivante ma si tratta di cose
inconsistenti o di banalità minime, non proprio adeguate al momento.
Non basta essere un cardinale giovane, o un cardinale
popolare, o un cardinale poliglotta, ecc. Quest’attrattiva si complica quando
subentra anche la questione di essere più liberale o meno liberale di Francesco
e così dirimere il dilemma: una frenata per consolidare le riforme di Bergoglio
oppure accelerare le riforme per rendere tutto irreversibile. In politica si
dice: avanzare per consolidare o consolidare per avanzare.
Nel caso di questo gruppo si
deve tener conto anche del fatto che tra i “critici” del Papa non c’è un
consenso, solido e organico e con un’ampia condivisone. Poi, nel panorama
complessivo di queste persone ognuno ha criticato l’operato del Pontefice dal
proprio punto di vista. Così, nei fatti, le critiche contro Papa Bergoglio sono
numerose ma piuttosto disperse al punto, se si vuole usare un linguaggio
semplice seppure non appropriato, non si è mai configurato una “opposizione” o contrappeso.
La vicenda del cardinale
Angelo Becciu:
un macigno per il Conclave
Senza includere il cardinale Angelo Becciu fra i
critici del Papa, poiché oggettivamente non lo è stato mai nonostante che si
trova in una situazione difficilissima per volontà di Papa Bergoglio, a molti
analisti attenti il porporato ex Prefetto appare come un possibile autorevole
papabile. Paradossalmente il card.
Becciu, che non può entrare in un Conclave, invece può essere eletto Vescovo di
Roma perché adempie ai requisiti del Diritto Canonico: maschio, battezzato e
celibe.
Tutta la questione si potrebbe chiarire se si aprisse
una via percorribile per ridefinire il suo status attuale: porporato sospeso dal
Papa dalle sue più importanti prerogative tra cui quella di essere elettore. Finché
Papa Bergoglio sarà vivo sicuramente non cambierà nulla. Il cardinale è un
condannato in primo grado a oltre 5 anni di galera e attende, dopo l’appello,
la sentenza definitiva.
Questa vicenda si è molto ingarbugliata poiché si è
sviluppata, dal 24 settembre 2020 ad oggi, nello stile tipico di Papa
Francesco, e cioè, alla fine nulla è trasparente e univoco. Tutto diventa
confuso e non c’è mai una verità convincente e cristallina. La vicenda Becciu
va annoverata fra molte altre, come lo scandalo Rupnik per esempio, che fanno
parte degli scheletri del pontificato.
Non solo. Il macigno Becciu in un momento di Sede
vacante e di un Conclave crea scompiglio e disorientamento nel popolo di Dio e
anche fra i cardinali perché l’elezione del nuovo vescovo di Roma sarà fatta
con un corpo elettorale volutamente mutilato, per di più per ragioni e cause
mai chiarite al punto di configurarsi oggi come frutto di una persecuzione.
Forse dall’inizio ciò che cercava era impedire la
presenza di Becciu in un Conclave.
Il giallo della riforma del Conclave
Il 21 gennaio
dopo le 16 il canale RaiNews 24 (Italia) in un telegiornale affermò che il
Papa, ricoverato presso il "Gemelli", aveva ricevuto insieme il
cardinale Pietro Parolin, Segretario di stato e il cardinale Gianfranco
Ghirlanda, canonista gesuita ex Rettore della Pontificia Università Gregoriana.
Siccome Ghirlanda è da qualche anno che viene accreditato come lo studioso per
le modifiche delle regole del Conclave sono partite subito numerose
speculazioni, anche fantasiose e insensate. Il Vaticano mezz’ora dopo fece una
smentita precisa, curiosamente molto tempestiva (questioni di minuti) indicando
peraltro l'autore - cosa che non accade spesso - della fake news. Ecco il
testo: "In merito alle notizie diffuse da Rai News 24 oggi pomeriggio,
poco dopo le ore 15:00, la Sala Stampa della Santa Sede smentisce che ci sia
stato un incontro ieri tra il Santo Padre e i Cardinali Gianfranco Ghirlanda e
Pietro Parolin."
E perché questo nervosismo?
Perché da oltre un anno si parla sulla questione delle
modifiche delle regole del Conclave e, sostanzialmente, si dice che si vorrebbe
escludere i cardinali ultraottantenni dalle Congregazioni pre Conclave e che si
vorrebbe anche modificare il quorum per essere eletto Vescovo di Roma, passando
da due terzi (oggi sarebbe di 92 voti) a maggioranza semplice (70 voti) Si
parla anche di altre presunte possibili riforme, addirittura di permettere la
partecipazione di "conclavisti" laici e donne.
Su questo non si è mai parlato con autorevolezza in Vaticano. Papa Francesco non ha neanche sfiorato l’argomento. Sin dall’inizio si è detto che la “notizia” era una manovra proveniente da settori cattolici americani tradizionalisti e anti-Bergoglio.
Dubito che l’eminentissimo Cardinale Bagnasco sia seriamente tra i papabili per almeno due motivi: ha grossissimi problemi di vista e non è elettore; sono più di due secoli che non viene eletto Papa qualcuno al di fuori del collegio elettorale. Certo, tutto è possibile, è vero che lo Spirito Santo ispira gli elettori, ma dubito fortemente che i medesimi farebbero una scelta di questo tipo. Se proprio dovesse accadere di andare a cercare qualcuno fuori dal Conclave allora l’ideale sarebbe Delpini di Milano, un vero buon pastore.
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