Post in evidenza

Da un vescovo di Norvegia le istruzioni per non disperare

Grazie a Sandro Magister per la pubblicazione di questa bella intervista a Mons. Erik Varden vescovo di Trondheim e poi anche di Tromsø. Ca...

martedì 7 gennaio 2025

Per la 172ª settimana, le sentinelle continuano la loro preghiera in difesa della Santa Messa tradizionale davanti al Palazzo Arcivescovile di Parigi

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1146 pubblicata da Paix Liturgique il 6 gennaio, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique, prendendo spunto dalla festa dell’Epifania e dal centesimo anniversario della lettera enciclica Quas primas, si sofferma a riflettere sull’impronta «regale» della Santa Messa tradizionale.

L.V.


Cari amici,
vi scrivo il 6 gennaio, festa dell’Epifania di Nostro Signore, una grande festa regale, quando i Magi provenienti dall’Oriente rappresentavano le nazioni della terra e i loro capi che venivano ad adorare Cristo. È come un’altra festa di Cristo Re, che ricorda questo evento della vita di Cristo che ha preannunciato il futuro del Cristianesimo.

Inoltre, nel 2025, anno in cui stiamo entrando, ricorre il centenario della grande lettera enciclica Quas primas sulla regalità di Cristo di Papa Pio XI, che istituisce la festa di Cristo Re. Ora, la liturgia a cui siamo legati, e in particolare la Santa Messa tradizionale, è strettamente legata alla dottrina della regalità di Cristo sulle nazioni.

Questa Santa Messa si è formata, così come la conosciamo, nello stesso momento in cui l’Occidente diventava e si costituiva come Cristianesimo. Nell’XI secolo, al tempo della riforma gregoriana, la Santa Messa romana che celebriamo era pienamente sviluppata, mentre l’ideale della Cristianità stava giungendo a maturazione. La Santa Messa romana tradizionale è una Messa cristiana.

Soprattutto, questa Santa Messa, essenzialmente sacrificale, è allo stesso tempo una Messa regale. È Cristo che fa il suo ingresso regale all’inizio della cerimonia con il celebrante, che si rivela in epifania all’offertorio, che «attira tutti a sé» dall’alto della croce gloriosa al momento del canone, che invita gli amici al suo banchetto regale al momento della comunione. L’adorazione del Signore, molto più marcata che nella povera Messa di San Paolo VI, ci riporta all’adorazione da parte dei Magi del Dio Bambino presentato loro dalla Beata Vergine Maria.

Certo, non basta celebrare la Santa Messa tradizionale per porre una pietra nella ricostruzione del Cristianesimo. Altre battaglie politiche sono necessarie in nome di Cristo. Ma il carattere antimoderno della nostra liturgia ci aiuta potentemente a imprimere l’impronta sacerdotale e regale di Gesù Cristo nella nostra vita personale, familiare e pubblica.

Adoratori di Cristo come i Magi, reciteremo il Santo Rosario davanti all’Arcivescovado (10 rue du Cloître-Notre-Dame) dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, mentre nell’Église Saint-Georges di La Villette (114 avenue Simon Bolivar, XIXe) altri veglianti riprenderanno a recitare il Santo Rosario il mercoledì alle ore 17:00 e davanti all’Église Notre-Dame-du-Travail (59 rue Vercingétorix, XIVe) altri ancora riprenderanno a recitare il Santo Rosario la domenica alle ore 18:15.

Eco delle veglie: una famiglia passa davanti a noi; la madre, il padre e probabilmente un figlio maggiore di oltre vent’anni. Il padre ci dice: «Non avete torto, ma la vostra richiesta è un’azione di retroguardia». Non facciamo in tempo a rispondere che il figlio lo fa per noi: «E anche se fosse vero, papà, non hai il diritto di dire loro che… la Chiesa dovrebbe essere un luogo di libertà aperto a tutti, e se devo scegliere, preferisco avere una Messa silenziosa». Girandosi verso di noi, ci dice: «Buona fortuna e continuate così», mentre i suoi genitori ci guardano stupiti.

Nessun commento:

Posta un commento