Lunedì scorso, 30 settembre, abbiamo commemorato S. Gerolamo dottore della Chiesa .
A tal proposito ricordiamo che la più grande traduzione della Sacra Scrittura, la Vulgata di S. Gerolamo.
“E se qualcuno, poi, non accetterà come sacri e canonici questi libri, nella loro integrità e con tutte le loro parti, come si è soliti leggerli nella Chiesa cattolica e come si trovano nell’antica edizione della Volgata latina e disprezzerà consapevolmente le predette tradizioni: sia anatema (scomunicato)”.
Luigi C.
Investigatore Biblico, 5-9-24
La Vulgata di San Girolamo fu approvata e riconosciuta valida dal Concilio di Trento con una dichiarazione dogmatica. Perché non tornare a quella edizione invece di passare da una traduzione all’altra creando danni irreparabili ai significati originali dei testi della Sacra Scrittura?
Oggi mi soffermo a riprendere un po’ di storia delle traduzioni della Sacra Scrittura.
La cosa che voglio sottolineare in questo indizio è che negli ultimi decenni si è passati a compiere traduzioni diverse in tutte le lingue, creando spesso e volentieri un divario enorme tra il significato originale del Testo e quello riportato poi dai traduttori.
Del resto non ci vuole tanto. Se crediamo che il primo decreto del Concilio di Trento, Sessione IV, De libris sacris et de traditionibus recipiendis, dell’8 aprile 1546, sia una dichiarazione “dogmatica” (che significa che è verità di fede, e dunque una verità immuntabile, cioè che non può cambiare), dobbiamo allora anche credere che fuori dalla Vulgata di San Girolamo, le traduzioni sono tutte fallibili.
“Insuper eadem sacrosancta Synodus considerans non parum utilitatis accedere posse Ecclesiae Dei si ex omnibus latinis editionibus quae circumferuntur sacrorum librorum quaenam pro authentica habenda sit innotescat: statuit et declarat ut haec ipsa vetus et Vulgata editio quae longo tot saeculorum usu in ipsa Ecclesia probata est in publicis lectionibus disputationibus praedicationibus et expositionibus pro authentica habeatur et quod nemo illam reiicere quovis praetextu audeat vel praesumat” ..
Che tradotto sarebbe:
“Lo stesso sacrosanto Sinodo, considerando, inoltre, che la Chiesa di Dio potrebbe ricavare non piccola utilità, se si sapesse quale, fra tutte le edizioni latine dei libri sacri, che sono in uso, debba essere ritenuta autentica, stabilisce e dichiara che questa stessa antica edizione Volgata, approvata nella Chiesa dall’uso di tanti secoli, si debba ritenere come autentica nelle pubbliche letture, nelle dispute, nella predicazione e che nessuno osi o presuma respingerla con qualsiasi pretesto”.
(Sessione IV, Secondo Decreto).
Tant’è vero che lo stesso Concilio più avanti riporta:
“E se qualcuno, poi, non accetterà come sacri e canonici questi libri, nella loro integrità e con tutte le loro parti, come si è soliti leggerli nella Chiesa cattolica e come si trovano nell’antica edizione della Volgata latina e disprezzerà consapevolmente le predette tradizioni: sia anatema (scomunicato)”.
Perché il Concilio di Trento arrivò a ciò?
Ci arrivò in risposta al principio protestante della sola scriptura – anarchico e individualista – e oppose come fonte della fede la Scrittura illuminata e spiegata al contempo dalla Tradizione, intesa quale testimonianza dei Padri e dei concili approvati, grazie al giudizio e al consenso costante di tutta la Chiesa, privilegiando cosí una visione ecclesiale universale.
E’ molto importante capire una cosa. Il Concilio non proibí affatto di leggere e tradurre la Bibbia in lingua volgare (cioè in tutte le lingue). L’uso privato delle traduzioni, infatti, rimase lecito, mentre nella liturgia, nelle dispute e nella predicazione venne prescritto l’uso della Vulgata.
Ora, se questa del Concilio di Trento è una dichiarazione dogmatica, perché nella liturgia, nella predicazione e nelle facoltà teologiche e nei seminari si usano tutte le traduzioni possibili immaginabili tranne la Vulgata di San Girolamo che è quella che dovrebbe essere (per dogma) la traduzione ufficiale della Chiesa universale?
Con la confusione che c’è in giro, sarebbe la cosa più logica. Le letture della Messa lette in latino, avrebbero tutta un’altra solennità! Certo. Qualcuno potrebbe obiettare che magari oggi il latino lo capiscono in pochi. Immaginiamoci leggerlo. Ma si potrebbero fare dei corsi per lettori di dizione latina nelle parrocchie, e con l’occasione fare qualche piccola catechesi biblica sulle letture della Domenica. E poi ci sono i foglietti. Oltre la versione latina ci potrebbe tranquillamente essere anche quella in italiana. Ma le letture ufficiali, della Liturgia, andrebbero fatte dalla Vulgata.
E così anche le predicazioni sarebbero più sensate e corpose. Perché si costringerebbe il prete a prepararsi bene la predica. Perché oggi alle prediche spesso si sente e si vede di tutto, tranne che la Parola di Dio.
La mia è una riflessione. Ma sono pronto ad un dibattito. Chiunque volesse aggiungere qualcosa al mio scritto sarà certamente pubblicato.
Investigatore Biblico
Vulgata di san Girolamo:
RispondiEliminaPSALMUS 16 (15)
1 Miktam. David.
Conserva me, Deus, quoniam speravi in te.
2 Dixi Domino: “ Dominus meus es tu, bonum mihi non est sine te ”.
3 In sanctos, qui sunt in terra, inclitos viros,
omnis voluntas mea in eos.
4 Multiplicantur dolores eorum, qui post deos alienos acceleraverunt.
Non effundam libationes eorum de sanguinibus
neque assumam nomina eorum in labiis meis.
5 Dominus pars hereditatis meae et calicis mei:
tu es qui detines sortem meam.
6 Funes ceciderunt mihi in praeclaris;
insuper et hereditas mea speciosa est mihi.
7 Benedicam Dominum, qui tribuit mihi intellectum;
insuper et in noctibus erudierunt me renes mei.
8 Proponebam Dominum in conspectu meo semper;
quoniam a dextris est mihi, non commovebor.
9 Propter hoc laetatum est cor meum,
et exsultaverunt praecordia mea;
insuper et caro mea requiescet in spe.
10 Quoniam non derelinques animam meam in inferno
nec dabis sanctum tuum videre corruptionem.
11 Notas mihi facies vias vitae,
plenitudinem laetitiae cum vultu tuo,
delectationes in dextera tua usque in finem.
CEI2008)
16
Il Signore è l'unico vero bene
1 Miktam. Di Davide.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
2 Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene».
3 Agli idoli del paese, agli dèi potenti andava tutto il mio favore.
4 Moltiplicano le loro pene quelli che corrono dietro a un dio straniero. Io non spanderò le loro libagioni di sangue, né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi.
5 Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita.
6 Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è stupenda.
7 Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce.
8 Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare.
9 Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro,
10 perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
11 Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra.
Il versetto 3 del Salmo 15(16) della Vulgata che parla dei “ Per i Santi che sono sulla terra è tutto il mio amore …(Sal 15[16]3)[ tradotto in italiano dalla Bibbia CEI 1971, ndr.] è stato modificato in “agli idoli del paese, agli dei potenti andava tutto il mio fervore…( Sal 16,3)” della traduzione CEI 2008 (?)
Traduzione, quella di Cei08, perfettamente possibile e legittima, trattandosi di un versetto oscuro in ebraico, che dà adito a diverse possibili interpretazioni: è sufficiente informarsi sui libri scritti dalle persone competenti.
EliminaOgni conoscenza cambia ed approfondisce col passare del tempo. Evidentemente, al tempo del concilio di Trento, la traduzione di S. Girolamo, viste le fonti a sua disposizione, era la migliore in circolazione. Per quanto mi riguarda, in ogni istanza, considero più degne di fede le traduzioni più recenti e non solo della Bibbia.
RispondiEliminaConsiglio all'investigatore biblico di usare lo stesso metro per, che so, curarsi o spostarsi come ai tempi del concilio di Trento.
Il concilio di Trento non ha mai dato norme per curarsi o per spostarsi. Si occupava di cose sacre e lo ha fatto..
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