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mercoledì 2 ottobre 2024

La Vulgata di San Girolamo fu approvata e riconosciuta valida dal Concilio di Trento con una dichiarazione dogmatica #vulgata #concilio

Lunedì scorso, 30 settembre, abbiamo commemorato S. Gerolamo dottore della Chiesa . 
A tal proposito ricordiamo che la più grande traduzione della Sacra Scrittura, la Vulgata di S. Gerolamo.
E se qualcuno, poi, non accetterà come sacri e canonici questi libri, nella loro integrità e con tutte le loro parti, come si è soliti leggerli nella Chiesa cattolica e come si trovano nell’antica edizione della Volgata latina e disprezzerà consapevolmente le predette tradizioni: sia anatema (scomunicato)”.
Luigi C.


La Vulgata di San Girolamo fu approvata e riconosciuta valida dal Concilio di Trento con una dichiarazione dogmatica. Perché non tornare a quella edizione invece di passare da una traduzione all’altra creando danni irreparabili ai significati originali dei testi della Sacra Scrittura?
Oggi mi soffermo a riprendere un po’ di storia delle traduzioni della  Sacra Scrittura.
La cosa che voglio sottolineare in questo indizio è che negli ultimi decenni si è passati a compiere traduzioni diverse in tutte le lingue, creando spesso e volentieri un divario enorme tra il significato originale del Testo e quello riportato poi dai traduttori.
Del resto non ci vuole tanto. Se crediamo che il primo decreto del Concilio di Trento, Sessione IV, De libris sacris et de traditionibus recipiendis, dell’8 aprile 1546, sia una dichiarazione “dogmatica” (che significa che è verità di fede, e dunque una verità immuntabile, cioè  che non può cambiare), dobbiamo allora anche credere che fuori dalla Vulgata di San Girolamo, le traduzioni sono tutte fallibili.

Il Concilio di Trento ha detto questo:

“Insuper eadem sacrosancta Synodus considerans non parum utilitatis accedere posse Ecclesiae Dei si ex omnibus latinis editionibus quae circumferuntur sacrorum librorum quaenam pro authentica habenda sit innotescat: statuit et declarat ut haec ipsa vetus et Vulgata editio quae longo tot saeculorum usu in ipsa Ecclesia probata est in publicis lectionibus disputationibus praedicationibus et expositionibus pro authentica habeatur et quod nemo illam reiicere quovis praetextu audeat vel praesumat” ..

Che tradotto sarebbe:

“Lo stesso sacrosanto Sinodo, considerando, inoltre, che la Chiesa di Dio potrebbe ricavare non piccola utilità, se si sapesse quale, fra tutte le edizioni latine dei libri sacri, che sono in uso, debba essere ritenuta autentica, stabilisce e dichiara che questa stessa antica edizione Volgata, approvata nella Chiesa dall’uso di tanti secoli, si debba ritenere come autentica nelle pubbliche letture, nelle dispute, nella predicazione e che nessuno osi o presuma respingerla con qualsiasi pretesto”.
(Sessione IV, Secondo Decreto).

Tant’è vero che lo stesso Concilio più avanti riporta:

“E se qualcuno, poi, non accetterà come sacri e canonici questi libri, nella loro integrità e con tutte le loro parti, come si è soliti leggerli nella Chiesa cattolica e come si trovano nell’antica edizione della Volgata latina e disprezzerà consapevolmente le predette tradizioni: sia anatema (scomunicato)”.

Perché il Concilio di Trento arrivò a ciò?

Ci arrivò in risposta  al principio protestante della sola scriptura – anarchico e individualista – e oppose come fonte della fede la Scrittura illuminata e spiegata al contempo dalla Tradizione, intesa quale testimonianza dei Padri e dei concili approvati, grazie al giudizio e al consenso costante di tutta la Chiesa, privilegiando cosí una visione ecclesiale universale.

E’ molto importante capire una cosa.  Il Concilio non proibí affatto di leggere e tradurre la Bibbia in lingua volgare (cioè in tutte le lingue).  L’uso privato delle traduzioni, infatti, rimase lecito, mentre nella liturgia, nelle dispute e nella predicazione venne prescritto l’uso della Vulgata.

Ora, se questa del Concilio di Trento è una dichiarazione dogmatica, perché nella liturgia, nella predicazione e nelle facoltà teologiche e nei seminari si usano tutte le traduzioni possibili immaginabili tranne la Vulgata di San Girolamo che è quella che dovrebbe essere (per dogma) la traduzione ufficiale della Chiesa universale?

Con la confusione che c’è in giro, sarebbe la cosa più logica. Le letture della Messa lette in latino, avrebbero tutta un’altra solennità! Certo. Qualcuno potrebbe obiettare che magari oggi il latino lo capiscono in pochi. Immaginiamoci leggerlo. Ma si potrebbero fare dei corsi per lettori  di dizione latina nelle parrocchie, e con l’occasione fare qualche piccola catechesi biblica sulle letture della Domenica. E poi ci sono i foglietti. Oltre la versione latina ci potrebbe tranquillamente essere anche quella in italiana. Ma le letture ufficiali, della Liturgia, andrebbero fatte dalla Vulgata.

E così anche le predicazioni sarebbero più sensate e corpose. Perché si costringerebbe il prete a prepararsi bene la predica.  Perché oggi alle prediche spesso si sente e si vede di tutto, tranne che la Parola di Dio.

La mia è una riflessione. Ma sono pronto ad un dibattito. Chiunque volesse aggiungere qualcosa al mio scritto sarà certamente pubblicato.

Investigatore Biblico

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