Dietro le quinte della Nota di Accompagnamento al Documento Finale del
Sinodo. Mons. Battocchio: "Il Papa ha detto che non è un documento normativo"
(però è magistero ordinario).
Risolto, in parte, l'enigma del Documento sinodale conclusivo (26 ottobre
scorso), ma non la questione di fondo, e cioè, mentre è chiaro che questo
documento fa parte del magistero ordinario del Papa, non è chiaro se è o non è
normativo, e poi esiste e no la “Chiesa Universale” dopo il Sinodo. Per
qualcuno non c’è più!
Con i suggerimenti di un nostro attento e gentile lettore abbiamo trovato
il bandolo della matassa che aiuta a capire piuttosto bene l’origine del pasticcio
che prima o dopo, malgrado l’abbassamento mediatico odierno, riaffiorerà
severamente. Anche se la stampa "specializzata" in questioni vaticane
tace e appare "distratta", la Nota di accompagnamento sul Documento
Finale del Sinodo e i suoi dintorni sono un qualcosa da tenere sott'occhio
poiché ormai è diventata una seria inquietudine tra i membri delle gerarchie
diocesane.
La faccenda riguarda il carattere normativo (non opzionale) delle 155
conclusioni delle due assisi sinodali sulla sinodalità (2023 – 2024). La Nota
di Francesco (24 novembre scorso) diceva che questo documento fa parte del suo magistero ordinario e quindi
va ascoltato e accolto.
Ora sappiamo però, e si può documentare, che Papa Francesco aveva detto che
il Documento Finale del Sinodo non era normativo. In concreto, questo “non
normativo” è stato ribadito e spiegato con le dovute precisazioni da mons.
Riccardo Battocchio, Segretario Speciale della XVI Assemblea Generale del
Sinodo dei Vescovi, il 26 ottobre passato nel corso della conferenza stampa di
presentazione del testo delle conclusioni del Sinodo.
Ecco la trascrizione dell’intervento di mons. Battocchio:
"Non spetta a me, non voglio interpretare il pensiero del Santo Padre,
ma quando dice che questo documento non è normativo - l'ha detto - non
significa che questo documento non impegna alle chiese, non è la risposta a
tutte le questioni che sono state affrontate, non dà delle norme nel senso di
azioni da mettere in atto per risolvere dei problemi. Dice: una direzione che è
da prendere tutti insieme perché siamo Chiesa, ma in quella pluralità che
caratterizza, fin dall'origine, l'essere Chiesa di Cristo. Ora, questo è
impegnativo, è impegnativo dal punto di vista ecclesiale. Non si tratta di
leggi che vengono da una istanza centrale che poi vanno adattate nei vari
contesti. E' una dinamica di relazioni da convertire, tutto il documento è un
appello, non solo un appello, ma anche un orientamento alla conversazione dove
la conversione non è un fatto puramente personale, morale - anche se è pur
quello - ma dice un modo di vivere le relazioni ecclesiali sempre più ispirati
come oggi accogliamo il Vangelo nell'orizzonte del cammino del Vaticano II,
dell’Evangelii Gaudium di questo tempo".
(Trascrizione dell'audio nostra)
Filmato integrale della Conferenza stampa del 26 ottobre. In Youtube.com.
Mons. Battocchio: da 58m 26s a 1h 0m.
Questo filmato non si trova nella pagina web del Vaticano in cui si
trascrivono gli interventi solo dei cardinali M. Grech e J.-C. Hollerich.
Le due cose differenti che ha detto il Papa.
Allora, il Papa ha detto due cose completamente differenti sul Documento:
che non è normativo (come riferisce pubblicamente mons. Battocchio) e poi che è
normativo in quanto “partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro
(cfr. EC 18 § 1; CCC 892) e come tale chiedo che venga accolto”. (Fonte)
Dunque, per l’odierna “fase attuativa” del Sinodo restano in piedi le due
opzioni nonostante gli sforzi di far chiarezza in modo tale di relativizzare il
termine “normativo” e riuscire a farlo coincidere con uno del tutto opposto:
“mediazione”.
Ecco le parole testuali del Santo Padre nella sua Nota del 24 novembre:
“Approvando il Documento, il 26 ottobre scorso, ho detto che esso «non è
strettamente normativo» e che «la sua applicazione avrà bisogno di diverse
mediazioni».”
Come abbiamo riferito diverse volte, per chiarezza e verità, questi due
passaggi («non è strettamente normativo» e «la sua applicazione avrà bisogno di
diverse mediazioni»), seppure citati dal Santo Padre con tanto di virgolettati,
non hanno fonti. Non c’è documentazione né scritta né registrata di queste
parole, e ciò oltre ad essere un modo di citare il magistero alquanto insolito,
non consente la conoscenza del contesto: a chi sono state indirizzate queste
frasi e in quali circostanze.
Da come il vescovo Battocchio presenta la questione, per ora si può pensare
che il Papa abbia detto queste frasi, forse in incontri privati. Ciò potrebbe spiegare
la formula dubitativa che il vescovo Battocchio usa per parlare sulla materia:
"Non spetta a me, non voglio interpretare il pensiero del Santo Padre, ma
quando dice che questo documento non è normativo …”.
Si gioca in due tavoli con carte coperte.
A questo punto, dopo la citazione
delle parole del Santo Padre, mons. Battocchio propone nella conferenza stampa
un gioco di acrobazie verbali che alla fine conduce sull’ambigua strada di un
“forse” per i contenuti (155 paragrafi), un “sì” ma anche un “no”, cosa diversa
dal testo integrale - ecco la sorpresa!! -
che come tale trova posto nel magistero ordinario ma è un
"appello", "un orientamento", "una direzione da
prendere tutti insieme" … verso la conversione.
E’ possibile una simile lettura che
separa il documento integrale dai suoi singoli contenuti al punto di affermare
cose contraddittorie? Dalla lettura della trascrizione delle parole di mons.
Battocchio si conclude che è possibile, almeno nel gioco di parole.
(a) E’ un obbligo.
Il vescovo Segretario speciale del Sinodo per dire che, in linea con il Papa,
il Documento Finale del sinodo è normativo, usa questa formula: "non
significa che questo documento non impegna alle chiese". Quindi impegna le
Chiese a fare ciò che si dice nel testo, ma il vescovo preferisce dirlo diversamente. Perché? Era
tanto facile e trasparente dire: il documento obbliga le chiese particolari …
(b) Non è un
vademecum di azioni. Certo, precisa il prelato, questo Documento "non
è la risposta a tutte le cose che sono state affrontate, non dà delle norme nel
senso di azioni da mettere in atto per risolvere dei problemi".
(c) Un
orientamento per tutti insieme. Per far capire questo testo, che è
normativo ma non dà le norme da mettere in azioni" e "che non è la
risposta a tutte le cose", mons. Battocchio dice che il Documento offre
"una direzione da prendere tutti insieme perché siamo Chiesa, ma in quella
pluralità che caratterizza, fin dall'origine, l'essere Chiesa di Cristo".
(d) Non sono
leggi. E’ una dinamica di relazioni. Il Segretario speciale del Sinodo
prova ad essere più chiaro: “Non si tratta di leggi che vengono da un'istanza
centrale che poi vanno adattate nei vari contesti. E' una dinamica di
relazioni".
(e) Il Documento è
una chiamata alla conversione. Allora, alla fine cos'è questo Documento
Finale? Il vescovo risponde così: E' un appello, un orientamento alla
conversione, non solo morale e personale, insomma un incitamento a "un
modo di vivere le relazioni ecclesiali sempre più ispirati [a] come oggi
accogliamo il Vangelo nell'orizzonte, nel cammino del Vaticano II, dell'Evangelii
Gaudium
di questo tempo".
In conclusione, sul Sinodo il bilancio non quadra
Che la sinodalità di cui una buona parte della Chiesa ha discusso per oltre
tre anni non sia per niente una cosa chiara, precisa e univoca, è dimostrato
anche – purtroppo – da quanto è avvenuto e continuerà a succedere con il
Documento Finale e la Nota di accompagnamento, la cui sola pubblicazione lo
scorso 24 novembre conferma che il bilancio non quadra e perdi più è in rosso.
Sulla sinodalità sostanzialmente siamo al punto di partenza. Ora si attende di
vedere se i fatti post-sinodali corrispondono, più o meno, ai tanti propositi
del Documento Finale che, alla fine, sottolinea che la sfida è la
“conversione”.
Questa vicenda lascia intravedere una realtà molto preoccupante: le
molteplici divisioni nel mondo cattolico e il disperdersi delle diocesi, cosa
che da qualche tempo - senza che nessuno ne parli – si riflette nella crescita
dei forti contrasti, polarizzazioni e distinguo all’interno delle Conferenze
episcopali di tutti i continenti. Si tace il fatto che il crescente antagonismo
dentro il mondo cattolico che a volte sembrerebbe spinto al divisionismo, si
registra anzitutto tra i vescovi in giro per il mondo.
Se a tutto ciò - situazione molto più seria di quanto si accetti fra i
denti nelle alte gerarchie cattoliche – si aggiunge la prima recezione del
Documento Finale, si può ipotizzare che fra definizioni e spiegazioni
differenti, alla fine il testo rimarrà sostanzialmente lettera morta. Non
sarebbe neanche il primo in questi ultimi anni.